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Autore: Eneri_Mess    12/12/2017    2 recensioni
« Non ha detto Uno » ripeté il Principe più forte e più, sottilmente, divertito, all’indirizzo di Keith. Keith imprecò, fulminandolo con uno sguardo di odio neanche gli avesse appena piantato la spada in un fianco.
« Sei un- »
« Oh non esiste che tu mi batta » strepitò Lance, parlandogli sopra, pescando e lanciando al rivale di sempre due carte. « E visto che è il mio turno » aggiunse un più due.
Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento indetto sul gruppo fb di Voltron LD - IT!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garrison Hunk, Gunderson Pidge/Holt Katie, Kogane Keith, Lotor, McClain Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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★★ Calendario dell’Avvento sul gruppo Voltron LD - IT!
Data: 12 Dicembre!
Rating/Avvertimenti: storia POST S4!   
★ Storia scritta perché la mia partner in crime delle Harmony Night, RinoaHeart, mi ha lanciato il prompt e io l’ho preso come un pesce all’amo.
Dove seguirmi: Nefelibata ~

 

Note aggiuntive: post finale S4, ma non ci sono enormissimi spoiler…? Mezzo?
Lance pilota Red, quindi è il “braccio destro” di Voltron, ma è ancora il “paladino blu”.
Chi di voi conosce il film “Miracolo sull’ottava strada”, quello coi robottini a disco? *love* 
Chiedo scusa per il titolo scemo.



 

Dedicata al gruppo di Voltron,
che nell’ultimo anno ha riempito
le mie giornate di cose belle
e mi ha fatto conoscere tante persone fantastiche.





 

Lance si presentò in cucina con un cappellino da Elfo di Babbo Natale in testa e un’espressione super annoiata.

« Ehi » disse a mo’ di saluto, andando a sedersi su uno degli sgabelli e spalmandosi sul piano di lavoro davanti a Hunk che, maniche arrotolate ai gomiti, era intento a spignattare un impasto con una farina dal poco rassicurante colore verdognolo. « È la vigilia e la delegazione di Rapelo è ancora a spasso per il castello con Allura e Shiro, e credo si tratterranno fin dopo cena. Ci tocca il cenone con quegli stoccafissi »

Hunk sbuffò, senza distrarsi dal proprio operato, ma anzi, mettendoci ancora più impegno.

« Vorranno di nuovo i roll gusto pizza » borbottò, prendendo a pugni l’impasto. « Per poi passare la serata a cianciare questo lo farei più salato mr Hunk, quest’altro più dolce… » emise un verso che sembrò equamente un altro sbuffo e un’imprecazione camuffata.

« Non ascoltarli amico, la tua cucina spaziale è… spaziale »

« E Lance si aggiudica il premio per l’inventiva nei complimenti ovvi »

Labbro sporto all’infuori, Lance voltò la testa verso Pidge, seduta a gambe incrociate sulla parte finale del bancone a smanettare con un paio di terminali, un foglio elettronico e quelli che sembravano piccoli dischi con le zampette, anche lei con un cappellino festivo.

« Nerdotica acida, nessuno ha chiesto il tuo parer- » il paladino blu fu distratto dal notare, di fianco a Pidge, la presenza irritante di Keith. « E lui che ci fa qui? »

Keith, con la tuta della Lama ancora addosso, fulminò Lance con lo sguardo, mentre Pidge rispose continuando a digitare.

« Lotor? »

« No, Keit-- cosa?? » Lance fece una panoramica dell’ambiente, notando la figura del principe comodamente seduto su un’altra sedia, sotto le decorazioni natalizie. Un quadretto che sfiorava il sacrilego. « Ok, cosa ci fa quell’altro qui in cucina? »

« Allura lo ha segregato qui, non vuole che quelli di Rapelo lo vedano »

Lotor non alzò gli occhi dalla rivista che stava sfogliando e Lance si appiattì sul tavolo verso Pidge, tenendo d’occhio quest’ultimo particolare e dimentico di averla appena blandamente insultata.

« Perché il principe cattivo sta sfogliando Robotica 3000? » sussurrò.

