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Autore: rocchi68    12/12/2017    3 recensioni
Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
(Sequel annunciato di "Moments". Per capire la trama sarebbe preferibile, ma non per forza necessario, leggere la serie precedente).
P.S. Scusate per le poche righe d'introduzione, ma non saprei che altro dire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
Quando era venuto al mondo e, anche più tardi, suo padre gli aveva spiegato che nella sua vita sarebbero sempre state le donne a portare i pantaloni.
I cari maschietti, così venivano canzonati, erano privi di volontà e si piegavano dinanzi a ogni decisione presa dalla donna delle loro vite. Poteva trattarsi della prossima meta turistica, dell’educazione dei figli o di cosa mangiare per cena tutto diventava un’occasione per dimostrare come le donne di casa fossero le vere padrone di ogni cosa.
La montagna diventava un miraggio, le gratificazioni dei figli per ogni verifica sufficiente erano snobbati e il minestrone varcava la porta della cucina, accogliendo i commensali con il suo odore raccapricciante e con una consistenza alquanto disgustosa.
Il padre, anche in quella circostanza, aveva rivolto uno sguardo rassegnato al figlio che si ritrovò a cambiare i suoi programmi.
Durante la mattinata si era illuso che le promesse di suo padre potessero avere una qualche importanza, quasi dimenticandosi le delusioni patite e accumulate negli anni precedenti. Il viaggio in Germania, tanto per dirne una, era stato dapprima ridotto di durata, passando da tre a due settimane, e poi del tutto cancellato perché i giornali e le televisioni avevano riportato la notizia di un killer che imperversava per la zona di Amburgo.
Spiegare a sua madre che Berlino era una città sicura e che era più semplice trovare un ago in un pagliaio piuttosto che imbattersi in un pazzoide armato di coltello da cucina, era stato piuttosto inutile.
E anche la discussione avuta con il suo vecchio, quando le arpie erano altrove, aveva permesso solo una semplice ginnastica oratoria che con loro sarebbe stata insufficiente.
“No!” Aveva deciso secca la grande donna, sbattendo la sua mano sul tavolo.
“Mamma io…”
“Non voglio sentir ragioni.”
“Perché?” Domandò intimorito, fronteggiando da solo lo sguardo di sua sorella e di sua madre.
Suo padre, in tutto questo, era rimasto a giocare con i suoi broccoli, cercando di trasformarli con la forza dell’immaginazione in una di quelle pizze della rosticceria che non toccava da oltre tre mesi.
“Tu e Dawn siete troppo giovani per sposarvi.” Borbottò, sorseggiando una delle bottiglie di vino rosso che il marito le aveva comprato per l’onomastico.
“Ma…”
“E poi tua sorella ha il diritto di precedenza.”
“Questa è una scemenza.” Soffiò, girandosi verso Alberta.
“Non è possibile che il mio fratellino si sposi prima di me.”
“Sei solo un’egoista.” Replicò acido.
“Sei così sicuro che Dawn sia la donna della tua vita?” Domandò Alberta, puntandogli contro la forchetta con attaccato un pezzo di polpettone.
“Io…”
“Come puoi sposare una ragazza se non sei nemmeno sicuro dei tuoi sentimenti?”
“Io sono sicuro di amarla.”
“E lei?”
“Perché non dovrebbe?” Ribatté, rispondendo alla madre.
“Il vostro passato non aiuta le cose.” S’inserì Alberta, gelando le scarse sicurezze del fratello.
“Come?” La interrogò, alzandosi in piedi e notando come suo padre, dall’altro capo del tavolo, stesse mangiando le sue verdurine con gli occhi chiusi.
“Voi, escludendo questi pochi anni, e considerando solo quelli legati al reality di Chris, non siete mai stati veri amici.”
“Io…”
“Siete passati dall’essere due perfetti sconosciuti che si odiano a due fidanzatini che si sbaciucchiano ovunque e che non perdono occasione per passare il loro tempo insieme.” Spiegò, facendo arrossire leggermente il minore.
“E tu e il tuo collega?”
“Io e Lucas abbiamo sempre lavorato a stretto contatto e anche se sono passati già 4 anni dal mio primissimo giorno, mi sono accorta che l’amicizia mi stava stretta e ho cercato di conquistarlo con tutte le mie doti.”
“Da quando il disordine è una dote?” Chiese Scott, facendola sbuffare.
“Lui apprezza i miei difetti e uscendo più volte insieme, ho avuto la possibilità di conoscerlo in un modo che prima non avevo mai considerato.”
“Cioè?”
