Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Segui la storia  |       
Autore: nainai    10/12/2017    1 recensioni
Mi chiamo Alexandra Sarah Elisabeth Berg e tutti mi chiamano Lisette.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Mascherine'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Ciao, Thomas!
-Ciao, Lisette.
Cody sbuffò.
Sua sorella si sistemò meglio sul sedile posteriore dell'auto, chiuse la portiera con un suono secco e sfilò dalle spalle lo zainetto dei libri scolastici, lasciandolo cadere ai propri piedi, mentre Cody metteva in moto e scivolava agevolmente fuori dal parcheggio.
-Com'è andata a scuola?
Thomas aveva sempre un gran sorriso, che a Lisette piaceva un sacco e che le faceva venire voglia di sorridere a sua volta. La ragazzina si sporse nello spazio tra i sedili, per potersi avvicinare ai due più grandi e guardarli direttamente e non attraverso lo specchietto retrovisore, e rispose a Thomas.
-Bene! Ho preso sette in matematica.
-Considerato che devi recuperare il quattro e mezzo dell'ultimo compito...- osservò ironicamente Cody.
Lisette s'imbronciò e gli fece una linguaccia.
-Oh, andiamo, Cody!- intervenne in sua difesa Thomas.- Da quattro e mezzo a sette è già un bel passo avanti.- gli fece notare.
-Quante altre interrogazioni ti mancano?- insistette Cody, ignorandolo.
-Prima della fine del trimestre?- Lisette fece mentalmente il calcolo e sbuffò- ...solo una.
-Avrai la media del sei.- affermò suo fratello cattedratico.
-Non c'è niente di male nell'avere la media del sei al primo trimestre.- considerò Thomas- Migliorerà nel secondo. Vero, Lisette?
-...però in letteratura ho nove e mezzo!- esclamò lei, evitando accuratamente di rispondere.
Cody scoppiò a ridere, senza riuscire a mostrarsi ancora arrabbiato con lei.
Lasciarono Thomas di fronte l'appartamento che condivideva con i compagni di Università. Il ragazzo salutò Lisette, promettendole il proprio aiuto per riuscire a prendere almeno otto alla successiva interrogazione di matematica; lei disse che preferiva molto di più studiare con lui che con “quel rompicoglioni, puntiglioso di suo fratello!”. Il suddetto fratello non commentò, scese dall'auto, salutò il proprio ragazzo e rientrò in macchina, mentre sua sorella passava dal sedile posteriore a quello anteriore.
-Allaccia la cintura.- ordinò distrattamente, rimettendo in moto.
Lisette ubbidì.
-Cody.
-Mh.
-Ci ho pensato e ho deciso.
Cody la guardò. Quando Lisette iniziava una frase con quel tono serio, erano guai grossi. Perché significava esattamente quello che stava dicendo: aveva deciso e, quindi, niente al mondo sarebbe riuscito a farle cambiare idea. Il punto era...cosa aveva deciso stavolta?
-...cosa?- sfiatò Cody quando lei rimase in silenzio, lo sguardo ostinatamente fisso sulla strada davanti a loro.
Lisette lo guardò.
-Il regalo per papà.- affermò quietamente, come se fosse ovvio.
Ma non volle assolutamente dirgli di cosa si trattasse.

Matt era esasperato. Non riusciva davvero a capire perché Brian stesse facendo tante difficoltà e gli stesse creando così tanti problemi.
-Cioè...fammi capire.- ricominciò, nonostante fossero esattamente due ore che il suo compagno accampava una scusa dietro l'altra per renderlo isterico. Si sforzò, quindi, di mantenere un tono pacato e accomodante, anche se cominciava a maturare una gran voglia di prenderlo a calci.- Abbiamo parlato di questa cosa per mesi e tu pensi, due giorni prima della festa, che non vuoi la sala che abbiamo prenotato?!
-E non mi piace il servizio catering.- aggiunse Brian brusco.
Matt contò mentalmente fino a dieci.
Recuperò dal piano della cucina il pacchetto di sigarette del compagno, si servì, si accese la sigaretta e si appoggiò contro il suddetto piano, fissandolo in silenzio mentre Brian cercava inutilmente qualcosa da fare per non ricambiare lo sguardo.
-Qual è il problema reale, Brian?- sfiatò alla fine.
-Non mi va di festeggiare.- rispose immediatamente l'altro, sollevandogli gli occhi addosso dopo aver rinunciato a quel pietoso tentativo di fuga.
-Lo dici ogni anno.
-E ogni anno, tu ignori quello che ti dico e organizzi una stupida festa di compleanno che non voglio!- gli rinfacciò Brian, innervosito.
-Ok. Cosa vuoi?- chiese Matt a quel punto, spiccio.- Aspetta!- aggiunse immediatamente dopo.- Aspetta, aspetta, tiro ad indovinare...restare chiuso in casa, io e te da soli, con te che ti piangi addosso e mi tratti di merda tutta la sera.- rappresentò vividamente.- Un programma delizioso, effettivamente! Mi chiedo come io possa essere così stronzo da impedirti di compatirti e crogiolarti nella depressione per un'intera giornata!- gli rinfacciò aspro.
Brian sembrava sul punto di esplodere, ma Matthew considerò che, forse, sarebbe stato meglio così. Almeno si sarebbe sfogato e, dopo, avrebbero potuto ragionare seriamente e serenamente su quella dannata festa.
Tanto, era una copione che si ripeteva abbastanza invariato di anno in anno.
-Cosa accidenti dovrei festeggiare?!- gli chiese in un ringhio bassissimo.
-Non lo so, Brian. Magari il fatto che sei vivo!- affermò Matt, ricambiando la sua rabbia con la propria.- Anche se nell'ultimo periodo, ti sembra così terribile esserlo...
-Non mi sembra...!
-Oh, andiamo!- sfiatò Matt, esausto, interrompendo Brian.- Credi che io sia cieco o sordo o...stupido?!
-...certo che no.
-Allora?! Sei sempre scostante, silenzioso...ti rifiuti di uscire da qui dentro se non è indispensabile e, ogni volta che ti propongo qualcosa di nuovo, la tua risposta è invariabilmente “poi vediamo”. “Poi” quando, Brian?!- lo accusò Matthew.- Stai lasciando che il tuo mondo ti scappi dalle mani senza nemmeno provare a prendertelo!
Brian non rispose.
Matt lo vide dargli le spalle; l'ultima espressione che colse, prima che l'altro uscisse dalla cucina per dirigersi Dio solo sa dove, fu quella di un uomo completamente sconfitto. Gli fece un male fottuto.
Schiacciò la sigaretta nel posacenere senza nemmeno averla fumata davvero e lo seguì.
Brian era in soggiorno, seduto su uno dei divani, le braccia appoggiate alle ginocchia e lo sguardo perso davanti a sé. Matt lo raggiunse e spostò il tavolino da caffè davanti al divano - senza che Brian facesse tanto da dargli sentore di essersene accorto – per potersi sedere a terra, di fronte a lui.
