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Autore: Seiko    24/06/2009    16 recensioni
Una lenta consapevolezza cominciava a camminare a piedi nudi sulle schegge dei suoi ricordi.
“Dare la mia vita in questo posto e in questo momento ha un significato!”
Prima classificata al contest Odio ed Amo indetto da Setsuka e _ALE2_
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Titolo: Blind Vision
Introduzione: Una lenta consapevolezza cominciava a camminare a piedi nudi sulle schegge dei suoi ricordi. “Dare la mia vita in questo posto e in questo momento ha un significato!”

Disclaimer: Tutti i personaggi presenti nel testo appartengo ad Eiichiro Oda e la storia non è a fini di lucro.
Autrice: Seiko
Genere: Drammatico, Romantico, Introspettivo.
Rating: Giallo.
Avvertimenti:
What if, Spoiler, Shounen-ai.
Spoiler: Cap.485, Ep.377.
Citazione: La citazione alla fine della storia è tratta da una strofa della canzone “Over and Over” - Three Days Grace
Note: Ho bisogno di fare alcune precisazioni su alcuni dettagli presenti nella storia, che sono incomprensibili se si segue solo l'anime italiano.
Prima nota, l'erba sul ponte della nave, non sono suonata io (anche se potrebbe sembrare) ma è proprio così la loro nave. La sunny presenta infatti un finto prato sul ponte.
La seconda nota riguarda le stampe dei ricercati che Sanji vede nella camera dei ragazzi, se non si sapesse la stampa con la sua taglia non è mai stata appesa, in quanto lui stesso si vergogna dell'immagine che lo rappresenta.

 
 

Blind Vision
 
-Sanji cosa ti sta succedendo?-
La domanda risuonò nella cucina come una nota stonata, lo stridere del vetro in un momento di silenzio assoluto.
La domanda sbagliata in una giornata che non aveva nulla di diverso dalla solita noia quotidiana.
Gli occhi della navigatrice erano fissi sulla schiena del cuoco che lavorava con maestria ai fornelli.
I pensieri del biondo si fissarono su quella domanda, senza trovarle il giusto posto in un profilo logico.
Cosa gli stava succedendo?
Assolutamente niente che fosse al di fuori di ordinaria routine.
Finì di preparare il the per la ragazza e una volta posata la tazza, si sedette al lato opposto del tavolo.
C'era un insolito silenzio mentre il biondo portava lentamente una sigaretta alle labbra, nel languido tentativo di ignorare lo sguardo pensieroso di Nami.
-Di cosa stai parlando Nami-san?-
Nemmeno in quel momento incrociò gli occhi della ragazza, la scusa del fumo era un ottimo espediente per divagare e guardare altrove.
Non gli piaceva l'espressione della rossa in quel momento, troppo seria, troppo enigmatico il suo sguardo, enigmatico come la domanda che gli era stata posta all'inizio.
Non era difficile comprendere il significato della domanda in sé, quanto più cogliere la giusta chiave di interpretazione, una chiave che al momento lui era sicuro di non avere.
Il silenzio tornò più pesante di prima tra i due, interrotto solo dal respirare tenue del cuoco.
Le labbra di lei si mossero leggermente, movimento che il biondo riuscì a cogliere nonostante il suo sguardo fosse fisso sul fumo che usciva con calcolata lentezza dalle sue labbra.
Fu un movimento svelto e timido, insicuro, come quello di una persona che sa perfettamente cosa dire, ma ha paura di parlare.
Un gesto che non era certamente tipico di una ragazza decisa come Nami.
-Sto parlando di Zoro...-
Quelle parole uscirono come un verso strozzato, un sussurro rotto da un pianto bloccato sul nascere.
A quel nome lo sguardo di Sanji incrociò finalmente quello della navigatrice.
Gli occhi della ragazza erano velati da un' indecifrabile angoscia, e a quella visione le gambe del cuoco si alzarono di loro volontà, mentre una goccia di sudore freddo scivolava lungo la candida pelle del collo.
Quello che trasmettevano ora gli occhi azzurri del cuoco erano una fredda ed insolita agitazione.
-No.. Non capisco di cosa stai parlando Nami-san... -
Nonostante avesse cercato di rendere convincenti le sue parole, quello che uscì dalla bocca di Sanji suonò esattamente per quello che era, un debole tentativo di cambiare discorso.
Ma con Nami non funzionava, e il biondo lo sapeva bene.
-Non prendermi per il culo Sanji, sai benissimo di cosa sto parlando!-
La voce della ragazza era schizzata in un acuto finale, che ancora oscillava a mezz'aria nel vuoto della cucina.
Gli occhi nocciola della ragazza cercarono ancora una volta lo sguardo del cuoco, e questa volta non nascondevano il tormento che l'affliggeva.
Un tremito freddo sfiorò la pelle del biondo facendolo rabbrividire, cos'era quello sguardo?
C'era una parte di lui che urlava, gridava per uscire ad affrontare la realtà, ma strillava senza voce.
Dall'altra parte qualcosa gli diceva che doveva andarsene, fuggire il più lontano possibile da quello sguardo e il buio che si nascondeva alle sue spalle.
Ma non fu il biondo a decidere, quanto le sue gambe che si mossero d'istinto verso la porta.
Solo quando la mano fu salda sulla maniglia e lo sguardo lontano a contemplare il legno della porta, in un ultimo baluardo di precaria assennatezza, riuscì a parlare.
-Perdonami Nami-san, ma devo andare a controllare le provviste.-
Anche quelle parole suonarono tanto come una scusa banale, e senza dare il tempo alla ragazza di replicare uscì in fretta dalla cucina, chiudendosi la porta alle spalle.

