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Autore: The_Master_Of_MPF    13/12/2017    0 recensioni
"La storia di qualcuno che vuole solamente continuare ad esistere"
-Ma quando l'universo viene distrutto proprio a causa di questo suo desiderio, allora dovrà ricrearlo...ad ogni costo-
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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The Master Of Existence
 
- CAPITOLO 1 -

PERDERE TUTTO

“Preferisco Credere a Una Dolce Bugia che a Mille Amare Verità”

The Almighty Of My Personal Fantasy

  Porgo a tutti quanti voi qui presenti, i miei più cordiali saluti. Lasciatemi presentare: sono un umile maestro che vorrebbe rivelare una storia, che ritengo sia rimasta sconosciuta per troppo tempo. Perché tra gli innumerevoli racconti che compongono questo universo, c’è n’è uno, che per me è veramente importante: la mia vera storia. Una volta che l’avrò completamente conclusa, potrete deciderete voi, se credere o meno alle vicende di questo mio incredibile racconto.
 Tuttavia, prima di iniziare a narrarvi della mia lunga esistenza, vorrei parlarvi di come avvenne la fine di un universo dimenticato. Potrei riassumervelo semplicemente in tre parole: Vita, Caos, Morte; ma dubito che riuscireste a comprendere questa mia breve spiegazione. Poiché sebbene le possiamo considerarle come diverse entità separate,
nessuna di loro tre può esistere facendo a meno di una o dell’altra. Venendo riunite, esse danno forma a quello che noi chiamiamo Destino.
  Infatti la nostra esistenza nel cosmo, non è altro che l’insieme di ciò che facciamo: da quando nasciamo fino all’istante in cui moriamo. Lo so, è una amarissima realtà che a quasi nessuno piace riflettere; ma posso chiedervi, se avete mai provato a pensare, a quand'è che l’esistenza giunge al termine? Succede se il nostro corpo invecchia? Quando la nostra mente si corrompe oppure lo spirito viene consumato… o semplicemente: quando noi veniamo dimenticati dall’intero universo. Personalmente ho trovato la risposta a tale quesito solo di recente; perché tanto tempo fa, ritenevo che l’esistenza di qualcuno, finisse quando egli non riuscisse più a provare nulla: sentimenti o passioni. Non mi importava, se queste svariate sensazioni fossero positive o negative, mi bastava sapere che queste emozioni erano tutto ciò che mi serviva per continuare a esistere nell’universo… e sentirmi vivo.
  Accecato proprio da questo mio inarrestabile desiderio primordiale, avevo reso lo scopo della mia esistenza, quello di impadronirmi completamente di ogni sensazione o emozione, presente nel mio universo. Era davvero un capriccio della mia volontà puramente egoistica, ma lo desiderato talmente tanto: da non riuscire a fermarmi in nessun modo. Cosi continuai a vivere in quella maniera sconsiderata fino a quando non fu troppo tardi sia per me, che per l’esistenza stessa del cosmo. Perché quando finalmente mi resi conto di quello che avevo compiuto, capì che l’avrei rimpianto amaramente per il resto della mia vita.
  Nel volere soddisfare ad ogni costo quel mio desiderio di esistere: alla fine avevo consumato completamente tutto quanto il mio universo. Quello che avevo amato e quello che avevo odiato, i miei amici e i miei nemici, le cose belle e brutte, assimilai ogni cosa riuscissi a trovare attorno a me, finché non è rimasto più assolutamente niente. Ero rimasto solo, in un universo vuoto che non conteneva più Nulla. Scoprire che infine ero riuscito nello scopo che mi ero prefissato nell’esistenza, non mi fece provare alcuna felicità, ma soltanto la terrificante sofferenza di avere perso tutto quello che desiderassi.
  Così alla deriva di quel vuoto assoluto, diedi sfogo al mio dolore, abbandonandomi alla mia più totale disperazione senza nessun ritegno. Quando finalmente riuscii a riprendermi, mi sentivo ridotto a pezzi, eppure provai comunque a trovare un senso a quella mia solitudine: cercando inutilmente una qualche ragione d’esistenza in quel Nulla. Ma mentre mi trovavo in quell’opprimente universo vuoto, ero assalito di continuo dai sensi di colpa per le mie azioni, ma soprattutto dal ricordo di ogni singola cosa che avevo assimilato nel vecchio cosmo. Credevo che sarei diventato pazzo a causa di questo tormento emotivo, ma in seguito, sperai che ciò accadesse davvero, perché così avrei smesso di pensare a come fosse diventata inutile la mia esistenza. Cosi senza neppure rendermene conto, diventai completamente pazzo, incapace persino di comprendere cosa avvenne durante la mia follia. Ma niente dura per sempre e come c'è un inizio, c'è anche una fine, infatti mi ricordo come lentamente ripresi il controllo di me stesso.
  Con il ritrovamento della mia coscienza, compresi che era l’ora di compire l’ultima azione per terminare quella mia orribile situazione. Chiusi il mio unico occhio e una singola lacrima mi solcò il volto, perché avevo deciso di concludere la mia esistenza: distruggendomi.
  Prima dell’estremo gesto finale, con un lieve sospiro rassegnato, pronunciai il mio vero nome, come se volessi presentarmi alla Morte: ma fu proprio quella semplicissima parola a salvare la mia esistenza. Il ricordo di come mi chiamassi, m’illuminò nel vuoto in cui erravo. Poiché dopo tempo immemore, avevo avuto un'idea, che forse era la mia ultima speranza di riuscire ad avere ancora uno scopo nell’esistenza. Siccome avevo distrutto l’universo, forse potevo crearne uno nuovo: dopotutto al mio interno possedevo l’essenza di ogni cosa del cosmo. Ammetto che pensai di essere ancora in preda a quella mia follia per quell’idea, ma decisi comunque di provare a ricostruire l’universo.