-Ehi.- lo chiamò con dolcezza, scostandogli le mani per farsi spazio e potergli sollevare il volto.- Perché non mi dici semplicemente come stanno le cose?- gli chiese con trasporto.- Non sopporto di vederti così...
-Non voglio questa festa.- rispose Brian, a voce così bassa che Matt fece fatica a sentirlo.
Matthew sospirò.
-Ok. Ok, se davvero è così, annullo tutto.- annuì, arrendendosi.- Vuoi che annulli?- chiese, comunque, conferma.
Brian ci pensò su per qualche istante, in cui entrambi rimasero in silenzio guardandosi negli occhi. Era strano come fosse facile per loro due sostenere l'uno lo sguardo dell'altro; alla fine, qualunque fosse la situazione in cui si trovavano, qualsiasi fossero i loro sentimenti di quel momento, finivano per ritrovare in qualche modo la sintonia costante che li legava ancora a distanza di tanti anni. Brian capì in quel modo quanto Matt avesse bisogno di fare qualcosa per lui. Una cosa qualsiasi, che potesse farlo sentire utile. Voleva dirgli “tutto ciò che voglio fare per il mio compleanno è andare a casa dai miei figli, cenare con loro e sentire Cody raccontarmi di Thomas”, ma non poteva. Sarebbe stato incredibilmente crudele: Matt non avrebbe mai potuto accompagnarlo e lui gli avrebbe fatto intendere, senza troppi giri di parole, che tutto quello che faceva per rendere speciale quello stupido giorno dell'anno non aveva davvero nessun valore per lui.
-No.- rispose, quindi, ammansito.- No. Sto solo facendo i capricci.- Sorrisero entrambi.- Non mi piace diventare vecchio!- ridacchiò ancora Brian, sforzando il tono più leggero che riusciva a trovare.
Matt lo baciò con una delicatezza che gli fece bene al cuore. Sospirò contro le sue labbra, abbandonandosi lentamente tra le mani che ancora trattenevano il suo viso.
-Tu non invecchi.- ritorse piano Matthew- Mica le divinità invecchiano!- sussurrò, prendendolo appena appena in giro.

-Che vuol dire che vuoi andare alla festa di compleanno di papà?!
Lisette non si fece intimidire affatto dal tono palesemente accusatorio del fratello. Cody la vide affrontarlo con tranquillità, braccia incrociate al petto e quell'aria da piccola guerriera sulla faccia, che preannunciava uno scontro al vertice.
Intanto, era meglio che sua sorella avesse quella discussione con lui piuttosto che con la madre.
-Quello che ho detto.- ribadì Lisette, sottolineando l'ovvietà della propria affermazione.
-Non succederà mai, Lisette.- sbottò Cody, voltandosi per liquidare la cosa come un capriccio inutile.
Sua sorella scattò, afferrandolo per un braccio e strattonandolo perché tornasse a guardarla.
Cody la fissò, stupito dalla sua reazione.
-Perché?!- strillò Lisette.- Perché non dovrebbe succedere?! Io lo voglio!
-Beh, e io vorrei che tu non fossi così infantile da non capire!- ribatté aspro Cody.- Mamma non vorrà mai che tu ci vada. Ci sarà Matt! Non puoi pretendere di chiedere a papà di non farlo andare alla sua festa!- le fece notare, secco.
-Ma io non voglio chiederglielo!- ritorse lei.
-E allora basta! Non andrai alla festa! Papà verrà a cena qui, come ogni anno, e noi tre gli faremo gli auguri!
Lisette scosse freneticamente la testolina, in una negazione che sentì l'esigenza di rimarcare ancora più fermamente a voce: No.- rabbioso, deciso.- No! Noi andremo al suo compleanno.
-Noi?!- sfiatò suo fratello, ridendo istericamente.- Vuoi che mamma venga al compleanno di papà con Matt presente?! Vuoi per forza rovinare la festa a papà?
-Perché?- insistette Lisette.- Cosa c'è in Matthew che non va?! Lui è simpatico! Mi piace!
Cody non disse nulla.
Lisette si zittì di colpo, consapevole di quanto appena detto. Suo fratello la guardava con attenzione rinnovata, adesso, e lei si sentiva un po' a disagio e vagamente in colpa.
...ma non era giusto!
Rialzò fieramente lo sguardo, affrontando quello di Cody con una nuova fredda determinazione ad illuminarla tutta.
-Ti piace?- ripeté suo fratello.- Lisette...quando avresti incontrato Matt?- indagò.
Lei arricciò il naso, chiuse nuovamente le braccia sul petto e si rifiutò di rispondergli.
Cody sospirò pazientemente.
-Lizie...se mamma viene a sapere che papà...
-Papà non lo sa!- scattò immediatamente Lisette.- Io...ci sono andata quando lui non c'era, così che lei non potesse dire che era una sua idea. Ci sono sempre andata quando lui non c'era.- specificò, facendo capire chiaramente che non si trattava di una sola occasione d'incontro.- Matthew è carino con me.- affermò poi, testardamente.- Lui mi fa ridere, mi tratta da adulta...non come voi!- gli disse rancorosa.- E gli piace come canto. Mi ha spiegato un sacco di cose e ha scritto della musica per me.
-Della musica per te?- ripeté Cody stupito.
Lisette annuì: Ha detto che gli piace come canto le sue canzoni.- Stette in silenzio per qualche istante. Cody non intervenne e lei ricominciò piano, a voce bassa.- Mi parla di papà. Mi racconta storie su di lui e...- rise appena, debolmente- Io non l'ho mai visto così come lui lo descrive!- osservò, lasciando trasparire lo stupore che provava davvero nello scoprire come potesse essere quel padre che conosceva appena.- Papà è...matto!- esclamò divertita.- Ma è anche una bella persona, per come lo descrive Matthew. Una persona che mi piacerebbe.- aggiunse quietamente. E, poi, con fermezza - Ed io voglio andare al suo compleanno con te e la mamma, perché lui e mio padre e Matthew è parte della mia famiglia.
Cody continuava a scrutarla in silenzio. Lisette si sentiva svuotata dopo aver tanto chiaramente espresso i pensieri che le frullavano in testa. Non lo aveva mai fatto, nemmeno con Matt, anche se lui era diventato in fretta il suo confidente più sincero. In fondo, Lisette sapeva che Matthew era l'unico con cui potesse parlare di quella storia senza sentirsi giudicata e ricevendo in cambio delle risposte oneste, non edulcorate nel tentativo di non farle troppo male e non dettate dal rancore di anni.
E poi...aveva deciso anche cosa regalare al padre. Qualcosa che, nonostante le parole di Matt, sarebbe stato davvero unico e non un oggetto inutile ed ingombrante, che lui avrebbe dimenticato dopo averlo scartato.
Così, tornati a casa, aveva affrontato suo fratello, un po' anche per allenarsi in vista dello scontro, molto più difficile, che si prospettava con la madre. Adesso aspettava e raccoglieva le forze. Cody che la fissava come si potrebbe fissare qualcosa di raro e prezioso, che pensi potrebbe rompersi invariabilmente da un momento all'altro e vorresti, per questo, nascondere in un armadio, chiudere al sicuro, per essere certo di ritrovarlo intatto quando sarà il momento.
