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Autore: Aletorre22    12/12/2017    1 recensioni
Marta, dopo vari anni, ritorna nel suo vecchio liceo, ma stavolta si troverà nelle vesti di un'insegnante di inglese alle prime armi e con tanta voglia di imparare. Non le mancheranno i rapporti confidenziali con qualche alunno, le amicizie tra professori e gli amori.
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Avevo iniziato a scriverla l'anno scorso e poi ho interrotto. Ma adesso sono tornata carica di nuove idee.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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~~Mi recai nuovamente alla scuola. Volevo vedere la partita. Solo quella? Non mi dispiaceva l'idea di incontrare anche Enrico, dovevo essere sincera. Stranamente mi ritrovavo spesso a pensarlo, ma non ero di certo innamorata. La mia era sola attrazione, per lo più fisica. Dovevo ammettere a me stessa che ci sapeva fare con le donne. Ti entrava in testa e non riusciva più ad uscire. Dall'altro lato, però, ogni tanto mi ritrovavo a pensare a Matteo. Quella discussione che avevamo avuto, mi aveva dato molto da pensare, non solo su di lui, ma anche su di me. Era veramente intrigante. Il bel tenebroso. Non scopriva subito le sue carte con tutti e quindi potevo essere una privilegiata. Fui contenta quando lo vidi subito tra gli spalti, stavolta senza taccuino o computer sulle gambe. Guardava la partita, iniziata da poco, messo nelle ultime file. Era stato facile notarlo; il resto era pubblico esclusivamente femminile, eccetto qualche ragazzo e genitore interessati alla pallavolo. C'erano perfino delle ragazze pon pon, che facevano gli occhi dolci ad Enrico, ma lui neanche le notava intento com'era ad arbitrare. Cercai con lo sguardo Melissa, ma non la trovai. Evidentemente aveva altro da fare o non le interessava vedere la partita. In fondo non c'è gusto se una coppia ha tutti gli interessi in comune. Sai che noia. Feci cenno con la mano a Matteo e mi incamminai verso di lui.

"Ciao! Anche tu da queste parti?".

"Eh già, volevo vedere i ragazzi giocare. Ma vieni, non stare in piedi, accomodati qui" e toccò la sedia accanto alla sua.

"Grazie! Da qui, però, non si vede granché. Cerchi di nasconderti da qualcuno? " chiesi ridendo.

"Ma no, volevo un posto tranquillo".

"Troppe fan sfegatate per Enrico". E stavolta ridemmo insieme.

"Ma non l'hai visto che era fuori? Arbitro VENDUTO!" urlò qualcuno. E a seguire molti altri iniziarono a lamentarsi.

"Invece di distrarsi stia più attento! Guardi la partita, non gli spalti!" qualche genitore urlò. Ma che stava succedendo? Guardai Matteo interrogativa e lui fece spallucce. Continuammo a chiacchiere.

"Allora come ti stai trovando qui?" mi chiese lui.

"In fin dei conti non è poi così male sai. Fin da piccola mi piacevano le lingue e poter insegnare il tuo sapere ad altri è qualcosa di straordinario..".

"..per creare un mondo migliore" continuò la mia frase sorridendo.

"Esatto!  Mi hai tolto le parole di bocca. So che può sembrare la solita frase che dicono tutti, ma io ci credo veramente".

"Sarebbe bello sapere che i nostri ragazzi un giorno diventeranno delle persone importanti e che si ricorderanno di noi con il sorriso, nonostante le lamentele e gli sbadigli, che ci rivolgono in classe".

"Mia nonna era un'insegnante alle medie. Sai quanti suoi alunni si ricordano di lei? Veramente tanti! Ogni tanto, quando andavo a trovarla, mi leggeva le lettere che riceveva da loro. Le erano molto grati" dissi con un tono nostalgico.

"Deve essere proprio una gran donna allora" lo sguardo fisso dentro al mio.

