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Autore: gufostorm    12/12/2017    1 recensioni
L’odiosa ed afosa estate finalmente stava finendo.
Un venticello leggero portava il profumo dell’arrivo dell’inverno fino a lui che, lasciatosi cullare da quella dolce brezza, si era addormentato su quella poltrona ormai abbandonata da tempo e che, ormai da tempo, era diventata il suo rifugio, la sua casa.
Già…Bruce era un senzatetto.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’odiosa ed afosa estate finalmente stava finendo.
Un venticello leggero portava il profumo dell’arrivo dell’inverno fino a lui che, lasciatosi cullare da quella dolce brezza, si era addormentato su quella poltrona ormai abbandonata da tempo e che, ormai da tempo, era diventata il suo rifugio, la sua casa.
Già…Bruce era un senzatetto.
Viveva per le strade di quella città ormai da così tanto tempo che neanche più si ricordava chi gli avesse dato quel nome, o perché. Erano passati anni da quando quella mano amica l’aveva pugnalato, da quando l’aveva ridotto ad uno straccio e gettato via come se nulla fosse; erano passati anni e, in tutti quegli anni, aveva imparato a cavarsela anche da solo, senza dover mai chiedere aiuto a nessuno. Non era da lui chiedere aiuto, e aveva ormai capito che contare sugli altri portava solo dolore e sofferenza. In molti gli avevano detto che aveva un carattere difficile, ma lui continuava a rispondere che non era vero, che se era così era perché così stava meglio…
L’improvvisa interruzione di quel dolce venticello e il brusco cambio di odori destarono Bruce dal suo dolce pisolino, ma i suoi riflessi non furono abbastanza pronti da permettergli di scappare.
Il buio lo circondò.
Gli odori svanirono.
I suoni si attutirono completamente.
Provò ad urlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
Il panico s’impadronì di lui, bloccandolo.
Era finito.
Era tutto finito.
*
Come tutte le mattine, negli ultimi tre anni, Lucy si svegliò di malavoglia dopo l’ennesimo squillo di quella vecchia sveglia con le principesse Disney, che ancora teneva come ricordo della sua piccola sorellina ora lontana. Sempre di malavoglia si vestì, fece colazione, salì in macchina e partì per il lavoro.
Girare per le strade di quella noiosa città già dalle prime ore del mattino era snervante, e se ci si aggiungeva l’odio per quello schifo di lavoro, non è difficile da capire il perché anche quella mattina Lucy fosse scontrosa con tutti. Dopotutto aveva studiato anni per diventare veterinaria, per poi ritrovarsi a lavorare come accalappiacani. Inoltre odiava tutti i suoi colleghi di lavoro, che raccoglievano quei poveri cuccioli abbandonati sul ciglio della strada per portarli immediatamente alla “stanza della morte”. Ma, purtroppo, quello era l’unico lavoro che era riuscita a trovare, e non lo poteva lasciare…aveva bisogno di soldi, doveva risarcire il debito lasciatogli dal padre scomparso il prima possibile, per poi potersene andare via.
Quella mattina stava facendo il suo solito giro per uno dei quartieri della periferia quando, su una vecchia poltrona logorata dal tempo, vide un grosso gatto che dormiva dolcemente cullato dalla brezza di fine estate. Rimase a guardarlo per qualche istante per poi parcheggiare a qualche metro da lui.
Aprì lentamente il bagagliaio, domandandosi come sempre se stava facendo la cosa giusta, poi prese il sacco che la compagnia gli aveva dato in dotazione, una retina e si diresse decisa verso quel povero gatto dormiente. Con una mossa veloce e decisa intrappolò quel povero animale nel sacco, lo adagiò delicatamente sul retro del furgoncino e si rimise alla guida.
Era quasi ritornata alla sede della compagnia per cui lavorava quando un suo collega la chiamò, per sapere se fosse riuscita a prendere qualche “bestia di cui sbarazzarsi”.
Lucy buttò un’occhiata fugace verso il fagotto alle sue spalle, da cui ogni tanto trapelavano dei miagolii lievi e lamentosi, poi rispose che non era riuscita a prendere niente e che tornava direttamente a casa.
Ancora dubbiosa sulla decisione appena presa, Lucy tirò dritto, senza fermarsi, fino ad arrivare al garage di casa sua.
Scesa dalla macchina, lentamente si diresse verso il retro, per poi prendere il fagotto ed appoggiarlo a terra.
Fece appena in tempo ad sciogliere il nodo che una grassa palla di pelo nero schizzò fuori da quel sacco, per poi andare a sbattere contro la ruota della macchina.
*
Bruce aveva perso le speranze; ormai era finita, stava per morire, lo sapeva, ma non sarebbe morto senza combattere.
Si preparò, tirò fuori gli artigli poi, appena sentì il suolo duro sotto i suoi piedi e, appena vide uno spiraglio di luce entrare in quel sacco, si scagliò fuori a tutta velocità, per poi andare a sbattere contro la ruota della macchina.
Si ritrovò nuovamente circondato dall’oscurità, privo di sensi.
Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu la trama contorta di un copridivano sconosciuto. Guardingo iniziò lentamente a guardarsi intorno, cercando di studiare quell’ambiente a lui sconosciuto.
Di chi era quel divano? Di chi erano quei libri sul tavolo, quella tazza con il simbolo di Batman, quelle ciabatte abbandonate a caso, quel tappeto dall’apparenza così soffice…a chi apparteneva quel dolce profumo che impregnava tutta quella stanza?
Lentamente provò a tirarsi su ma un’improvvisa fitta alla testa gli impedì di fare ulteriori movimenti, mentre una figura sconosciuta si precipitava verso di lui, farfugliando qualcosa di incomprensibile per lui.
Lentamente riappoggiò la testa sulla morbida stoffa del divano, socchiudendo gli occhi e sperando che il dolore si placasse velocemente.
Poi lentamente iniziò a capire i farfugli di quell’ombra a lui sconosciuta. Sembrava che gli stesse sussurrando di non muoversi, di riposarsi ancora, di rilassarsi.
Sentì il tocco dolce e calmo, quasi rassicurante, della mano di quell’esile figura, che lievemente gli accarezzava il pelo.
Poi sentì qualcosa di strano, sentì qualcosa salirgli su, lungo tutto il corpo, qualcosa di caldo e dolce, qualcosa che lo portò a piangere dopo anni.
Inconsciamente spostò la testa verso la mano dolce di quella strana ragazza, mentre silenziosamente continuava a piangere, per poi decidere che, finalmente, era giunta la sua ora.
Ora poteva ritornare a vivere, ora poteva essere di nuovo felice. Note: questa storia è nata da una piccola sfida:scrivere un breve racconto usando le parole: principessa, gatto grasso e dal carattere difficile e batman. Spero che vi piaccia
   
 
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