Ma quando sarebbe stato il momento?
-Alla mamma lo diciamo insieme.- sussurrò suo fratello, alla fine. Lisette spalancò occhi e bocca, stupita.- Le diciamo che vogliamo andarci. Tutti e due. E che vogliamo che venga con noi.
Sua sorella lo guardò con un tale affetto e tanta riconoscenza che Cody pensò che sarebbe valsa la pena di sopportare anche la delusione con cui la madre avrebbe accolto quella richiesta.
-Si arrabbierà a morte.- la avvisò.
Lisette annuì.
Cody sospirò.
-Facciamolo.- sfiatò dopo un momento, raccogliendo dal fondo una determinazione che non sentiva affatto di provare davvero.

Loro madre aveva preso la cosa con una tranquillità ammirevole, dopo tutto.
Cody, preoccupato, la scrutava in silenzio. Lui e Lisette avevano appena terminato di esporle l'idea della ragazzina – di cui Cody, come promesso, si era preso parte della paternità – e attendevano che lei rispondesse qualcosa. Cody era in piedi, in cucina, accanto alla porta d'ingresso, quasi avesse paura che la madre si limitasse ad uscire e lasciarli privi di qualunque risposta. Sua sorella, invece, stava a due passi dalla madre, ritta e scontrosa esattamente come era stata con lui, pronta e combattiva.
Cody considerò che Lisette era cresciuta un sacco, nell'ultimo anno. I problemini a scuola, il rendimento scolastico che si abbassava appena e la sua attenzione che oscillava pericolosamente, non erano stati l'unico segnale dell'adolescenza che prendeva piano il sopravvento. Lisette era più polemica anche in casa, affermava con più decisione la propria presenza con lui e con la madre e non sembrava più disposta a farsi gestire la vita da loro, accettando passivamente che le decisioni che Helena prendeva fossero le uniche possibili.
Era un po' inevitabile - considerò Cody – che il pensiero di Lisette si concentrasse su quella figura evanescente, che ogni tanto appariva e poi scompariva subito dopo, relegata ai margini della loro vita, che era il padre. Suo padre era la cosa che Helena aveva più negato a Lisette; quindi, suo padre era la cosa che Lisette desiderava in quel momento di confusione. E Cody, dopo il discorso che sua sorella aveva fatto solo pochi minuti prima, iniziava a credere che non fosse una richiesta così infondata, la sua.
Helena accese una sigaretta senza guardarli. Fece due o tre tiri in quel silenzio carico di aspettativa, continuando a fissare il tavolo e raccogliere le idee. Si mosse nella cucina immobile e muta, prese il posacenere dalla lavastoviglie, lo poggiò sul tavolo e alzò la testa.
Cody sembrava sul punto di rompersi. Helena non vedeva il figlio sfoggiare un'espressione così intensa e profondamente fragile da tempo; il suo sguardo saettava da lei alla sorellina.
E Lisette...Lisette era una linea dritta, impostata, che la affrontava a pie' fermo. Ostile e rigida, spigolosa come solo una ragazzina arrabbiata sa essere. Helena la guardò e vide Brian tanti, tanti anni prima. Quando era una bambola costosa, infuriata con il mondo, che implorava qualcuno di addossarsi la responsabilità di curare le ferite che continuava ad infliggersi da solo.
...ora non era più così.
Helena ripensò all'uomo che aveva ospitato in casa propria solo qualche giorno prima. La quiete silenziosa, dignitosa di Brian nel tollerare quella situazione tutt'altro che semplice; la sua gioia sottile, nascosta, quando Cody aveva parlato di Thomas... In fondo era un po' merito suo, se Brian era sopravvissuto. In fondo era merito suo, se Brian era comunque il padre migliore che Cody e Lisette potessero sperare di avere.
Ma non era solo suo, il merito.
Cercò di ricordare il motivo per cui fosse tanto arrabbiata. Si chiese se era solo quella rabbia ad aver impedito a sua figlia di avere un padre e si sentì meschina nel rendersi conto che, sì, era in parte così, anche se si era raccontata altro...
-Lisette...- mormorò alla fine.
Lei si irrigidì, se possibile, ancora di più. Assottigliò quello sguardo cangiante, saette color dell'acciaio scivolarono dietro le pupille strette.
Helena ebbe voglia di abbracciarla forte.
-Siediti, per favore.- la invitò, scostando una sedia e facendo altrettanto. Poi si corresse.- Sedetevi entrambi.- aggiunse rivolta al figlio.
Cody ubbidì per primo, condiscendente. Sua sorella lo guardò, esitò e poi lo imitò come faceva da quando aveva imparato a camminare da sola.
-Mi dispiace.- esordì Helena, spostando lo sguardo dall'uno all'altra subito dopo.- Lo so che ho esagerato.
-Mamma...- s'intromise Cody, tentando di evitarle quella cosa.
Lei scosse la testa per interromperlo e sorrise, quieta: E' davvero colpa mia, Cody. Lo so.- sbuffò a disagio.- Non posso promettervi che riuscirò ad accettare Matt.- ci tenne a precisare. Guardò Lisette e soggiunse.- Tesoro, se la mamma ti parla di questo adesso, è perché ha sempre creduto che non fossi abbastanza grande da capire, ma non pretendo che tu lo faccia nemmeno ora. Hai ragione ad essere arrabbiata.
-Non sono arrabbiata.- mentì Lisette, imbarazzata.
Cody le scoccò un'occhiata riconoscente ed orgogliosa senza che la madre lo vedesse.
-Beh...io lo sarei.- continuò Helena. Ruotò la sigaretta sull'orlo del posacenere e riprese piano.- Non ho mai smesso di volere bene a vostro padre.- ammise.- Non è un caso che non ci sia mai stato nessuno, dopo, che abbia davvero preso il suo posto.
-Sei gelosa di Matt.- concluse Lisette al suo posto.
Helena annuì in silenzio.
-Credevo che...fosse “giusto” non permettergli di portarmi via anche i miei bambini.- spiegò lentamente.- Non mi rendevo conto che vi stavo portando via anche a vostro padre.- Un altro tiro dalla sigaretta – Quando l'ho capito, ho tentato di rimediare.- si giustificò – Non nel modo giusto, mi rendo conto adesso.
Lisette guardò Cody, che le ricambiò lo sguardo in silenzio. Lei prese un respiro profondo, raccolse il coraggio e tornò a voltarsi verso la madre.
-Se è vero, allora devi aiutarmi a fare una cosa.- chiese con molta serietà.

Matthew guardò il proprio cellulare, ma non conosceva il numero che lo stava chiamando. Valutò che, magari, sarebbe stato meglio non rispondere...ma se fosse stato importante...
Sbuffò, mise via il libro che stava leggendo e aprì la comunicazione.
-Pronto?
