Capitolo
2
Quando
rientrai in macchina ero così stanca che
mi addormentai prima ancora che Federico mettesse in moto ed ero ben
felice che
fosse successo, perché al mio risveglio avrei preferito
essere la bella
addormentata e dormire per altri cent’ anni. Federico guidava
ancora e la Svizzera
era più lontana che mai, nulla di troppo catastrofico se non
fosse che il mio
adorato compagno di viaggio stringa convulsamente il volante e tenga la
mascella
serrata come se volesse rompersi tutti i denti.
“Federico?”
la mia voce era uscita debole ed
incerta, temevo che fosse un Bruce Banner sotto mentite spoglie e si
trasformasse presto in Hulk.
“Ah,
ti sei svegliata” la sua voce era fredda
come Jack Frost, brava coscienza, oggi stai nel mondo dei fumetti,
continua
pure a fare i tuoi paragoni mentre l’altra parte del cervello
cerca di capire
se a questo qui di fianco sia venuto il ciclo o stia diventando verde.
“Beh,
si. Tutto bene?”
“Ha
chiamato tuo fratello” ah, Fabio, ora si
capisce tutto...
“Che
voleva?”
“Era
Serafino” Serafino? Ah…
“E
che voleva?” brava Giada, continua a sembrare
un’idiota
“Fare
pace, come se fossimo bambini di due anni”
“E
tu che gli hai detto?”
“Di
andarsene a fanculo e ora sono incazzato
anche con tuo fratello, perché quel cretino ha avuto
l’idea geniale di
prestargli il cellulare. Ora non rispondo più neanche alle
sue di chiamate”
presi un respiro profondo e mi massaggiai la fronte, avevo a che fare
con dei
bambini dell’asilo.
“Fede…
non credo che mio fratello abbia una colpa
in questa storia, probabilmente Serafino ha preso il suo cellulare
senza che
lui neanche lo sapesse, oppure l’ha convinto a prestarglielo,
Fabio è troppo
generoso per dire di no ad un amico, anche se quell’amico
voleva provarci con
sua sorella e sotto questo punto di vista dovrebbe voltare le spalle
anche a te
dato che c’ hai provato spudoratamente” sorrisi
convinta di averlo ammorbidito,
ma come al solito mi sbagliavo.
“Serafino
non voleva provarci con te, voleva
scoparti. Mi dispiace non ti meriti le mie sfuriate, ma non riuscivo
più a far
finta di niente, a guardarlo e sorridere come se lo considerassi ancora
un
amico. Mia sorella ha diciotto anni, porca puttana!”
sbattè violentemente la
mano contro il volante e accelerò notevolmente, mentre io
iniziavo ad avere
paura.
“Federico,
calmati, mi stai spaventando” la
sincerità in questo momento era la mia unica via
d’uscita, tentare di calmarlo
sarebbe stato inutile. Lui decelerò e allentò la
presa sul volante.
“Scusa,
io… non ce la faccio, non voglio stare
due settimane a contatto con quel…
quel…”
“Verme,
mi sembra la parola che meglio lo
descrive” avevo preferito interromperlo prima che perdesse di
nuovo il
controllo, lo vidi sorridermi grato prima di tornare a guardare la
strada.
Lui
guidava tranquillamente da quelli che mi
sembravano dieci minuti, mentre io cercavo di convincere mio fratello
ad
abbandonare Serafino sull’ autostrada, Fabio aveva lasciato
guidare Dario, dopo
l’episodio dell’autogrill e quindi ora mi urlava
tranquillamente nell’ orecchio
attraverso il telefono
“Fabio
se non la smetti di gridare giuro che
scendo dall’ auto in corsa, rubo una moto, raggiungo la tua
auto, rompo il
finestrino accanto al quale sei seduto e ti decapito con uno dei
vetri” sentii
Federico ridere mentre mio fratello si scusava dall’ altra
parte del telefono.
