Videogiochi > Cloé's Requiem
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Autore: Le VAMP    13/12/2017    0 recensioni
*19/03/2020 - Modificati quasi tutti dialoghi. Tagliate alcune scene.
"Io sono convinto, signore, che in questa casa le tragedie sarebbero nate anche se la sventurata Chloe Ardennes non fosse venuta a sconvolgerci la vita”
– Pierre d'Alembert"  
Il gatto nero narrò le pene d'una ragazzina, vittima d'amore cieco verso il suo signorino ("Ballata dell'Amore Cieco o della Vanità"), in verità già perso per quella sventurata pianista piena d'amor da offrire ("Bocca di Rosa"), e ch'egli continuò a desiderar finché l'ingordigia non rivestì di sangue e lacrime la dimora d'Alembert ("La canzone di Marinella"). Che meravigliose storie hanno da raccontare i demoni!
Così, si diede inizio al primo atto, e a seguirlo venne l'intermezzo, con ciò il racconto proseguiva!
Genere: Drammatico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Epilogo

Ellen aveva da tempo finito il suo thè, ascoltando quel che le diceva il gatto mentre guardava alla finestra ancora con la tazzina in mano. Non sentendolo più parlare si voltò
«Allora? Hai finito?»
«Si, ho finito. Ha un finale ben pensato, non trovi?»
La strega sbuffò, guardò altrove.
«Te l’ho raccontata per passare il tempo... Forse avevi nostalgia di sapere come fossero i rapporti umani»
Quella era una delle sue provocazioneli, lo sapeva. Una delle tante a cui ella ribatté con un piccolo ghigno sul viso.
«Non mi serviva la tua storiella per ricordare quanto fossero patetici»
A quella risposta nemmeno il gatto nero riuscì a mantener la sua solita beffardagine, e l’ironia della sua parola si trasformò in veleno:

«Quindi, essendo ormai esperta dell'argomento magari avrai del pentimento per aver ucciso i tuoi genitori? Per aver sgozzato tua madre come una povera scrofa forse?» e, poiché sapeva che la strega sarebbe rimasta col capo chino sulla tazzina da thè e con gli occhi serrati, quello rincalcò malignamente la dose.
«Oh, scusa mia cara, mi sarò sbagliato! Avevo dimenticato quanto fossi felice di essertene liberata...» e quella voce si stava assottigliando sempre di più, ancora maggiormente, venendo sostituita da mille vocine che le gridavano nella testa: «Era deliziosa. Proprio deliziosa. Davvero deliziosa»; e la strega divenne una furia: agitando una mano lanciò contro un incantesimo che andò a scuoiare l'animale di cui non era rimasto altro che un guscio vuoto. Avvolta nella sua calma gli occhi le si erano coperti di nero, ed i capelli violetti parevano quasi elettrificati.
Rimase così, immobile nella sua solitudine, finché il vento notturno non andò a passare per tutte le finestre della casa. Quando la luna fu alta in cielo Ellen si sollevò dalla poltrona, 
agli occhi aveva ancora il nero al posto del bianco, quindi si mise un mantello scuro.

«Ed io, più sciocca di tutti, che continuo a nutrirti» e, sussurrato ciò a denti serrati, uscì a mietere nuove vite.
Era lontano il giorno in cui avrebbe derubato una vitale e candida figliuola dall'affetto di un padre.

   
 
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