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Autore: blacklover    10/12/2017    0 recensioni
Giada Rubicondi odiava le vacanze di famiglia, non le piaceva passare da un negozio all'altro con le donne della famiglia, mentre gli uomini se ne stavano a rilassarsi sul divano guardando film di dubbio gusto. A lei piaceva scoprire la città, passare da un museo all' altro per trovare la sua opera d'arte preferita. Lei era un'artista, le bastava una pennello come partner e la sua salopette scucita come capo d'abbigliamento, ma sua madre non era dello stesso avviso, le aveva ripetuto fino alla nausea che doveva trovarsi un uomo e da stilista rinomata qual era non poteva sopportare che la sua unica figlia femmina andasse in giro con un sudicio capo in denim ed una sporca maglietta di poliestere. Così quella vacanza per la donna aveva un unico scopo, trovare un marito a quella stramba di sua figlia. Così la povera Giada Rubicondi si ritroverà ad essere solo un burrattino nelle grinfie smaltate della sua subdola madre dal sorriso rassicurante.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

Quando rientrai in macchina ero così stanca che mi addormentai prima ancora che Federico mettesse in moto ed ero ben felice che fosse successo, perché al mio risveglio avrei preferito essere la bella addormentata e dormire per altri cent’ anni. Federico guidava ancora e la Svizzera era più lontana che mai, nulla di troppo catastrofico se non fosse che il mio adorato compagno di viaggio stringa convulsamente il volante e tenga la mascella serrata come se volesse rompersi tutti i denti.

“Federico?” la mia voce era uscita debole ed incerta, temevo che fosse un Bruce Banner sotto mentite spoglie e si trasformasse presto in Hulk.

“Ah, ti sei svegliata” la sua voce era fredda come Jack Frost, brava coscienza, oggi stai nel mondo dei fumetti, continua pure a fare i tuoi paragoni mentre l’altra parte del cervello cerca di capire se a questo qui di fianco sia venuto il ciclo o stia diventando verde.

“Beh, si. Tutto bene?”

“Ha chiamato tuo fratello” ah, Fabio, ora si capisce tutto...

“Che voleva?”

“Era Serafino” Serafino? Ah…

“E che voleva?” brava Giada, continua a sembrare un’idiota

“Fare pace, come se fossimo bambini di due anni”

“E tu che gli hai detto?”

“Di andarsene a fanculo e ora sono incazzato anche con tuo fratello, perché quel cretino ha avuto l’idea geniale di prestargli il cellulare. Ora non rispondo più neanche alle sue di chiamate” presi un respiro profondo e mi massaggiai la fronte, avevo a che fare con dei bambini dell’asilo.

“Fede… non credo che mio fratello abbia una colpa in questa storia, probabilmente Serafino ha preso il suo cellulare senza che lui neanche lo sapesse, oppure l’ha convinto a prestarglielo, Fabio è troppo generoso per dire di no ad un amico, anche se quell’amico voleva provarci con sua sorella e sotto questo punto di vista dovrebbe voltare le spalle anche a te dato che c’ hai provato spudoratamente” sorrisi convinta di averlo ammorbidito, ma come al solito mi sbagliavo.

“Serafino non voleva provarci con te, voleva scoparti. Mi dispiace non ti meriti le mie sfuriate, ma non riuscivo più a far finta di niente, a guardarlo e sorridere come se lo considerassi ancora un amico. Mia sorella ha diciotto anni, porca puttana!” sbattè violentemente la mano contro il volante e accelerò notevolmente, mentre io iniziavo ad avere paura.

“Federico, calmati, mi stai spaventando” la sincerità in questo momento era la mia unica via d’uscita, tentare di calmarlo sarebbe stato inutile. Lui decelerò e allentò la presa sul volante.

“Scusa, io… non ce la faccio, non voglio stare due settimane a contatto con quel… quel…”

“Verme, mi sembra la parola che meglio lo descrive” avevo preferito interromperlo prima che perdesse di nuovo il controllo, lo vidi sorridermi grato prima di tornare a guardare la strada.