“Inizialmente non credevo fosse il tipo da relazione solida ed ero convinta che si divertisse a passare da una storia all’altra senza fermarsi mai.”
“Te l’ho sempre detto che sei troppo avventata nei tuoi giudizi.” La rimproverò la madre, facendo sorgere un sorriso sulle labbra dei due uomini di casa.
“All’inizio non credevo fosse romantico o sentimentale, ma uscendo con lui e parlandoci senza le pressioni dell’ufficio, mi sono ravveduta.” Affermò, invitando il fratello a calmarsi.
“Anche i nonni, però, si sono sposati quando erano giovani.” Commentò Scott, accogliendo l’ordine impostogli dalla sorella.
“Quelli erano altri tempi e la società funzionava in un certo modo.” Obiettò la madre, girandosi verso il marito che continuava nel suo più assoluto stato di mutismo.
“Come?”
“Il matrimonio è uno dei sacramenti sacri, ma in questi anni voi giovinastri avete abusato di questa preziosa cerimonia, rendendola alla pari di una semplice rimpatriata o di una festa di compleanno.” Sentenziò come se la sapesse lunga.
“Se fossi un po’ più maturo e non ci fosse la macchia del vostro passato, allora si potrebbe anche definire qualche dettaglio e si potrebbe restare svegli fino a tardi, pensando a quali negozi visitare e quali bomboniere comprare.” Ammise Alberta.
“Ma con quello che abbiamo passato e la vostra mania di precedenza, voi mi tarpate le ali.” Borbottò Scott, intuendo il prosieguo del discorso.
“Credi sia facile per me, fratellino? Immagina cosa si direbbe in giro, se i vicini sapessero che il più giovane della nostra famiglia si è già sposato, mentre io sono ancora una semplice zitella che non ha ancora portato uno straccio di uomo a casa.”
“Vi state impuntando in questo modo solo per le possibili chiacchiere degli altri?” S’informò Scott, per nulla preoccupato di ritrovarsi nell’occhio del tifone e guardando sconcertato e arrabbiato la madre e la sorella che continuavano a mangiare senza preoccuparsi troppo.
“In parte è così.” Confermò la madre.
“La tua richiesta, però, non è passata sottotraccia.” Lo rassicurò suo padre che, finalmente, aveva consumato il contorno e aveva ritrovato il coraggio di esprimersi, attirandosi le occhiate confuse del resto della famiglia.
“Come?” Ringhiò la consorte.
“Conosco un amico di lunga data che sta vendendo un appartamento a poca distanza dal centro e che potrebbe farmi un prezzo di favore.”
“Quale sarebbe la tua intenzione, caro?” Lo interrogò con dolcezza la moglie.
“Se nostro figlio è convinto d’amare la sua ragazza e la sua Dawn è dello stesso avviso, non credo che questa mia proposta dovrebbe impensierirli.”
“Che intendi dire papà?” Domandò Scott, anticipando di pochi istanti la sorella che si era persa per mandare un messaggio a una sua amica.
“Tu credi che il vostro amore sotto le pressioni imposte dalla nostra società possa reggere anche nei prossimi anni, giusto?” S’informò per ulteriore sicurezza, recuperando il suo cellulare e ponendolo sul tavolo, quasi volesse far intendere che era sufficiente una mossa per bloccare gli 80mq che il suo amico stava cercando di piazzare sul mercato da oltre 5 mesi.
“Esatto.” Confermò secco.
“La tua sicurezza, però, non può essere la nostra.” Affermò il capofamiglia, giudicando insufficienti i momenti che i due giovani avevano passato insieme.
“Ma…”
“Immagina che rottura se noi accettassimo la tua proposta, se voi vi sposaste e poi foste costretti al divorzio. La nostra famiglia e quella della tua ragazza uscirebbero da questa faccenda in un bagno di sangue e con le ossa rotte e la cosa farebbe ben più parlare della possibilità che tua sorella sia una zitella incallita destinata a un allevamento di gatti.”
“Io…”
“Che cosa avresti intenzione di fare se dovessimo concederti il nostro permesso e se poi foste destinati a dividervi in un’aula di tribunale?” Domandò l’uomo, squadrando il figlio.
“Non lo so.”
“Se accadesse un qualcosa che fa vacillare il vostro amore, oltre ai canonici litigi, voi vi ritrovereste in una situazione che ti auguro di non vivere mai. Con il passare del tempo, la odieresti e penseresti che la tua famiglia sia stata stupida e avventata nel lasciarti andare senza metterti in guardia.”
“Questo mai!” Lo rassicurò quasi urlando.
