The Master Of Existence
- CAPITOLO 1 -
PERDERE TUTTO
“Preferisco Credere a Una Dolce Bugia che a Mille Amare Verità”
The
Almighty Of My Personal Fantasy
Porgo a tutti quanti voi qui presenti, i miei
più cordiali saluti. Lasciatemi presentare: sono un umile maestro che vorrebbe
rivelare una storia, che ritengo sia rimasta sconosciuta per troppo tempo.
Perché tra gli innumerevoli racconti che compongono questo universo, c’è n’è
uno, che per me è veramente importante: la mia vera storia. Una volta che l’avrò
completamente conclusa, potrete deciderete voi, se credere o meno alle vicende
di questo mio incredibile racconto.
Tuttavia, prima di iniziare a narrarvi
della mia lunga esistenza, vorrei parlarvi di come avvenne la fine di un
universo dimenticato. Potrei riassumervelo semplicemente in tre parole: Vita,
Caos, Morte; ma dubito che riuscireste a comprendere questa mia breve
spiegazione. Poiché sebbene le possiamo considerarle come diverse entità
separate, nessuna di loro tre
può esistere facendo a meno di una o dell’altra. Venendo riunite, esse danno
forma a quello che noi chiamiamo Destino.
Infatti la nostra esistenza nel cosmo, non
è altro che l’insieme di ciò che facciamo: da quando nasciamo fino all’istante
in cui moriamo. Lo so, è una amarissima realtà che a quasi nessuno piace
riflettere; ma posso chiedervi, se avete mai provato a pensare, a quand'è che
l’esistenza giunge al termine? Succede se il nostro corpo invecchia? Quando la
nostra mente si corrompe oppure lo spirito viene consumato… o semplicemente:
quando noi veniamo dimenticati dall’intero universo. Personalmente ho trovato
la risposta a tale quesito solo di recente; perché tanto tempo fa, ritenevo che
l’esistenza di qualcuno, finisse quando egli non riuscisse più a provare nulla:
sentimenti o passioni. Non mi importava, se queste svariate sensazioni fossero positive
o negative, mi bastava sapere che queste emozioni erano tutto ciò che mi
serviva per continuare a esistere nell’universo… e sentirmi vivo.
Accecato proprio da questo mio inarrestabile
desiderio primordiale, avevo reso lo scopo della mia esistenza, quello di
impadronirmi completamente di ogni sensazione o emozione, presente nel mio
universo. Era davvero un capriccio della mia volontà puramente egoistica, ma lo
desiderato talmente tanto: da non riuscire a fermarmi in nessun modo. Cosi
continuai a vivere in quella maniera sconsiderata fino a quando non fu troppo
tardi sia per me, che per l’esistenza stessa del cosmo. Perché quando
finalmente mi resi conto di quello che avevo compiuto, capì che l’avrei
rimpianto amaramente per il resto della mia vita.
Nel volere soddisfare ad ogni costo
quel mio desiderio di esistere: alla fine avevo consumato completamente tutto
quanto il mio universo. Quello che avevo amato e quello che avevo odiato, i
miei amici e i miei nemici, le cose belle e brutte, assimilai ogni cosa
riuscissi a trovare attorno a me, finché non è rimasto più assolutamente niente.
Ero rimasto solo, in un universo vuoto che non conteneva più Nulla. Scoprire
che infine ero riuscito nello scopo che mi ero prefissato nell’esistenza, non
mi fece provare alcuna felicità, ma soltanto la terrificante sofferenza di avere
perso tutto quello che desiderassi.
Così alla deriva di quel vuoto assoluto,
diedi sfogo al mio dolore, abbandonandomi alla mia più totale disperazione
senza nessun ritegno. Quando finalmente riuscii a riprendermi, mi sentivo
ridotto a pezzi, eppure provai comunque a trovare un senso a quella mia
solitudine: cercando inutilmente una qualche ragione d’esistenza in quel Nulla.
