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Autore: _AreyC    14/12/2017    8 recensioni
Nessuno capì cosa successe in quei venticinque minuti di viaggio, nemmeno il suo tutore Yakov, suo cugino Yuri e addirittura il suo migliore amico Christophe si spiegarono perché da quella volta Victor rifiutò ogni tipo di passaggio e continuò ad andare al teatro in treno.
||Victuri!Au||Violinista!Yuuri||Pianist!Victor||
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The boy on the train






The moment 

was silent, but we 

were both thinking

the very same things:

"Maybe, this is love."








Victor aveva sempre odiato i mezzi pubblici. Aveva un autista, perché mai avrebbe dovuto prendere una di quelle sudice scatole di latta piene di persone sudate e appiccicaticce? Poteva benissimo andare con l'autista o addirittura chiedere un passaggio a qualcuno.

 

A quanto pare però il karma non era d'accordo con questo suo pensiero. La macchina si era rotta e come se non bastasse Andrej si era ammalato e tutta la famiglia si era ritrovata improvvisamente senza autista per un periodo decisamente troppo lungo.


Non c'erano alternative: se voleva arrivare al teatro, doveva prendere quel maledetto treno. Corse verso la stazione imprecando mentalmente, ovviamente era in ritardo e la prima cosa che vide fu il mezzo passare senza neanche fermarsi. Poteva andare peggio quella giornata? Si sedette sulla panca sospirando e spostò una ciocca di capelli che gli cadeva sugli occhi, sarebbe arrivato in ritardo. Ancora.


Borbottò un ‘finalmente' quando vide arrivare la scatola di latta tanto odiata e salì velocemente, sedendosi in fretta per non rischiare di cadere.
Nessuno capì cosa successe in quei venticinque minuti di viaggio, nemmeno il suo tutore Yakov, suo cugino Yuri e addirittura il suo migliore amico Christophe si spiegarono perché da quella volta Victor rifiutò ogni tipo di passaggio e continuò ad andare al teatro in treno.

 

 

 

 

Ormai aveva preso l'abitudine e prendere il mezzo non sembrava così temendo, anzi era quasi piacevole. Terzo vagone, nel secondo posto sulla destra. Lì era dove si sedeva il bellissimo ragazzo dal taglio degli occhi orientale che stringeva sempre a se la custodia di un violino. Dal suo posto a metà vagone Victor si poteva permettere di osservarlo senza che l'altro se ne accorgesse. Spesso il ragazzo era in compagnia di una ragazza che sembrava poco più piccola di lui, altre volte invece era solo. L'unica cosa che non cambiava era la custodia del violino che teneva un grembo, stringendolo, come timoroso che qualcuno potesse prenderlo. 


Per quattro volte Victor pensò a come attaccare bottone, cosa poteva dirgli? Ogni volta che però si decideva ad andare da lui e dirgli qualcosa – che ogni volta era diversa – si accorgeva di essere arrivato alla sua fermata ed era costretto a scendere.
Una volta, ormai totalmente convinto, si era avviato con passo deciso ma una brusca frenata della vettura lo aveva fatto ritrovare con la faccia sul pavimento e, troppo imbarazzato, non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a lui per le due settimane successive.


Quando finalmente riuscì a parlargli, il russo si accorse che la voce del ragazzo era ancora meglio di come se la fosse immaginata.
Si avvicinò cautamente e prese posto accanto a lui osservandolo in silenzio per qualche secondo, poi si decise a parlare.

“Ciao“ tentennò un attimo abbozzando un sorriso.

Osservò l'espressione tranquilla dell'altro trasformarsi in una sorpresa “Uhm, ciao” sorrise leggermente girandosi verso di lui.

C'era qualcosa di particolare in quel ragazzo, ma ancora non riusciva a capire cosa.


Mi chiamo Victor, prendo questo treno da un po' e ho notato che sei un tipo abitudinario, sempre lo stesso posto.” Sorrise curioso scrutando il suo viso delicato in ogni minimo dettaglio. I capelli neri erano tirati all'indietro con un po' di gel e in mezzo al viso tondo spuntavano due occhi marroni – che a Victor sembrarono un po' vacui – dal taglio orientale. Victor suppose fosse giapponese, era stato in Giappone e si era accorto di quanto i loro occhi fossero particolari. 