« Perché si stava annoiando »

« Ah, un gran problema! Ma sa leggere l’inglese? »

Pidge fece spallucce.

« Guarderà le figure »

« Primitivi » fu il commento annoiato di Lotor, che lanciò loro un breve sguardo dalle pagine e diede a intendere che li sentiva. « Non fatico a credere che siate a malapena arrivati ai confini del vostro sistema solare »

« E poi siamo venuti a prendervi a calci in- » scattò Keith.

« Benissimo! » Hunk lo interruppe poggiando con poca delicatezza un piatto sul ripiano, attirando l’attenzione di tutti, principe compreso. « La merenda » annunciò, indicando quelli che sembravano dei mini tramezzini gialli farciti. Stava per tornare a impastare quando rialzò la testa inchiodando Keith, che ricambio con un’espressione sempre guardinga ma dubbiosa. « E tu mangia » ordinò il paladino giallo con un indice puntato e un imperativo che avrebbe fatto concorrenza a una mamma.

« Sì micio, mangia! Con la tutina dei marmoriti sembri ancora più magro » intervenne Lance con la bocca già piena, sputacchiando briciole e risistemandosi il cappello da Elfo di Babbo Natale mentre agguantava un secondo sandwich. « Se fossimo a Natale da mia nonna lei ti avrebbe legato alla sedia e ti avrebbe fatto alzare per andare in bagno solo dopo le prime otto portate »

Keith non replicò a nessuno dei due, ma afferrò comunque un tramezzino, non nascondendo l’espressione colpita dal sapore gustoso. Pidge si riempì le guance come un criceto, senza smettere di digitare codici con una mano mentre si leccava via della salsa dalle dita dell’altra.

Lotor, dal suo angolo, privo delle protezioni della sua suit e armato in caso solo della rivista terrestre, non mutò l’espressione tediata, anche se il suo sguardo si focalizzò sui mini panini che diminuivano alla velocità della luce.

« Imbattibile-Braccio-Destro-di-Voltron a Sua Altezza, pronto, vieni qui, non si rifiuta la cucina di Hunk » disse Lance, pulendosi col pollice il lato della bocca. Con la coda dell’occhio notò la mano di Keith approssimarsi agli ultimi sandwich e gliela schiaffeggiò senza avvertimenti.

« Ehi! »

« Ehi lo dico io. Il Signor Principe non li ha ancora assaggiati »

Dalla faccia disorientata di Keith pareva che Lance avesse improvvisamente parlato un’altra lingua.

« … e chissene frega? »

« Sei un barbaro Keith. A parte che è la vigilia di Natale e dovrebbe aleggiarti in testa il concetto di essere meno grumpy, Mister Principe è anche un nostro alleato ora… per quanto la cosa sia ancora da metabolizzare. Ma per stasera è un ospite delle nostre tradizioni »

« Un ospite scomodo, per citare le parole della vostra Principessa »

Keith e Lance sobbalzarono sentendo la voce di Lotor così vicina. Si era alzato e avvicinato al tavolo nel mentre del loro bisticcio senza che se ne accorgessero. Entrambi non gli regalarono uno sguardo da alleati, tutt’altro, soprattutto perché l’altezza di Lotor - che superava in maniera terrificante Shiro di tutta la testa - incuteva ancora in entrambi una certa reverenziale inquietudine, a cui sembravano sentirsi moralmente obbligati a rispondere come due marmocchi contro un bullo più grande. Natale o meno.

Keith fu quello a prendere la parola; si fece avanti colmando il poco spazio rimasto e senza mai abbassare lo sguardo da quello del Principe.

« Togli ospite, sei solo scomodo »

Ci fu un attimo di silenzio, in cui persino Hunk e Pidge interruppero le rispettive attività. Lance fischiò.