Ma mentre mi trovavo in quell’opprimente universo vuoto, ero assalito di
continuo dai sensi di colpa per le mie azioni, ma soprattutto dal ricordo di
ogni singola cosa che avevo assimilato nel vecchio cosmo. Credevo che sarei diventato
pazzo a causa di questo tormento emotivo, ma in seguito, sperai che ciò
accadesse davvero, perché così avrei smesso di pensare a come fosse diventata
inutile la mia esistenza. Cosi senza neppure rendermene conto, diventai
completamente pazzo, incapace persino di comprendere cosa avvenne durante la
mia follia. Ma niente dura per sempre e come c'è un inizio, c'è anche una fine,
infatti mi ricordo come lentamente ripresi il controllo di me stesso.
Con il ritrovamento della mia coscienza,
compresi che era l’ora di compire l’ultima azione per terminare quella mia
orribile situazione. Chiusi il mio unico occhio e una singola lacrima mi solcò
il volto, perché avevo deciso di concludere la mia esistenza: distruggendomi.
Prima dell’estremo gesto finale, con un
lieve sospiro rassegnato, pronunciai il mio vero nome, come se volessi
presentarmi alla Morte: ma fu proprio quella semplicissima parola a salvare la
mia esistenza. Il ricordo di come mi chiamassi, m’illuminò nel vuoto in cui
erravo. Poiché dopo tempo immemore, avevo avuto un'idea, che forse era la mia
ultima speranza di riuscire ad avere ancora uno scopo nell’esistenza. Siccome
avevo distrutto l’universo, forse potevo crearne uno nuovo: dopotutto al mio
interno possedevo l’essenza di ogni cosa del cosmo. Ammetto che pensai di
essere ancora in preda a quella mia follia per quell’idea, ma decisi comunque
di provare a ricostruire l’universo.
Pronunciai ancora una volta il mio nome, che riecheggio
nel vuoto; dopo di che, iniziai a dire il nome di ogni cosa che avevo consumato.
Senza fermarmi, pronunciai una lista interminabile di svariati nomi, che poco
alla volta fecero riaffiorare dentro di me la loro essenza: perché è proprio il
nome delle cose, che né rappresenta l’esistenza.
Così cominciai ad assemblare all’interno
di me, pezzo dopo pezzo, una sorta di fantastico puzzle immaginario, grande
quanto l’universo. Ad ogni pezzo che sistemavo, ricordavo e associavo anche l’emozione,
che avevo personalmente provato nei confronti delle svariate essenze. Mi accorsi,
che stavo ricreando dentro di me non solo l’universo, ma anche qualcuno che
avevo perso molto tempo fa nel vuoto: me stesso.
In mezzo a quel puzzle di ricordi e
sensazioni varie, ritrovai anche qualcosa che avevo davvero dimenticato, il mio
personale dogma: mai arrendersi, perché nel bene o nel male io continuerò ad
esistere.
Ritrovata la mia volontà, avevo
finalmente un motivo per vivere: dovevo creare qualcosa di nuovo e unico, un
mio fantastico universo. Dopo un numero incalcolabile di nomi, riuscii finalmente
a finire quell’immaginario puzzle cosmico, ma la parte difficile veniva ora:
perché dovevo trasferire all’esterno quella mia personale fantasia.
Feci un lungo respiro e riaprii il mio
unico occhio, poiché esso è il centro della mia esistenza ma anche di tutto
quanto il mio potere. Cosi concentrai questa mia straordinaria capacità per
rendere il mio puzzle reale e riempire quel vuoto in cui stavo: ma non ci
riuscii. Senza desistere, allora decisi comunque di riprovarci ancora e ancora,
ma per quanto ci tentassi in vari modi: non succedeva niente. Nonostante
l’assenza di risultati, mi impegnai ancora di più, perché desideravo veramente
realizzare l’universo della mia immaginazione.
