Serie TV > Supergirl
Segui la storia  |       
Autore: Najara    15/12/2017    6 recensioni
Natale è una festività malinconica per Kara e Lena, sempre attenta al suo umore, le chiede di accompagnarla in un posto speciale dando una svolta alla loro serata. Questa notte, però, non è una notte qualsiasi, così come non sarà un Natale qualsiasi, una minaccia si sta per presentare a National City e Supergirl dovrà affrontarla.
Una ff SuperCorp divisa in due parti che riprende l'episodio 3x09 cambiando solo un poco le tempistiche.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parte II: La caduta dell’angelo

 

Kara camminava su e giù per la stanza, la situazione le stava sfuggendo di mano. Una notte intera passata ad analizzare quei misteriosi simboli kryptoniani e non era uscito nulla se non vaghe profezie di un uomo che era esattamente dove doveva stare: in prigione.

“Kara…?” Si voltò fissando Alex e capì al volo che nuovi guai erano in arrivo.

“Cosa succede?” Chiese, percependo un brivido di paura.

“Lena…”

“Sta bene? Le hanno fatto del male? Dov’è?” L’aggredì, un suono sordo che le pulsava nelle orecchie, la paura che la sommergeva in ondate con la stessa frequenza del battito del suo cuore.

“Sta bene.” Le assicurò Alex, alzando le mani. “Ci ha pensato James, ma hanno tentato di ucciderla… Edge, a sentire lui.”

Edge?” Chiese Kara stringendo i pugni con rabbia.

“Sì. Questo non ti piacerà, ma sembra che lei e James siano andati da lui per chiedergli risposte riguardo ai segni lasciati in giro per la città.”

“Cos’hanno fatto?” Chiese Kara, riuscendo a malapena a parlare, la rabbia che prendeva il posto della paura. “Cosa è passato loro per la mente?” Insistette come se la sorella potesse avere una risposta.

“Lo so, ho detto a James che era stato un perfetto idiota e un incosciente ad assecondare gli istinti suicidi di Lena.”

“Lena non agirebbe mai in un modo così privo di…” Kara si bloccò. Lena non avrebbe mai fatto qualcosa di così stupido, Lena avrebbe avuto un piano, e, soprattutto, non avrebbe accusato nessuno senza avere delle solide prove. A meno che… alla festa aveva visto i suoi occhi cambiare quando aveva suggerito che tra lei e James potesse esserci qualcosa di romantico…

“James dice che è stata in piedi a lavorare tutta la notte e che sembrava lanciata e pronta a uccidere, quindi ha pensato che la cosa migliore fosse andare con lei.”

“Avrebbe dovuto chiamarmi!” Inveì Kara, allontanando pensieri che non capiva e agitando le braccia. “Avrebbe potuto morire!” All’idea i suoi occhi si sgranarono, mentre il suo cuore batteva di nuovo veloce. Non poteva perderla, non poteva assolutamente perderla!

“Adesso sta bene, James è con lei, si assicurerà che non le succeda nulla di male.” Alex la osservava come se potesse rompersi da un momento all’altro. “Noi dobbiamo occuparci di questa nuova minaccia.”

La mente di Kara era lontana, pensava agli occhi di Lena che si spegnevano, alle labbra che tremavano, mentre lei le parlava di come James fosse il compagno ideale… ricordò la speranza che veniva sostituita dalla delusione in quegli occhi che brillavano ogni volta che incontravano i suoi e non quelli di James...

“Kara.” Alex posò la mani sulle sue braccia e strinse, cercando il suo sguardo. “Ho bisogno che tu sia concentrata.”

“Sì.” Kara annuì. Lena stava bene, non appena questa crisi sarebbe stata risolta avrebbe potuto parlarle, chiarire quello che era stato detto quella sera. Avrebbe potuto capire perché Lena ora agiva in maniera così folle. Ma ora doveva agire.

Scosse la testa, stringendo i pugni, concentrandosi.

“Dobbiamo iniziare a giocare al suo stesso gioco.”

“Di cosa stai parlando?” Domandò Alex, ma Kara ormai aveva deciso, annuì e si alzò in volo.

La CatCo era il posto migliore, un posto che conosceva, un posto che amava. Con la vista calorifera incise il proprio simbolo sul tetto dell’edificio, un invito che, sapeva, non sarebbe stato ignorato.

I suoi occhi si abbassarono mentre con la vista a raggi-X passava in rassegna il piano in cui sapeva avrebbe trovato Lena ed eccola lì.

