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Autore: vali_    13/12/2017    6 recensioni
[Tra la quinta e la sesta stagione, post "Swan song"]
“… hanno ordinato una pizza e la stanno mangiando in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. O meglio, è Dean quello perso, smarrito, confuso. E mai come stasera sta pensando di venire meno alla promessa fatta a colui a cui ha tenuto di più al mondo, colui (…) che stavolta si è proprio sbagliato…
Dopo quasi due mesi di permanenza a casa di Lisa, Dean non riesce ad ambientarsi e a dimenticare il fratello caduto in quel buco infernale e pensa di mollare, di tornare alla vita fredda e buia, ma a cui è sempre appartenuto. Sarà lei a dimostrargli che, a volte, per sfuggire al buio basta aggrapparsi a piccoli momenti felici.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Lisa Breaden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Sesta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Do I look out to you?'
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Personaggi principali: Dean Winchester, Lisa Breaden
Collocazione temporale: Tra la quinta e la sesta stagione, post 5x22 “Swan song”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
Avvertimenti: Nessuno 
Note: Buonasera :)
Io torno ogni tanto eh, quando ve lo aspettate di meno, così vi faccio una sorpresa buahaha!
Scherzi a parte, questa è una cosina a cui pensavo da un po’. Non so perché, in realtà, ma mi è balenata in mente un’idea e, alla fine, sono finita a scriverla su carta. Ne ho anche un’altra, che mi è venuta nel mentre scrivevo questa, e chissà che prima o poi io riesca a buttarla giù.
Lisa non è esattamente il mio personaggio preferito e probabilmente non è nemmeno quello che vedo più affine a Dean – non a caso Ellie è un’ora che mi sta tirando la manica del maglione, brontolando qualcosa come “Questo è un colpo basso! Spero che tu non abbia l’ispirazione per un mese!”, ma cerco di non ascoltarla… e soprattutto che non mi arrivi la sua terribile gufata! XD –, ma ha un enorme pregio ai miei occhi: averlo trascinato fuori dal baratro in cui è finito dopo la morte di Sam. E i suoi meriti è giusto riconoscerglieli.
Vi dico una cosa che mi ha spiazzata un po’: credo che questa sia la prima storia il cui titolo non è in inglese. Ahimè, non ho trovato un corrispettivo di questo che, per una volta – ripeto, strano ma vero –, trovo perfetto così com’è. Proviene da una delle canzoni dell’ultimo album di Jovanotti e mentre la ascoltavo mi sono proprio figurata la scena, perciò non ho potuto cambiarla. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato questo giorno, che l’italiano avrebbe regnato nel titolo! XD
Scemenze a parte, spero che questa cosina vi piaccia. Ne approfitto per augurarvi una buona settimana – visto che siamo ancora all’inizio – e mandarvi un abbraccione forte… alla prossima! :D 
 

Paura di niente

Ho sentito il tuo respiro dentro al mio
E sono stato felice
E non avevo paura di niente 

(Paura di niente – Jovanotti)

 
«Andrai a cercare Lisa. Prega Dio che sia così pazza da riprenderti e tu… »
 
Sbatte le palpebre un paio di volte, cercando di scacciare quelle parole dalla sua testa. Gli ronzano spesso dentro, come moscerini fastidiosi e Dean è tentato di scacciarli con le mani, a volte, tanto sono rumorosi e disturbanti ma soprattutto palpabili.
 
Siede accanto al tavolo in quella che ormai dovrebbe considerare la sua casa, visto che ci vive da quasi due mesi. Cinquantasei giorni, per la precisione. Qualcuno di sua conoscenza li avrebbe contati, uno ad uno. E chissà se ne sarebbe stato felice o se li avrebbe vissuti come invece sta facendo lui, trascinandosi da una stanza all’altra come un automa.
 