Brian, in cucina, stava sbottando qualcosa contro la televisione, il telegiornale e l'ennesima, idiota notizia di “costume” che stava propinando. Matt lo ascoltò distrattamente mentre, dall'altra parte della comunicazione telefonica, qualcuno prendeva un respiro profondo.
-Matthew.
Il cuore di Matt fece un buffo saltello nel petto.
Brian rise in cucina, Matt si affrettò a raggiungere la porta dello studio ed a chiuderla.
-Sono Helena.- si annunciò la voce, come se ce ne fosse davvero stato bisogno.
Matthew non seppe cosa rispondere, quindi non lo fece.
-...so cosa stai pensando.- riprese la voce dopo qualche istante di silenzio, pesante come un macigno.
-Ne dubito fortemente!- sfiatò Matt, senza neanche rendersene conto.- Non so io cosa sto pensando!- precisò, per non suonare ostile.
Helena rise.
Era tanto di quel tempo che non la sentiva ridere che gli sembrò il suono più bello dell'Universo e ricordò, in meno di un secondo, la ragione per cui aveva sempre creduto che lei fosse perfetta.
-Oddio.- la sentì dire.- Sai che la prima cosa che mi viene in mente è che mi mancavi?!- osservò, lasciando che tutto lo stupore di quella considerazione trovasse sfogo nel proprio tono.
Matt avvertì comunque il senso di qualcosa di grave, difficile, che rimaneva incastrato sul fondo della voce della donna. Non era tutto risolto, no. Era tutto ancora esattamente lì, al suo posto, ma Helena stava cercando di parlargli e, anche se Matt non sapeva ancora di cosa e perché, era chiaro che non volesse semplicemente aggredirlo. Voleva parlare con lui.
-Come...Chi ti ha dato il mio numero?- chiese stupidamente.
-Lisette.
-...Lizzie...- Matt respirò a fondo, un nuovo senso di allarme che prendeva il sopravvento.- Helena, Brian non sapeva che lei...
-E' tutto a posto.- lo interruppe Helena.- Dice che hai scritto delle canzoni per lei. E' vero?
-...qualcosa.- borbottò Matt a disagio.
-E' stato gentile. Le piacciono molto. Grazie.
Ecco. Una sequenza di frasi in grado di cancellare anni e anni di astio silenzioso.
Cosa accidenti avevano le donne che riusciva a fottere loro, uomini, anche quando si erano dichiarati omosessuali da decenni?!
Matt rise. Helena trattenne il respiro dall'altra parte del telefono e lui ritenne opportuno spiegarsi:
-Scusa. Mi sembra strano essere qui a parlare con te di questo, adesso.
-Non ti ho chiamato per questo.- lo smentì lei- Cody e Lisette mi hanno fatto una richiesta ed io avrei bisogno del tuo aiuto per metterla in pratica.- spiegò.
-Del mio aiuto?
-Sì.- confermò lei.- Pensi di poterlo fare?
Pensi di poter sopportare di condividere di nuovo il tuo spazio...Brian con me?”.
Matt sentì quella domanda tendersi tra loro, ma gli sembrò stupido anche solo porsela. Certo che poteva.
Lo disse a voce alta.
-Certo!- esclamò, quasi indignato.- Cosa volete che faccia?- si offrì immediatamente.

-Maaaatt!!!
Lisette prese la rincorsa dal fondo della strada, il cappotto rosso che svolazzava attorno a lei, le scarpette con il tacco basso che ticchettavano con convinzione sul marciapiede mentre gli correva incontro a braccia aperte.
Matt rise e la afferrò al volo quando lei gli si gettò in braccio, oscillando pericolosamente sotto il suo peso.
Santo Cielo! - pensò quando, rimessala a terra, il suo sguardo si sollevò di nuovo verso le altre due persone davanti a loro – Cody era diventato un uomo!
Ed Helena era ancora bellissima.
Mentre la distanza tra loro si riduceva progressivamente, Matthew riconobbe gli occhi della donna, dolci e profondi come li ricordava, che lo scrutavano in un silenzio grave. Lisette, accanto a lui, infilò una manina tra le sue dita; Matt voltò lo sguardo ad incontrare la sua espressione risoluta e ricambiò il sorriso fiero che lei gli rivolse.
-Ciao, Hel.- salutò fermandosi a pochi passi dalla donna e dal figlio. Si girò verso di lui: Cody lo aveva accolto con le mani fermamente infilate nelle tasche del cappotto, un'espressione indecifrabile sul viso ed un chiaro atteggiamento di difesa. Matt finse di non accorgersene.- Cody.- aggiunse, con un cenno del capo.
-Grazie per essere venuto, Matthew.- sussurrò Helena rompendo quella stasi.
Matt si accorse facilmente di come il figlio l'avesse guardata con attenzione, studiando il suo atteggiamento, e solo quando aveva capito che la madre era davvero serena come sembrava, si ammorbidì a propria volta. Sciolse i muscoli, sfilò le mani dalle tasche e ne porse una a Matthew.
Lui la strinse con fermezza.
-E' un bel po' che non ci vediamo.- considerò Cody, colloquiale.
-Già, e se non ricordo male, mi devi ancora una partita a Guitar Hero!- ribatté Matt, allegro.
Strappò a Cody uno sbuffo di divertimento autentico. Perfino Helena rise discretamente, nascondendo quella risata nel guanto di pelle che copriva la sua mano.
-Non gioco più ai videogames.- lo informò Cody.- Ma se vuoi, posso umiliarti con una chitarra vera.- propose con un atteggiamento tanto sfacciato che a Matt ricordò immediatamente il padre.
-Pensavo suonassi il piano.- osservò.
-Lo preferisco.- ammise Cody con semplicità.
Helena aggiunse orgogliosamente: Cody è un ottimo pianista classico.- Scoccò un'occhiata in tralice al figlio, che era arrossito leggermente, e proseguì divertita- Ma lui dice che vuole diventare medico, con buona pace del padre disperato.
-Penso di essere l'unico ad avere un padre che non vuole un figlio laureato e con un lavoro vero.
-Potrei obiettare che fare il musicista è un lavoro vero, ma, considerato che, invece, mio figlio non sembra intenzionato a finire nemmeno il liceo, preferisco tacere. - rise Matt.
-Come sta Bingham?- s'informò Helena educatamente.
-Benissimo. Sono sua madre e Dom che stanno malissimo a gestirlo.- rispose Matthew, sereno come se non costituisse davvero un problema.
Helena considerò che, probabilmente, non lo era. Il complesso di valori di Matt Bellamy difficilmente coincideva con quello comune ai più.
Sollevò lo sguardo in direzione dell'edificio enorme che li fronteggiava e che rappresentava la loro meta. Respirò a fondo e poi guardò nuovamente Matt, la mano di Lisette ancora nascosta nella sua, sorrise.
-Andiamo?