"Lo era..se n'è andata tre mesi fa". A quel punto mi passò un braccio attorno al collo consolandomi. Non me lo sarei aspettato da lui quell'abbracio. E non perché non lo ritenevo in grado di provare sentimenti, ma non lo facevo così tenero. Solitamente non lasciavo che una persona invadesse i miei spazi così in fretta. L'ultima volta che l'avevo fatto ero rimasta scottata e da allora mi tenevo a distanza. Luca mi chiamava 'porcospino' per questo mio modo di fare; era come se uscissi tutte le spine per pungere la gente, mentre quando mi sentivo a mio agio, le ritiravo. Allora perché non mi aveva soprannominato il 'riccio'? Penso perché il porcospino sia un tantino più brutto del riccio e mio fratello è sempre un "tesoro" con me.

Questo momento di coccole fu interrotto dal fischio finale della partita.
Mi voltai verso Enrico, che per tutta la partita avevo ignorato, concentrata com'ero nel parlare con Matteo. In quel preciso istante mi stava guardando, ma un secondo dopo, si voltò dall'altro lato. Non fui neanche sicura che stesse guardando me. Fu un attimo.

Avevo sognato? O era vero? Non ne avevo idea. Mi persi a guardarlo in tutta la sua bellezza. Gocce di sudore gli scendevano dalla fronte e altrettante dal collo e finivano per bagnare la maglia bianca e blu. Sembrava avesse giocato lui la partita, invece che i ragazzi, per quanto era sudato. In viso leggermente arrossato. I muscoli definiti sembravano lisci come l'olio. Perfino i polpacci erano sexy di quell'uomo.

"Marta andiamo?" sentii dire da Matteo, mentre mi scuoteva. Mi voltai verso di lui e gli feci cenno di si con la testa.

"Volevo chiederti.." iniziò a diventare leggermente rosso, ma feci finta di non accorgermene.

"Dimmi tutto" lo guardavo interrogativa.

"Ehm..hai un cellulare?" chiese diventando ancora più colorito in volto. Imbarazzato come un ragazzino, tenero.

"Sono uno sciocco" continuò poi. "Volevo chiederti se potevamo scambiarci i numeri..magari organizziamo qualcosa una di queste sere se ti va.." abbassò il tono della voce, come se non volesse farsi sentire.

"Certo che mi va! Segnatelo" dissi allegra. Era un bravo ragazzo.

Neanche il tempo di salutarmi, che  qualcuno mi toccò la spalla.

"E brava la prof che si dà da fare".

Ovviamente riconobbi subito la sua voce. Enrico di fronte a me; ignorai palesemente la sua frase.

"Magari una doccia potevi fartela" e feci per scacciare l'aria con la mano.

"Divertente". E se ne andò. Certo che alle volte era proprio strano. Non feci in tempo a realizzare che se ne fosse andato senza salutarmi, che sentii vibrare il telefono. Pensai subito a quanto fosse stato svelto Matteo nello scrivermi.

Mittente: Mamma
Tesoro, ho organizzato un cena per domani. Porta quel ragazzo, Matteo, mi pare che hai detto si chiami così. Non si accettano rifiuti, baci. La mamma

Non so se era peggio il fatto che mia mamma già volesse conoscere un ragazzo, che avevo nominato qualche ora prima a pranzo, o che si ostinasse ancora a firmarsi alla fine dei messaggi, non sapendo che già nel messaggio viene indicato il nome di chi ti ha scritto. Pensandoci meglio, la prima era molto peggiore, anche se la seconda non scherzava.
Ma come le era venuto in mente? Era fuori di testa! Mai e poi mai avrei invitato Matteo a conoscere i miei. Se solo avesse aperto bocca, avrebbero capito subito che non era il mio fidanzato. Le avrei dato un grande dispiacere. Non potevo, però, neanche dire a Matteo di fingere, mi avrebbe preso per pazza. Ero in trappola. Un pensiero mi illuminò. Composi il numero e chiamai la persona a cui non avrei mai pensato di dover chiedere un favore.