« Bene, fantastico! Keith ha fatto una battuta! È proprio il periodo dei miracoli » sbottò, scivolando di lato al micio guerrafondaio. Si tolse il cappello da Elfo di Babbo Natale e lo cacciò di malagrazia in testa all’ex paladino rosso, appiattendogli la frangia sugli occhi e facendolo imprecare. « Keith, poi io e te vedremo di lavorare un attimo sul come comportarsi verso chi ti ha salvato la vita. Capisco che sia un capitolo sulla vita sociale davvero ostico per te, ma! » e afferrò il piatto con i rimanenti tramezzini, cacciandolo tra le mani di Lotor con altrettanta poca eleganza e ignorando anche i suoi accidenti. « È quasi Natale. Abbiamo la sgradita delegazione di Rapelo a zonzo per il Castello che dovremmo sorbirci anche durante il veglione, siamo a non voglio neanche sapere quanti milioni di anni luce da casa e io ho voglia di non pensarci, quindi ora giochiamo »

Lance si guadagnò l’occhiata perplessa di tutti i presenti.

« Giochiamo? » Keith si espresse per il gruppo, anche se marcatamente sembrava più domandare sei scemo?

« Sì Keithy Boy, giochiamo. Facciamo quello che si fa aspettando il cenone » spiegò Lance caustico, le braccia incrociate e ben piantato sul posto tra il compagno e il presunto ex nemico, a sottolineare le sue intenzioni. « Giocheremo e ci lasceremo alle spalle i dissapori e le scaramucce da guerra e tutto il resto. Pidge » chiamò, e la ragazza gli regalò un paio di sopracciglia ben inarcate dalla sua postazione ancora sul tavolo. « I mazzi di carte che abbiamo stampato sono sempre in sala comune? »

« Yep, secondo sportello a destra della porta »

« Sistemate un tavolo e delle sedie! Ci metto un attimo! » e sparì oltre le porte della cucina, lasciandosi alle spalle tre paladini piuttosto dubbiosi e un principe galra colto impreparato con ancora un piatto di mini sandwich e briciole tra le mani.

« Mangiateli prima che torni o entrerà in modalità mamma cubana e non ti piacerà sentirlo blaterare in spagnolo » gli suggerì Pidge, premendo invio sul suo computer e attivando delle colorate luci a intermittenza sui suoi robottini a disco.




 

Il Ci metto un attimo! di Lance durò un quarto d’ora abbondante in cui Pidge, Keith e Lotor rimasero seduti al tavolo con l’aria di essere lì per sbaglio e voler strozzare il paladino blu per averli trascinati in un’idea del genere. Su consiglio di Hunk, Pidge aveva pure messo su una delle tante playlist stipate nella memoria del vecchio cellulare di Lance, col risultato che ora lei se ne stava seduta tra due fuochi, Keith e Lotor, pronti a saltarsi alla gola sulle note di All I Want For Christmas Is You.

Le porte della cucina si aprirono e Lance entrò sfoggiando un’altra delle cose che aveva preteso in vista del periodo: un maglione sformato con ricamato Kung Fu Santa e un Babbo Natale pronto a suonarle con un bastone di zucchero. L’occhiataccia di Pidge gli scivolò addosso mentre si sedeva al tavolo davanti a lei e-

« Hai scelto UNO? » borbottò la ragazza, lanciando uno sguardo di sottecchi agli altri due e poi di nuovo uno eloquente a Lance.

Il paladino blu iniziò a mischiare le carte, facendo spallucce, prima di rivolgersi alle sue spalle.

« Hunk vieni a giocare? »

« Nope amico. UNO? Sei serio? Osserverò lo spargimento di sangue da qui »

« Quanto la fate tragica. UNO è veloce, intuitivo e con regole semplici »

« E sfalda famiglie dagli anni settanta. Mia nonna e mio zio non si sono parlati per un mese l’ultimo capodanno… »

Questo sembrò far riflettere Lance per un attimo; si dedicò a una panoramica dei partecipanti e valutò di nuovo la sua scelta. Il suo responso fu che voleva giocare a UNO e basta.

« Facciamo una partita a carte scoperte così il Signor Principe impara »

« Perché dovrei prestarmi a questa buffonata? » replicò l’interpellato, e sembrò più un pensiero a voce alta mentre esaminava le sette carte colorate che gli furono messe davanti con la stessa occhiata critica con cui aveva denigrato la rivista Robotica 3000.

« Lo scopo del gioco è vincere restando senza niente in mano. A suo modo è strategico » spiegò Pidge, risistemandosi gli occhiali. Un lato della bocca era inarcato in un ghignetto blando di sfida. Osservò un vago guizzo agli angoli degli occhi di Lotor e seppe di averlo convinto.