“Non serve che cerci di rabbonirmi in questo modo: io conosco il mondo meglio di te e so che certe cose potrebbero finire malamente se non ci si ferma a riflettere.” Affermò deciso, prendendo un pezzo di pane e mangiucchiandolo con tutta calma.
“Allora?” Domandò curiosa la moglie, tirandogli una gomitata e costringendolo a riprendere il discorso da dove si era interrotto.
“Che cosa vorresti proporre a Scott?” Lo interrogò Alberta, cacciando il suo cellulare in un angolo e prestando la sua completa attenzione verso il padre.
“Se il loro amore è così forte e duraturo, allora in futuro si potrà dire che siamo stati stupidi a dubitare di loro.”
“Papà…”
“Quest’amore, però, scusa la freddezza, non è stato testato come si deve e c’è solo una possibilità precedente al matrimonio di cui si può usufruire senza problemi.” Soffiò, concedendo in tal modo il suo permesso.
Dopotutto se non fosse stato nelle sue intenzioni, lui non avrebbe mai menzionato del suo amico e non avrebbe fatto altro che annuire alle decisioni, giuste o sbagliate che fossero, di sua moglie e di sua figlia Alberta.
“Intendi farli convivere?” Domandò la figlia.
“Senza genitori in giro che si occupano di ogni aspetto della casa e costretti a cavarsela con le loro sole forze, potranno capire se questo legame ha futuro o è solo un fuoco di paglia che incendierà solo con una maturità non ancora acquisita.” Gracchiò, facendo sorridere la consorte.
“E vi sarebbe il vantaggio di un danno minimo.” Soffiò Alberta.
“C’è dell’altro, vero?” Chiese Scott, intuendo dallo sguardo del padre che la situazione non era così limpida e cristallina.
“Il matrimonio, così come lo sognate, non è una chimera.” Ammise, vedendolo confuso da quella confessione improvvisa.
“Ma la mamma ha detto…”
“La mamma ha solo detto che è una cerimonia snaturata dall’abuso incontrollato, ma ciò non significa che l’amore sia ormai defunto.”
“Forse mi sono spiegata male.” Si scusò la donna, portandosi alle labbra il bicchiere contenente il suo amato vino rosso.
“Per organizzare un matrimonio all’altezza di cosa credete ci sia bisogno?” Domandò l’uomo, interrogando sia Scott che la sorella maggiore.
“Non saprei.” Ammise Alberta.
“È l’aspetto più vile del nostro mondo.” Suggerì la donna.
“Il denaro?” Tentò Scott con scetticismo, sperando vivamente di sbagliarsi.
“Senza soldi non si può organizzare nulla e per un vero uomo spesso è umiliante chiedere ai propri genitori di coprire tutte le spese.” Confermò il padre.
“Eh?”
“Io ti conosco bene Scott e so che soffriresti se noi dovessimo tirare fuori l’assegno per coprire tutte le vostre spese.”
“Già.” Confermò abbattuto dalla consapevolezza di non essersi trovato, in quelle poche settimane, nemmeno uno straccio di lavoro.
Si sarebbe accontentato anche di fare il cameriere o il fattorino prima che qualche studio accettasse le sue garanzie e la sua preparazione universitaria. Anche il lavoro più umile gli andava bene pur di sbancare il lunario e di mettere qualcosina da parte per i suoi progetti futuri.
Per il momento, nonostante le rassicurazioni dei suoi genitori e dei suoi ex colleghi di corso che gli confermavano la difficoltà di mettersi in gioco nel mondo del lavoro, non aveva ottenuto nemmeno un colloquio e ciò lo demoralizzava fino a quando non incontrava la sua ragazza e non poteva stringerla a sè.
“Convivi con Dawn, hai tempo per trovarti un lavoro e puoi conoscere i vari aspetti di una vita lontana dai nostri consigli.” Elencò l’uomo, intuendo dallo sguardo del figlio che avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di allontanarsi dalle grinfie delle due arpie con cui era stato finora.
“E l’affitto?” S’informò Alberta.
“Non essendo autonomi, dovremo parlare con i genitori di Dawn e se anche loro sono d’accordo, divideremo le spese.” Borbottò risoluto, facendo annuire la consorte.
“Quando entrambi avrete un’occupazione, allora dovrete cavarvela con i vostri stipendi e se il matrimonio è il vostro obiettivo, ricordate di non prosciugarvi tutto il conto.” Consigliò la donna che incrociò lo sguardo furioso della figlia.
“Dopo telefonerò a Dawn e la informerò della novità.” Affermò Scott.
“Non è giusto, però, che Scott sia il primo ad andarsene.”
“Perché siete così stressanti?” Soffiò infastidito il padre, assaggiando un pezzo del suo polpettone ormai gelido.
“Anch’io vorrei un posto, dove stare con il mio Lucas.”