“Yuuri” sorrise impacciato l'alto, a Victor sembrava quasi a disagio.
“Disturbo? Posso sedermi da qualche altra parte” mormorò guardandolo speranzoso, ci aveva messo tanto per riuscire a parlargli ed essere cacciato non era nei suoi piani.
“No, no” sorrise l'altro arrossendo leggermente “Mi fa piacere parlare con qualcuno, resta.”


Il russo sorrise, decisamente più tranquillo e si appoggiò alle ginocchia guardandolo. “Dove ti porta questo treno, Yuuri?”
L’altro prese a giocare distrattamente con l'orlo della giacca e sorrise “A casa, avevo le prove. Le.. uhm.. le faccio nel teatro vicino lo stadio oggi” alzò leggermente il violino per giustificare le sue parole.
“Io suono il pianoforte, sai?” Sorrise il più grande guardando la custodia del violino scolorita, doveva avere un bel po' di anni. “Al Beaux-Arts thèâtre, però.”
“Wow! Wow. Devi essere davvero bravo, quel teatro è il mio sogno fin da bambino. Ho provato a entrarci più volte” sospirò “Ma evidentemente non sono abbastanza bravo.”
“Oh non dire così!” Ribatté Victor aggrottando le sopracciglia “Sono sicuro del contrario invece, ma mi farebbe davvero piacere poter testare la mia teoria.” Azzardò lanciandogli un occhiata. Il moro si era fatto tutto rosso e aveva abbassato la testa “Okay, vedremo.” Mormorò dopo un po' facendo esultare il russo.
“Quanti anni hai?” Chiese l'albino non trattenendo la curiosità.
L'altro sorrise lievemente “23 appena compiuti, tu?”
“27, sono più vecchio” ridacchiò sfilando dalla tasca un pacchetto di caramelle alla menta e mettendone una in bocca per poi porgere il resto a Yuuri “Vuoi?”
L'altro girò la testa verso di lui, un’espressione sorpresa sul viso. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma poi cambiò idea “No, no grazie.”
Victor sorrise pensieroso per il suo strano comportamento e annuì, guardò fuori dal finestrino a notò che era quasi arrivata la sua fermata. “Tra poco devo scendere, Yuuri. Ci vediamo domani? Stessa ora?”
Yuuri sorrise dolcemente e annuì “Okay, ti aspetto.”


Il russo gli fece un cenno con la mano e scese, incamminandosi verso il teatro. Inutile dire che per tutto il giorno pensò allo strano comportamento dell'altro e solo la sera, sotterrato nelle coperte fin sopra la testa, finalmente capì i comportamenti dell'altro e alcune sue espressioni. Yuuri era cieco.




 

“Quindi ci hai provato con un ragazzo in treno e lui è il motivo della tua improvvisa voglia di prendere quella ‘scatola mortale', dico bene?” Victor aveva fatto quello che faceva ogni volta che si ritrovava nelle situazioni più disperate, si era rivolto a Chris.

Il più grande sospirò annuendo e affondò la testa tra le mani “Si”
“E solo dopo averci parlato per venti minuti, avergli offerto delle caramelle porgendogliele, avergli detto ‘ci vediamo domani' e essere tornato a casa ti sei accorto che è un non vedente” continuò elencando le cose con le dita. Scoppiò a ridere fino a farsi venire le lacrime “Jésus, Vitya! Credo che tu abbia superato il record delle figure di merda che si possono fare in un giorno!”

Victor piagnucolò qualcosa tra le dita e Chris rise più forte. “Con che coraggio gli parlerò di nuovo, Chris?” Mugugnò disperato alzando la testa “Mi sono comportato come un idiota.”
“Beh hai detto che ti ha risposto tranquillamente e basta, no?”
L’altro annuì.
“Allora non è arrabbiato, puoi rimediare. Parlaci e si risolverà tutto” Chris gli batté una mano sulla spalla buttando giù tutto d'un sorso il bicchiere con la vodka. Victor sorrise guardandolo “Grazie Chris, sei un buon amico.”
“Oh lo so, adesso smettila di pensare al ragazzo del treno e bevi con me, andiamo.”
“Lo chiamerai sempre così?” lo guardò divertito “Il suo nome è Yuuri.”
“Oh si carino, esotico. Ma per me è il ragazzo del treno.” Rispose Christophe con una mossa della mano.