Seduti in un caffé poco distante, un paio di ore più tardi, Helena e Matt finivano la propria consumazione, mentre Lisette e Cody erano al banco della pasticceria a scegliere l'ennesimo dolcetto che la ragazza aveva preteso, dopo aver divorato almeno una decina di biscotti al burro. Helena aveva detto che lei non aveva quasi toccato cibo dal giorno prima, tanto era il nervosismo, e, quindi, nessuno di loro se l'era sentita di impedirle di rifocillarsi a dovere.
-Grazie per avermi coinvolto in questa cosa.- esordì Matt ad un certo punto.
Helena posò la tazza del cappuccino che stava terminando e ricambiò il suo sguardo.
Matt continuò allo stesso modo: So perfettamente che non era affatto necessaria la mia presenza.
-Lisette ci teneva.- gli spiegò Helena. Ma Matt non credeva che fosse solo quello. La donna guardò i figli da lontano e proseguì.- Lei si è...letteralmente innamorata di te!- esclamò.
Matt rise.
-Che vuoi farci? Il mio fascino è irresistibile per i Molko!- scherzò. Helena rise anche lei, sebbene con meno trasporto e sincerità.- L'unico, con cui non ho fortuna, è Cody.
Lei lo guardò intensamente.
-Cody somiglia a me.- osservò senza nessuna inflessione.
Matt incassò il colpo e sbuffò un sorriso amaro.
-Beh,- provò a ritorcere – c'è stato un momento in cui, con te, stava funzionando...
-C'è stato.- annuì Helena.
Non dissero niente dopo quell'osservazione. Lei terminò in silenzio il cappuccino, Cody cercò di convincere la sorella a prendere una decisione, ma senza successo.
-Credi che a Brian farà piacere?
Matt la guardò. Gli sembrava la domanda più sciocca del mondo, ma la fragilità che lei rivelava nello sguardo in quell'istante, mentre fissava da lontano i figli, era tale che la prese molto seriamente, invece.
-Credo che sarà felice come è stato solo il giorno che Cody e Lizzie sono nati.- rispose, quindi.
Helena si voltò verso di lui, studiandolo un attimo, prima di precisare quasi bruscamente: Non è stata una mia idea.
-Non importa. Tu lo hai comunque permesso.- sottolineò Matt senza esitazione.
La donna non pensò di aggiungere altro. Sospirò pesantemente, giocherellando con il cucchiaino sporco di latte e caffè.
-...non siamo di nuovo amici.- la sentì sussurrare Matthew ad un certo punto, in tono bassissimo.
-Lo so.- disse. Lei alzò gli occhi ad incrociare ancora i suoi e Matt continuò- So che, in qualche modo, è colpa mia. Non pretendo che tu possa dimenticare tutto dall'oggi al domani, io...- esitò. Tirò un respiro profondo, trattenendo il fiato per poi lasciarlo uscire assieme a quella considerazione pacata, rassegnata- Io spero solo che, un giorno, le cose trovino un punto di equilibrio.
Lisette arrivò con un piattino ed uno choux ricoperto di cioccolato. Cody li raggiunse più tranquillamente ed entrambi i ragazzi ripresero posto al tavolo, con Lisette che si lamentava a voce alta.
-Cody dice che non posso mangiare tre bignè!- affermò, fissando il fratello con ostilità.
-Tuo fratello ha ragione.- convenne pazientemente Helena.
-Ma io ho fame!
-Ti riempirai di brufoli, con tutto quel cioccolato, e poi ti prenderanno in giro a scuola.- commentò Cody.
Lisette arricciò il naso e tirò fuori la lingua. Matt ed Helena risero.
-Tu non avevi i brufoli, al liceo!- ritorse stizzita la ragazza.
-Perché io non mi abbuffavo di schifezze.- ribatté suo fratello tranquillamente.- Ma fai pure, Lisette. Quando verrai da me a piagnucolare che nessun ragazzo ti guarda perché sei grassa, riderò.
-Tua sorella non è grassa, Cody.- intervenne Helena, ma non riuscì troppo convincente dato l'evidente divertimento nel suo tono.
-Ancora...- insinuò Cody teatralmente.
Ma sembrava essere riuscito nell'intento, visto che Lisette si era zittita e guardava con sospetto il dolcetto, appena smozzicato, nel piattino sul tavolo.
-Cody, sei un bullo.- fece notare Matt, inespressivo.
Cody gli sorrise soddisfatto: Con lei servono misure forti o non la tieni sotto controllo.- affermò.
Lisette si arricciò sulla sedia, stringendo al petto le braccia con forza.
-...stronzo.- borbottò senza guardare nessuno in particolare. Cody fece finta di non averla sentita, mentre sua madre sospirava pazientemente un'altra volta.- E non mi va più.
Matt scosse la testa. Si sporse in avanti e le diede un buffetto sulla testolina.
-Non diventerai né grassa né brufolosa. Sarai bellissima per sempre, come tua mamma!- le garantì- E' Cody... Ricordi? Ne abbiamo parlato.- accennò, facendole l'occhiolino.
Lisette rise, stando a quel gioco tutto loro.
Helena li guardò e pensò che, in fondo, c'era qualcosa di davvero tenero nel modo in cui Matt sembrava in grado di gestire quella ragazzina troppo vivace. La donna alzò gli occhi ad incrociare lo sguardo di Cody per rendersi conto, istintivamente, che il figlio doveva aver pensato più o meno la stessa cosa e nello stesso momento. Si sorrisero attraverso il tavolo, mentre Lisette offriva a Matt un pezzo dello choux.

Dom raggiunse Matthew vicino al bar, che si trovava sul fondo della sala.
Era una festa piacevole, pensò nel tragitto. Una cosa non esagerata, giusto gli amici e qualcuno in più – qualcuno di quelli che “devi invitare per forza”, anche se non ti va particolarmente di vederli – con musica discreta, ottimo cibo e alcool, qualche sorpresina per il festeggiato... Matt era giustamente soddisfatto della propria organizzazione e stava tenendo magnificamente banco sopperendo all'assoluta assenza di Brian, che sembrava intenzionato a passare la serata cercando l'angolo più buio in cui nascondersi e restandoci finché non fossero spariti tutti.
-Cosa succede?- chiese immediatamente il batterista, quando ebbe raggiunto l'amico.
Matt quasi si strozzò con il cocktail che stava bevendo. Abbassò il bicchiere, tirò su un sorriso falsissimo e ricambiò lo sguardo indagatore di Dominic.
-Niente!- mentì semplicemente.
Dom inarcò un sopracciglio, con scetticismo talmente evidente che a Matthew venne la tentazione di farglielo notare.
-Il tuo uomo sembra in procinto di fuggire urlando, Matt. “Niente” non spiega certo questo atteggiamento.
-Il mio uomo smetterà presto di cercare di fuggire urlando.- affermò tranquillamente Matthew.
La fermezza nella sua voce stupì non poco Dominic.
-...cosa succede?- ribadì, ma stavolta il suo tono era serenamente incuriosito.
Ne ottenne, in cambio, un sorriso enigmatico e gioioso.
Beh...non gli dispiaceva che Matt avesse in serbo qualcosa per far virare al meglio quella serata anche per Brian, perché a suo dire, per come stava andando, il festeggiato avrebbe preferito decisamente trovarsi a casa propria, piuttosto che lì a scambiare convenevoli con loro.