 
Senza rendersene conto le sue gambe avevano cominciato a correre, voleva allontanarsi dalla cucina, voleva allontanarsi dallo sguardo inquisitore di Nami.
Solo quando si fu allontanato abbastanza la tensione che aveva mosso le sue gambe fino a quel momento lo abbandonò, lasciandolo con una sensazione di pesante stanchezza..
Cadde seduto a terra, e sentì tra le mani i fili d'erba che ricoprivano il ponte della Sunny.
Cercò tra le labbra la sigaretta che stava fumando fino a poco prima, ma quello che i suoi denti stringevano era solo aria, doveva averla persa correndo.
Con le mani tremanti dalla tensione si portò la sua fidata bionda alle labbra, e passò un po' di tempo ad assaporarne la consistenza con la bocca prima di decidersi finalmente ad accenderla.
Si concesse delle lunghe boccate di fumo per calmare il turbamento che opprimeva i suoi pensieri.
Come diavolo aveva fatto Nami a scoprirli?
Eppure erano sempre stati attenti, fin troppo, e nessuno della ciurma aveva dato segni di aver intuito qualcosa fino a quel giorno, ma la navigatrice oggi era stata capace di spiazzarlo con una semplice domanda.
Una domanda che nascondeva fin troppi significati per i suoi gusti.
Possibile fosse così ovvio il legame che c'era fra lui e lo spadaccino?
Certo, ultimamente il cuoco si era un po' rabbonito nei suoi confronti, ma non al punto di portare Nami a pensare che tra i due corresse qualcosa di più che semplice rivalità.
Era anche vero che Zoro era stato meno propenso a rivaleggiare dopo lo scontro con Kuma, ma cavoli chiunque dopo un episodio simile si sarebbe calmato per un po'.
Avevano tutti avuto paura di perdere quella testa di verza, non era forse normale di conseguenza essere un po' più gentili nei suoi confronti?
Cosa allora aveva portato Nami ad intuire il torbido rapporto che li legava?
“Sicuramente è colpa del marimo che si è lasciato sfuggire qualcosa.”
Un'idea che si faceva sempre più largo nella mente di Sanji.
Era anche l'unica possibilità, del resto lui era stato più che attento nelle sue azioni, mentre il marino era decisamente molto più incurante sotto quell'aspetto.
Quella che fino a poco prima era tensione si stava pian piano trasformando in rabbia.
Non era possibile che quello stupido fosse stato così...così... così dannatamente stupido.
Si alzò di scatto stringendo con rabbia la sigaretta tra i denti, per poi dirigersi a passo affrettato verso la camerata, dove più che sicuramente si era rifugiato il marimo a riposare.
Percorreva il ponte della nave a grandi falcate, e ad ogni passo pensava ad un modo per farla pagare allo spadaccino.
Picchiarlo, torturarlo, ucciderlo una volta per tutte.
No, no era tutto troppo nella norma, avrebbero semplicemente litigato come sempre, e avrebbe finito col perdonarlo, ma dopo nemmeno due giorni avrebbe rifatto lo stesso errore, perciò questa volta ci voleva qualcosa di più deciso.
-Oi!-
Fu quella voce, fin troppo conosciuta e fin troppo fastidiosa a risvegliarlo dai suoi pensieri.
Era arrivato davanti alla porta delle camerate, di fianco a lui era seduto quello stupido spadaccino, e cosa peggiore di tutte, non aveva ancora la più pallida idea di come comportarsi.
Per riflesso alla frustrazione che gli cresceva dentro strinse in una mano la maniglia della porta, mentre gli occhi dello spadaccino si aprivano per seguire quel gesto.
-Siamo nervosetti? Ti sono forse arrivate le tue cose cuoco?-
Il suono del calcio che colpiva il terreno riecheggiò per tutta la nave, mentre Zoro guardava con un ghigno divertito il posto dove fino a poco prima stava beatamente seduto.
Con lo sguardo basso il biondo strinse i denti rompendo definitivamente la sigaretta che ancora stringeva fra le labbra, mentre lentamente si voltava verso il suo avversario.
Non si mosse come, probabilmente, si aspettava l'altro, ma rimase immobile a fissarlo con occhi ardenti.
-Non è il caso di scherzare dannato imbecille! Si può sapere cos'hai combinato per farti scoprire razza di idiota?!-
La voce era rossa di rabbia, ma non superava il sussurro, non poteva di certo mettersi a urlare.
Lo sguardo di Zoro passò dal divertito al confuso nel giro di pochi secondi.
-Di cosa diavolo stai parlando?-
-Non fare il finto tonto con me marimo! Nami ci ha scoperti ed è sicuramente colpa tua! Ti riesce così difficile fare attenzione?!-
Tutte le sue buone intenzioni erano andate a farsi benedire mentre urlava tutta la sua frustrazione verso lo spadaccino.
La spada del compagno sfiorò i capelli biondi e andò a conficcarsi nella porta alle sue spalle.
Zoro lo sovrastava, i loro corpi erano vicinissimi, eppure non si toccavano.
Il vento soffiava verso Sanji, eppure non sentì l'odore dell'altro pungergli il naso.
-Sanji...-
Il tono era grave, e c'era un amaro retrogusto di disperazione in quella voce.
-Smettila! La tua mente andrà a pezzi se continui così imbecille!-
Gli occhi di Zoro erano fissi nei suoi, eppure non riusciva a mantenere chiara la vista, sembrava quasi che il ragazzo di fronte a lui stesse lentamente svanendo..
-Svegliati Sanji! Così finirai soltanto per ferirli ancora di più! Loro possono aiutarti cuoco, smettila di soffrire da solo. Fai finire questo incubo una volta per tutte...-
Più fissava il nero perforante dei suoi occhi, più ascoltava quelle parole e più sentiva una voragine aprirsi nel petto.
Cosa stava succedendo? Erano tutti impazziti oggi?
E fu l'istinto ad agire per primo, aprì ancora una volta la porta alle sue spalle per poi richiuderla il più velocemente possibile una volta dentro.
Ed era solo la sua immaginazione quella che vedeva il marimo sparire nella fitta nebbia che stava invadendo il ponte della nave.