« Quindi giochiamo a classifica? Vince il primo che finisce le carte e si continua fino agli ultimi due? » chiese Lance a Pidge, che annuì, e poi si rivolse a Keith, che ricambiò restandosene a braccia conserte senza sfiorare le carte. « Che c’è micio, non va bene? Vuoi proporre un’altra variante? »

Keith sembrò molto combattuto sul rispondere. Aveva osservato le mani di Lance mentre mescolava il mazzo e distribuiva le carte come se gli avesse messo di fronte un campo minato. Sbuffò, guardando da un’altra parte.

« Non ho mai giocato a questo- a UNO. Non ho idea delle regole »

Un sorrisetto accennato e competitivo spuntò sulle labbra di Lotor, ora più interessato a imparare, non essendo più l’ultimo. Al contrario, Lance inarcò un sopracciglio e arricciò le labbra con pietà.

« Chissà perché dovevo aspettarmelo che fossi senza speranze anche coi giochi da tavolo »

« Non sono- Questo non lo conosco! Mio padre mi ha insegnato il Poker e il Black Jack » soffiò Keith, rintanandosi ancora di più tra le spalle, il cappellino da Elfo a dargli un’aria ancora più buffa.

« E nel fine settimana ti portava a Las Vegas? »

Keith aprì di scatto la bocca ma la richiuse, ingoiando la risposta e assottigliando l’occhiata e sperando che il vago rossore si mitigasse ancora prima di sorgere.

« Volevi giocare? Giochiamo. Quali sono queste regole? » borbottò, decidendosi a prendere in mano una carta.

Le spiegazioni furono varie e spesso rettificate. Se Lance esponeva un modo di giocare, Pidge proponeva una variante, ne discutevano per un paio di turni a carte scoperte, e poi concordavano su quale regola osservare. Né Lotor né Keith diedero adito di aver capito o meno le chiacchiere confusionarie, ma nel giro di tre o quattro turni avevano ingranato l’andamento.

« Ottimo. Ora si fa sul serio » Lance lo disse rimescolando il mazzo e regalando a tutti un sorrisetto di pregustata vittoria. Alla sua sinistra, Lotor fece un cenno blando con la mano, invitando a muoversi; Pidge si risistemò a gambe incrociate sulla sedia e Keith, braccia di nuovo incrociate, picchiettò l’indice impaziente. Non pago, Lance si prese ancora qualche secondo di suspance restando con la mano sul mazzo al centro.

« Signori, signorina, fate il vostro gioco! » e voltò la carta in cima al mazzo per creare la base della pila degli scarti. Un semplice due blu. Lotor non perse tempo e mise giù un otto blu e il gioco cominciò.

Sulle note di Let it snow i primi tre turni scivolarono via in religioso silenzio e movimenti meccanici; ognuno dei quattro passava lo sguardo dalla rosa di carte in mano alla pila di scarti, senza fare o dire qualcosa di più. L’atmosfera si alleggerì al primo cambio colore.

« Rosso » bofonchiò il micio, neanche fosse stato a un’interrogazione, ma era la prima volta che qualcuno interrompeva la quiete dall’inizio del gioco.

« Prevedibile » ridacchiarono all’unisono i due compagni, poco magnanimi.

Seguirono altri tre turni, in cui di nuovo tutti tacquero; tuttavia il meccanismo si inceppò definitivamente quando Pidge mise giù un più due per Keith.

Incontrarono lo sguardo come due diplomatici al tavolo delle trattative di fronte a un incidente al confine di stato di dubbia natura.

La ragazza prese la parola per prima.

« Se hai un altro più due puoi allungare » suggerì, e con gli occhi fece un cenno blandissimo, quasi impercettibile, all’indirizzo di Lance.

Keith allungò.

« Tradito niente meno che dai compagni di squadra » borbottò il cubano pescando le quattro carte in più e dedicando un’espressione di biasimo a Pidge e uno sguardo sottile, stile film d’azione, a Keith. Ti aspetto al varco mimò con le labbra, facendo sbuffare quest’ultimo.