Accanto a lei vi era James, imponente in confronto alla donna. Kara non era abituata ad origliare, ma voleva assicurarsi che stesse bene, così concentrò il suo udito su di loro.

Lena lo stava ringraziando perché le aveva salvato la vita, gli offriva da bere. Erano vicini e, improvvisamente, quella vicinanza, punse qualcosa dentro Kara. Perché mai…?

Si fermò, mentre Lena afferrava la cravatta di James e lo attirava a sé per un bacio.

Quella puntura divenne una fitta violenta. Kara osservò la scena incapace di sottrarsi a quella vista.

Lena si staccò un istante dopo, ma per Kara fu un’eternità. Ora tra lei e James vi era uno spazio più ampio, come se Lena si stesse pentendo, come se…

Forse era solo la sua immaginazione a parlare, perché James non sembrava aver interpretato in quel modo la situazione, invece, posò il bicchiere, facendo troppo rumore per le orecchie sensibili di Kara, e si lanciò su Lena, prendendosi quel bacio che avrebbe dovuto essere suo. Quel pensiero le fece battere veloce il cuore.

Kara chiuse gli occhi, chiuse la mente, chiuse il cuore e volò via.

Nulla di Lena le apparteneva, non aveva nessun diritto eppure si sentiva male all’idea che altri la baciassero, che altri potessero stringerla tra le braccia.

Quanto era stata sciocca? Atterrò al DEO e si ritrovò davanti Mon-El e Imra che si addestravano, spensierati, giocosi, innamorati. Oh, quanto era stata cieca! Nel vedere loro si era sentita triste, perché immaginava che era quello che avrebbe dovuto avere lei, ma nel vedere Lena e James, si era sentita distrutta, il suo cuore era stato annientato da un solo sguardo a un loro bacio! Quanto era stata stupida! Ed ora era troppo tardi.

“Kara! Hanno risposto al tuo messaggio!” Alex la raggiunse e lei strinse i pugni, desiderosa di combattere, di sfogare il suo dolore in un modo così primitivo e liberatorio.

“Come?” Chiese, il viso privo si espressioni.

“Lei è lì, e ti aspetta.”

“Molto bene.” Disse, muovendosi, ma Alex le posò la mano sul braccio trattenendola.

“Lo so che ho fatto di tutto, in questi mesi, per farti capire quanto fosse importante la tua parte umana, ma… dimenticala. Adesso devi essere fredda, forte e terribilmente kryptoniana.”

Fu sul punto di dirle che tutta quella storia era ridicola, che i kryptoniani ridevano, amavano e soffrivano esattamente come gli umani, che quando aveva detto quelle parole era solo arrabbiata ed era stata sciocca, ma lasciò perdere, si sarebbe scusata con Alex dopo, prima doveva risolvere quella questione.

Annuì alla sorella che sembrava più preoccupata del solito, come se si rendesse conto che la minaccia era la peggiore che lei avesse mai affrontato e assicurò che ce l’avrebbe fatta.

“Ho battuto Kal, quando è stato necessario, batterò anche lei.” Con un cenno a Winn e J’onn si lanciò verso il cielo, il cuore chiuso e la mente fredda. Avrebbe combattuto e avrebbe vinto.

 

***

 

Baciare James era stato un terribile errore, lasciare che lui la baciasse una seconda volta un errore ancora peggiore. In realtà non aveva fatto altro che stupidaggini dopo che la sua sciocca illusione su Kara era stata spazzata via dalla giovane, che aveva reso chiaro che, per lei, erano solo amiche.

Aveva interpretato male i suoi sguardi, i suoi sorrisi, le sue parole, persino i suoi gesti. Era stata sciocca, ma questo non significava che tentare di farsi uccidere e baciare James, solo perché Sam e Kara lo avevano suggerito, fosse una buona idea.

“Questo… non doveva succedere. Scusami.” Disse, tentando di essere decisa, ma, al contempo, di non ferire il ragazzo, che, dopo tutto, le aveva appena salvato la vita.

“Se è solo perché sei la proprietaria della CatCo…” Provò lui, ma lei lo interruppe.

“No. Sono stati una notte e un giorno molto lunghi e sono stanca, questa faccenda con Edge mi è sfuggita di mano... Ti ringrazio per quello che hai fatto, ma credo che sia ora per me di tornare a casa.” Afferrò la giacca e si allontanò, veloce, sperando che James non la seguisse. Pigiò sul bottone dell’ascensore, ma ancora prima che si aprisse lui era già lì, accanto a lei.