 
Dentro la stanza ebbe finalmente il tempo di calmarsi.
Le gambe strette con forza tra le braccia, mentre a fatica cercava di trovare il respiro.
Nella testa risuonavano come freddi fili di acciaio le parole pungenti dello spadaccino.
La voce distorta in un vibrante stridio che andava a sfiorare con accurata sadicità i ricordi più opachi della sua memoria.
Il suo corpo iniziò a tremare come colpito da un imprevisto inverno.
Era fredda quella stanza, troppo fredda.
Si alzò tremando e camminò fino a raggiungere l'armadio, aveva bisogno di una coperta.
Con una coperta quel freddo sarebbe sparito, quelle dannate parole sarebbe scomparse dalla sua testa, e tutto sarebbe tornato normale.
Aprì meccanicamente l'anta dell'armadio e iniziò a frugare nella confusione che vi regnava all'interno.
Non fu una coperta ciò che trovo, ma qualcosa di decisamente diverso.
Non riusciva a vederlo bene in tutto quel buio, ma la consistenza che sentiva non era certamente quella che ci si aspetterebbe dalla lana.
Strinse meglio il fagotto fra le mani e lo portò  sotto la luce.
Non appena i suoi occhi videro nitidamente cosa cingevano le sue mani, il suo cuore mancò un battito, e la stanza gelò.
Tre katane, tre katane legate da una bandana scintillavano sinistramente.
La presa si fece più debole, le sue gambe perdettero la loro forza e le spade rovinarono sordamente a terra.
Fu come un flash, vide quelle spade cadere così lentamente da scorgere ogni singolo dettaglio.
Le custodie sporche e rovinate, quella sottile ombra dolorosa che le ricoprivano e la bandana rossa di sangue che le teneva strette assieme.