Lisa siede al suo fianco, alla sua destra. Sono in cucina, attorno all’isola rivestita di legno chiaro posizionata al centro. Solitamente qui fanno colazione [1], ma a volte ci mangiano anche i pasti principali. Dipende da come gira a Ben, generalmente.
Con la coda dell’occhio, la osserva tagliare uno spicchio di pizza con forchetta e coltello, la stessa che hanno ordinato un paio d’ore fa e che è arrivata puntuale, portata da un fattorino moro sbarbato che però doveva aver passato un po’ troppo tempo in cucina prima di portargli la loro cena, dato l’odore di fritto che aveva addosso.
 
Questa sera sono da soli. Ben è al compleanno di un compagno di classe e Lisa gli ha proposto di uscire, di andare a fare una passeggiata e, perché no, magari andare a mangiare in un ristorante, uno di quelli veri, così diverso dai fastfood o dalle tavole calde in cui passava pranzi e cene insieme a lui che non c’è più eppure è così presente nella sua mente e nel suo cuore da far male, ma Dean non se l’è sentita. Per questo hanno ordinato una pizza e la stanno mangiando in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. O meglio, è Dean quello perso, smarrito, confuso. E mai come stasera sta pensando di venire meno alla promessa fatta a colui a cui ha tenuto di più al mondo, colui a cui si è dedicato sempre e al quale più volte è stato costretto a dar ragione per ovvi motivi, ma che stavolta si è proprio sbagliato. Questa vita non fa per lui: questa casa, queste mura… gli sta tutto stretto e sta rischiando di impazzire qui dentro, chiuso come un uccello in gabbia.
 
Da poco più di un paio di settimane ha cominciato a fare un giro nella zona, per cercare un lavoro che facesse al caso suo. Per il momento la cosa che l’ha più incuriosito – si fa per dire, visto che non ha alcun interesse verso niente e nessuno – è un cantiere nella periferia di Cicero.
È stata proprio Lisa a spronarlo a fare questo passo. L’ha fatto in modo gentile, senza fargli alcuna pressione e Dean non l’ha preso come un rimprovero o una spinta per alzarsi dal divano. Anche se, se lo avesse fatto in questi termini, avrebbe avuto tutto meno che torto.
Ci ha riflettuto e ha pensato che almeno potrebbe essere un modo per fare qualcosa di concreto, anziché passare le giornate a bere o a cercare un modo per riportare indietro Sammy. Perché è questo che ha fatto negli ultimi tempi: nei momenti in cui è lucido, quando il dolore non è abbastanza forte da sopraffarlo e indurlo a bere fino a svenire – com’è successo almeno un paio di volte – rovista nei libri che ha con sé, alla disperata ricerca di un rimedio che gli riporti indietro l’unico essere vivente di cui gli è veramente importato qualcosa in tutto il fottuto universo.
 
«Allora, com’è andata oggi al cantiere?» la voce di Lisa – così dolce, candida, come una carezza sulla pelle – lo riporta alla realtà. La guarda sorridergli appena, mentre pronuncia le prime parole da che si sono messi a tavola.
A volte gli sembra che abbia paura di lui. Per Ben, forse, che è solo un bambino e non meriterebbe di avere uno sconosciuto mezzo alcolizzato dentro casa, ma forse anche per lei che, probabilmente, si chiede giorno e notte perché mai abbia deciso di tenerlo con sé, di accoglierlo dentro casa sua come si fa con un cane randagio.
 
Non sono mai stati insieme. Sebbene Dean sia attratto da lei ed è quasi sicuro che lei ricambi, non ha mai fatto un passo in questo senso nei suoi confronti. Ha paura di sporcarla, di… infettarla, in un certo senso. Se non l’ha già fatto.
 
Accenna una smorfia nella sua direzione, qualcosa che dovrebbe somigliare a un piccolissimo sorriso stanco. «Bene. Il capo mi ha… mi ha mostrato il progetto e mi ha affiancato a un paio di operai per insegnarmi il mestiere» e si sente così fuori posto nel pronunciare queste parole, così… stupido. A credere che questa sia davvero la sua strada, che fare il carpentiere in un cantiere sia la risposta a tutti i suoi problemi, alle sue paure, alla sua continua agitazione. Ai suoi incubi, quando rivede Sam cadere in quel fottutissimo buco e non può fare niente per fermarlo. Si sente così incapace. Così vuoto a volte.
 