Continuai a provare senza avere successo
per tante volte, finché cominciai a pensare che quella mia idea fosse veramente
impossibile. Eppure non volevo arrendermi, anche a costo di annientare me
stesso, decisi di riprovarci un'ultima volta, prima della fine definitiva: era
letteralmente l’ultimo desiderio di un folle ormai moribondo.
Chiusi il mio unico occhio per riuscire
a concentrarmi meglio e fu allora che lo sentii davvero per la prima volta: un
battito di Vita. Era il suono di qualcosa stava nascendo dalle profondità del
cosmo. Estremamente elettrizzato per questa scoperta, riaprii di scatto il mio unico
occhio, per guardarmi attorno nella speranza di scorgere quella nuova vita, ma
intorno a me c'era ancora il vuoto assoluto.
Inizialmente dubitai di quello che
avevo appena percepito, eppure l’idea che fosse stato reale, mi diede una
motivazione incredibile. Non sapevo se quel battito di Vita fosse stato vero o
meno, ma dopo l'accaduto: ero deciso più che mai a concludere ogni mia questione.
Cominciai a dare fondo a tutte le
energie che mi rimanevano dentro, concentrandomi su quel mio puzzle cosmico
mentre richiudevo l’occhio. Ero irrequieto perché percepivo che c’era qualcosa di
diverso da prima e, focalizzando i sensi, riuscii a sentirlo senza avere dubbi:
era quasi impercettibile, ma quel battito di Vita era davvero reale.
Inizialmente fu come un flebile battito d'ali di farfalla, ma crebbe con una tale
intensità che faceva tremare il vuoto che mi circondava.
Mentre intuivo che stava per succedere
qualcosa d’indescrivibile, ero estasiato dal meraviglioso ritmo: che aumento
fino ad esplodere.
Dopo quell’istante, ogni pezzo del mio
fantastico puzzle si riverso all’esterno, fuoriuscendo dal mio occhio come un
getto senza sosta. Mi sentivo come svuotare completamente mentre ero tutto
paralizzato; non so se provai più gioia o sofferenza per quell’incredibile
evento, perché fu sia bellissimo che terrificante nello stesso tempo e luogo.
Quando finalmente anche l’ultimo pezzo riuscii a fuoriuscire da me, quel
battito di Vita diminuì gradualmente l’intensità del suo ritmo; mentre la mia
felicità cresceva per essere riuscito in quell’impresa.
Completamente prosciugato di ogni mia
energia per quell’incredibile sforzo a cui avevo preso parte, ero sfinito e al
limite delle forze: ma volevo scoprire ad ogni costo quello che avevo creato
nel cosmo. Con un timore reverenziale, riaprii lentamente il mio stanco occhio,
e dopo pochi attimi di incredulità, la vidi chiaramente sotto di me. Dove prima
c’era soltanto il Nulla: ora cresceva una grigia nebbia.
Ero esausto, ma mi sentivo davvero
euforico mentre ammiravo questa nuova presenza espandersi ovunque, riempiendo
tutto quanto il vuoto. In lontananza riuscii a scorgere al suo interno
innumerevoli ombre: erano delle oscure figure che ritenevo appartenere al mio
universo. Travolto dalla felicità di avere ritrovato quello che più desideravo,
volevo gettarmi senza esitazione in quella grigia nebbia sottostante. Ma solo
una cosa mi impedì di farlo: il battito di Vita era cessato.
Il non riuscire più a sentire quel
dolce suono mi fece svegliare dallo stato di trance che mi aveva indotto la
visione delle ombre. Confuso, affinai i miei sensi per cercare di capire cosa
succedeva, perché intuivo che doveva esserci qualcos’altro celato dalla nebbia.
Passarono ore, ma alla infine riuscii a ritrovare quel suono, sebbene era molto
debole, riuscivo a sentirlo nelle profondità dell’universo.
