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Autore: Eirynij    11/12/2017    3 recensioni
Questa storia vuole essere un semplice pedinamento dei ninja di Konoha (e non solo) intenti a percorrere il loro viaggio più lungo: la vita. Piccole cronache del quotidiano mentre una minaccia si addensa ancora una volta per gettare ombra sul mondo conosciuto da Naruto Uzumaki e dai suoi amici. Non mancheranno avventure, paure, emozioni di ogni sorta e briciole di comicità miscelata al romanticismo mentre i fili rossi del destino si intrecciano inesorabili.
La coppie: NaruHina, SasuSaku, ShikaTemari, SaiIno, ChojiKarui e davvero molte altre sia inserite come riferimenti e che protagoniste.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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5. Qualcuno
 
 
Konan della Pioggia. Erano anni che Kakashi non sentiva pronunciare quel nome, l’aveva conosciuta come nemico ma adesso che era una loro potenziale alleata non aveva idea di come si sarebbe evoluta la situazione. Si sistemò meglio la bandana che gli oscurava metà del viso dopo essersi stropicciato gli occhi arrossati dalla stanchezza per la notte insonne.
Il rapporto di Naruto era stato piuttosto confuso e la richiesta di asilo per Sanshouo no Jun promossa dal Kazekage lo preoccupava non poco: l’Insurrezione di Ai o i gerarchi di Hanzo avrebbero messo una taglia sulla testa di quella ragazza e, con il suo bambino, sarebbe diventata presto la ricercata numero uno dei cacciatori di taglie e di qualsiasi nukenin col desiderio di racimolare del denaro.
Il ninja-copia non era riuscito a chiudere occhio pensando al rischio a cui avrebbe esposto il Villaggio ospitando la ragazza, tuttavia Konoha era sicuramente l’ultimo posto dove sarebbero venuti a cercarla e la sua faccia non era affatto conosciuta quindi riducendole al minimo le uscite e affidandola a una delle famiglie più riservate ma fedeli della Foglia poteva garantirle un’adeguata protezione senza mettere in eccessivo pericolo il resto della popolazione: gli Hyuga erano la sua soluzione.
Si rigirò nel letto coprendosi la spalla nuda e, agitandosi il meno possibile, infilò i lembi della canottiera nei pantaloni del pigiama per non prendere freddo. Pancia al caldo e piedi asciutti era una delle regole fondamentali che Minato gli aveva inculcato durante gli anni di allenamento.
Fissando l’esterno attraverso le fessure delle imposte chiuse poteva dedurre che mancavano poche ore all’alba, ignorando questo memento serrò le palpebre tranquillizzato dalla decisione presa: quella mattina avrebbe fatto tardi a lavoro.
 