“Allora
Fa? Scaricalo all’ autogrill, mollalo ad
una vecchia signora, io voglio rilassarmi, non cercare di beccarmi un
pugno da
uno dei tuoi migliori amici. Decidete cosa fare e fateci
sapere” gli attaccai
il telefono in faccia mentre lui riprendeva ad urlare come una
ragazzetta
mestruata.
“Sei
davvero brava a tenergli testa, io delle
volte non ci riesco, tu invece lo metti a tacere come se niente
fosse” non feci
a tempo a rispondere che il telefono riprese a squillare e il nome che
lessi
sul display mi fece sorridere rilassata.
“Gregorio”
“Tesoro,
sai benissimo che quel nome mi
fa accapponare la pelle, chiamami un'altra volta così e al
mio matrimonio ti
costringerò ad indossare un abito rosa fatto di
tulle”
ridacchiai
sotto lo sguardo interdetto di Federico, molto probabilmente non
ricordava chi
fosse Gregorio, a scuola tutti credevano si chiamasse Greg e fosse di
origini
americane, al mio amico piaceva spacciarsi per un americano, ma in
realtà era
pugliese fino al midollo al midollo osseo.
“Dai
passami la tua razionale metà, non riuscirei
a sorbirmi i tuoi discorsi sulle bellissime ortensie rosa comprate per
il
ricevimento nel più lussuoso ristorante della
Svizzera”
“Piccola
Jen Jen, prova a dire di nuovo
una cosa del genere ed al matrimonio non ti ci faccio proprio venire.
VALENTINO, VIENI QUI.” Allontanai
infastidita il
telefono dall’ orecchio, ma perché volevano tutti
farmi diventare sorda oggi?
“Ehi
Giada, come stai? Il mio futuro
marito ha già compromesso le tue facoltà uditorie
o siamo ancora in tempo per
salvarle?”
“Oh
quanto mi sei mancato in questi
giorni Val, quell’ altro mi stava facendo impazzire
chiedendomi consigli sui
colori, sono un’artista non una wedding planner”
sentii
Val ridere, mentre Federico lo imitava inconsapevolmente, quei due
sarebbero
andati d’ amore e d’accordo.
“Mi
dispiace piccola, questa settimana ho
lavorato un sacco, se può consolarti sta facendo impazzire
anche me, in questo
momento sta correndo da una parte all’ altra della casa per
far provare lo
smoking al cane, si vuole mettere un vestito ad un pastore
tedesco.”
“Stai
sposando un pazzo. Comunque, la tua
sorpresa per il fuori di testa è quasi finita”
“Conosco
i tuoi quasi finita, dì la
verità, ancora devi iniziarla”
“No,
giuro che mi manca solo una piccolissima
parte”
“Quanto
piccola per la precisione?”
“Devo
colorare la tua testa e il cane”
“Meglio
di quanto pensassi, muoviti il
matrimonio è fra tre giorni e qui non puoi ritardare la
consegna”
ci tenevo immensamente a quel disegno e non avrei mai deluso il mio
migliore
amico, gli volevo troppo bene.
“Dai
ora vado,
altrimenti il mio compagno di viaggio muore dalla curiosità,
ciao Val” feci
per chiudere la telefonata, quando la voce di quel pazzo di Greg mi
frenò
“Ferma
ferma, dove credi di andare?
Grazie al cielo gli ho tolto il cellulare dalle mani appena in tempo
per
sentire, che compagno di viaggio? Ti sei fidanzata e non ci hai detto
niente?
Lo porti al matrimonio?”
“Greg,
l’urlo di
Munch parlerebbe più piano, è solo uno sventurato
amico di mio fratello che
deve sorbirsi la mia compagnia per sette ore”
“Ah,
è carino? Mettimi in vivavoce”
acconsentii
perché
sapevo che ribattere sarebbe stato inutile. Federico mi
guardò interdetto, non
capendo perché uno sconosciuto volesse parlargli
“Ciao
passeggero della mia adorata Jen
Jen, quale amico del suo palestrato fratello sei?”
mi sbattei una mano sulla faccia mentre Federico se la rideva,
“Federico,
conosco il palestrato dalle
medie” marcò in modo strano la parola palestrato e
cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere.