“Ci sarebbe la stanza che resterà libera con la mia partenza.” Propose il rosso, facendo incupire la maggiore che pretendeva tutt’altro.
“E allora?”
“Puoi sempre chiedere a Lucas di venire a vivere qui e tra qualche anno cercherete una casa in affitto.” La derise Scott, facendola infuriare.
“Non è divertente.”
“Lo è invece.” S’inserì il padre, sorridendo malignamente.
Quella situazione che si stava creando, gli dava la possibilità di vendicarsi di tutto quello che aveva passato negli ultimi anni.
Tutte le loro decisioni inflessibili, i loro ordini inscalfibili e le cene insipide che era costretto a consumare senza nemmeno alzare la voce avrebbero alimentato il suo senso di rivalsa.
“E come?” S’informò preoccupata.
“Se Lucas viene a vivere qui, voi non avrete troppe possibilità di stare soli.”
“Non è giusto.” Protestò furiosa, imbronciandosi per quella situazione che poteva rovinare il resto della sua esistenza.
“Io invece potrò stare con Dawn tutto il tempo che voglio e potremmo diventare molto più intimi di quanto non siamo già.” Ridacchiò Scott, ringraziando il padre per quella soluzione che tornava a loro completo vantaggio.
“Posso sempre decidere di restare così come sono.”
“E ti accontenti di vedere il tuo Lucas solo durante il lavoro.” Terminò la madre che aveva seguito quel fitto scambio di battute, accennando a un ghigno malefico.
Un qualcosa che aveva gelato il sangue di Alberta e che le fece credere, almeno in quell’occasione, di essersi ritrovata una nuova nemica.
Perché Scott e suo padre in tutti quegli anni avevano imparato a sostenersi in ogni cosa e avevano stipulato un patto d’acciaio, mettendosi d’accordo in precedenza sul comportamento da tenere nelle più comuni situazioni famigliari.
Durante i primi tempi era stato difficile alternarsi in certi compiti o coprire certe dimenticanze, ma con il costante allenamento cui erano sottoposti, erano diventati perfetti. La teoria scricchiolante e all’apparenza inapplicabile, li aveva trasformati in un duetto che suonava in perfetta sintonia e che salvava la pelle in ogni occasione.
Al contrario, nonostante qualche ipotetico anno di vantaggio, le due arpie non erano sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
Spesso si coalizzavano, scontrandosi con lo strato di disinteresse di Scott e del padre, ma in certi frangenti si scannavano e facevano morire dalle risate le loro vittime che, per una volta, potevano spaparanzarsi sul divano a guardare la partita e ad annegarsi di birra e popcorn.
In quella breve discussione erano partite come un blocco unito, ma poi erano sorte le primissime crepe e qualcosa si era invertito, costringendo Alberta a un triplice fuoco nemico.
Alla sua destra, a capo tavola, vi era la figura massiccia di suo padre che manteneva, nonostante non ve ne fosse bisogno, il silenzio. Alla sua sinistra, invece, proprio difronte al padre, si era sistemata la figura di Scott che, quasi caduto nel discorso matrimonio, ora sfoggiava un sorriso irritante cui avrebbe risposto volentieri con un pugno sui denti, ben sapendo, però, che quella mossa sarebbe andata incontro a una punizione esemplare.
Davanti a lei, complice un’estate torrida e coperta da una semplice magliettina rosa a maniche corte e da un paio di pantaloncini, vi era la madre.
“Se ci chiudiamo nel mio ufficio durante la pausa pranzo, possiamo sempre divertirci.” La provocò Alberta, facendola ghignare ancora di più.
“Non ne sei capace.”
“Mi stai sfidando?”
“In verità Alberta, tu non sei ancora pronta per andare a convivere.” Borbottò il padre, facendola scattare all’improvviso.
“Come puoi dirlo?”
“Scott è più giovane di te di almeno 5 anni, eppure ci ha già presentato Dawn diverse volte, mentre tu non ci hai fatto ancora conoscere questo famoso Lucas.”
“Noi siamo molto impegnati.” Tentò di difendersi, ben sapendo che come scusa era piuttosto patetica e che la madre, solo volendo, l’avrebbe smontata in nemmeno 10 secondi.
“Forse non ce l’hai presentato perché ti vergogni e in tal caso non saresti credibile.” Terminò il vecchio, prendendo il telefonino e accordandosi con il suo vecchio amico perché tenesse bloccato l’appartamento almeno fino a quando non ne avesse discusso con i genitori di Dawn.
“Per un po’ lascerò le cose così come sono.” Mugugnò Alberta, ascoltando le contrattazioni che suo padre stava intrattenendo con il suo conoscente.