Victor sorrise bevendo un sorso di vodka e lo guardò, cosa avrebbe fatto senza il suo migliore amico?

 

 

 

 

Pensò tutta la notte alla figuraccia che aveva fatto, come poteva rimediare?

Dirgli ‘Oh Yuuri ciao scusa non mi eri accorto fossi cieco!’ non gli sembrava assolutamente il caso. Sospirò salendo sua carrozza quando si fermò davanti a lui e si guardò intorno, Yuuri era seduto al solito posto e sorrideva stringendo il solito violino appoggiato sulle gambe tra le mani. Prese un grosso respiro accomodandosi accanto a lui “Ciao Yuuri.”
L'altro sorrise automaticamente e girò la testa verso di lui “Ciao Victor, tutto bene?”
Annuì, dandosi immediatamente dello stupido. “Si, si. Volevo.. io.. volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri.”
L’altro aggrottò le sopracciglia, sembrava sinceramente confuso “Che cosa in-oh.” Si interruppe sorridendo dolcemente.

Gli appoggiò una mano sulla spalla, titubante, e la fece scivolare fino alla sua appoggiandocela sopra.

L'albino credette che il suo cuore sarebbe uscito dal petto. “Oh Victor non devi scusarti, in realtà mi ha fatto piacere essere trattato normalmente per una volta.”

Stavolta fu il suo turno di essere confuso “Ma tu sei normale, Yuuri. Non hai niente di sbagliato.” La mano dell'altro gli trasmetteva un calore così piacevole che lo portò ad arrossire. 

“Beh tutti mi trattano con riguardo di solito” Abbozzò un sorriso il giapponese levando la mano da sopra la sua “Tu sembravi così spontaneo, così genuino. Non volevo rovinare tutto.”
“Non rovini niente, Yuuri” Victor sentì quasi freddo quando la sua mano restò scoperta “Questo dettaglio non ti rende meno interessante ai miei occhi.” Confessò con un leggero sorriso “Mi piacerebbe conoscerti.”
Il più piccolo arrossì abbassando lo sguardo e non rispose, strinse solo a se la custodia del violino.
“Io adesso devo scendere, ma promettimi che ci penserai, okay?” Si alzò di fretta stringendosi nella giacca “Ci conto.”

Scese così velocemente che non sentì il ‘lo farò’ sussurrato di Yuuri.

 

 

 

 

Il giorno dopo Yuuri non era da solo, la ragazza minuta era difronte a lui in modo da lasciare il posto al suo fianco libero, Victor sorrise pensando che forse le aveva detto qualcosa.

Si avvicinò lentamente e sorrise sedendosi “Ciao Yuuri”
Il sorriso dell'altro sembrò allargarsi “Ciao Victor, questa è Yuko, una mia amica d'infanzia. Yuko lui è-“
“Victor Nikiforov” sussurrò la ragazza totalmente bianca in viso, con gli occhi lucidi.
“Ma cosa dici?” Ridacchiò Yuuri “Lui è Victor..” sembrava convinto di quello che stava dicendo, ma poi sembrò accorgersi che i due non si erano mai detti i cognomi.
“Yuuri” iniziò calma la ragazza “Il ragazzo del treno di cui mi parli sempre è Victor Nikiforov.”
Victor guardava la scena divertito e un po' in ansia, porse la mano a Yuuko per rompere quel silenzio imbarazzante “Piacere.”
“Oh il piacere è tutto mio, signor Nikiforov. La ammiro davvero tanto.”

La ragazza sembrava sull’orlo delle lacrime e il russo sorrise quando le strinse la mano “Chiamami Victor.”
Yuuri era ancora in religioso silenzio e Victor iniziava a preoccuparsi “Yuuri ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Il giapponese scosse lievemente la testa “Non.. non sapevo il tuo cognome” Arrossì iniziando a torturarsi le mani “Sei.. il mio musicista preferito, Victor. Ho una profonda stima nei tuoi confronti. Non avevo idea fossi tu” Confessò con un lieve sorriso imbarazzato.

 

“Oh Yuuri!” sorrise Victor appoggiandogli una mano sulla spalla “È un piacere sentirmi dire queste cose, soprattutto da un altro musicista come me. Hai pensato a quello che ti ho chiesto? Mi permetterai di ascoltarti?”
Yuuri sospirò leggermente “Si, ci ho pensato. Yuko?”