  Pronunciai ancora una volta il mio nome, che riecheggio nel vuoto; dopo di che, iniziai a dire il nome di ogni cosa che avevo consumato. Senza fermarmi, pronunciai una lista interminabile di svariati nomi, che poco alla volta fecero riaffiorare dentro di me la loro essenza: perché è proprio il nome delle cose, che né rappresenta l’esistenza.
  Così cominciai ad assemblare all’interno di me, pezzo dopo pezzo, una sorta di fantastico puzzle immaginario, grande quanto l’universo. Ad ogni pezzo che sistemavo, ricordavo e associavo anche l’emozione, che avevo personalmente provato nei confronti delle svariate essenze. Mi accorsi, che stavo ricreando dentro di me non solo l’universo, ma anche qualcuno che avevo perso molto tempo fa nel vuoto: me stesso.
  In mezzo a quel puzzle di ricordi e sensazioni varie, ritrovai anche qualcosa che avevo davvero dimenticato, il mio personale dogma: mai arrendersi, perché nel bene o nel male io continuerò ad esistere.
  Ritrovata la mia volontà, avevo finalmente un motivo per vivere: dovevo creare qualcosa di nuovo e unico, un mio fantastico universo. Dopo un numero incalcolabile di nomi, riuscii finalmente a finire quell’immaginario puzzle cosmico, ma la parte difficile veniva ora: perché dovevo trasferire all’esterno quella mia personale fantasia.
  Feci un lungo respiro e riaprii il mio unico occhio, poiché esso è il centro della mia esistenza ma anche di tutto quanto il mio potere. Cosi concentrai questa mia straordinaria capacità per rendere il mio puzzle reale e riempire quel vuoto in cui stavo: ma non ci riuscii. Senza desistere, allora decisi comunque di riprovarci ancora e ancora, ma per quanto ci tentassi in vari modi: non succedeva niente. Nonostante l’assenza di risultati, mi impegnai ancora di più, perché desideravo veramente realizzare l’universo della mia immaginazione.
  Continuai a provare senza avere successo per tante volte, finché cominciai a pensare che quella mia idea fosse veramente impossibile. Eppure non volevo arrendermi, anche a costo di annientare me stesso, decisi di riprovarci un'ultima volta, prima della fine definitiva: era letteralmente l’ultimo desiderio di un folle ormai moribondo.
  Chiusi il mio unico occhio per riuscire a concentrarmi meglio e fu allora che lo sentii davvero per la prima volta: un battito di Vita. Era il suono di qualcosa stava nascendo dalle profondità del cosmo. Estremamente elettrizzato per questa scoperta, riaprii di scatto il mio unico occhio, per guardarmi attorno nella speranza di scorgere quella nuova vita, ma intorno a me c'era ancora il vuoto assoluto.
  Inizialmente dubitai di quello che avevo appena percepito, eppure l’idea che fosse stato reale, mi diede una motivazione incredibile. Non sapevo se quel battito di Vita fosse stato vero o meno, ma dopo l'accaduto: ero deciso più che mai a concludere ogni mia questione.
  Cominciai a dare fondo a tutte le energie che mi rimanevano dentro, concentrandomi su quel mio puzzle cosmico mentre richiudevo l’occhio. Ero irrequieto perché percepivo che c’era qualcosa di diverso da prima e, focalizzando i sensi, riuscii a sentirlo senza avere dubbi: era quasi impercettibile, ma quel battito di Vita era davvero reale. Inizialmente fu come un flebile battito d'ali di farfalla, ma crebbe con una tale intensità che faceva tremare il vuoto che mi circondava.
  Mentre intuivo che stava per succedere qualcosa d’indescrivibile, ero estasiato dal meraviglioso ritmo: che aumento fino ad esplodere.
  Dopo quell’istante, ogni pezzo del mio fantastico puzzle si riverso all’esterno, fuoriuscendo dal mio occhio come un getto senza sosta. Mi sentivo come svuotare completamente mentre ero tutto paralizzato; non so se provai più gioia o sofferenza per quell’incredibile evento, perché fu sia bellissimo che terrificante nello stesso tempo e luogo. Quando finalmente anche l’ultimo pezzo riuscii a fuoriuscire da me, quel battito di Vita diminuì gradualmente l’intensità del suo ritmo; mentre la mia felicità cresceva per essere riuscito in quell’impresa.
  Completamente prosciugato di ogni mia energia per quell’incredibile sforzo a cui avevo preso parte, ero sfinito e al limite delle forze: ma volevo scoprire ad ogni costo quello che avevo creato nel cosmo. Con un timore reverenziale, riaprii lentamente il mio stanco occhio, e dopo pochi attimi di incredulità, la vidi chiaramente sotto di me. Dove prima c’era soltanto il Nulla: ora cresceva una grigia nebbia.