***
 
L’Haruno si infilò una felpa piuttosto pesante, dopo i turni di notte provava sempre molto freddo, salutò le infermiere e si avviò verso il bar vicino l’ospedale dove le sue amiche la stavano aspettando per fare colazione insieme.
Appena superata la porta fu investita dal fragrante profumo di brioches appena sfornate che risvegliò con un borbottio il suo stomaco inacidito dal fiume di caffè che aveva ingurgitato per stare sveglia. Trovò Hinata seduta a un tavolino ricoperto da una graziosa tovaglia bianca situato vicino la vetrina mentre sfogliava un catalogo sul lavoro a maglia. Ino, come suo solito, era in ritardo.
‹‹Buongiorno›› si sedette vicino alla mora.
‹‹Ben arrivata Sakura, come è andato il turno stanotte?›› chiese la Hyuga affabile riponendo il giornale nella borsetta.
‹‹Noiosetto a dire la verità›› mentì la discepola della Principessa delle Lumache, aveva dovuto assistere a ben tre emergenze ma non aveva voglia di raccontare né di ripensarci ‹‹quanti minuti di ritardo farà la nostra Yamanaka preferita? Scommetto almeno almeno quindici!››.
‹‹Non sta bene fare questo genere di discorsi›› la rimproverò Hinata.
‹‹Che sono privi di fondamento›› una voce piccata alle loro spalle le fece trasalire, Ino si sedette occupando la terza poltroncina accavallando le gambe e ammiccando al cameriere che trascurò una coppietta per venire immediatamente a raccogliere le loro ordinazioni.
‹‹Dovresti apprezzarci di più, cara la mia Haruno›› lamentò la bionda ‹‹noi abbiamo tirato giù i nostri culi dal letto ad un orario di cui non dovremmo nemmeno conoscerne l’esistenza solo per fare colazione con te››.
La rosa annuì pescando la schiuma del cappuccino col cucchiaino, non aveva intenzione di rovinarsi la mattina con una sterile discussione. Ino interpretò arbitrariamente il silenzio della ragazza come un segno di pentimento e, indirizzando uno sguardo malizioso verso l’altra amica, soffiò: ‹‹E con Naruto come va Hina-chan?››.
La Hyuga si bloccò con un pasticcino alle fragole sospeso a mezz’aria come se le si fosse inceppato il braccio.
‹‹Naruto è troppo scemo›› intervenne Sakura domandandosi come mai quella mattina fosse così nervosa, diede la colpa al lavoro stancante reprimendo il pensiero che la tormentava da una settimana: l’indomani sarebbe stato l’anniversario della partenza di Sasuke per il suo esilio volontario.
‹‹Non dire così›› intervenne la mora con veemenza per poi abbassare il tono di voce fino a ridurlo ad un sussurro arrivata in fondo alla frase ‹‹non è colpa sua, sono io il problema… non credo che mi trovi… attraente››.
‹‹Impossibile›› ribatté Ino ‹‹hai le tette più grandi di tutto il villaggio dopo quelle di madamigella Tsunade. Devi solo metterle un po’ in mostra, tutto qui! E smetterla di vestirti come mia nonna››. La Yamanaka indicò con una smorfia il maglioncino accollato della ragazza.
‹‹Tua nonna se ne va ancora in giro tutta truccata e coi vestiti attillati›› la rimbeccò l’Haruno ‹‹troppo attillati››.
Le ragazze rabbrividirono ripensando al soggetto.
‹‹Vero›› non poté che confermare la bionda vergognandosi per la sua parente ‹‹beh… smettila di vestirti come la nonna di Sakura allora››.
‹‹Ino›› stavolta la rosa era davvero sconvolta ‹‹mia nonna è morta quando eravamo bambine, sei anche venuta al suo funerale!››.
‹‹Esatto›› confermò l’altra ‹‹tua nonna è bella che sepolta esattamente come lo sono le tette di Hina-chan sotto quel cumulo di vestiti››.
La Hyuga colta dall’esasperazione si intromise spezzando il battibecco: ‹‹La verità è che Naruto è innamorato di Sakura››. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, non era una sciocca e l’aveva capito anni fa ma l’aveva sempre tenuto segreto con l’illusione che finché non l’avesse ammesso non sarebbe stato vero.
Sul tavolino era calato un silenzio imbarazzato, nessuna delle altre due ragazze aveva il coraggio di negare la verità. Hinata le guardò entrambe, irrigidite mentre si scoccavano occhiate in tralice e si pentì della sua impulsività quindi cercò freneticamente un argomento con cui distrarle: ‹‹Non è Shikamaru quello là?››.
Ino si voltò di scatto pronta a negare la segnalazione della mora, conosceva il Nara troppo bene per non sapere che lui detestava i dolci, eppure, quello alla cassa con in mano un vassoietto di pasticcini alla crema, era proprio lui.
 
***
 
La conversazione tra il Sesto e Hiashi Hyuga era stata secca ma avevano raggiunto facilmente un accordo sull’alloggio di Jun della Pioggia: la ragazza sarebbe andata a stare col nipote alla residenza della famiglia principale. Essendo di discendenza nobile non vi era motivo per rifiutarle quel privilegio e il capofamiglia era incline ad averla vicino a sé per tenerla sempre sotto sorveglianza: un uomo politico come lui sapeva bene che importanza avesse l’erede di Hanzo a livello internazionale, così se ne andò trascinandosela appresso con tutti gli onori del caso.
Appena furono usciti richiudendo la porta dietro le loro spalle, dalla finestra dell’ufficio di Kakashi, furtiva e silenziosa, scivolò dentro l’ombra di uno shinobi che, sebbene non militasse a Konoha da diverso tempo, rimembrava perfettamente ogni singolo mattone del Villaggio.
‹‹Buongiorno Kakashi-sensei, o forse ora dovrei dire Hokage›› salutò posizionandosi proprio di fronte al maestro.
‹‹Qual buon vento, Sasuke›› il ninja-copia era contento di rivedere l’ex-allievo tanto problematico quanto dotato nei jutsu.
‹‹Torno per portare notizie›› l’Uchiha andò dritto al punto, odiava tergiversare ‹‹so già che avete avuto a che fare con l’Insurrezione di Ai, quello che ancora non sapete è che sono riusciti a sostituire il capo del Villaggio dell’Erba con uno dei loro per avere un perpetuo rifornimento di cibo e combustibili››.
Il Sesto ricevette la notizia senza scomporsi ma iniziava a comprendere che la gravità della situazione fosse maggiore di quanto figurato, si segnò mentalmente che doveva convocare i cinque kage in riunione. ‹‹Altro?›› chiese sperando che le brutte notizie si limitassero a quelle.
‹‹Mi fermerò nel quartiere Uchiha per qualche giorno prima di ripartire, so che al Villaggio non sono gradito quindi vorrei che la mia presenza rimanesse riservata›› dichiarò il ragazzo.
‹‹C’è più di una persona che vorrebbe vederti invece›› ribatté il maestro.
‹‹Sono io che non sono nelle condizioni di vederli›› Sasuke fece per andarsene passando ancora dalla finestra.
‹‹Ehi›› lo richiamò il sensei ‹‹bentornato Sasuke››.
 