Con assoluta nonchalance e apparentemente menefreghismo, Lotor mise giù un cambio giro.

« Oh oh oh » ridacchiò Lance, sventolando le carte a mo’ di ventaglio. « Micio, sai cosa significa chi la fa l’aspetti? »

La vendetta fu un più quattro.

« Lance, non lasciarti trascinare amico, è peggio » borbottò Hunk avvicinandosi e poggiando un altro piatto di stuzzichini sul tavolo. Rimase ad osservare il turno in atto con le mani nei guanti da forno ferme sui fianchi, coperti da una parannanza gialla con un pulcino e la scritta piyo piyo.

« Ha cominciato Keith » ribatté l’interpettallato, troppo intento a seguire l’andamento della partita per rendersi conto di non averlo detto col tono negativo o borbottante che ci si aspettava.

« È solo uno stupido gioco » replicò sulla stessa riga l’ex paladino rosso, troppo coinvolto anche lui per mitigare l’accenno spensierato, riflesso sul viso meno corrucciato del solito.

Ci furono altri cambio giro, un paio di divieti, e diversi più due che riportarono tutti ad avere una media di sei carte; la fine della partita parve allontanarsi parecchio.

Dopo che Keith ebbe preso l’ultima carta disponibile dal mazzo di riserva, Lance si allungò per rimescolare la pila degli scarti e Pidge ne approfittò per bruciare il suo turno e quello di Lotor.

« Nerdotica, tu vuoi la guerra! »

« È solo un gioco » ribadì mite lei, il mento appoggiato a una mano e un sorrisetto che la diceva lunga. « A meno che tu non voglia scommettere qualcosa? »

« Lance! » gemette Hunk, tipo avvertimento. Nonostante le mani immerse nell’ennesimo impasto, l’intento di precipitarsi a tappare la bocca a entrambi fu palese. Fu un pensiero benevolo, ma inutile.

« Cosa scommettiamo? »

« Se vinco vieni a pulire Green e ti presti a un piccolo esperimento »

Perfino Keith fece una faccia inquieta, mentre il Principe seguì con interesse lo scambio.

« Ingorda come al solito! Benissimo, accetto. Se vinco io però ti fai fare il solletico davanti a tutti! »

« Sei crudele » fu la replica schifata di Pidge dopo un brivido e la faccia di qualcuno messo davanti a una montagna di broccoli lessi e sconditi. « Accetto »

UNO riprese senza più alcuna distrazione o discorso. Poche parole, più basse imprecazioni, pause studiate e volutamente allungate spizzicando dagli spuntini portati da Hunk quando era chiaro che nessuno avesse carte con cui anticiparsi il turno. Lance e Keith continuarono a duellare tra di loro per ripicca; a ogni cambio giro l’uno la faceva pagare all’altro, fino a quando l’equilibrio fu messo a dura prova un’altra volta.

Lance calò un più quattro per Lotor. Il Principe gli dedicò lo sguardo rivolto in altre circostanze a un sottoposto che aveva fallito col proprio compito, ma il paladino blu non parve accorgersene, anche se ricambiò e alzò una mano a difesa.

« Ascoltami un attimo » disse cospiratore, rivolgendo un attimo l’attenzione a Pidge che si raddrizzò sulla sedia. « Se hai un più due puoi allungare »

« Cosa?! No! » protestò la ragazza. « Questo non vale! »

« Ti ho concesso di seguire il numero sotto il cambia colore invece del colore, quindi ora giochiamo così! »

Lotor mise giù un più due riuscendo a non farsi coinvolgere nella diatriba, passando quasi inosservato mentre Pidge borbottava come una teiera tra le risatine di Lance.

Le sei carte prese dal mazzo di riserva ebbero comunque vita breve. La ragazza le smaltì velocemente, bruciando due turni al paladino blu. I due erano così intenti a darsele a distanza a suon di carte, nonostante fossero l’uno di fronte all’altro, che quando Lotor parlò entrambi non capirono.

« Non ha detto Uno » ripeté il Principe più forte e più, sottilmente, divertito, all’indirizzo di Keith. Keith imprecò, fulminandolo con uno sguardo di odio neanche gli avesse appena piantato la spada in un fianco.