  Ero esausto, ma mi sentivo davvero euforico mentre ammiravo questa nuova presenza espandersi ovunque, riempiendo tutto quanto il vuoto. In lontananza riuscii a scorgere al suo interno innumerevoli ombre: erano delle oscure figure che ritenevo appartenere al mio universo. Travolto dalla felicità di avere ritrovato quello che più desideravo, volevo gettarmi senza esitazione in quella grigia nebbia sottostante. Ma solo una cosa mi impedì di farlo: il battito di Vita era cessato.
  Il non riuscire più a sentire quel dolce suono mi fece svegliare dallo stato di trance che mi aveva indotto la visione delle ombre. Confuso, affinai i miei sensi per cercare di capire cosa succedeva, perché intuivo che doveva esserci qualcos’altro celato dalla nebbia. Passarono ore, ma alla infine riuscii a ritrovare quel suono, sebbene era molto debole, riuscivo a sentirlo nelle profondità dell’universo.
  Sebbene percepissi dentro di me, il desiderio di partire subito, non appena provai a spostarmi dalla zona vuota dove potevo trovarmi, venni sopraffatto da tutta quanta la stanchezza accumulata finora. Prima di iniziare la mia nuova avventura, dovevo recuperare le forze, così avendo bisogno di riposare, decisi di rimanere ancora nel vuoto.
  Mentre recuperavo le mie energie, ero felice di osservare quella grigia nebbia che lentamente riempiva e offuscava quell’odiato Nulla. Per passare il tempo, decisi di provare a studiare quell’immateriale sostanza, per riuscire a comprendere meglio la sua curiosa essenza. Perché era come se quella foschia avesse una sua coscienza propria, che erroneamente la attribuì a quella Vita che stava nel suo interno. In seguito, scopri che quelle ombre osservate non erano che un riflesso di ciò che erano in precedenza: meri ricordi del mio universo. Alla fine capi che l’origine della nebbia si trovasse nel suo centro, lo stesso luogo dove sentivo provenire quel flebile battito di Vita. Ipotizzai che doveva esserci qualcos’altro all’interno della foschia, una forza a me sconosciuta che interagiva continuamente con la prima.
  Durante il mio riposo, il tempo passo lentamente mentre guardavo il Nulla assoluto venire riempito quasi del tutto dalla grigia nebbia. Ormai l’unico luogo vuoto era quello in cui avevo trovato ristoro; rendendo di fatto il confronto tra me e quella foschia inevitabile. Dopo una lunga attesa, finalmente percepì di avere recuperato buona parte del mio potere, permettendomi cosi di prepararmi per la sfida.
  Temendo una sorta di pericolo all’interno di quella grigia nebbia, decisi di erigere su di me una barriera di energia per proteggermi. Sebbene presi questa decisione per garantirmi una qualche sicurezza, il mio restava un piano folle, ma se volevo scoprire l’origine di questo universo: dovevo essere pronto a rischiare la mia esistenza. Sarei riuscito a risolvere ogni mio dilemma, o avrei perso ogni cosa.
 Personalmente, dopo la mia lunghissima permanenza dentro il Nulla, cominciai a ridere ironicamente per quel timore di perdere la vita. Chiusi il mio occhio e cominciai a raccogliere le energie recuperate, cominciando a usare tutto il mio potere per erigere la mia difesa. Eppure mentre mi concentravo per forgiare la barriera di protezione, non riuscivo a smettere di pensare a tutti gli avvenimenti che mi aveva portato a questo nuovo punto della mia travagliata esistenza. Avevo dubbi che mi facevano desistere dal gettarmi dentro la nebbia, perché ero consapevole di non meritarmi questa possibilità di vivere. Ma quando senti di nuovo quel battito di Vita crescere di intensità: tutte quante le mie paure sparirono grazie a quel suono meraviglioso. Il suo ritmo era rimasto flebile mentre riposavo, invece adesso stava aumentando d’intensità, come se volesse incoraggiarmi a raggiungerlo.
  Ritrovato il mio coraggio, creai quella mia barriera di protezione, che avvolse tutto quanto il mio corpo con una splendida luce bianca. Non sapevo nulla di cosa sarebbe successo, ma ero deciso a scoprirlo nel migliore dei modi dell’esistenza: vivendo ogni singolo instante. Riaprii il mio unico occhio con fiera determinazione, per puntare lo sguardo verso il centro d’origine di questo mio universo sconosciuto. Per potermi tuffare meglio, spalancai le braccia e piegai le gambe, sorridendo di piacere per l’euforia di iniziare una nuova avventura. Ritrovato un senso alla mia esistenza, m tuffai felice verso quella grigia nebbia, iniziando così il mio viaggio in questo fantastico universo.

   
 
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