***
 
‹‹Sei in un ritardo disarmante›› Temari lo rimproverò stizzita per l’attesa, stava seduta sulla poltroncina dell’ufficio di Shikamaru da almeno mezz’ora in attesa che il ragazzo comparisse per sbrigare le ultime pratiche prima della sua partenza la sera stessa.
‹‹Ho un buon motivo per esserlo, seccatura›› il Nara richiuse la porta dietro le sue spalle con il tallone. Da quando erano giunti a Konoha con il prigioniero si erano visti tutti i giorni passando molto tempo insieme a formulare ipotesi e strategie in vista un ipotetico scontro con quelli dell’Insurrezione e Shikamaru aveva imparato molto sulla ragazza: le sopracciglia corrugate in un pensiero bellicoso, lo schioccare impaziente delle dita, il suo odio per la puzza di sigaretta e l’amore per i pasticcini a colazione. Proprio con l’intento di sorprenderla era passato dalla pasticceria vicino l’ospedale e le sventolò sotto il naso il pacchettino che emanava un profumo fresco e sfizioso dalle fessure dell’involucro.
‹‹Mica male, piagnucolone›› lo apostrofò la kunoichi ‹‹tu sì che sai come conquistare una donna››.
 
 
Scolò d’un fiato il bicchierino ricolmo di liquore aspro destinato a infiammargli le budella e lo posò davanti a sé con uno schiocco mentre l’Akimichi davanti a lui sgranocchiava con foga le patatine.
‹‹Allora, cosa ne dici?›› gli chiese Shikamaru.
‹‹Sei cotto›› rispose l’amico come se fosse la cosa più normale del mondo.
‹‹Questo lo sapevo già›› rispose il moro. Si era accorto da giorni che il desiderio di trascorrere il proprio tempo con Temari era diventato troppo impellente per essere attribuito a della semplice simpatia per la ragazza. Era sveglia e terribile e non solo aveva ottime idee strategiche ma anche un sottile senso dell’umorismo che lo divertiva. Lo punzecchiava con ironia e lui rispondeva a tono, stare con lei era come giocare un’eterna ed accattivante partita a shogi e questo lo faceva impazzire.
‹‹E allora cosa vuoi sapere da me?›› chiese Choji perplesso.
‹‹Cosa devo fare?›› lo incalzò il Nara.
‹‹Credo sinceramente che tu stia chiedendo proprio alla persona sbagliata›› rispose candidamente l’altro ‹‹non so se te ne sei accorto ma io e le ragazze viviamo su due pianeti diversi››.
‹‹Non mi stai aiutando›› protestò lo shinobi delle ombre.
‹‹Una volta ho incontrato il maestro Asuma con un mazzo di fiori in mano›› l’Akimichi si concentrò cercando di rimembrare l’episodio risalente a diversi anni prima ‹‹così gli ho chiesto cosa stesse facendo e lui mi ha risposto in modo enigmatico “le donne vanno sorprese”››.
 