« Sei un- »

« Oh non esiste che tu mi batta » strepitò Lance, parlandogli sopra, pescando e lanciando al rivale di sempre due carte. « E visto che è il mio turno » aggiunse un più due.

Dovettero rimescolare il mazzo degli scarti un’altra volta. Hunk portò da bere una delle bevande aliene di Coran, frizzantina, di un pallido colore rosato, ma nessuno prese in considerazione i bicchieri, forse per amor proprio, forse perché la partita li aveva totalmente assorbiti.

Capitò un altro cambio colore, giocato da Lotor.

« Verde » pronunciò pacato, ma a buon intenditor poche parole.

Pidge attese che Lance e Keith fossero in pieno scannamento reciproco buttando in alternanza due cambio giro a testa, per gettare un’occhiata in tralice a Lotor e valutare la proposta muta. Accettò l’alleanza con un cenno del capo e da lì bastarono poche altre manche per chiudere.

« Uno » disse limpida Pidge, posando a faccia in giù sul tavolo la propria carta, facendo intendere che non aveva nessunissima fretta per il suo prossimo turno. Appoggiò i gomiti sul tavolo, piantò il viso tra i palmi delle mani, e fissò Lance sbattendo le palpebre come una piccola anima candida.

« Non è possibile! »

« Tic Tac Lance. Appena chiudo vado a prenderti secchio e scopa »

« No no no! »

Il gioco stava procedendo antiorario e il paladino blu, istupidito dalla situazione neanche gli avessero dato una sberla, scrutò le mani di tutti seguendo il senso e finendo col guardare negli occhi Keith, l’ultimo avamposto prima di Pidge.

Lo sforzo con cui premette insieme le labbra per fermare il ti prego fu esemplare, nonostante sembrò promettergli col solo sguardo tutte le lune di Giove. Da Keith trapelò del chiaro disagio, quasi un mi dispiace quando alzò le spalle e scosse la testa a dire non ho niente di efficace con cui fermarla.

Pidge chiuse la sua partita con un uno verde, esultando un da strike.

« Hai impegni dopo la colazione di Natale Lance? Perché ho un paio di elettrodi che non vedono l’ora di conoscerti » cantilenò, scimmiottando il gesto delle dita a pistola.

« Hai una radice secca al posto del cuore! » brontolò l’altro, sulle note di Blue Christmas.

« Così mi ferisci » fu la replica teatrale di lei, mano sulla bocca e occhi sgranati, prima di scoppiare a ridere e alzarsi in piedi. « La prossima volta Texas Hold’em? » offrì all’indirizzo di Keith con un occhiolino, prima di raggiungere Hunk e tornare ai suoi robottini a disco.

« Riprendiamo? » disse Lotor tra i borbottii da pentola a pressione di Lance, intento a risistemarsi le carte in mano e blaterare cose sullo spirito del Natale.

« … spero le vada di traverso l’arrosto di Gnynt di stasera » maledì Lance un’ultima volta, buttando un cambio giro senza riflettere e che lasciò Keith spiazzato, visto come due minuti prima il paladino blu lo avesse pregato di aiutarlo. Il tutto non passò inosservato all’attenzione sempre meticolosa del Principe.

Seguirono due turni silenziosi, prima che Keith giocasse un più quattro contro Lance e iniziasse il declino finale.

« Me ne ricorderò quando farai i tuoi occhioni da cucciolo bastonato! » sibilò il compagno agguantando le carte dal mazzo di riserva con poca eleganza.

Keith arrossì indignato.

« Io non ho gli occhioni da- da cucciolo bastonato! »

« Ma ti sei visto allo specchio!? » Lance imitò grottescamente Keith, coronando il tutto con un miagolio stridulo. « Muoviti, non hai detto il colore! »

« Rosso! »

« È già rosso genio! »

Prima che scoppiasse una seconda guerra intergalattica, Lotor giocò sul più quattro un cambio colore.

« Blu »

« Bene, adesso ragioniamo! » fu il commento di trionfo di Lance. « Pronto a incassare con gli interessi, micio! »

E Lance fu di parola e si accanì contro Keith. Al primo turno cambiò girò, e prima che toccasse a Lotor giocasse la propria carta lo fermò.