 
[Macerie fumanti, solo quello intorno a lui.
La vista era ancora appannata e ogni parte del suo corpo mandava pulsioni dolorose.
Il fumo intorno a lui era fitto, non riusciva ancora a vedere bene cosa fosse realmente successo dopo l'esplosione.
Distingueva solo due ombre, una gigantesca e una che al confronto era insulsa, una formica di fronte all'uomo che sta per ucciderla.
Alle sue orecchie giungevano quelli che sembravano sussurri, un brusio indistinto, coperto ancora dall'eco dell'esplosione di poco prima.
Cercò di farsi forza, doveva rialzarsi, non poteva permettersi di restare lì a poltrire mentre i suoi nakama rischiavano la vita.
Era faticoso, terribilmente faticoso, il suo corpo non voleva collaborare, si rifiutava di reagire sotto lo straziante urlo di dolore che gli scorreva nelle vene.
-Avrai una testa!-
Quella voce, la conosceva... la conosceva fin troppo bene.
-Ma... non la sua...-
No! Non poteva essere così stupido!
-Prendi la mia al suo posto!!-
No! No no no!!
-Ti prego!-
Quello stronzo! Non lo aveva mai sentito pregare nessuno, mai!
E ora pregava quel dannato bastardo di... ucciderlo?
Ignorò il dolore che graffiava ogni più piccolo lembo di pelle, ignorò la gamba che si rifiutava di muoversi come doveva, ignorò tutto, doveva raggiungere quelle due figure ora chiare come il sole.
La vedeva, la figura di Kuma si stagliava come quella di un gigante su quella decisamente più piccola dello spadaccino, in ginocchio a pregarlo di prendere la sua vita.
Le vedeva le sue labbra mentre sussurravano le parole che lo conducevano verso la fine.
Non poteva abbandonarlo, non poteva farsi superare anche in questo, non poteva lasciarsi salvare come una ragazzina dannazione!
-Non c'è altra scelta per salvare la ciurma, e se il capitano morirà, il mio sogno sparirà con lui!

Rufy è l'uomo che diventerà il re dei pirati!-
Sentì quelle parole e furono la spada che inesorabilmente gli attraversò il petto.
Non poteva lasciarglielo fare, non accettava di salvarsi a queste condizioni, non accettava di farsi salvare da lui.
-Aspettate!-
La voce gli graffiava il palato mentre usciva, decisa e dolorante.
-Cosa pensi di risolvere con la tua morte idiota?!-
Si avvicinava, trascinando la gamba ferita, trascinando quello che era rimasto delle sue forze... li aveva raggiunti.
-Cosa ne sarà del tuo sogno?!-
Dritto negli occhi, gli aveva sputato in faccia quelle ultime parole, doveva sentirla sulla pelle la rabbia che gli fremeva dentro...la paura che gli scorreva dentro.
L'altro lo guardava sorpreso, boccheggiando qualcosa che somigliava terribilmente ad il solito insulto, ma non era di lui che doveva preoccuparsi ora.
Voltò le spalle allo spadaccino, per fronteggiare direttamente Kuma Bartholomew, la fonte di tutti i loro guai.
-Ehi pezzo grosso! Al posto della vita di questa testa d'alga prendi la mia!-
Così era, così doveva andare, sarebbe stato lui a sacrificarsi per la ciurma, non avrebbe permesso allo stupido spadaccino di farlo al suo posto, quello era il suo momento.
-Anche se non sono ancora un famoso ricercato, presto sarò conosciuto in tutto il mondo come Sanji Gambanera!-
Era doloroso, era doloroso restare in piedi, era doloroso parlare, era doloroso non crollare di fronte al nemico, ma doveva farcela, per la ciurma... per Zoro.
-Sbrigati! Al posto suo prendi me!