“Permettimi di accompagnarti a casa.” Le disse, quando lei lo guardò interrogativa.

“James…” Lui alzò le mani, in segno di resa.

“Non in quel senso.” Si spiegò. “Ma, hanno appena tentato di ucciderti, voglio essere sicuro che tu arrivi a casa sana e salva.”

Lena annuì, forse era ora di prendere una decisione saggia, la prima in ventiquattro ore.

“Grazie.” Disse, soltanto, e lui sorrise.

“Kara mi ucciderebbe se sapesse che ti ho lasciato andare via da sola dopo quello che è successo.” A quelle parole Lena alzò lo sguardo su di lui, sorpresa.

“Kara?” Chiese.

“Oh, sì! Lo so che sembra un orsacchiotto, ma…” James sembrò riflettere su quello che stava dicendo, perché si interruppe e inarcò un sopracciglio perplesso.

“Ma?” Chiese lei, improvvisamente curiosa.

“No… ecco… stavo solo pensando che ti ha sempre difeso, fin dalla prima volta che ti ha visto.” Si strinse nelle spalle e sorrise, incapace di spiegarsi meglio o conscio che, qualsiasi cosa gli fosse venuta in mente, non poteva dirla, non a lei.

Non lo spinse a dire altro, aveva avuto la sua risposta al party di Natale, la sera prima, perché illudersi ancora? Erano amiche, nulla di più.

Uscirono nel freddo della città e udirono subito delle urla.

“Cosa succede?” Chiese a James, irrazionalmente.

“Non lo so.” Rispose lui. “Ritorna all’interno…” Due corpi infransero la parete di vetro di un palazzo, aggrovigliati nella lotta.

Supergirl.” Comprese all’istante Lena. Il cuore che accelerava a quella vista. Poteva fingere con tutti, ma sapeva benissimo chi ci fosse sotto il mantello, occhiali o no, avrebbe riconosciuto ovunque la donna di cui si era follemente innamorata.

“Rientra alla CatCo!” Tentò di dirle di nuovo James, ma Lena non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo. Kara era appena stata scagliata a terra e non sembrava capace di rialzarsi. Iniziò a correre prima ancora di averlo pensato.

Supergirl era in ginocchio, una figura nera, con una maschera sul viso, torreggiava su di lei. Lena si fece avanti ignorando i richiami di James, ignorando il pericolo e la ragazza alzò lo sguardo e poi la mano, verso di lei.

Sempre eroina: anche nella sofferenza Kara pensava prima agli altri che a se stessa.

“No, vai via, lontano da qui.” Lena scosse la testa. L’avrebbe protetta, perché lì, in ginocchio, con la testa che sanguinava, non c’era l’eroina di National City, la ragazza d’acciaio, c’era Kara, la sua Kara, la donna che amava.

Le loro dita si toccarono e Lena seppe che non aveva sognato, negli occhi di Kara c’era più che amicizia. Sorrise e fu scagliata lontano.

I suoi occhi ora fissavano il cielo, mentre una forma nera sosteneva nel vuoto una figura blu e rossa.

L’ultimo suo pensiero fu che non le aveva mai detto che l’amava.

Il cuore di Lena smise di battere, mentre Kara cadeva.

 

***

 

Il vuoto non aveva senso per lei, lei volava, si librava nel vuoto. Ma ora stava solo cadendo.

Il suo corpo era privo di forze, privo di capacità, era solo un oggetto che cadeva verso il basso, vittima della gravità di cui si era sempre fatta beffa. Eppure, nella sua mente non nacque la paura dell’impatto, quello che venne a disturbare la beata quiete in cui sperava di scivolare per sottrarsi al dolore, furono due occhi verde azzurri pieni di dolce amore.

Ed era troppo tardi.

L’amava. L’amava con tutta se stessa e aveva avuto paura di un sentimento così forte, paura di ammetterlo, di provarlo, di dargli forma, perché perderla avrebbe significato perdere tutto, di nuovo. Perdere Lena avrebbe significato perdere di nuovo Krypton e non era sicura di potercela fare. Così aveva semplicemente ignorato i suoi sentimenti, ma se Lena… Lena che la guardava in quel modo speciale, Lena che ignorava il pericolo, solo per salvarla, Lena, Lena… se le avesse aperto il cuore, forse, forse le cose sarebbero andate diversamente…

I secondi sembravano ore. Il ghigno della donna che l’aveva battuta, senza nemmeno sudare, era ancora lì, davanti ai suoi occhi. La guardava cadere. Il suolo, però, era ancora lontano.