Sebbene percepissi dentro di me, il
desiderio di partire subito, non appena provai a spostarmi dalla zona vuota
dove potevo trovarmi, venni sopraffatto da tutta quanta la stanchezza
accumulata finora. Prima di iniziare la mia nuova avventura, dovevo recuperare
le forze, così avendo bisogno di riposare, decisi di rimanere ancora nel vuoto.
Mentre recuperavo le mie energie, ero
felice di osservare quella grigia nebbia che lentamente riempiva e offuscava quell’odiato
Nulla. Per passare il tempo, decisi di provare a studiare quell’immateriale
sostanza, per riuscire a comprendere meglio la sua curiosa essenza. Perché era come
se quella foschia avesse una sua coscienza propria, che erroneamente la
attribuì a quella Vita che stava nel suo interno. In seguito, scopri che quelle
ombre osservate non erano che un riflesso di ciò che erano in
precedenza: meri ricordi del mio universo. Alla fine capi che l’origine della nebbia
si trovasse nel suo centro, lo stesso luogo dove sentivo provenire quel flebile
battito di Vita. Ipotizzai che doveva esserci qualcos’altro all’interno della
foschia, una forza a me sconosciuta che interagiva continuamente con la prima.
Durante il mio riposo, il tempo passo
lentamente mentre guardavo il Nulla assoluto venire riempito quasi del tutto
dalla grigia nebbia. Ormai l’unico luogo vuoto era quello in cui avevo trovato
ristoro; rendendo di fatto il confronto tra me e quella foschia inevitabile. Dopo
una lunga attesa, finalmente percepì di avere recuperato buona parte del mio
potere, permettendomi cosi di prepararmi per la sfida.
Temendo una sorta di pericolo all’interno
di quella grigia nebbia, decisi di erigere su di me una barriera di energia per
proteggermi. Sebbene presi questa decisione per garantirmi una qualche sicurezza,
il mio restava un piano folle, ma se volevo scoprire l’origine di questo
universo: dovevo essere pronto a rischiare la mia esistenza. Sarei riuscito a
risolvere ogni mio dilemma, o avrei perso ogni cosa.
Personalmente, dopo la mia lunghissima
permanenza dentro il Nulla, cominciai a ridere ironicamente per quel timore di
perdere la vita. Chiusi il mio occhio e cominciai a raccogliere le energie
recuperate, cominciando a usare tutto il mio potere per erigere la mia difesa.
Eppure mentre mi concentravo per forgiare la barriera di protezione, non
riuscivo a smettere di pensare a tutti gli avvenimenti che mi aveva portato a questo
nuovo punto della mia travagliata esistenza. Avevo dubbi che mi facevano desistere dal
gettarmi dentro la nebbia, perché ero consapevole di non meritarmi questa
possibilità di vivere. Ma quando senti di nuovo quel battito di Vita crescere
di intensità: tutte quante le mie paure sparirono grazie a quel suono
meraviglioso. Il suo ritmo era rimasto flebile mentre riposavo, invece adesso stava
aumentando d’intensità, come se volesse incoraggiarmi a raggiungerlo.
Ritrovato il mio coraggio, creai quella
mia barriera di protezione, che avvolse tutto quanto il mio corpo con una
splendida luce bianca. Non sapevo nulla di cosa sarebbe successo, ma ero deciso
a scoprirlo nel migliore dei modi dell’esistenza: vivendo ogni singolo
instante. Riaprii il mio unico occhio con fiera determinazione, per puntare lo
sguardo verso il centro d’origine di questo mio universo sconosciuto. Per
potermi tuffare meglio, spalancai le braccia e piegai le gambe, sorridendo di
piacere per l’euforia di iniziare una nuova avventura. Ritrovato un senso alla mia esistenza, m tuffai
felice verso quella grigia nebbia, iniziando così il mio viaggio in questo fantastico universo.