Ragnatele ci intrappolano in storie senza fine
Fritture amare, calcinacci
In testa, così
barcollo
Dondolando in pensieri innocenti,
incoerenti
dentro valigie di mattine impotenti,
imponenti
abitate da mostri,
orche giganti che mi accompagnano
a nuoto
nel nostro canale
in cui braccia forti sostengono
il cielo
che inonda le menti,
Mi sento volare
grazie a te, pattinando sui ricordi,
credendo che siamo noi
a fingerci schivi
timidi a scansarci,
divincolarci da strette
ipotoniche.
Facile è piangere
e dire che non è per me,
facile non scegliere
di fronte a noi,
difficile
è il tuo canto solitario,
le tue esitazioni che scricchiolano
con quegli spicchi d’arancio nel petto
Dichiarati come dissennato,
sociopatico lungo la via di casa,
sono indifferente, amante di quel camminare
defesso,
Tieni la mano in tasca, facendo volare poi
Aironi quando mi tocchi,
sento scoppiare la pioggia sopra di noi per
mondare
i viticci a cui siamo legati,
scorze verdi di rugiada
muscoli cardiaci
che cuori non sono,
ma attrazioni di egoismo,
smog di emozioni.