Il ragazzo tese la mano e lei prontamente ci appoggiò sopra un volantino. “Ci sarà una serata” Gli spiegò il moro porgendoglielo “Domenica sera, farò un concerto al teatro, da solista” Farfugliò, tutto rosso in viso. “Io non sono molto bravo, Victor. Non devi venire per forza e-“
“Smettila di dire sciocchezze, Yuuri. Vengo ad ascoltarti molto volentieri.”
“Inoltre è davvero bravo” intervenne Yuko sorridendo “Il miglior violinista che io abbia mai sentito.”
“Dai Yuko smettila” Commentò imbarazzato l'altro “Non è vero.”
“Beh questo lo giudicherò io, no?” Intervenne allegro il russo dandogli una pacca sulla spalla. “Ci vediamo domani, Yuuri. È quasi arrivata la mia fermata. Yuko, è stato un piacere.”

Ricambiò il sorriso della ragazza e scese dal treno, avviandosi verso il teatro con la testa piena di pensieri ma con il cuore decisamente più leggero.

 

 

 

 

Victor era davvero emozionato, non vedeva l'ora di sentire Yuuri suonare. Per la prima volta in vita sua era in anticipo – neanche ai suoi spettacoli riusciva ad essere puntuale – e alle otto e quarantacinque si trovava già all'interno del teatro. Non era grande e maestoso come il Beaux-Arts thèâtre, certo, ma aveva il suo fascino.


Vedendolo passare molte persone si girarono a guardarlo e sussurrare e molto presto la voce si estese a tutto il teatro. Il grande Victor Nikiforov era presente all'esibizione dell'artista emergente Yuuri Katsuki.


Il russo si accomodò sulla poltroncina rossa in prima fila che Yuuri gli aveva riservato e il suo sguardo cadde sulla signora accanto a lui, assomigliava tremendamente a Yuuri.
“Lei è la madre di Yuuri?” le sorrise, sperando di non fare una gaffe. La signora sorrise e annuì “Mi chiamo Hiroko. Tu chi sei, caro?”
“Mi chiamo Victor” sorrise stringendole la mano “Sono un amico di Yuuri.”
“È stato molto bello da parte tua venire ad ascoltarlo, Vicchan” sorrise Hiroko “Era molto nervoso per la tua presenza.”
Victor sorrise ancora di più al soprannome “Sono sicuro che andrà davvero bene.”

 

Si girò a guardare il palco, un uomo alto con dei lunghi capelli marroni lo stava indicando nervosamente mentre parlava con un ragazzo moro, con la pelle scura.
Il brusio di voci si calmò non appena un elegante Yuuri in smoking fece il suo ingresso con in mano il violino, accompagnato dal ragazzo di prima.

Yuuri sembrò chiedergli qualcosa sotto voce e l'altro gli rispose sistemandolo al centro del palco, subito dopo Yuuri girò la testa verso di lui e sorrise. Si preparò e appoggiò l'archetto sulle corde, la sala era totalmente in silenzio e Victor si sentiva divorato dall'attesa.

Tutti finì non appena Yuuri iniziò a suonare una dolce melodia.

Victor la conosceva, era sicuro di conoscerla ma al momento non riusciva a pensate. Le dolci note gli entravano dalle orecchie e venivano trasportate fino al cuore, facendolo battere all’impazzata.

Ad ogni canzone che passava Victor si sentiva sempre più travolto dalla passione di Yuuri e senza neanche accorgersene, una lacrima gli scivolò sulla guancia.

Una dolce mano paffuta la asciugò e quando girò la testa, Victor si trovò davanti il dolce sorriso di Hiroko “La prima volta fa questo effetto a tutti.”


Yuuri fece un'unica pausa, Victor pensava che il concerto fosse finito e invece no; fece il suo ingresso l'uomo di prima e si avvicinò al microfono “Prima di darvi la buonanotte, Yuuri ci teneva a suonare un altro brano, qualcosa di speciale. Abbiamo un ospite importante stasera e Yuuri ha deciso di rendergli omaggio, buon ascolto.”

Uscì con la stessa velocità con il quale era entrato e lasciò uno Yuuri imbarazzato e rosso in viso in mezzo al palco.