Dare la mia vita in questo posto e in questo momento ha un significato!-
Ci era riuscito, sarebbe morto lui al suo posto, avrebbe salvato lui la ciurma, sarebbe stato lui a salvarlo per una volta.
Ma ora rimaneva la parte più difficile...
-Ehi marimo... salutami i ragazzi, e digli che mi dispiace ma dovranno trovarsi un altro cuoco.-
Perchè era così faticoso dire quelle parole?
Avevano l'aspro sapore dell'irreparabile, sapeva che non avrebbe più potuto tornare indietro.
-Zoro... ti-
Non lo percepì quel movimento, sentì solo il colpo sulla pelle, su quella dannata ferita al fianco.
Stava svenendo, ogni singola fibra del suo corpo lo stava urlando, ma usò gli ultimi attimi per aggrapparsi con forza a quelle spalle.
Voleva insultarlo, voleva urlare, voleva picchiarlo, voleva infilzarlo con le sue dannate spade.
Ma non ci riuscì, l'unica cosa che fece fu rimanere fermo, immobile ad osservare le labbra dello spadaccino muoversi in un leggero sussurro.
-Addio...Sanji-
Vuoto, solo il vuoto dentro mentre lentamente si accasciava a terra sfiorando un ultima volta quel corpo, guardando un ultima volta i suoi occhi.
L'ultima cosa che vide furono le tre katane dello spadaccino malamente lasciate al suo fianco, e l'ultima cosa che sentì fu la voce di Zoro.
-Te le affido...-
Poi tutto si fece nero, e i suoi pensieri si persero nella voragine che si stava aprendo nella sua mente.]

 
Fu il rumore sordo delle spade che toccavano finalmente terra a riportarlo alla realtà.
I suoi occhi schizzarono verso la porta, era lì, quello stupido spadaccino era lì fuori fino a poco fa, ma allora... perchè?
Come potevano essere lì quelle spade se Zoro le aveva usate solo poco prima?
Il suo cuore si gelò all'istante, cosa era successo al marimo dopo lo scontro con Kuma?
Era... era veramente.... morto?
No, no ma che diavolo andava a pensare?
Zoro era sempre stato lì, dopo che se ne furono andati da quel dannato posto l'aveva visto tutti i giorni, ci aveva parlato tutti giorni!
Non poteva essere morto, era stato lui stesso a trovarlo ferito e a portarlo da Chopper.
Ma allora cos'era quella strana sensazione che gli trapassava il petto?

 
[L'odore di bruciato gli trapassava le narici, mentre lentamente riprendeva coscienza del suo corpo.
Ogni minimo movimento gli provocava una fitta di dolore, e anche il solo aprire gli occhi sembrava faticoso.
Erano state le grida trillanti di Rufy a svegliarlo, ma ancora non capiva dove fosse e cosa stesse succedendo.
Fu un flash, un immagine, un amaro ricordo, le labbra di Zoro piegate in una smorfia macchiata di sangue.
Marimo!
Si alzò di colpo, sforzando forse troppo i suoi muscoli che gli stavano urlando i tutti i modi di stare fermo.
Si guardò intorno, e poco lontano da lui vide i suoi compagni sorridenti di fronte ad un nuovamente energico Rufy.
Come poteva saltellare così? Fino a poco prima era ridotto peggio di uno straccio...
La risposta arrivò come un colpo di pistola... stava bene grazie a Zoro.
Si guardò nuovamente intorno alla ricerca di quella testa verde in mezzo ai suoi compagni, ma più disperatamente cercava più non riusciva a vederlo.
Fu allora che notò le spade...

“Te le affido...”
Ignorando il dolore che premeva ovunque per uscire, si alzò e iniziò a correre, non sapeva verso dove, sapeva solo che doveva correre, lo sentiva, riusciva a sentire quel dannato vuoto che gli offuscava la mente e gli urlava di correre.
Fu allora che le vide... macerie cremisi.

 
Un corpo a terra...
 
Un figura scarlatta, in piedi, in mezzo a detriti sanguinanti.
 
Il suo cuore lacrimava, mentre immobile fissava quella figura stesa a terra...
Il vuoto si disperse in ogni frammento del suo corpo...
I suoi occhi sbarrati in un dolore troppo difficile da realizzare...
 
Il suo cuore sussultò, era vivo... era ancora vivo.
Corse verso quella figura, corse con una smorfia di tristezza sulle labbra e un sorriso sul cuore.
E urlò, urlò chiamando i suoi compagni con tutta la voce che aveva.
Sarebbe arrivato Chopper e l'avrebbe curato tutto sarebbe finito per il meglio, lo sapeva.
Il marimo aveva sempre avuto la pellaccia dura.