 
La kunoichi della Sabbia si avventò sui cannoncini alla crema con la voracità di una bestia famelica e ne divorò rapidamente almeno quattro prima di rialzare la testa e vedere che Shikamaru la stava fissando divertito: ‹‹Che c’è?››.
‹‹Non mi hai ancora detto grazie›› sorrise il Nara pronto a iniziare lo scontro decisivo che l’avrebbe portato a sapere se il suo interesse per la ragazza fosse ricambiato oppure no. Tornando a casa dopo la conversazione che aveva avuto con Choji la sera precedente si era preparato mentalmente tutte le battute che potevano portarlo a raggiungere il suo obiettivo, dalle informazioni ottenute, poi, avrebbe elaborato una strategia opportuna.
‹‹Vero›› Temari annuì alzandosi lentamente dalla poltrona raggiungendo il moro appoggiato all’armadio stipato di pratiche già compilate. Si sporse in punta di piedi regalando un leggero bacio sulla guancia allo shinobi delle ombre. ‹‹Grazie›› sussurrò.
Shikamaru, per la prima volta nella sua vita, fece qualcosa che non aveva prognosticato con adeguato anticipo: le cinse i fianchi e l’attirò a sé premendo con foga le sue labbra su quelle della ragazza. Percepì il sapore dei dolcetti e quello più pungente e intenso della bocca della ragazza che si schiudeva per lui. La strinse facendo aderire i loro corpi e percorrendo con le dita la curva della sua schiena, scendendo fino ai glutei e risalendo alle scapole sporgenti. Si staccò per riprendere fiato.
‹‹Nessuno ti ha detto di smettere›› sorrise la kunoichi.
 
***
 
Sasuke ce l’aveva quasi fatta ad arrivare non visto fino al quartiere degli Uchiha ma un attimo prima di passare dal portone squadrato con inciso il ventaglio bianco e rosso, quando aveva ormai abbassato la guardia tirando un sospiro di sollievo, si era ritrovato davanti una Ino Yamanaka con gli occhi sgranati per lo stupore. Se l’era data a gambe alla velocità della luce maledicendo il destino che l’aveva fatto incontrare proprio con lei, la ragazza più pettegola del Villaggio. Quella non è capace di stare zitta nemmeno con una ciabatta in bocca, sapranno tutti che sono qui in men che non si dica. Ma non poteva ripartire subito, aveva diverse faccende da sbrigare e non poteva svolgerle in nessun altro luogo, quindi arrivato nella residenza principale, rassegnato, riempì d’acqua il bollitore in attesa di offrire al primo che lo fosse venuto a trovare un po’ di tè caldo.
Non dovette aspettare molto prima di udire dei colpi decisi alla porta. Si alzò stancamente convinto di trovare davanti a sé l’unico amico che avesse, impetuoso e solare pronto a gettargli le braccia al collo, invece sull’entrata stava ritta, leggermente tremante, la sua ex compagna di squadra con un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
Si era già scusato con lei una volta nella Valle dell’Epilogo e, partendo per il suo esilio, l’aveva lasciata con un buffetto sulla fronte come quelli che Itachi gli regalava in segno d’affetto. In lei non riconosceva nulla della petulante bambina che ricordava, era cresciuta e si era trasformata in una donna forte e decisa. Era diventata bella.
Fece per dirle di accomodarsi ma il fiato gli si mozzò, si piegò in avanti sentendo il reflusso gastro-intestinale risalire impetuoso, tossì dopo averlo ricacciato verso il basso. ‹‹Potevi uccidermi con quel pugno, sai?›› si lamentò tossendo.