Victor immaginò che non lo fosse solo per la fatica.

Appena l’archetto si mosse sulle corde Victor spalancò gli occhi, conosceva quella canzone.

Era la sua canzone, Stammi Vicino.

L'aveva composta quasi cinque anni prima ed era stata il suo più grande successo. Aveva sempre pensato che con altri strumenti la melodia si sarebbe rovinata, ma dovette ammettere che si sbagliava di grosso. Yuuri la suonava con maestria e accortezza, come se fosse stata sua. Non poté fare a meno di trovarlo bellissimo. Bellissimo e decisamente bravo.


Una volta finito il concerto Victor si era fermato a parlare con la madre di Yuuri e aveva conosciuto anche il padre, Toshiya e la sorella, Mari. Gli avevano presentato anche il ragazzo che lo aveva accompagnato sul palco, Pichit, che a quanto pare era il suo migliore amico.

Non appena Yuuri uscì dal retro del palco la sorella si avvicinò e lo aiutò a raggiungere il gruppo, elencandogli anche nel frattempo chi ne facesse parte. 

“Sei stato bravissimo, tesoro. Come sempre” Sorrise Hiroko stringendolo in un dolce abbraccio. 

“È sempre un piacere ascoltarti, figliolo.” Continuò il padre dandogli una pacca sulla spalla.
“Grazie” sorrise imbarazzato il più piccolo lasciando la custodia del violino alla sorella per infilarsi la giacca. “Victor?”
“Sono qui” Scattò il più grande dandogli una mano a infilarsi la giacca “Sei stato sublime, Yuuri. Sono d'accordo con Yuko quando ha detto di non aver sentito un violinista migliore. Sei un talento unico!”
Il giapponese arrossì, travolto da quella valanga di complimenti e abbassò leggermente la testa “Gomen, Victor. Non volevo rovinare la tua canzone. Celestino ti ha visto nel pubblico e voleva attirare la tua attenzione, non volevo..”

“Smettila di dire sciocchezze, Yuuri! Sei stato bravissimo” L'albino gli aggiustò dolcemente il colletto del cappotto “Non hai rovinato proprio niente. Anzi, sono lusingato che tu abbia suonato un mio pezzo” Confessò con un mezzo sorriso.

 

Apprezzò il fatto che i suoi genitori si erano allontanati leggermente per lasciargli un po' di privacy. “Volevo chiederti una cosa, oltre a farti i complimenti.” Continuò con un leggero sorriso e alla smorfia curiosa dell'altro riprese il discorso “Domani, dopo le prove al teatro, vieni con le al Beaux-Arts thèâtre? Mi piacerebbe farti sentire un pezzo e beh, a suonare con te Stammi Vicino.”
Victor lo vide trattenere il fiato per qualche secondo, per poi buttarlo fuori spezzato. “I-Io.. Non vorrei disturbare, Victor..”
“Non disturbi affatto!” Sorrise il russo “Dopotutto ti ho invitato io, è solo un piacere per me.”
“Okay allora, okay” Arrossì mordicchiandosi il labbro. “Verrò.”
“Allora a domani, Yuuri. Ci conto.” Sussurrò sporgendosi in avanti e sfiorando la sua guancia con le labbra prima di uscire. Victor non aveva mai creduto alle stronzate sull'amore, ma quella volta ne fu sicuro. Quelle erano delle dannate farfalle.

 

 

 

 

Victor aveva visto Yuuri così insicuro che per un po' aveva avuto paura che non sarebbe venuto, ma appena salì e lo vide, tutti i suoi pensieri si acquetarono e un grosso sorriso si aprì sul suo volto.

Percorse i due metri che li separavano e si sedette al suo fianco. “Ciao Yuuri.”

L'altro sorrise girando la testa “Ciao Victor.”
“Probabilmente il teatro sarà vuoto, oggi doveva rimanere chiuso ma non salto mai un giorno di prove” Disse l'albino girandosi verso di lui “Spero non sia un problema.”
“No, no” Il giapponese scosse la testa “Meglio così, sono troppo in imbarazzo. Davanti a qualcuno avrei di sicuro fatto la figura dell’idiota.”
Victor ridacchiò e il resto del viaggiò trascorse in un piacevole silenzio.