Non può continuare con questa farsa. Non può farlo né per lui né per Lisa che ha solo avuto la sfortuna di trovarlo sulla sua strada quando era più ingenua e spensierata e farsi scopare per un intero weekend. Ora che è adulta dovrebbe volere una vita diversa. Non è giusto per lei, né per suo figlio che ha poco più di dieci anni [2] e di certo Dean è l’esempio peggiore che sua madre avrebbe mai potuto portarsi in casa.
Non è la prima volta che un pensiero così gli balena in testa. Deve trovare il coraggio di farlo, di abbandonare questa casa e tornare alla sua vita o trovarne un’altra che gli calzi meglio addosso ma questa no, non è quella che fa per lui e suo fratello ovunque sia può andare a farsi fottere perché gli ha consigliato di fare una grossa stronzata e lui è stato ancora più stronzo a promettergli che lo avrebbe fatto.
 
«… Tu avrai i barbecue e le partite di football… »
 
Quelle parole continuano a rimbombargli in testa, tenaci come un martello che batte nello stesso punto finché il chiodo non è ben conficcato nel legno. Parole stupide, perché non c’è stato niente di tutto questo da che è qui, mai una volta. L’unica possibilità che ha avuto era quella di portarci Ben, che una volta glielo ha chiesto quasi pregandolo, eppure ha rifiutato. Era troppo stanco, troppo provato e il suo mal di testa era troppo forte perché potesse uscire alla luce del sole. Lo avrebbe fatto – forse – solo per un gigante alto quasi due metri con un’acconciatura di capelli inguardabile e due spalle larghe come un armadio, ma quel bambino era così diverso, non aveva niente in comune con quel fratello che gli avrebbe potuto anche chiedere la luna e Dean avrebbe sfidato qualunque bestia infernale per andargliela a prendere.
 
La voce di Lisa che gli dice qualcosa gli arriva lontana, ovattata mentre taglia un pezzo di pizza con le mani e non gli importa nemmeno ciò che ha detto, perché l’unica cosa che si sente di risponderle è che non ce la fa più qui, a vivere a casa sua, a sentirsi un peso. E le parole di Sam hanno ben poca importanza a riguardo.
 
Capta solo una parte del suo discorso «… penso che sia positivo, così pian piano potrai imparare a… » e decide di interromperlo «Non so se lo farò» tiene gli occhi bassi e lascia cadere il pezzo di pizza sul cartone, facendolo scivolare dalle dita. Gli è passata anche la fame. «Non credo di potercela fare, Lis. Non… tutto questo non fa per me. Rischio di… di avvelenare te e tuo figlio continuando a stare qui e non… non posso. Hai fatto tanto per me, non te lo meriti»
 
Probabilmente non ha mai parlato così tanto da che è qui, ma finalmente l’ha detto e si sente appena meglio mentre lei, invece, lo guarda con gli occhi sgranati, immobile.
Si chiede che le stia passando per la testa. Vede i suoi pensieri sfrecciarle dentro, come treni in corsa su binari in mezzo al niente, e non può fare a meno di domandarsi se stia sperando che Dean decida di fare le valigie e finalmente andarsene da casa sua e dalla sua vita o meno. Dalla sua espressione non lo capisce.
La osserva posare forchetta e coltello accanto al cartone, le labbra strette in una smorfia triste. «Vuoi mollare così?» Dean fa spallucce. Non c’è niente da mollare: non ha costruito nulla, solo un castello di rabbia e dolore annaffiato dal whisky e, davvero, non crede che possa essere il fondamento di un bel niente. Che le piaccia o meno, la realtà è questa. «Non pensi a me? A Ben? Si è affezionato a te, ti vuole bene e—»
Dean la guarda, sorridendo amaro «È proprio questo il problema. Non… non credo di essere un buon esempio per tuo figlio, non… non come stanno le cose adesso. In più, sono un peso per te. Non è giusto».
 