Sakura non rispose, la voce le sarebbe uscita debole e stridula quindi preferì non proferire parola. L’aveva piantata in asso per l’ennesima volta e non si era fatto né vedere né sentire nell’ultimo anno, in quel lasso di tempo l’Haruno si era preparata infiniti discorsi per il momento in cui si fossero rivisti, in cui lei avrebbe cercato di fargli capire che era il benvenuto nel Villaggio e soprattutto nella sua vita pregandolo di restare e darle un’occasione. Tuttavia, ora che ce l’aveva davanti, le veniva da piangere, solo da piangere per la frustrazione, per la rabbia, per la sua stessa debolezza ma soprattutto le lacrime calde che scorrevano lentamente sulle guance erano dovute al sollievo e alla felicità di vederlo e sapere finalmente che stava bene.
‹‹Sakura›› l’Uchiha non sapeva cosa dire davanti all’emotività della ragazza ‹‹io…››.
‹‹Vai al diavolo, scemo›› sbottò la rosa coprendosi il volto con le mani cercando disperatamente di asciugarsi gli occhi.
‹‹Mi ci hai già mandato una volta, sai?›› ridacchiò Sasuke.
‹‹E allora tornaci›› grugnì l’Haruno credendo di aver ritrovato un po’ di compostezza.
‹‹Sì, dopo ci torno›› l’assecondò attirandola a sé con l’unico braccio che gli era rimasto e posandole la mano sulla testa per accarezzarle i capelli morbidi dal dolce profumo di ciliegie mature.
La ragazza si aggrappò ai suoi vestiti e venne condotta dentro casa fino al patio interno che si affacciava sul giardino pieno di erbacce seccate al frizzante vento autunnale. Le stanze puzzavano di chiuso e ormai contenevano più polvere che mobili, molti dei beni degli Uchiha infatti erano stati razziati negli anni dopo il massacro.
Sasuke cercò nella credenza un paio di tazze ma delle decine di bellissimi servizi da tè in porcellana di sua madre erano rimaste solo un paio di coppette spaiate senza nemmeno il loro piattino, le igienizzò e ci versò dentro la bevanda fumante.
Essere rimasto con una mano sola non gli creava alcuna difficoltà in battaglia ma era un limite nella vita quotidiana quindi si voltò per chiedere a Sakura di aiutarlo. La vide che se ne stava accovacciata con le ginocchia strette al petto appoggiata a uno dei pilastri in legno, i capelli le ricadevano corti sulle spalle incorniciandole il viso e dando risalto agli occhi verdi che, invece di guardare il cortile, fissavano lui.
‹‹Io…›› cominciò senza sapere ancora cosa stava per dire, voleva solo spezzare il silenzio e dimostrarle che la sua presenza lo rasserenava in qualche modo.
‹‹Sasuke, io ti avrei seguito anche in capo al mondo!›› lo interruppe la ragazza ‹‹Prima di partire mi hai detto che non c’entravo con le tue colpe ma io voglio far parte della tua vita››.
L’Uchiha soppesò le sue parole cercando di coglierne il significato profondo. Ero un ragazzino sofferente per la solitudine, ossessionato dall’odio e in cerca di affetto, questo mi ha portato a scontrarmi con i miei amici tentando di cancellare il loro amore per me, ma non hanno ceduto e mi hanno salvato. ‹‹Tu mi hai odiato qualche volta in questi anni?›› chiese d’impulso il moro.
Sakura rimase un attimo in contemplazione ponderando la verità che non voleva lasciare le sue labbra. ‹‹Qualche volta ti ho odiato un po’ di più rispetto a quanto meritassi›› ripensò agli anni della solitudine e dei pianti notturni quando le tenebre si contraevano attanagliandole il cuore ‹‹ma non ti ho mai amato di meno››.
‹‹Va bene›› si inginocchiò davanti a lei posandole indice e medio sulla fronte.
L’Haruno rimase sorpresa: ‹‹Cosa?››.
‹‹Accetto i tuoi sentimenti››.
‹‹Quindi ora dovresti darmi un bacio…›› suggerì l’allieva della Madamigella Tsunade afferrando il coraggio a due mani dopo lo sgomento.
‹‹Solo uno?›› Sasuke sorrise beffardo, sinceramente divertito per la piega che stava prendendo la situazione.
 