Fu quando il padre appoggiò il cellulare sul tavolo e alzò lo sguardo dal suo piatto ormai vuoto, accennando a un sorriso soddisfatto, che Scott intuì quella bella notizia.
Anche se avevano accantonato il matrimonio e non c’era possibilità di convincere i suoi genitori del contrario, sentiva d’aver conquistato una vittoria personale.
Magari quella era stata una strategia del suo vecchio per schiarirgli ulteriormente le cose e per permettergli di conoscere ancora meglio la sua ragazza, ma era pur sempre un bel passo in avanti.
Felice di ciò aveva recuperato il suo telefonino, cercando nella rubrica il numero di cui aveva disperato bisogno.
“Cosa c’è Scott?” Domandò Dawn sorpresa per quella chiamata.
“Hai parlato con i tuoi genitori di quella cosa?”
“Dicono che sono troppo giovane per il matrimonio.”
“So che potrebbe sembrarti una cosa ingiusta, ma anche i miei genitori mi hanno detto la stessa cosa e forse hanno ragione.”
“Ci hai ripensato? Non mi ami più?” Chiese con lieve preoccupazione.
“Non riesco a immaginarmi una vita senza di te, ma c’è un altro modo per renderci felici.”
“Quale?”
“Mio padre vorrebbe incontrare i tuoi genitori per discutere di una soluzione cui ha pensato.”
“Quale soluzione?” Lo interrogò, temendo che lui la volesse tenere sulle spine.
“Non ti resta che venire domani e lo capirai.” Ridacchiò, sentendola sbuffare.
“Non puoi dirmi nulla?”
“Vorrei fosse una sorpresa.”
“Mi stai dicendo che non posso venire a trovarti domani mattina?” Tentò, stringendo con maggior intensità il suo cellulare.
“Tu puoi venire quando vuoi.”
“Anche adesso?”
“Hai intenzione di uscire con questo buio?” S’informò, sperando che lei non avesse intenzione di fare una qualche pazzia.
Perché la loro città poteva anche essere la più sicura dell’intera regione e poteva contare su delle forze dell’ordine all’altezza, ma per lo stesso motivo cui sua madre odiava Berlino, Amburgo o la Germania in generale, Scott non voleva che lei uscisse a quell’ora.
Se lei si fosse incamminata verso il suo appartamento senza informarlo del suo arrivo, poteva accaderle di tutto. Qualche malintenzionato avrebbe potuto rapinarla o violentarla e lui non se lo sarebbe mai perdonato, incolpandosi di non esserle andata incontro o di non averla fatta desistere.
“Io vorrei vederti.”
“Non azzardarti a fare un passo!” Ringhiò minaccioso.
“Io…”
“Se hai davvero bisogno di vedermi, passo io.”
“Ho capito cosa vuoi dire.” Sussurrò, cullandosi nella stessa paura del suo fidanzato.
“Ti aspetto per le 8.”
“Va bene.”
“Dawn…un’ultima cosa.” Mormorò, cercando d’ignorare le occhiate dei suoi genitori che, con il vivavoce in funzione, sapevano ogni cosa.
E come Scott avevano tremato all’idea che Dawn uscisse alle 21 solo per stare con lui. Con lo sguardo e con alcune rapide gesta delle mani, l’avevano pregato di fermarla.
“Hai bisogno di qualcosa per domani Scott?”
“Niente di particolare.”
“Che cosa devi dirmi allora?”