Lui guidava tranquillamente da quelli che mi sembravano dieci minuti, mentre io cercavo di convincere mio fratello ad abbandonare Serafino sull’ autostrada, Fabio aveva lasciato guidare Dario, dopo l’episodio dell’autogrill e quindi ora mi urlava tranquillamente nell’ orecchio attraverso il telefono

“Fabio se non la smetti di gridare giuro che scendo dall’ auto in corsa, rubo una moto, raggiungo la tua auto, rompo il finestrino accanto al quale sei seduto e ti decapito con uno dei vetri” sentii Federico ridere mentre mio fratello si scusava dall’ altra parte del telefono.

“Allora Fa? Scaricalo all’ autogrill, mollalo ad una vecchia signora, io voglio rilassarmi, non cercare di beccarmi un pugno da uno dei tuoi migliori amici. Decidete cosa fare e fateci sapere” gli attaccai il telefono in faccia mentre lui riprendeva ad urlare come una ragazzetta mestruata.

“Sei davvero brava a tenergli testa, io delle volte non ci riesco, tu invece lo metti a tacere come se niente fosse” non feci a tempo a rispondere che il telefono riprese a squillare e il nome che lessi sul display mi fece sorridere rilassata.

“Gregorio”

“Tesoro, sai benissimo che quel nome mi fa accapponare la pelle, chiamami un'altra volta così e al mio matrimonio ti costringerò ad indossare un abito rosa fatto di tulle” ridacchiai sotto lo sguardo interdetto di Federico, molto probabilmente non ricordava chi fosse Gregorio, a scuola tutti credevano si chiamasse Greg e fosse di origini americane, al mio amico piaceva spacciarsi per un americano, ma in realtà era pugliese fino al midollo al midollo osseo.

“Dai passami la tua razionale metà, non riuscirei a sorbirmi i tuoi discorsi sulle bellissime ortensie rosa comprate per il ricevimento nel più lussuoso ristorante della Svizzera”

“Piccola Jen Jen, prova a dire di nuovo una cosa del genere ed al matrimonio non ti ci faccio proprio venire. VALENTINO, VIENI QUI.” Allontanai infastidita il telefono dall’ orecchio, ma perché volevano tutti farmi diventare sorda oggi?

“Ehi Giada, come stai? Il mio futuro marito ha già compromesso le tue facoltà uditorie o siamo ancora in tempo per salvarle?”

“Oh quanto mi sei mancato in questi giorni Val, quell’ altro mi stava facendo impazzire chiedendomi consigli sui colori, sono un’artista non una wedding planner” sentii Val ridere, mentre Federico lo imitava inconsapevolmente, quei due sarebbero andati d’ amore e d’accordo.

“Mi dispiace piccola, questa settimana ho lavorato un sacco, se può consolarti sta facendo impazzire anche me, in questo momento sta correndo da una parte all’ altra della casa per far provare lo smoking al cane, si vuole mettere un vestito ad un pastore tedesco.”

“Stai sposando un pazzo. Comunque, la tua sorpresa per il fuori di testa è quasi finita”

“Conosco i tuoi quasi finita, dì la verità, ancora devi iniziarla”

“No, giuro che mi manca solo una piccolissima parte”

“Quanto piccola per la precisione?”

“Devo colorare la tua testa e il cane”

“Meglio di quanto pensassi, muoviti il matrimonio è fra tre giorni e qui non puoi ritardare la consegna” ci tenevo immensamente a quel disegno e non avrei mai deluso il mio migliore amico, gli volevo troppo bene.

“Dai ora vado, altrimenti il mio compagno di viaggio muore dalla curiosità, ciao Val” feci per chiudere la telefonata, quando la voce di quel pazzo di Greg mi frenò

“Ferma ferma, dove credi di andare? Grazie al cielo gli ho tolto il cellulare dalle mani appena in tempo per sentire, che compagno di viaggio? Ti sei fidanzata e non ci hai detto niente? Lo porti al matrimonio?”