« Hai un più due? » gli chiese diretto, guardandolo apertamente e apparentemente dimentico che il Principe fosse ancora un dubbio alleato, nella realtà.

Keith batté la mano sul tavolo. « Sei serio Lance!? »

Lance lo ignorò, inclinandosi di un poco verso Lotor. « Se ce l’hai giocalo! »

Non dovette ripeterlo di nuovo e l’ex paladino rosso si ritrovò con un più due allungato che lo fissava dagli scarti.

« Vincerò prima io micio »

Keith non si espresse verbalmente, ma con un ringhio gutturale che arrivò fino alle orecchie di Hunk e Pidge.

« Finirà male, molto male » commentò il primo, mettendo nel forno l’ennesima teglia.

« Dopo che Lotor vincerà, gli ci vorranno due turni per buttare all’aria il tavolo e saltarsi addosso »

« Pidge. Non sono Lance, con te non scommetto »

« Non è una scommessa, è una visione chiara del futuro »

E a quella predizione servirono solo altri tre turni per essere prossima alla realizzazione.

« Uno »

Per la seconda volta, la parola attraversò il tavolo completamente inattesa, sempre per le orecchie dei due che non avevano minimamente compreso di essere vittime fin dalla metà della partita precedente.

« Che!? » scattarono all’unisono all’indirizzo del Principe.

Lotor teneva l’ultima carta tra due dita, la mano poggiata al mento e uno sguardo di compatimento all’indirizzo dei due paladini sgomenti.  

Keith e Lance non riuscirono a tirare fuori carte decenti per bloccarlo e Lotor chiuse con tutta l’eleganza di un rampollo nobile abbassatosi a giocare con dei plebei.

« È stato inaspettatamente interessante. Forse qualcosa della vostra cultura è salvabile » affermò mellifluo, alzandosi come aveva fatto Pidge. « Ah, stavo per dimenticarmi » aggiunse, passando lo sguardo da Keith a Lance con un ghigno volutamente compiaciuto. « Grazie, paladino blu »

Pidge, dalla sua postazione, con uno sguardo di intesa a Hunk che non ricambiò, contò con le dita fino a tre.

« … hai fraternizzato col nemico » proruppe Keith, abbattendo la propria carta sul mazzo degli scarti come una martellata, ma fissando Lance per tutta l’azione.

« Sei tu che sai a malapena giocare! » ribatté l’altro, lanciando la propria replica sul mazzo, ma la carta finì più in là. Nessuno dei due parve farci caso.

« Verrò a guardati mentre lucidi per bene Green, te lo meriti! »

« Allora preparati a ricevere un secchio in testa! »

Troppo presi dall’urlarsi in faccia, entrambi misero giù insieme una carta e quella fu la goccia finale.

 

Quando Shiro, Allura e Coran entrarono in cucina per avvertire che la delegazione di Rapelo aveva ricevuto un messaggio improvviso di rientro sul loro pianeta per questioni interne, trovarono il pavimento disseminato di carte colorate, Hunk con la mano nel guanto da forno schiaffata in faccia, e Pidge e Lotor che spizzicavano dei salatini dal bancone della cucina mentre osservavano Keith e Lance rotolare sul pavimento come ragazzini.

Al cenone di quella sera furono messi ai lati opposti della tavola e, quando Pidge accennò a Shiro di giocare un’altra partita a UNO, mancò poco che volassero le posate.




 

°°°

Grazie a chi è riuscito ad arrivare fino a qui X3 E GRAZIE a RinoaHeart per il betaggio fulmineo *love*
Ho scritto una cavolata dietro l’altra e piena di fretta (3/4 della storia li ho buttati giù stamattina…!), ma son contenta e spero vi abbia strappato almeno un sorriso.
A mio avviso la storiella è piena di UST, nonostante non ci siano ship dichiarate UU Ma tutto è a libera immaginazione.

PS: il termine "Nerdotica" (Nerd + Nevrotica) viene da un'altra mia fanfic XD 

Alla prossima!
Nene

 
   
 
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