-Forse avresti dovuto dargli retta, stavolta, e lasciar perdere.- sospirò Dom, voltando lo sguardo sulla sala per individuare Brian.
Era con Stefan, chiaramente. Stavano parlando di qualcosa...Brian stava parlando, gesticolando animatamente, e non sembrava che il tono della discussione fosse tranquillo e rilassato come avrebbe dovuto.
Quando si girò per farlo notare a Matt, Dominic si accorse che l'amico stava osservando la stessa scena e sembrava pensieroso.
-Matt?
-Spero che si sbrighino.
Dom non ebbe il tempo di capire a chi si stesse riferendo. Matthew si spostò dal bar, scivolando rapidamente in direzione di Brian, e lui ritenne opportuno restare dove si trovava per evitare di invischiarsi in una discussione che non lo riguardava e poteva diventare imbarazzante. Ordinò da bere e continuò a guardare da lontano quanto stava accadendo.
All'arrivo di Matt, Stefan rimase con loro solo per pochi minuti, ma, quando si allontanò, l'espressione di Brian assunse qualcosa di genuinamente disperato che intenerì anche Dom. Avrebbe dovuto costringere Matthew a ragionare meglio su questa cosa della festa, dopo che lui gli aveva detto che Brian stava un'altra volta facendo i capricci al riguardo. Adesso li vide affrontarsi l'un l'altro. Non sembrava stessero litigando, ma il sorriso vuoto di Brian sparì in fretta dal suo viso.
Dom, bicchiere in mano, si domandò se, invece, non sarebbe dovuto intervenire...
Fu in quel momento che vide, con la coda dell'occhio, un ultimo gruppetto entrare nella sala; ad attirare la sua attenzione fu la composizione del gruppo: un'adolescente e due “quasi” adolescenti, in compagnia di una donna particolarmente elegante.
-...Helena?!
Dom sgranò gli occhi. Era indubbiamente Helena e quelli erano...indubbiamente i figli di Brian Molko. Anche se non vedeva Cody da anni e non aveva mai visto Lisette, era chiaro che fossero suoi come era chiaro che Bing fosse il figlio di Matthew. Dominic mise via il bicchiere senza neanche averne toccato il contenuto. Nessun altro sembrava essersi accorto dei nuovi arrivati, Matt e Brian erano ancora impegnati nella loro conversazione nell'angolo e Stefan era sparito da qualche parte. Lui puntò dritto verso Helena, i figli e l'ultimo ragazzo, dall'aria ancora più spaurita, che se ne stava accanto a Cody.
-Helena.- salutò quando era ancora leggermente distante, al solo scopo di richiamare l'attenzione di lei.
L'intero gruppetto si voltò nella sua direzione. Dominic sorrise loro e si fermò a pochi passi.
-Ciao...- esordì senza sapere bene cosa dire. Era...strano. Non era nemmeno del tutto sicuro che lei non lo avrebbe semplicemente mandato al diavolo e non aveva la più pallida idea di cosa ci facesse lì.
Helena, comunque, lo riconobbe e gli sorrise di rimando, anche se in modo molto più freddo di quanto non avesse fatto Dominic. Sembrava a disagio, infastidita. Fu Dominic a prendere di nuovo l'iniziativa. Allungò una mano verso Cody e, poi, verso Lisette e salutò anche loro.
-Cody! E' una vita che non ci vediamo...non so nemmeno se ti ricordi.
-Dominic. Certo che mi ricordo.- sorriso di circostanza anche qui.
-E tu devi essere Lisette!
Lei, invece, sorrideva davvero. Era bellissima: una ragazzina piccola come una bambola in un vestitino nero e lucido, un visino pulito truccato appena e due occhi che avrebbero ucciso al primo battito di ciglia. Sarebbe diventata una donna stupenda, pensò Dominic.
-Ciao, Dom!- trillò allegramente.- Matt mi ha parlato un sacco di te!
Dominic registrò quell'informazione ma non la commentò. Matt gli aveva già detto che Lisette era andata da lui, che si erano visti più volte; era entusiasta di questa cosa, lei gli piaceva un sacco e non faceva che parlarne ogni volta che si sentivano. Ma Dom sapeva anche che quegli incontri si svolgevano senza che Helena ne fosse stata informata e, quindi, non gli era chiaro come avrebbe dovuto comportarsi al riguardo.
Helena dovette capire i suoi pensieri dallo sguardo sospettoso che lui le rivolse alle parole della ragazzina.
-Puoi stare tranquillo, Dom. So tutto.- lo informò stringatamente.
Lui non commentò. Lei gli appariva ancora leggermente ostile e non voleva tirare troppo la corda. Si voltò verso l'ultimo membro del gruppetto.
-Dominic, lui è Thomas.- presentò Cody.- Thom, Dominic è...
-Il batterista dei Muse!- completò entusiasta Thomas, allungando la mano a stringere quella che Dom gli porgeva.- Sono un vostro fan.- spiegò – Siete fantastici!
-...grazie.- ritorse Dom imbarazzato.
-Non dirlo a mio padre. Non è il modo più rapido per stargli simpatico.- stava informando intanto Cody, divertito.
Strappò una risatina anche a Dom, che si fece indietro per lasciare loro spazio verso il bar.
-Non pensavo sareste venuti...- disse ad Helena, mentre li accompagnava all'interno.
-Matt lo sapeva, però.- commentò lei asciutta.- Dov'è?
-Oh.- Dom registrò la notizia con un pizzico di stupore in più. Alla domanda di lei si voltò verso il punto in cui aveva lasciato il proprio migliore amico in compagnia di Brian e si accorse che erano spariti entrambi, nel frattempo.- Onestamente...non ne ho idea.
-Zio Stef!
L'esclamazione entusiasta di Lisette accolse l'arrivo di uno Stefan quanto mai perplesso di vederli lì riuniti.
-Helena?!- sbottò.- Cosa accidenti...?!
-Ciao, Stef.- Helena si sporse a ricambiare il breve abbraccio e bacio con cui lui la salutò, prima di passare ai figli, che cinguettavano i loro “ciao, zio Stef” con la medesima intonazione innamorata.- E' stata un'idea di Lisette.- spiegò stringatamente Helena, intanto.
-Zio Stef, lui è Thomas.- presentò Cody, spingendo avanti il proprio ragazzo.
-Ciao, Thomas. Chiamami pure Stefan.- si presentò brevemente, stringendo la mano che lui gli porgeva.- Brian sarà felice di conoscerti.- aggiunse, dando implicitamente ad intendere di sapere esattamente il tipo di legame che intercorreva con Cody.
-Stef, hai per caso visto Matt o Brian?- domandò Dominic, intervenendo nello scambio di saluti.
-Li ho lasciati lì – Stefan indicò il punto del salone già perlustrato dallo sguardo di Dominic e si voltò di nuovo – cinque minuti fa. Ma ora non li vedo...