“Federico?
Quel Federico che Jen…”
“Greg!
Ma non hai dei preparativi del matrimonio
da ultimare, che mi dicevi l’altro giorno… ah
sì, il fioraio” riuscii a
bloccare il mio amico impiccione e logorroico prima che potesse
umiliarmi e
rendermi estremamente imbarazzante la vacanza”
“Non
mi nominare quello stolto, ancora mi
chiedo perché l’ho assunto, è
così… aspetta un momento, volevi cambiare
argomento! Ah, ma quindi non lo sa, oh cherì scusa, dimmi
che hai tolto il
vivavoce” mi
battei una mano sulla faccia, se dovevo essere
umiliata tanto valeva farlo bene.
“No
Greg, fino ad ora non sapeva che in quinta
elementare avevo una cotta per lui” non avevo il coraggio di
voltarmi a
guardare il diretto interessato, mi ero messa nei casini da sola e ora
non
riuscivo neanche a guardarlo negli occhi.
“Io
ce l’avevo al liceo, nel senso che quando tu
eri in terzo e io in quinto, prima di mettermi con Isabella mi ero
innamorato
perso di te, perfino tuo fratello se n’ era
accorto” si grattò imbarazzato la
nuca, togliendo per un attimo la mano dal volante, mentre io rimanevo
lì a
fissarlo sbalordita con la bocca semiaperta.
“Ecco!
Avevo ragione e tu che dicevi che
non era vero! Io venivo preso per un visionario e tu per quella
razionale!
Avevo ragione, avevo ragione”
il
mio carissimo amico si mise a
canticchiare quelle due irritanti parole provocando il riso di Federico
(ma
quel ragazzo non faceva altro che ridere?) e la mia indignazione.
“Greg,
se non la smetti di cantare ti ritroverai
senza testimone e senza sposo, perché verrò
lì e convincerò Valentino a lasciarti
sull’ altare” alzai la voce per sovrastare la
risata di Federico che aumentava
sempre più di volume, fra un po’ l’avrei
abbandonato sull’ autostrada.
“Su
cherì, per una volta dammi la
soddisfazione di avere ragione, ora sai quello che si prova a sentire
la
canzoncina che mi cantasti quando Valentino si dichiarò. So
che hai intenzione
di rispondermi per le rime, ma quel discorso non ha la minima
importanza, quel
che devo dire io invece ce l’ha”
non
mi sorpresi affatto che avesse
capito le mie intenzioni e attesi imbronciata che parlasse
“Bene,
allora che dovevo dire? Ah si,
allora Federico è ancora bello come il sole o sembra un
criminale?”
“Ed
era questa
la cosa importante? Ma scherzi” la mia voce era isterica,
quel ragazzo aveva la
capacità di darmi ai nervi come nessun altro, ancora dovevo
capire perché gli
volevo bene così tanto
“Sono
serissimo cherì, è un’informazione
di vitale importanza per il mio matrimonio, se invitassi uno con
tatuaggi e
piercing la mia madre tradizionalista si metterebbe ad urlare e
chiamerebbe
l’esorcista. Già ho fatto fatica a convincerla a
venire, non voglio che se ne
vada” a
quelle parole
trattenni le lacrime, ricordavo la fatica che aveva fatto per rivelare
il suo
orientamento sessuale alla famiglia e sapevo anche l’immenso
dolore da lui
provato quando il padre l’aveva brutalmente buttato fuori,
nonostante l’avesse
superato per lui era ancora doloroso parlarne.
“È
pulito e comunque
io ho sia un tatuaggio che un piercing” cambiai rapidamente
argomento, per
evitare di scoppiare a piangere.
“Non
credo che mia madre ti venga ad
alzare la maglietta per vedere il tuo piercing all’ombelico e
il tuo tatuaggio
è talmente piccolo che per vederlo serve la lente
d’ingrandimento” alzai
gli occhi al cielo.