“Ti amo, fatina.” Sussurrò, immaginandosi che lei fosse arrossita per quella confessione che le rivolgeva ogni sera come se fosse la sua buonanotte.
“Anch’io.”
“Sogni d’oro Dawn.”
“Sarà un po’ difficile con quello che devi dire ai miei genitori.” Commentò, facendolo ridacchiare e chiudendo la chiamata che li aveva visti impegnati.
 








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Ryuk: È ritornata la serie più zuccherosa tra quelle da noi realizzate.

Vi anticipo una piccola differenza rispetto agli altri Moments.
Questa volta alcuni momenti saranno più lunghi e occuperanno, quindi, più capitoli.
Il primo momento, infatti, durerà parecchio, anche se avremo diverse discussioni e tanto altro.
Non vi anticipo nulla, anche se dovrete aspettarvi qualche casino.

Ryuk: I casini sono nello stile di rocchi e, quindi, niente di anomalo.

Spero che questo primo capitolo vi piaccia e che le descrizioni (ho rispolverato questa serie anche per allenarmi in questo) siano azzeccate.
Ditemi pure se devo migliorare qualcosa, se avete qualche personaggio che desiderate veder comparire così senza motivo e se avete qualche consiglio anche nell'impaginazione che, così com'è, non mi soddisfa troppo.

Ryuk: Essendo ancora all'inizio magari qualche personaggio riusciamo pure a incastarlo senza fatica.

Facciamo che raccoglierò idee fino al terzo capitolo e che poi sceglierò quelle che più mi piacciono (sempre che ne abbiate voglia).
Detto questo e ringraziandovi in anticipo vi auguro una buona serata.

Ryuk: Piccolo appunto per quanto riguarda l'aggiornamento.

Non so se questo venerdì riuscirò a pubblicare, ma non temete.
Al massimo rinvierò l'aggiornamento di 24 ore e così per sabato avrete il secondo capitolo.
Poi tutto dovrebbe tornare con il suo classico ordine e, quindi, ogni martedì e venerdì vedrete il seguito.
Alla prossima!

 
   
 
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