"Perché mi chiami?" chiese lui.

"Vieni a cena con me domani" dissi velocemente. Mi comportavo come una ragazzina.

"Ma sei completamente scema? Io a cena con te..tu stai fuori".

Mi infuriai per quella battuta. E anche se fosse? Non potevamo andare a cena insieme? Era forse vietato? Doveva scendere da quel piedistallo.

"Guarda che non te lo chiederei se non fosse importante. Figurati se voglio un appuntamento con te! Fammi questo favore...e vieni a cena dai miei" lo implorai.

"Ma sto parlando con Marta? È uno scherzo telefonico?".

Riattaccai. Odioso. Trillò di nuovo il cellulare.

"Pronto?".

"Ma lo sai che mi ha appena chiamato una dicendo di essere te dal tuo numero? Veramente strano, perché la soggetta in questione mi ha chiamato per andare a cena DAI SUOI GENITORI..e con tale confidenza. Assurdo no?"e rise malvagiamente.

"Pazzo frustato che non sei altro. Non ti chiederò mai più un favore. Ho combinato un casino e devo risolverlo, non vuoi venire? Bene ne cerco un altro. Non sei l'unico uomo in questo mondo" chiusi la chiamata ancora più infuriata di prima. Si prendeva gioco di me, pure!! Me l'avrebbe pagata.
Se non avessi trovato nessuno, sarei andata da sola. Non è mica una colpa essere single. Ognuno ha i propri spazi e campa felice, senza dover rendere conto a nessuno.

La sera seguente prima di preparmi per la fatidica cena, decisi di dedicare più tempo a me stessa e di concedermi una bel bagno. Solitamente preferivo la doccia, per fare più in fretta, ma l'idea del bagno caldo con le bollicine fatte con il bagnoschiuma, mi attirava parecchio. Mancavano le paperelle e sarebbe sembrata la scena di un film. Mentre aspettavo che si riscaldasse l'acqua, misi nel forno la torta, che avevo preparato prima, da portare come dessert. Dopo di che , mi tolsi i vestiti di dosso, accesi la radio e mi infilai nella vasca.

Se solo avessi le parole
te lo direi
anche se mi farebbe male
se io sapessi cosa dire
io lo farei
lo farei lo sai
...
Una canzone d'amore per farmi ricordare
Una canzone d'amore per farmi addormentare

A quelle dolci note chiusi gli occhi e potei immergere la testa e le orecchie al limite dell'acqua.

Un leggero formicolio al naso mi risvegliò bruscamente. L'acqua mi era appena entrata nelle narici e dovetti starnutire. Aprii gli occhi e con orrore mi accorsi di quello che era appena successo intorno a me.

"CAZZO! Cazzo, cazzo, cazzooo! Ci mancava solo questa!" urlai come una disperata. Seguirono altre imprecazioni. Ero propio volgare. Acqua ovunque. Come una  cretina avevo lasciato il rubinetto aperto per tutta la durata del bagno ed era fuoriuscita tutta l'acqua.

"Dannazione! Tutte a me! Ci fosse mai una volta, dico una, in cui mi vada bene qualcosa!" mi lamentai ancora. Ero un disastro. Anzi, il lago attorno a me era un disastro. Ma naturalmente, visto che la sfiga mi perseguitava, ancora non era finita. Misi un piede fuori dalla vasca, non considerando che il pavimento era pericolosamente scivoloso, piano piano la mia gamba andò sempre più avanti fino ad arrivare a fare una spaccata, mentre l'altro piede era rimasto, invece, ancora dentro.  Trattenni il dolore per lo strappo muscolare, che mi ero appena provocata. Non ero certo una ballerina di danza classica!

Trillò il cellulare. Risposi senza leggere il nome di chi mi stava chiamando.

"Ma chi diavolo è? Lasciatemi in pace!" strillai, rompendo sicuramente un timpano al mio interlocutore.

"Marta! Sono tua mamma. No, non ti lascio in pace. Volevo solo avvisarti di vestirti bene stasera, sai..ho allargato gli inviti e ci sarà un po' di gente".