“Greg, l’urlo di Munch parlerebbe più piano, è solo uno sventurato amico di mio fratello che deve sorbirsi la mia compagnia per sette ore”

“Ah, è carino? Mettimi in vivavoce” acconsentii perché sapevo che ribattere sarebbe stato inutile. Federico mi guardò interdetto, non capendo perché uno sconosciuto volesse parlargli

“Ciao passeggero della mia adorata Jen Jen, quale amico del suo palestrato fratello sei?” mi sbattei una mano sulla faccia mentre Federico se la rideva,

“Federico, conosco il palestrato dalle medie” marcò in modo strano la parola palestrato e cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

“Federico? Quel Federico che Jen…”

“Greg! Ma non hai dei preparativi del matrimonio da ultimare, che mi dicevi l’altro giorno… ah sì, il fioraio” riuscii a bloccare il mio amico impiccione e logorroico prima che potesse umiliarmi e rendermi estremamente imbarazzante la vacanza”

“Non mi nominare quello stolto, ancora mi chiedo perché l’ho assunto, è così… aspetta un momento, volevi cambiare argomento! Ah, ma quindi non lo sa, oh cherì scusa, dimmi che hai tolto il vivavoce” mi battei una mano sulla faccia, se dovevo essere umiliata tanto valeva farlo bene.

“No Greg, fino ad ora non sapeva che in quinta elementare avevo una cotta per lui” non avevo il coraggio di voltarmi a guardare il diretto interessato, mi ero messa nei casini da sola e ora non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi.

“Io ce l’avevo al liceo, nel senso che quando tu eri in terzo e io in quinto, prima di mettermi con Isabella mi ero innamorato perso di te, perfino tuo fratello se n’ era accorto” si grattò imbarazzato la nuca, togliendo per un attimo la mano dal volante, mentre io rimanevo lì a fissarlo sbalordita con la bocca semiaperta.

“Ecco! Avevo ragione e tu che dicevi che non era vero! Io venivo preso per un visionario e tu per quella razionale! Avevo ragione, avevo ragione” il mio carissimo amico si mise a canticchiare quelle due irritanti parole provocando il riso di Federico (ma quel ragazzo non faceva altro che ridere?) e la mia indignazione.

“Greg, se non la smetti di cantare ti ritroverai senza testimone e senza sposo, perché verrò lì e convincerò Valentino a lasciarti sull’ altare” alzai la voce per sovrastare la risata di Federico che aumentava sempre più di volume, fra un po’ l’avrei abbandonato sull’ autostrada.

“Su cherì, per una volta dammi la soddisfazione di avere ragione, ora sai quello che si prova a sentire la canzoncina che mi cantasti quando Valentino si dichiarò. So che hai intenzione di rispondermi per le rime, ma quel discorso non ha la minima importanza, quel che devo dire io invece ce l’ha” non mi sorpresi affatto che avesse capito le mie intenzioni e attesi imbronciata che parlasse

“Bene, allora che dovevo dire? Ah si, allora Federico è ancora bello come il sole o sembra un criminale?”

“Ed era questa la cosa importante? Ma scherzi” la mia voce era isterica, quel ragazzo aveva la capacità di darmi ai nervi come nessun altro, ancora dovevo capire perché gli volevo bene così tanto

“Sono serissimo cherì, è un’informazione di vitale importanza per il mio matrimonio, se invitassi uno con tatuaggi e piercing la mia madre tradizionalista si metterebbe ad urlare e chiamerebbe l’esorcista. Già ho fatto fatica a convincerla a venire, non voglio che se ne vada” a quelle parole trattenni le lacrime, ricordavo la fatica che aveva fatto per rivelare il suo orientamento sessuale alla famiglia e sapevo anche l’immenso dolore da lui provato quando il padre l’aveva brutalmente buttato fuori, nonostante l’avesse superato per lui era ancora doloroso parlarne.