***
 
‹‹Non ti ha detto nulla quindi?›› Choji sgranocchiò sovrappensiero un paio di patatine fritte, aveva preso il cestino grande ma stava già finendo. Decise di ordinarne un altro facendo un cenno alla cameriera indaffarata.
‹‹Nemmeno una parola›› lamentò il Nara ingollando un sorso di liquore dopo aver rigirato tra le dita il bicchierino pieno. Era il terzo della serata ma non sarebbe certamente stato l’ultimo.
‹‹Però vi siete baciati›› asserì il castano.
‹‹Sì, peccato che se ne sia andata senza proferire parola dopo la riunione con l’Hokage e la mattina successiva, quando sono andato in ufficio, mi hanno detto che era partita per Suna›› grugnì ricapitolando la situazione.
‹‹Però tornerà domani con Gaara, no? Mi hanno detto che il Sesto ha indetto una riunione dei Kage›› l’Akimichi si avventò sul nuovo rifornimento di cibo, glielo avevano comunicato quella stessa mattina dandogli anche l’ordine di occuparsi della sistemazione del Raikage. Sono alla frutta se scelgono me per compiti di rappresentanza pensò rendendosi perfettamente conto che l’unico motivo di quella preferenza fosse la sua appartenenza a uno dei clan storici di Konoha.
‹‹E chi può dirlo?›› biascicò Shikamaru con la lingua impastata dall’alcol.
Choji scrutò attentamente l’amico pensando che Temari doveva piacergli proprio, non l’aveva mai visto così nervoso e l’ultima volta che aveva bevuto abbastanza da ubriacarsi era stato durante i festeggiamenti per la sconfitta di Hidan e Kakuzo che avevano ucciso il maestro Asuma. Il Nara era sicuramente l’essere più pigro sulla faccia della terra, aveva avuto qualche ragazza al Villaggio ma roba da non più di una notte sostenendo che qualsiasi femmina dall’alba in poi non fosse altro che una piaga per la sua vita tranquilla. Dal canto suo, il castano si definiva un uomo senza un’aspirazione diversa da una moglie in grado di cucinare prelibatezze per il suo stomaco perennemente affamato, tuttavia non aveva mai avuto una morosa: non perché non la volesse ma per il semplice fatto che erano le donne a non volere lui. Chissà se un giorno mi innamorerò anche io? Spero che almeno la mia sia più comunicativa di Temari…
‹‹Ecco i miei ragazzi preferiti!›› Ino comparve cingendo loro le spalle con fare affettuoso. L’Akimichi fece una smorfia sentendo l’alito pungente di sakè dell’amica e decretando che era decisamente andata pure lei mentre barcollava fino a sedersi su una sedia vuota vicino al loro tavolo.
‹‹Torna a bere con noi, bellezza›› un ragazzo le si avvicinò afferrandole un braccio per trascinarla via.
‹‹Sto festeggiando›› spiegò la Yamanaka con un sorriso ebete stampato in faccia ‹‹ho mollato il mio stupidissimo ragazzo… Tanaka! Ah no questo l’ho mollato la settimana scorsa… Mabuchi già deve essere lui lo sfortunato››. Ridacchiò da sola.
‹‹Dai tesoro›› la incitò lo sconosciuto cercando di farla alzare.
Era stata mollata, Choji lo sapeva bene: la conosceva dal primo anno di Accademia e aveva imparato che la velocità con cui Ino conquistava i ragazzi rimaneva comunque inferiore a quella con cui loro la scaricavano. Li faceva impazzire letteralmente e, da quando le era morto il padre, il tracollo dei suoi accompagnatori avveniva ancora più rapidamente.
‹‹Andiamo a casa›› il castano si alzò deciso a portare via entrambi i suoi compagni di team e assicurarsi del loro arrivo nei rispettivi letti. Il ragazzo del pub fece per protestare ma vedendo le dimensioni dell’Akimichi una volta alzatosi e la sua occhiata minacciosa se la svignò andando a importunare un altro gruppetto di ragazze. Il castano pagò il conto e, afferrandone uno per mano, condusse Ino e Shikamaru per le strade quasi deserte di Konoha. Iniziava a fare davvero freddo la sera e l’aria autunnale ricordava che l’inverno stava inesorabilmente arrivando, cosa che al ragazzo non dispiaceva affatto: tutte le persone sembravano più grasse avvolte noi giubbotti e nei piumini, pertanto lui si sentiva più magro.
‹‹Eccoci arrivati›› decretò Choji fermandosi davanti alla dependance che Shikamaru occupava all’interno del quartiere Nara, fece per prelevae il mazzo di chiavi dalle mani del moro che si muovevano febbrilmente per trovare quella giusta.
‹‹Ce la faccio›› ringhiò l’altro infilando finalmente l’oggetto sfuggente nel buco della serratura.
‹‹Che freddo›› si lamentò la bionda stringendosi addosso lo scialle leggero ‹‹Shika, posso fermarmi qui da te? Non ce la faccio ad andare fino a casa››.
Il ragazzo le fece segno di entrare e dopo un cenno di saluto e ringraziamento all’amico chiuse la porta alle sue spalle.
Adesso andrò a dormire va… i Kage arrivano domani e io avrò la mia bella gatta da pelare… pensò Choji avviandosi verso casa dei suoi. Stiamo crescendo, ed è strano che più si cresce e più ci si sente soli… è un vuoto incolmabile che si forma all’altezza del cuore e che ci fa sentire il bisogno di… qualcuno nell’universo.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Ben ritrovati, è necessario che io ringrazi chiunque sia riuscito a leggere tutta la mia pappardella. In questo capitolo ho voluto dare spazio alla vita quotidiana e a un paio di coppie che spero vi piacciano quanto piacciono a me. Anche Choji ha avuto la mia attenzione, è un personaggio troppo sottovalutato non trovate anche voi? Io lo definirei un cuore d’oro.
Ringrazio chiunque voglia lasciarmi la sua recensione e spero di sentire tante vostre opinioni (positivo o negativo è tutto ben accetto)!!
Un bacio,
Eirynij
   
 
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