-Ok.- borbottò Dom perplesso.- ...era tutto a posto?- indagò.
Stefan sbuffò un sorriso: Come può esserlo tra Matt e Brian!- esclamò.- Avevano cominciato a punzecchiarsi come al solito.
Dominic sospirò.
-Ok.- ribadì- Vai tu o vado io?- chiese.
Stefan alzò le mani: Io ho già dato con Brian!- affermò.
-Vado io.- annuì Dom.- Ti cerco Matt.- annunciò poi, lasciando Helena e i ragazzi in compagnia del bassista dei Placebo.
-...avete delle dinamiche un po'...insolite.- osservò Thomas, perplesso, mentre Dominic si allontanava da loro.
-Le loro dinamiche sono tragicamente standardizzate.- fu la spiegazione stringata che ottenne da un Cody alquanto cinico, ma che nessuno si premurò di smentire.
Helena ordinò qualcosa di forte al bar e Stefan pensò che sarebbe stato opportuno rimanerle accanto.

-Ho provato a comportarmi come volevi, ok?!
Matt lo fissò in silenzio, sentendo una voglia matta di prenderlo a schiaffi prudere dolorosamente sul palmo delle mani.
-...a parte non essere vero,- iniziò in tono bassissimo- non è neanche quello che ti ho chiesto!- concluse rapido e secco.
Brian sbuffò sarcastico, intrecciando le braccia contro il petto e arroccandosi su una palese posizione difensiva che, oltre che mentali, stava cominciando a sollevare tra di loro anche barriere fisiche.
-Bri...
-No, Matt.- lo interruppe lui brusco.- Abbiamo organizzato questa dannata festa, come hai preteso, sono venuto qui, ho salutato, ringraziato e abbracciato tutti. Adesso tagliamo quella fottuta torta e torniamo a casa!- ringhiò.
-Hai passato la sera rintanato in un angolo, dardeggiando odio contro chiunque si girasse nella tua direzione!- lo corresse Matthew aspro.- Non riesci proprio a rilassarti?!
-Sarò estremamente rilassato quando saremo a casa e mi sarò “rintanato” nel mio letto a dormire!
-Va bene!- sfiatò Matt, arrendendosi.- Se vuoi la tua stupida torta, avrai la tua stupida torta! Adesso vieni dentro!
La porta del locale si aprì e Dominic approdò all'esterno insieme a loro.
Brian lo vide per primo e sbuffò d'insoddisfazione. Matt lo mandò mentalmente al diavolo, quando si fu voltato e lo ebbe riconosciuto.
-Dom.- lo chiamò a voce alta. - Che c'è?- chiese sforzandosi di tenere un tono controllato, nonostante l'irritazione che Brian era riuscito a risvegliare.
-C'è che, mentre voi litigate, arrivano altri ospiti.- li informò Dom. Si fermò a pochi passi da loro e ruotò lo sguardo da Matthew ad un Brian che, invece, cercava di evitare accuratamente di incrociare il suo.- ...tu non lo sapevi, vero?- gli domandò Dominic.
Brian lo guardò interrogativo.
Dom non aggiunse altro, ma si girò in direzione di Matthew.
-Per la precisione, credo siano arrivati degli ospiti che tu stavi aspettando e che, adesso, chiedono di te.
Matt colse al volo.
-Ti aspetto dentro.- annunciò a Brian, lasciandolo in compagnia di Dominic e tornando rapidamente sui propri passi, senza degnarlo di un altro sguardo.
All'interno, Matt vide Helena immediatamente. Vestita di bianco, era un punto di luce che illuminava l'angolo del bar, dove lei, i ragazzi e Stefan sembravano immersi in una conversazione quanto mai piacevole e distesa.
Qualcuno dei vecchi amici della famiglia era già andato a salutarli. Erano tutti ugualmente stupiti di trovare la donna e i figli lì, ma lei, invariabilmente, glissava le loro domande al riguardo, sorrideva e, man mano che si rendeva conto di essere semplicemente nell'ambiente che le era più familiare, si rilassava. Del resto, Stefan era una presenza tanto solida, che Helena avrebbe necessariamente finito per sentirsi “al sicuro” anche solo perché lui era lì con lei.
Matt li raggiunse.
-Hel.- la chiamò, perché lei si voltasse e potesse vederlo mentre si avvicinava. Le sorrise.
Helena gli sorrise di rimando, istintivamente, e si diede poi della stupida per averlo fatto. Ma era troppo tardi e Matt l'aveva già abbracciata.
-Grazie.- le ribadì in un sussurro, all'orecchio.- Lo so che è difficile.
Helena non commentò. Quando lui si fu allontanato, lei poté vedere la sua espressione di riconoscenza sincera e annuì lenta, accettando implicitamente i suoi ringraziamenti accorati.
-Ciao, Matt!- salutò allegramente Lisette, appendendoglisi al collo per stampargli un bacio enorme su una guancia ed essere ricambiata con una stretta e una risata.
-Matthew.- fu il saluto più discreto di Cody, un cenno del capo e un accenno in direzione di Thomas.- Lui è Thom.
-Ciao, Thom.- si presentò Matt, allungando una mano.
-Ho scoperto stasera che è un vostro fan.- informò Cody, ironico.
Thomas arrossì visibilmente, ricambiando la stretta di mano di Matthew: Sì...beh...- borbottò.
-Chiamami Matt. E, qualunque cosa succeda, non dire a Brian che sei un nostro fan.- lo redarguì.
-Santo Cielo! Tra te e Cody state facendo apparire suo padre come un mostro.- osservò Helena, divertita.
Strappò una risata all'intero gruppetto, lavando via anche gli ultimi imbarazzi residui.
Matt si voltò in direzione della porta che dava all'esterno del locale, cercando di capire se Brian fosse già rientrato o se Dominic stesse opportunamente trattenendolo all'esterno. Visto che del compagno non c'era traccia, si voltò nuovamente verso Stefan ed Helena.
-Ok. Io vado a dare disposizioni per la torta perché Brian è un pelino...su di giri.- cercò di sminuire. Guardò Lisette.- Tu sei pronta?- le chiese con molta serietà.
La ragazzina annuì con un'espressione esattamente speculare.
Matt sparì nella confusione del locale ed Helena allungò istintivamente un braccio a circondare le spalle della figlia per stringersela addosso.
Lisette la guardò e sorrise.
Helena si ripeté ancora che stava facendo quello che era meglio per lei. Lisette non era mai stata “una cosa sua” e lei era stata davvero egoista a pensare di poter privare la figlia di Brian e sì, anche di Matthew.
Quando la ragazzina si fu girata ancora, fremendo in attesa, Helena si ritrovò a ricambiare lo sguardo di Stefan ed intuì a pelle che lui doveva aver capito qualcosa.
-...grazie, Hel.- lo sentì sussurrare.
-Non è una mia idea.- ribadì lei, pacata. Non le andava di prendersi il merito della maturità dimostrata dai suoi ragazzi.
-Ma tu sei qui.- osservò Stefan tranquillamente.
Brian e Dom rientrarono in quel momento.