 
Era corso in un ultimo atto di irrazionailità verso quel corpo, l'aveva stretto a sè con forza... era freddo.
Buio tinto di rosso, non aveva più il coraggio di guardare, mentre le orecchie si riempivano delle sue stesse urla...
Gridava, per il dolore, per la paura, in cerca di aiuto, non sapeva nemmeno lui per cosa...
Sentiva qualcuno afferrarlo per le braccia, allontanarlo da quel corpo...morto.
Sentiva le loro voci, sentiva i pianti, sentiva tutto il dolore che li ricopriva come un telo bianco.
Poi piano piano tutto spariva, tutto spariva, tutto...
Non c'era più quel rosso tagliente, non c'era più quell'odore ferroso, non c'era più quel sapore acre a graffiargli il palato, non c'era più niente...]


Il rumore stridente del vetro che si screpola, solo quello risuonava nella sua testa.
Come se la sua mente si stesse incrinando, come se la sua mente si stesse spezzando, come se la sua mente stesse irrimediabilmente andando in frantumi.
Realtà e finzione si fondevano in un unico flusso in cui era impossibile riconoscere l'una dall'altra.
Con l'ultima apparenza di razionalità si aggrappò con forza a quelle spade ora malamente sparse sul legno della camerata.
Le strinse a sé, mentre l'odore ferroso gli penetrava le narici, il suo odore...
Zoro era vivo, non poteva essere morto, non poteva, lui l'aveva visto...
L'aveva visto sul ponte poco prima, l'aveva visto anche tutti i giorni precedenti.
Si, ne era sicuro, lo spadaccino è sempre stato a bordo della nave, ci aveva parlato e litigato come sempre.
Giusto l'altro giorno avevano quasi fatto a botte, peccato che poi lui fosse sparito proprio mentre l'ambiente si stava riscaldando.
Con la mano vagava  lentamente lungo il corpo delle spade, in una dolce ed estenuante carezza, e ad ogni minimo movimento sentiva la sua mente aprirsi su un baratro di ricordi nascosti.
Quando era stata l'ultima volta che Zoro l'aveva anche solo sfiorato?
Dopo la venuta di Kuma lui e lo spadaccino non si erano toccati nemmeno per sbaglio.
Una lenta consapevolezza cominciava a camminare a piedi nudi sulle schegge dei suoi ricordi.
Cosa diavolo era successo a Thriller Bark?
Alzò gli occhi verso il muro in cui erano appese tutte le loro taglie, fu allora che si accorse che la sua non era la sola immagine a mancare.

 
Gli occhi sbarrati, la mano continuava un movimento ormai divenuto meccanico, l'ombra della persona che era rannicchiata nell'angolo della camerata, così lo vide Nico Robin entrando a controllare cosa fosse successo al cuoco.
Dopo la sera prima erano tutti molto preoccupati per la “salute” mentale del biondo, ma solo Nami aveva avuto il coraggio di affrontarlo.
Tutti sapevano della sua fuga dopo la chiacchierata con la navigatrice, e Rufy e Usopp l'avevano sentito parlare sul ponte della nave di fronte alla porta della camera.
Si sarebbe aspettata di tutto Robin, ma non di trovarlo in quello stato.
Si avvicinò a lui il più silenziosamente possibile, come per evitare di rompere quel fragile equilibrio che aveva momentaneamente trovato.
Si inginocchio di fronte a lui, guardandolo fisso negli occhi.
-Sanji...-
Si aspettava un completo silenzio da parte dell'altro, invece si sentì afferrare per un braccio, mentre una voce, rotta da un dolore troppo grande anche per piangere, chiamava il suo nome.
-Robin...-
Portò una mano ad accarezzare la testa del cuoco come per istinto, un istinto consolatore che si stupiva lei stessa di avere.
Eppure lo capiva, riusciva a capire i sentimenti di Sanji che si ritrovava all'improvviso a perdere una delle persone più importanti della sua vita.
-Robin... dov'è il marimo? Ti prego... Robin...
Ho bisogno di sapere la verità.-
-Ti racconteremo tutto Sanji...-

 
 
L'unico rumore che aleggiava nella cupa penombra della cucina era quello prodotto dal dondolio della nave sospinta dal mare.
Erano tutti riuniti lì, di fronte a Sanji, tutti pronti a raccogliere pezzo per pezzo i brandelli della sua memoria.
Il biondo passò con lo sguardo tutti i suoi compagni, una, due, tre, infinite volte, forse sperando ancora di veder comparire un segno verde tra di loro, ma ciò che vide furono solo i loro occhi tormentati.
Lo vedeva in quegli occhi quanto fosse difficile anche per loro, quanti rimorsi e rimpianti c'erano dietro quel racconto.
Lo sguardo del cuoco si fermò, e fissando il tavolo a cui era seduto, prese un profondo respiro prima di parlare.
-Potete iniziare...-