Si alza in piedi e rimane immobile per un istante. Lei ha gli occhi bassi, un paio di ciuffi di capelli scuri che le ricadono sul viso e vorrebbe dirle qualcos’altro, che gli dispiace, che ha apprezzato i suoi sforzi per tenerlo in piedi nonostante tutto, ma non saprebbe come ringraziarla e in più non gli viene davvero in mente niente da dire, perciò si avvia verso le scale – posizionate in fondo a un piccolo corridoio che lo porta fino all’ingresso –, in silenzio.
Vuole andare di sopra per prendere la sua roba e fare le valigie e dopo aver fatto poco più di una manciata di passi avverte il rumore di una sedia spostarsi sul pavimento e poi si sente tirare indietro, una mano sottile che gli afferra il braccio. Si volta e Lisa ha gli occhi appena più lucidi, tristi. Non sta piangendo, ha affrontato batoste peggiori rispetto a un ubriacone in preda agli incubi che vuole lasciare casa sua, ma è evidente che questo confronto l’abbia scossa. Lo guarda con le labbra strette; forse anche lei vorrebbe dire tante cose, ma non sembra riuscirci e lo prende alla sprovvista quando semplicemente si allunga verso di lui e lo bacia sulla bocca, senza remore, senza paura. E Dean, per quanto sorpreso da un gesto così inaspettato e spiazzante, arrivato nel bel mezzo di una discussione che lo stava portando a fuggire, altrettanto inaspettatamente si ritrova a ricambiare, a poggiarle le mani sui fianchi e stringerla a sé, la testa piegata di lato e gli occhi chiusi.
 
Lisa ha la vita sottile, le braccia esili che sembrano poterlo tenere insieme tanto sono forti e a Dean sembra che il mondo abbia ripreso a girare. Per un piccolissimo momento, non si sente al centro esatto di una voragine pronta a risucchiarlo. È al sicuro, dove tante volte si era immaginato felice [3] e si lascia trasportare da quella sensazione, stringendo Lisa appena più forte, i palmi aperti sulla sua schiena.
 
Gli sembra tutto nuovo, fresco. Si sente come un ragazzino alle prime armi, come se questo fosse il suo primo bacio e non l’ultimo di un milione dati a caso o per soddisfare un bisogno, la voglia di calore e di seguire i suoi più bassi istinti. Avverte il respiro di Lisa solleticargli la pelle, la sua bocca cercarlo e, dopo tanto gelo, è al caldo, al riparo. Una sensazione che lo lascia piacevolmente spiazzato, desideroso di averne ancora. Qualcosa che cancella il freddo, le notti passate a rivedere i momenti più brutti della sua vita nei suoi peggiori incubi, la paura, la solitudine, tutto ciò che lo ha portato ad attaccarsi a una bottiglia per non pensare.
 
Quando lei si scosta appena e lo guarda negli occhi – che ora sono meno lucidi, più intensi e luminosi –, Dean non sa cosa aspettarsi. Si lascia guidare, per una volta, troppo perso e confuso per affrontare la situazione diversamente e quando poco più tardi se la ritrova tra le braccia accanto a lui, sul divano dove ha passato tante notti – per la maggior parte insonni –, capisce davvero il dono di Sam, quello che gli ha voluto concedere.
 
Non era tanto l’aspettativa di una vita normale, le grigliate estive con i vicini di casa o un piatto di pasta caldo preparato da una mano amica, ma quella di essere felice, o almeno di provarci. Di realizzare quel desiderio che tanto a lungo aveva soffocato nel petto. E Dean – il braccio sinistro attorno alle spalle di Lisa seduta lì accanto con una mano poggiata sul suo petto – almeno questo glielo deve. Per quanto non riesca ad accettare fino in fondo un sacrificio così grande. 
 


[1] Riferimento a una delle prime scene dell’episodio 6x01 “Exile on Main Street”, in particolare a quella in cui Dean, Lisa e Ben fanno colazione.
[2] Nell’episodio 3x02 “The kids are alright” Ben festeggia otto anni. Per questo a cavallo tra la quinta e la sesta stagione, dove è collocato questo Missing Moment, ne ha sicuramente compiuti dieci.
[3] Riferimento all’episodio 5x17 “99 problems”, quando Dean ammette alla stessa Lisa che, quando nella sua testa si immagina felice, è con lei e Ben. 
  
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