Helena li vide approdare al fondo del salone, ma poi un'enorme torta ricoperta di candeline scoppiettanti occupò quella stessa visuale e Brian sparì in un confusionario dolce, che ben poco si confaceva alla sua personalità. Helena rise discretamente e Stefan ricambiò quella risata con un sorriso complice: avevano entrambi pensato la stessa cosa, quella era decisamente una torta di compleanno scelta da Matt Bellamy! Il viso di Brian riapparve in mezzo alle teste degli invitati, raccoltisi attorno al tavolo della torta. Il suo cattivo umore era percepibile per chiunque lo conoscesse, nonostante lui stesse sorridendo – uno di quei suoi bellissimi sorrisi di plastica, privi di qualsiasi contenuto – e stesse dicendo qualcosa di divertente che fece ridere tutti gli ospiti tranne loro, troppo lontani per sentirlo.
Sotto le sue dita, ancora appoggiate sulle spalle della figlia, Lisette scivolò piano. Era come una ballerina: piccola, minuta, elegante, camminava senza fare rumore verso la torta ed il padre, trascinando tutti loro dietro di sé.
-...e, quindi, nonostante io provi tutti gli anni a dimenticarmelo, Matt – E qui Brian guardò il compagno, al proprio fianco, con un misto di odio ed amore che riassumeva esattamente il loro rapporto e che, nonostante tutto, fece ridere Matthew – ci tiene sempre a ricordarmi l'inesorabile scorrere del tempo...
Altra risata divertita degli invitati. Brian fissò le bollicine nel bicchiere di champagne che uno dei camerieri gli aveva servito, raccolse le idee, pensò che voleva davvero tanto che tutta quella serata finisse e, quindi, meglio sbrigarsi e andare a casa.
-Papà.
Brian sollevò gli occhi. La piccola folla attorno alla torta si era infittita con l'arrivo di Stefan ed un gruppetto ulteriore d'invitati. Lì per lì non capì neppure chi fossero.
Lisette gli porse da sopra una delle candeline scoppiettanti, che si stavano spegnendo lentamente, ignorate, una busta rosa su cui aveva attaccato un mucchio di brillantini e strass colorati. C'era scritto, con una penna dall'inchiostro glitter, “Tanti Auguri, Papà”.
-Lisette?- sfiatò lui senza toccare la busta. Alzò gli occhi in quelli di Helena, fissandola interrogativo.- Cosa...?
Helena ruppe quell'immobilismo. Superò la figlia, circumnavigò il tavolo e scoccò un bacio rapidissimo sulla guancia dell'ex compagno.
-Tanti auguri, Brian.
-...Hel.- sussurrò lui, afferrandola per la vita prima che potesse allontanarsi e trattenendola contro di sé.
Matt sorrideva, quando Brian lo guardò. Quello stronzo lo sapeva, capì il cantante dei Placebo.
...si sentiva l'uomo più felice della terra.
-Papà!
Brian guardò Lisette, che ancora porgeva la busta, adesso con un'espressione arrabbiata ed ansiosa assieme. La prese dalle sue mani.
-Grazie.- disse con naturalezza - Cos'è?- s'informò mentre già apriva.
-Il tuo regalo.- affermò quieta la ragazzina, fissandolo intensamente mentre finiva di rompere la parte superiore della busta e faceva scivolare all'esterno il figlio ripiegato che ospitava.
Brian aprì il foglio e si rese conto che...beh, era una specie di certificato o documento ufficiale di qualche tipo e...
-...Lisette...- mormorò.
Helena, ancora al suo fianco, lo abbracciò velocemente.
-Ti conosco.- gli disse divertita, sussurrandolo direttamente al suo orecchio.- Ne parliamo dopo tra noi: tu non vuoi dare spettacolo e noi non vogliamo che tu lo faccia.
-...sei una stronza.- ricambiò Brian, dicendolo in un tono che faceva capire esattamente quello che voleva dire davvero: “sei stupenda” e, in qualche assurdo modo, anche “ti amo”.
Helena rise e lo lasciò andare.
Brian non capì bene come fece ad aspettare che Matt proponesse un brindisi, che il brindisi fosse fatto, che la torta fosse tagliata e che tutti gli ripetessero educatamente i propri auguri.
Però aspettò.
E quando riuscì a svicolare dalla folla dei presenti, trovò Matthew con la sua famiglia e Lisette che gli sorrideva, la stessa ansia di prima in viso.
-Grazie.- fu l'esordio banale, occhi negli occhi con Helena.
Lei scosse la testa e spinse avanti la figlia: E' stata una sua idea. Lo ha voluto lei.
Brian abbassò lo sguardo in quello di Lisette: Allora, grazie a te, Lizie.
Lei scattò avanti, buttandogli le braccia al collo, e fu premiata dall'abbraccio più stretto e affettuoso che suo padre le avesse mai dato.
-Ti fa davvero piacere?- gli chiese insistentemente.
-Non c'è nient'altro, a questo mondo, che potessi volere di più.- le garantì lui.
Quando si sciolsero dall'abbraccio, Matt sorrise loro, soddisfatto.
-Tu lo sapevi. Stronzo.- aggiunse Brian, secco.
-Oh sì. E siccome non riesco a tenermi niente per me, come tu ben sai, ho fatto una fatica immensa per non raccontarlo ai quattro venti!- esclamò Matt allegramente, facendo ridere tutti.- Ero terrorizzato all'idea di rovinare la sorpresa.
-Poi facciamo i conti a casa.- minacciò Brian, comunque.
Matt non parve particolarmente impensierito.
-Allora!- esordì, invece, in tono leggero- Lizzie Molko! Progetti per il futuro?
Lisette rise. Quel cognome le stava davvero bene!

Heroes
2013-2017
MEM

Nota di fine storia della Nai:
AUGURI BRIAAAAN!!!
Ma ciao!
Ok, inizialmente pensavo di chiudere definitivamente la serie “Mascherine” con LLL, perché alla fine avevo un po' paura di fossilizzarmi su una roba e non progredire oltre...è un po' strano finire incastrati in un “universo” perfettamente strutturato e non riuscire ad immaginare che le cose possano svolgersi in modo diverso da così.
Ma è anche divertente. E, quindi, finisce che cominci ad aggiungere particolari a quello stesso Universo e, poi, non vuoi davvero che Lisette e Brian rimangano due estranei o che Helena finisca per essere la stronza che tu non hai mai voluto diventasse...
Comunque, questa storia ha una “pseudo dedica” ad una Silvia che, non amando il Mollamy, ha ben pensato di avvicinarsi alla lettura partendo proprio da LLL, per restarne “traumatizzata” XD Quindi le dovevo il lieto fine.
Inutile dire che “Heroes” è solo l'ultima storia della serie e che tante delle cose che sono qui accennate trovano spiegazione nei precedenti capitoli “Tempo Perso” e “Loud Like Love”, appunto.
Grazie come sempre, in ogni caso, e alla prossima!
See you, space cowboys!
MEM




  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: nainai