“Non
è vero, il
mio tatuaggio si vede benissimo” misi su il broncio dimentica
del fatto che non
potesse vedermi.
“Ma
se è quasi sotto l’ascella! Dovresti
andare girando con una mano alzata, potresti diventare una guida
turistica, sai
quelli che vanno girando con una bandierina appesa ad un’asta
di ferro? Mostreresti
il tuo tatuaggio a tante vecchiette in pensione che vanno pazze per le
torte di
mele” arrossii
alle
sue parole, conscia solo ora che Federico stesse sentendo tutto.
“Sei
davvero un
cretino Greg, ci sentiamo quando arrivo, ciao”
“Buon
viaggio cherì e guidate con
prudenza. Belloccio, se solo osi fare qualcosa alla mia Jen Jen ti
troverai al
centro della terra ricoperto di lava” sorrisi
intenerita da quella minaccia, mi voleva bene
almeno quanto io ne volevo lui. Attaccai e riposi il cellulare nella
tasca.
“Davvero
simpatico il tuo amico” Federico parlò tenendo gli
occhi fissi sulla strada e
sorrise felice.
“Già,
io lo
adoro e lui lo sa e ne approfitta” sorrisi ripensando a tutte
le volte che
avevamo litigato in disaccordo su qualcosa.
“Si
vede che
anche lui ti vuole bene, ho almeno si sente” sorrisi non
sapendo come altro
rispondere, eravamo ad un punto morto, un dannatissimo punto morto che
non
sapevo come scavalcare. Non ero mai stata brava a dialogare, iniziavo i
discordi ma poi mi perdevo e non riuscivo più a continuare,
peccato che gli
altri non erano consapevoli del mio problema e continuavano a parlare
lasciandomi nell' imbarazzo più totale. Mi aspettavo che
Federico iniziasse a
parlare della sua vita o di cose per cui non avevo il minimo interesse
e invece
non lo fece, rimase lì con lo sguardo sulla strada, una
rughetta di
concentrazione a solcargli la fronte e un leggero sorriso sulle labbra.
Smisi di
tremare impaurita e mi fermai ad osservarlo. Lui se ne stava
lì tranquillo e
sorridente mentre io tremavo impaurita vittima dei miei complessi.
Sentii
montare la rabbia dentro di me e strinsi i pugni per evitare di
accanirmi su di
lui apparentemente senza motivo. Perché non potevo essere
anche io così? Perché
dovevo sempre pormi dei problemi inesistenti? Avrei potuto
semplicemente
osservare la strada sorridendo e invece no, stavo lì a
tremare come una bambina
spaventata dall’uomo nero. Strinsi i denti così
forte che temevo Federico li
sentisse stridere.
“Tutto
bene?” sussultai
nel sentire la sua voce, ero così immersa nei miei pensieri
da non accorgermi
che mi stesse guardando con la coda dell’occhio.
“Si,
perché?”
“Ti
stai
conficcando le unghie nella carne” abbassai lo sguardo sui
miei pugni, non mi
ero accorta che fossero serrati e solo ora riuscii ad avvertirne il
dolore, ero
talmente presa dai miei complessi da non accorgermi di star soffrendo.
“Oh,
ero immersa
nei miei pensieri”
“E
a che stavi
pensando? Sicuramente qualcosa che provoca la tua ira”
sorrise mostrando i
denti e continuò a guidare senza degnarmi di uno sguardo.
“Niente
di
importante” pregavi che il discorso si concludesse
lì, non potevo di certo
rivelargli tutto quello che mi passava per la testa. Sentii il
cellulare
vibrare nella tasca del pantalone, così lo presi e lo
sbloccai notando la
notifica di un messaggio che aprii subito. Sullo schermo del mio
cellulare ora
campeggiava il testo lunghissimo di un messaggio scritto dalla mia
ancora di
salvezza, colei che amava prendermi per il culo e riderne insieme a me,
Letizia, l’unica e sola. Lessi velocemente sorridendo sempre
di più, finché non
arrivai al finale e ed emisi un lamento che fece spaventare Federico
“Che
c'è?”