Appena fu il momento di scendere il russo appoggiò dolcemente una mano di Yuuri “È la nostra fermata.” Mormorò dandogli una mano ad alzarsi.

Scesero dal treno e Yuuri sfilò dalla tasca il bastone per non vedenti, aprendolo con la mano destra mentre con l’altra si teneva al suo braccio. Presero a camminare con un ritmo lento e piacevole.
“Non è molto lontano” Sorrise il più grande e l'altro in risposta annuì stringendo leggermente il suo braccio.
Non mentiva, dopo nemmeno un minuto si trovavano davanti all'imponente portone del teatro.

Lo spinse ed aiutò Yuuri ad entrare e a fare le scale per salire sul palco.

Victor sorrise accarezzando il grande pianoforte a coda nero in mezzo al palco. Si levarono le giacche e le sistemarono su una sedia laterale, poi Yuuri tirò fuori il violino dalla custodia e Victor si sedette al piano.

Fece un paio di volte la scala per scaldare le dita e si girò verso Yuuri: il ragazzo lo stava guardando con le labbra aperte in un sorriso luminoso.

 

“Vuoi che ti suoni qualcosa, prima?” Propose dolcemente Victor notando la sua emozione, capì che dopotutto Yuuri era un suo fan oltre che un amico e il minimo che poteva fare era suonare per lui.
“Il viso del ragazzo si illuminò “Si ti prego!” Esclamò emozionato appoggiandosi al piano.

Victor ridacchiò per la sua espressione e guardò i tasti, le dita si mossero quasi da sole e la melodia dell'Hammerklavier la sonata n°29 di Beethoven si diffuse nell'aria. Quando suonava, Victor si estraniava dal mondo; c’erano solo lui e il pianoforte, ma non quella volta.

Sapeva che Yuuri era li, lo sapeva molto bene e stava suonando solo per lui. Non appena premette l'ultimo tasto e l’ultima nota so perse nella stanza,

Victor alzò lo sguardo su Yuuri: il ragazzo aveva le lacrime agli angoli degli occhi si mordeva il labbro come per trattenersi dallo scoppiare a piangere.

Il più grande lo guardò dolcemente e si alzò “Tutto okay?” sorrise asciugandogli dolcemente le lacrime con i pollici.

L’altro annuì convinto “Si, grazie. Grazie per avermi permesso di ascoltarti, Victor. È stata un esperienza indescrivibile.”

 

Victor si risedette sorridendo e sfiorò i tasti con le dita. “È da qualche giorno che lavoro a questo pezzo, volevo un tuo parere.”

Non aspettò una sua risposta e iniziò a suonare le poche note che era riuscito a mettere insieme. “Che te ne pare come inizio?”
Yuuri lo guardava sorridendo. “È molto bello, Victor. È uno stile nuovo e credo ti si addica davvero tanto.”
“Tu sai sempre cosa dirmi, Yuuri.” Ridacchiò appoggiandosi al piano e osservandolo. “Suoniamo insieme?”
Yuuri annuì leggermente e il russo sorrise sistemandosi sullo sgabello. “Tu inizia, io ti seguo.”

 

L’altro annuì ancora e sistemò il violino, iniziò a suonare quasi subito chiudendo gli occhi e Victor lo seguì senza esitare. Funzionava, l'armonia dei due strumenti funzionava, loro due funzionavano. Erano qualcosa di incredibile, nuovo e indescrivibile. Qualcosa di unico. La melodia era dolce, nessuno dei due strumenti sovrastava l'altro e i due ragazzi sembravano avere una sintonia incredibile.
Appena finirono di suonare, con le fronti imperlate di sudore, entrambi sorrisero.
“Non avevo mai pensato di renderla un duetto, ma diamine se funziona!” Victor si alzò eccitato appoggiando una mano sulla spalla di Yuuri “Non ho mai suonato in coppia, non pensavo fosse così divertente! Dobbiamo farlo ancora.”
Il giapponese sorrise dolcemente e annuì “Volentieri, è stato divertente. Sono davvero contento di averti conosciuto.”
‘Oh non dirlo a me' pensò l'altro con un leggero sorriso mentre tentava invano di calmare i battiti del suo cuore.