“È pulito e comunque io ho sia un tatuaggio che un piercing” cambiai rapidamente argomento, per evitare di scoppiare a piangere.

“Non credo che mia madre ti venga ad alzare la maglietta per vedere il tuo piercing all’ombelico e il tuo tatuaggio è talmente piccolo che per vederlo serve la lente d’ingrandimento” alzai gli occhi al cielo.

“Non è vero, il mio tatuaggio si vede benissimo” misi su il broncio dimentica del fatto che non potesse vedermi.

“Ma se è quasi sotto l’ascella! Dovresti andare girando con una mano alzata, potresti diventare una guida turistica, sai quelli che vanno girando con una bandierina appesa ad un’asta di ferro? Mostreresti il tuo tatuaggio a tante vecchiette in pensione che vanno pazze per le torte di mele” arrossii alle sue parole, conscia solo ora che Federico stesse sentendo tutto.

“Sei davvero un cretino Greg, ci sentiamo quando arrivo, ciao”

“Buon viaggio cherì e guidate con prudenza. Belloccio, se solo osi fare qualcosa alla mia Jen Jen ti troverai al centro della terra ricoperto di lava” sorrisi intenerita da quella minaccia, mi voleva bene almeno quanto io ne volevo lui. Attaccai e riposi il cellulare nella tasca.

“Davvero simpatico il tuo amico” Federico parlò tenendo gli occhi fissi sulla strada e sorrise felice.

“Già, io lo adoro e lui lo sa e ne approfitta” sorrisi ripensando a tutte le volte che avevamo litigato in disaccordo su qualcosa.

“Si vede che anche lui ti vuole bene, ho almeno si sente” sorrisi non sapendo come altro rispondere, eravamo ad un punto morto, un dannatissimo punto morto che non sapevo come scavalcare. Non ero mai stata brava a dialogare, iniziavo i discordi ma poi mi perdevo e non riuscivo più a continuare, peccato che gli altri non erano consapevoli del mio problema e continuavano a parlare lasciandomi nell' imbarazzo più totale. Mi aspettavo che Federico iniziasse a parlare della sua vita o di cose per cui non avevo il minimo interesse e invece non lo fece, rimase lì con lo sguardo sulla strada, una rughetta di concentrazione a solcargli la fronte e un leggero sorriso sulle labbra. Smisi di tremare impaurita e mi fermai ad osservarlo. Lui se ne stava lì tranquillo e sorridente mentre io tremavo impaurita vittima dei miei complessi. Sentii montare la rabbia dentro di me e strinsi i pugni per evitare di accanirmi su di lui apparentemente senza motivo. Perché non potevo essere anche io così? Perché dovevo sempre pormi dei problemi inesistenti? Avrei potuto semplicemente osservare la strada sorridendo e invece no, stavo lì a tremare come una bambina spaventata dall’uomo nero. Strinsi i denti così forte che temevo Federico li sentisse stridere.

“Tutto bene?” sussultai nel sentire la sua voce, ero così immersa nei miei pensieri da non accorgermi che mi stesse guardando con la coda dell’occhio.

“Si, perché?”

“Ti stai conficcando le unghie nella carne” abbassai lo sguardo sui miei pugni, non mi ero accorta che fossero serrati e solo ora riuscii ad avvertirne il dolore, ero talmente presa dai miei complessi da non accorgermi di star soffrendo.

“Oh, ero immersa nei miei pensieri”

“E a che stavi pensando? Sicuramente qualcosa che provoca la tua ira” sorrise mostrando i denti e continuò a guidare senza degnarmi di uno sguardo.

“Niente di importante” pregavi che il discorso si concludesse lì, non potevo di certo rivelargli tutto quello che mi passava per la testa. Sentii il cellulare vibrare nella tasca del pantalone, così lo presi e lo sbloccai notando la notifica di un messaggio che aprii subito. Sullo schermo del mio cellulare ora campeggiava il testo lunghissimo di un messaggio scritto dalla mia ancora di salvezza, colei che amava prendermi per il culo e riderne insieme a me, Letizia, l’unica e sola. Lessi velocemente sorridendo sempre di più, finché non arrivai al finale e ed emisi un lamento che fece spaventare Federico

“Che c'è?”