 
[Le urla di Sanji riscossero tutti da quel momento di tranquillità che stavano vivendo.
Corsero tutti, preda di un sentimento comune, verso il luogo da cui le grida provenivano.
La scena che si trovarono di fronte fu un trauma per tutti:
Sanji in preda allo shock che urlava stringendo convulsamente tra le braccia una figura celata nel sangue.
Dovettero allontanare il cuoco con la forza, mentre Chopper cercava di visitare lo spadaccino.
Cercarono in tutti i modi di salvarlo, si affidavano ad ogni minima speranza, non riuscendo ad accettare quello che Sanji aveva già realizzato al suo arrivo.
Zoro era morto, e niente l'avrebbe riportato indietro...
Nelle settimane successive all'evento il cuoco si era trasformato completamente.
Inizialmente sembrava aver assimilato il lutto come tutti gli altri, ma col passare del tempo si faceva sempre più silenzioso, sempre più chiuso verso i suoi compagni.
Tutti lo interpretarono come un segno di dolore, perchè anche se lo nascondevano, tutta la ciurma conosceva bene il rapporto che li legava, e sapevano quanto più difficile dovesse essere per lui superare un simile trauma.
Lo shock di Sanji giunse al suo culmine una mattina qualunque, quando lo trovarono rannicchiato in un angolo della cucina.
Immobile in posizione fetale, un espressione indecifrabile a decorargli il viso.
Passò interi giorni seduto nel letto dell'infermeria a fissare il mare attraverso l'oblò, chiuso in un impenetrabile silenzio, in un mondo unicamente suo.
Chopper provò a visitarlo più volte, non riuscendo però a trovare mai una giustificazione medica al suo malessere.
Fisicamente stava benissimo, ma sembrava quasi che la sua mente si rifiutasse di reagire agli stimoli esterni.
Tutti pensavano avrebbe avuto un crollo definitivo di lì a poco, invece un giorno stupì tutti, quando entrando in cucina lo trovarono sorridente e intento a preparare la colazione.
Il primo a preoccuparsi dell'improvviso cambiamento fu il medico, che lo sottopose all'ennesima visita, ricavando soltanto che era in piena salute, sia mentale che fisica.
E quando Chopper l'annunciò al resto della ciurma tutti quanti si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo.
Fu così che lentamente il clima sulla nave stava tornando alla normalità, lentamente le loro ferite si stavano rimarginando.

Tutto sembrava scorrere per il meglio, ma una strana atmosfera aleggiava ancora per la nave, come un'opaca nebbiolina impediva di vedere chiaramente quello che succedeva e  stordiva un poco costringendo la ciurma a non approfondire più di tanto le strane sensazioni di cui di tanto in tanto erano preda.
I primi segni di squilibrio furono colti solo parzialmente, casualmente e tenuti in poco conto, visti come momenti di distrazione, allucinazioni quasi.
Eppure piano piano tutta la ciurma si rese conto che qualcosa non andava, Sanji era felice... troppo felice.
Tutti avevano ritrovato il loro consueto umore, ma allo stesso tempo conservavano quel profondo peso, che non poteva fare a meno di uscire allo scoperto in qualche occasione, invece Sanji...
Sanji era come prima, non aveva ombre nello sguardo, e non sembrava più risentire della perdita.
Ma nonostante questo preferirono tutti fingere di non vedere, fingere di non sentire il cuoco parlare da solo, litigare da solo, arrabbiarsi con qualcuno che non era più lì.

A lungo andare però quella situazione non era più sostenibile e quella sera, quasi in muto accordo, furono costretti ad aprire gli occhi e far fronte alla realtà che tanto avevano ignorato... Sanji viveva nel passato.
Erano tutti riuniti a cena come ogni sera, e l'atmosfera era la più tranquilla che avevano avuto dalla partenza da Thriller Bark.
Fu allora che il biondo pose quella domanda, una domanda che li costrinse ad affrontare un compagno che credevano guarito.
-Possibile che quel dannato marimo deve ogni sera evitare la mia cena?!-
Un silenzio soffocante calò nella sala, interrotto solo dalle improvvise lacrime di Nami.
-Nami-san che succede?-
Fu Rufy ad alzarsi e a dire quelle parole che tutti nascondevano dietro i loro occhi tormentati.]