 

 

 

 

Avevano suonato insieme così tante volte che Victor aveva perso il conto. Ogni volta che si trovavano in treno – quindi praticamente tutti i giorni – Yuuri accorciava la sua corsa e scendeva al teatro con lui. Ormai tutti li dentro si erano abituati alla presenza di Yuuri e ogni volta che iniziavano a suonare un piccolo pubblico si radunava sotto il palco ad ascoltare. Erano impeccabili insieme, così bravi che Yakov – tutore e proprietario del teatro – gli aveva detto che aveva intenzione di dare un posto da solista a Yuuri, a patto che acconsentisse a suonare con Victor in alcuni concerti. Yuuri non ne era ancora a conoscenza e Yakov gli aveva fatti promettere di non anticipargli niente. Era frustrante dover mantenete i segreti.

 

Quel giorno, dopo le prove avevano deciso di fermarsi al bar a bere qualcosa insieme e si erano sistemati uno davanti all'altro con un leggero imbarazzo.
“Mi dispiace che tu debba occuparti di me così” mormorò Yuuri dopo pochi minuti di silenzio. “Sono un peso e basta.”
“Non è per niente vero, Yuuri” Victor lo guardò dolcemente appoggiando la mano sulla sua “Non dire così, non è vero. Mi occupo di te perché voglio farlo, non perché qualcosa mi obbliga o altro. Voglio farlo.”
Yuuri sorrise timidamente stringendo la sua mano “Okay, scusa.”
“Vuoi raccontarmi come è successo?” Mormorò piano Victor con voce gentile.

L'altro sospirò leggermente e sorrise appena “Infezione del nervo ottico, a entrambi gli occhi. Ce ne siamo accorti tardi però, ormai non si poteva fare più niente. Avevo diciannove anni.”
“Santo cielo Yuuri..” Victor lo guardò sinceramente dispiaciuto “Eri così giovane..”
“Però ho avuto l’occasione di vedere il mondo. Di vedere il viso dei miei genitori, di mia sorella.. il tuo. Anche se poi ne sono stato privato.” Continuò il moro con un leggero sorriso.
“Ti ricordi il mio viso?” Sussurrò il russo sinceramente commosso, strinse dolcemente la sua mano posandoci sopra un bacio.
“Poco” mormorò arrossendo in risposta. “Ormai sono passati quattro anni.”
“Beh rimediamo, no?” Prima che Yuuri potesse rispondere gli prese le mani con delicatezza e se le portò al viso.

L'altro capì immediatamente cosa intendeva e, arrossendo, partì dalle tempie iniziando a studiarsi delicatamente il suo viso con la punta delle dita. Restarono in silenzio per minuti interi, Yuuri troppo concentrato su quello che stava facendo e Victor troppo concentrato a osservarlo.
“Questo vuol dire tanto per me, Victor. Grazie.” Sussurrò il più piccolo accarezzandogli dolcemente le guance, si accorse che gli tremava la voce.

 

Il russo sorrise dolcemente e si allungò appoggiando le labbra sulle sue in un piccolo e dolce bacio, era stato appena uno sfioramento ma era bastato a fagli battere il cuore all'impazzata. Tornò al suo posto mordendosi il labbro e guardò Yuuri. Le guance del ragazzo erano di un rosso acceso e un timido sorriso gli increspava le labbra.
“Domani passo a prenderti io per andare in teatro, okay?” L’albino si accorse che le loro mani erano ancora unite e sorrise automaticamente.
Yuuri annuì “Va bene, ricordami di darti l’indirizzo.”
“Oh non ne ho bisogno.”
“Non ne hai bisogno?” Il moro aggrottò le sopracciglia confuso.
“So già dove abiti.” Rispose ovvio Il russo.
“Come fai a saperlo?”
“Poi ne parliamo.”
“Victor!”
Victor ridacchiò avvicinandosi di nuovo alle sue labbra. “Poi ne parliamo, ragazzo del treno.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Hey! I'm back.

Dopo Unconditional love ho avuto un momento di vuoto, non riuscivo a scrivere ma hey, ecco il lampo di genio.

È la seconda seconda volta che pubblico qualcosa in questo fandom e sono emozionata come se fosse la prima!

Spero che vi sia piaciuta, ci ho messo il cuore.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Volevo ringraziare Ylpeys per il meraviglioso banner, grazie tesoro. Ma soprattutto essere così paziente con me è per essere una amica e compagna di scrittura, grazie!

A presto,

 Arey.

  
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