“Viene
anche
Letizia, una delle persone a cui voglio più bene al mondo e
sono felice per
questo, ma si porta dietro la persona che odio di più al
mondo, sua sorella”
“Che
avrà di
così male questa ragazza?” lo fulminai con lo
sguardo, aveva toccato un tasto
dolente.
Regola
numero tre del manuale per non morire
di una morte brutale commessa da Giada Rubicondi: mai sminuire la sua
peggior
nemica, perché significa sminuire l’odio che prova
per lei e di conseguenza
sminuire Giada stessa.
“Era
la mia
migliore amica e la tua fidanzata del liceo,
quella…quella…”
“Troia?”
“Peggio.
È la
sorella gemella di Letizia e non possono essere più diverse,
una piranha e un alpaca,
l’uno ti divora in un secondo e l’altro ti
intenerisce con il morbido manto,
anche se Letizia quando vuole diventa uno squalo tigre: mille volte
più pericoloso
dei piranha” sorrisi soddisfatta della mia descrizione
accurata, ma la rabbia
non mi abbandonava e restava lì nell’angolino
pronta ad uscire fuori al momento
giusto
“Scusa,
ma dove
le mettiamo? Nel senso già io e te siamo costretti a dormire
insieme, se
vengono anche loro due dobbiamo davvero abbandonare qualcuno
all’autogrill”
“Loro
prenderanno una camera d’ albergo, Letizia è stata
invitata al matrimonio, Vale
l’adora, era la sua migliore amica ai tempi del liceo e
quando si è messo con
Greg il loro duo è diventato un quartetto e Leti ed io
abbiamo legato tanto, è
buffo perché al liceo ci parlavamo a stento, io stavo sempre
con sua sorella e
le altre sue amiche oche che lei odiava follemente, abbiamo capito di
avere
tante cose in comune solo in quinto, però per fortuna Leti
ha scelto di fare
l’accademia come me, ha un talento innato come
disegnatrice” Federico ascoltava
il mio monologo in silenzio e solo allora mi accorsi che probabilmente
lo stavo
annoiando, diventando una di quelle persone che io tanto odiavo.
“Scusa,
mi sono
lasciata trasportare dai ricordi, probabilmente non ti interessano, la
mia vita
al liceo era sicuramente meno eccitante della tua”
“Non
direi, io
ho avuto gli stessi amici dal primo al quinto, ho visto tutti gli anni
le
stesse facce, prima di capire che mi facevano ribrezzo quasi tutti. Tuo
fratello e Dario, sono gli unici per i quali provo ancora affetto, in
questa
lista c’era anche Serafino, ma ora… lo
sai”
“Dario?”
“Si,
per quanto
possa sembrare un maniaco è buono e dolce più di
qualsiasi galantuomo, tratta
le ragazze con i guanti bianchi e sarei stato quasi felice se ci avesse
provato
lui con mia sorella” lo vidi stringere le mani sul volante e
gli portai istintivamente
una mano sul braccio in tensione, l’ultima cosa che volevo
era vederlo
scoppiare di nuovo.
“Non
avevo mai
visto Dario sotto questo punto di vista, quasi quasi chiedo a lui di
stare in
camera con me” lo provocai, sperando di distogliere
l’attenzione dall’argomento
Serafino
“Ah
si?
Preferisci Dario a questa bellezza paragonabile al sole?”
ammiccò riprendendo
le parole di Greg. Risi trascinando anche lui.
“Beh
ma a me non
importa il fisico, cerco un coinquilino non un fidanzato”
alle mie parole
sorrise e mi guardò come se sapesse qualcosa che io non ero
in grado di capire.
“Vedremo.
Siamo
arrivati, benvenuta in Svizzera” sorrisi e guardai il
cartello dell’autostrada,
ma all’improvviso mi sentii sbalzare in avanti, guardai
davanti a me ed ecco
l’incubo diventava realtà.