"Allargato quanto???" chiesi disperata. Peccato che aveva già riattaccato. Ero fumante di rabbia, sentivo l'odore perfino spargersi per tutta la casa. Le orecchie stavano andando a fuoco..ma facevano veramente tutta questa puzza? Realizzai in fretta. Corsi con tutti i dolori inguinali verso la cucina. Aprii lo sportello del forno e naturalmente avevo letteralmente carbonizzato il dolce.

"Calma Marta. Mantieni la calma. Non è successo nulla. In fondo hai solo bruciato una torta... annacquato tutto il pavimento, avuto uno strappo muscolare e sei ancora senza accompagnatore per la cena di stasera". L'accompagnatore? E dove lo trovavo alle otto di sera? Senza pensarci due volte inviai le coordinate della casa dei miei genitori a quello stupido, che non voleva venire. Aveva ragione in fondo, per cui cercai di addolcire il tutto con parole carine. Poi andai a prepararmi. Dovevo essere una bomba!

"Devo dire che il risultato non è niente male" dissi ad alta voce dopo l'ultima prova vestito.

Indossavo un lungo abito rosso ciliegia, scollato davanti e con uno spacco a livello del ginocchio destro. I capelli erano raccolti in uno chignon e due fili mi pendevano a destra. Il tutto accompagnato da una semplice collana con la mia lettera iniziale e due perle nei buchi delle orecchie. Mancavano le scarpe. Non potevo di certo uscire con degli stivali o ballerine. Mi servivano dei tacchi. Ma come avrei fatto a camminare con quel dolore?

In fin dei conti era solo una cena e si presume che si stia seduti, non in piedi, quindi optai per i tacchi, dopo averci riflettuto. Potevo appendermi al braccio di qualcuno al limite..o usare il bastone della nonna. Risi al pensiero. Tutta elegante e con il bastone a cui mi appoggiavo. Meglio stare seduti e non alzarsi mai, nessuno si sarebbero accorto del mio disagio.


Suonai il campanello
Ero un po' agitata devo dire. Non sapevo che cosa aspettarmi da questa cena. Non sapevo neppure chi era stato invitato. Alzai gli occhi al cielo in cerca di conforto e quando li riabbassai, ero allibita. Tutti mi sarei aspettata di vedere, meno che lui! Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante, ci guardavamo e basta. E non riuscivo a capire dall'espressione cosa pensasse. Perché non sapevo leggere nel pensiero? Era indecifrabile. Un misto di stupore, perplessità, ammirazione...ammirazione? No forse no, al massimo di sdegno. Alla fine  ruppe lui il ghiaccio per primo.

"Marta! Ma sei veramente tu? Quanto tempo!" disse Gianluca, dandomi un bacio sulla guancia.

Eh si, era proprio lui, Gianluca. La prima cotta mai dimenticata del liceo. Ecco perché mia mamma aveva detto di vestirmi bene. Quindi ci sarebbe stata anche mia cugina. Ottimo. Avevo cercato di evitarli per tanto tempo e ora me li sarei dovuta ritrovare qui, insieme. Il gioco di mia mamma era stato furbo: sventolare ai quattro venti la mia felicità con il nuovo ragazzo..che non avevo. Ottimo. Ripensai nuovamente. Diamo inizio alle danze.
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Per almeno una settimana non potrò aggiornare la storia perchè ho un esame a breve..spero vi stia piacendo e ringrazio chi l'ha messa nelle seguite, sono contenta :) Mi scuso per non essere riuscita a scrivere in corsivo le note della canzone, ma non riesco ad inserirlo. E purtroppo non riesco neanche a colorare questo piccolo spazio autore. Comunque..
..pensate che il destinatario misterioso della chiamata e del messaggio arriverà a salvare la donzella sul cavallo bianco o dovrà cavarsela da sola? Avete idea chi possa essere quest'uomo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo..a presto!

 

   
 
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