“Viene anche Letizia, una delle persone a cui voglio più bene al mondo e sono felice per questo, ma si porta dietro la persona che odio di più al mondo, sua sorella”

“Che avrà di così male questa ragazza?” lo fulminai con lo sguardo, aveva toccato un tasto dolente.

Regola numero tre del manuale per non morire di una morte brutale commessa da Giada Rubicondi: mai sminuire la sua peggior nemica, perché significa sminuire l’odio che prova per lei e di conseguenza sminuire Giada stessa.

“Era la mia migliore amica e la tua fidanzata del liceo, quella…quella…”

“Troia?”

“Peggio. È la sorella gemella di Letizia e non possono essere più diverse, una piranha e un alpaca, l’uno ti divora in un secondo e l’altro ti intenerisce con il morbido manto, anche se Letizia quando vuole diventa uno squalo tigre: mille volte più pericoloso dei piranha” sorrisi soddisfatta della mia descrizione accurata, ma la rabbia non mi abbandonava e restava lì nell’angolino pronta ad uscire fuori al momento giusto

“Scusa, ma dove le mettiamo? Nel senso già io e te siamo costretti a dormire insieme, se vengono anche loro due dobbiamo davvero abbandonare qualcuno all’autogrill”

“Loro prenderanno una camera d’ albergo, Letizia è stata invitata al matrimonio, Vale l’adora, era la sua migliore amica ai tempi del liceo e quando si è messo con Greg il loro duo è diventato un quartetto e Leti ed io abbiamo legato tanto, è buffo perché al liceo ci parlavamo a stento, io stavo sempre con sua sorella e le altre sue amiche oche che lei odiava follemente, abbiamo capito di avere tante cose in comune solo in quinto, però per fortuna Leti ha scelto di fare l’accademia come me, ha un talento innato come disegnatrice” Federico ascoltava il mio monologo in silenzio e solo allora mi accorsi che probabilmente lo stavo annoiando, diventando una di quelle persone che io tanto odiavo.

“Scusa, mi sono lasciata trasportare dai ricordi, probabilmente non ti interessano, la mia vita al liceo era sicuramente meno eccitante della tua”

“Non direi, io ho avuto gli stessi amici dal primo al quinto, ho visto tutti gli anni le stesse facce, prima di capire che mi facevano ribrezzo quasi tutti. Tuo fratello e Dario, sono gli unici per i quali provo ancora affetto, in questa lista c’era anche Serafino, ma ora… lo sai”

“Dario?”

“Si, per quanto possa sembrare un maniaco è buono e dolce più di qualsiasi galantuomo, tratta le ragazze con i guanti bianchi e sarei stato quasi felice se ci avesse provato lui con mia sorella” lo vidi stringere le mani sul volante e gli portai istintivamente una mano sul braccio in tensione, l’ultima cosa che volevo era vederlo scoppiare di nuovo.

“Non avevo mai visto Dario sotto questo punto di vista, quasi quasi chiedo a lui di stare in camera con me” lo provocai, sperando di distogliere l’attenzione dall’argomento Serafino

“Ah si? Preferisci Dario a questa bellezza paragonabile al sole?” ammiccò riprendendo le parole di Greg. Risi trascinando anche lui.

“Beh ma a me non importa il fisico, cerco un coinquilino non un fidanzato” alle mie parole sorrise e mi guardò come se sapesse qualcosa che io non ero in grado di capire.

“Vedremo. Siamo arrivati, benvenuta in Svizzera” sorrisi e guardai il cartello dell’autostrada, ma all’improvviso mi sentii sbalzare in avanti, guardai davanti a me ed ecco l’incubo diventava realtà.

   
 
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