 
-Dopo le parole di Rufy hai avuto una crisi Sanji, e Chopper è stato costretto a somministrarti un tranquillante per calmarti.-
Lo sguardo del biondo era rivolto verso il pavimento e non accennava ad alzarsi.
In silenzio tutti aspettavano la sua reazione, tutti aspettavano un suo cenno.
-Tutto questo è successo... ieri sera?-
La voce rotta dal dolore era uscita come un sussurro.
-Si... questa mattina ti sei svegliato e sembravi aver dimenticato tutto, ancora una volta.-
E le sentì, le grida di quella dolorante consapevolezza chiusa nell'angolo più profondo della sua mente.
Lo sapeva da sempre, semplicemente si rifiutava di accettarlo, non riusciva ad accettarlo.
Ma ora era lì, ad osservare gli occhi dei suoi compagni opachi di sofferenza e non poteva più negarlo.
Zoro era morto...
Zoro non sarebbe più salito su quella nave, non avrebbe più dormito tutto il giorno sul ponte, non avrebbe più litigato con lui, non l'avrebbe fissato mai più mentre cucinava, non l'avrebbe più baciato spinto da un'improvvisa passione...
Era morto...
Eppure c'era ancora quella parte irrazionale che strepitava come sono soliti fare i bambini capricciosi, frignava, e si rifiutava di accettare quella morte.
-....re-
Un gemito strozzato, eppure tutti lo sentirono e si voltarono verso il cuoco con occhi perplessi.
-Voglio tornare... sulla sua tomba.-

 
Il viaggio di ritorno fu carico di un'atmosfera cupa e deprimente.
Era stato difficile per tutti superare quel momento, e ora stavano tornando indietro, a rivivere quei luoghi tormentati dal rimorso.
Quando arrivarono, il sole era alto nel cielo e nulla in quell'ambiente luminoso poteva far intuire l'umore della ciurma che si avviava con passi pesanti verso il cimitero di Thriller Bark.
I suoi compagni lo accompagnarono e restarono il tempo necessario a porgere i saluti allo spadaccino... alla pietra con inciso il suo nome.
Quando tutti se ne furono andati Sanji si accese una sigaretta, avvicinandosi alla tomba di fronte a sé.
Non aveva avuto il coraggio di guardare i suoi compagni mentre la salutavano come un vecchio amico, e non aveva tuttora il coraggio di focalizzare lo sguardo sul nome inciso sopra.
Chiuse gli occhi, sfiorando con la punta della mano la pietra liscia e... fredda.
Un brivido gli percorse la schiena mentre, quel gelo gli ricordava il corpo insanguinato dello spadaccino che tempo prima aveva stretto tra le braccia.
Si sedette, poggiando la schiena su quella pietra, mentre sentiva i frammenti della sua sanità mentale urlare di voltarsi e affrontare una volta per tutte quella realtà, senza però riuscirci per davvero.
Riaprì gli occhi, fissando con lo sguardo il cielo azzurro sopra la sua testa, nemmeno una nuvola.
Era chiara quella giornata, una giornata limpida, quasi cristallina, la giornata adatta per avvolgere nella nebbia le urla della sua ultima parvenza di buonsenso.
-Sai Zoro c'è una cosa che voglio dirti in questo ultimo barlume di razionalità, prima che la mia mente vada completamente in frantumi e tu mi ricompaia ancora una volta davanti in tutta la tua nauseante boria.-
Era un tono doloso quello che pronunciava quelle parole, un tono che il bambino capriccioso nella sua testa ormai non riconosceva più nemmeno come suo.
Si stava dividendo, stava abbandonando lì quella consapevolezza sanguinante che lo aveva spinto fino a quella tomba.... una tomba di cui ormai stava già negando l'esistenza.
-Ti ho odiato... ti ho odiato come nessun altro in vita mia...
Ma... se avessi la possibilità di ricominciare... probabilmente... finirei con l'innamorarmi di te un'altra volta.-
Spense la sigaretta sul terreno umido che circondava la tomba, mentre tra le labbra sentiva il sapore bagnato del distacco.

Si alzò, un movimento calcolato, meccanico, e senza voltarsi una volta di più, si lasciò alle spalle quello che rimaneva della sua lucidità, e sorrise bieco, avvicinandosi sempre di più alla figura famigliare dello spadaccino che lo guardava con aria di sfida all'orizzonte.
Quel castello di carte sarebbe caduto ancora, sarebbe crollato ancora una volta come foglie in autunno, ma lui lo avrebbe rialzato ogni volta... fino alla fine del suo viaggio.

 
...So many thoughts that I can't get out of my head
I try to live without you, every time I do I feel dead
I know what's best for me but I want you instead
I'll keep on wasting all my time...

   
 
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