Kara chiuse gli occhi tornando indietro alla festa… tornando a Lena.

“Vengo con te.” Disse, invece di “Devo andare.” La sua mente fuggi la realtà e le presentò un passato diverso. Eppure aveva ancora paura di amarla, ora più che mai, perché non c’era più tempo, perché malgrado la sua mente rifiutasse la realtà i suoi occhi avevano visto Lena tenderle la mano e non una sconosciuta, così lì, in piedi davanti alla ragazza che la aspettava sotto il vischio, si era bloccata, era rimasta ferma, incapace di prendersi quel bacio che sarebbe stato solo immaginario.

 

Ora la sua mente non poteva più fingere non era una sconosciuta a tenderle la mano, era Lena, la sua Lena, follemente scattata in avanti per proteggerla, per salvarla.

“No!” Gridò nel buio della sua mente.

Lena era morta, davanti ai suoi occhi e lei non aveva saputo fare nulla.

“No!”

 

Lena era di nuovo lì, davanti a lei, bellissima, gli occhi pieni di speranza e Kara sorrise, sorrise mentre lasciava che il suo cuore accettasse la verità, se non la realtà, e compiva quel passo, raggiungendo Lena sotto al vischio e baciando le sue labbra così morbide, ridendo del suo gesto così romantico, della perfezione di quell’istante, in cui i loro cuori battevano all’unisono.

 

“Non è andata così.” Ora riconobbe la voce di Lena, la donna era davanti a lei. Bella come non mai, risplendente, sul volto un’aria sorridente, ma una traccia di tristezza negli occhi.

“Non sei venuta con me al Luthor Hospital e non mi hai baciato sotto al vischio.”

“No.” Protestò. Eppure sapeva che Lena non si sarebbe mai esposta così tanto, era stata ferita troppe volte, troppe volte il suo cuore era stato schiacciato tra mani crudeli. Tutto quello era solo una fantasia, la sua fantasia.

“Devi svegliarti Kara. Reign è una minaccia che National City, il mondo, non possono affrontare senza di te.”

“Non voglio lasciarti andare.” Ammise, accettando la verità per la prima volta: se si svegliava avrebbe dovuto affrontare la realtà, una realtà senza Lena.

“Vivere questa fantasia non è vivere.” Spiegò pazientemente la donna.

“Avrei voluto amarti, avrei voluto salvarti.” Lacrime calde ora scivolavano lungo il suo viso, mentre Lena la osservava con uno sguardo pieno di dolce comprensione.

“Ti aspetterò, quando sarà il momento saremo di nuovo assieme, ma ora…”

 

“Respira, respira!”

 

“Non sono riuscita a salvarti.” Affermò, ricordando la mano di Lena tesa verso di lei e Reign che la colpiva scagliandola lontana.

“Mi hai salvata molte volte e mi hai ispirata e incoraggiata a fare del mio meglio per il bene di tutti. Mi hai concesso un po’ più di un anno per cambiare la mia compagnia, per lasciare un’eredità positiva al mondo.” La donna le sorrise, prima di parlare di nuovo, questa volta i suoi occhi brillavano d’amore. “Di certo, hai salvato il mio cuore.”

 

“Kara!”

 

“Il mondo ha ancora bisogno di Supergirl, Alex ha bisogno di te.” La voce di Lena era dolce, calma.

“Non voglio vivere in un mondo in cui non ci sei.” Protestò lei, combattendo con le lacrime e perdendo miseramente.

 

“Resta con me! Resta con me!”

 

Lena le sfiorò il viso, la sua mano era calda, delicata e morbida.

“Lo so.” Ammise. “Ma io sarò sempre con te.” Posò la mano sul suo cuore scaldando il suo corpo freddo. “Sempre.” Mormorò, per poi piegarsi in avanti e baciare le sue labbra.

Il calore l’avvolse e il buio scomparve, sostituito dalla luce.

 

Kara sbatté gli occhi e si ritrovò in una stanza scura, su di lei le lampade solari, accanto Alex che la guardava con occhi sgranati e sorpresi che si riempirono di sollievo.

“Kara!” Esclamò. “Pensavamo che…”

Lei cercò nel buio, vide Winn, James, J’onn, Mon-El e Imra. Ma lei non c’era. Spinse il suo udito alla ricerca del battito del suo cuore, ma sapeva già che non lo avrebbe trovato.

Lacrime calde scivolarono lungo il suo viso, mentre Alex l’accoglieva in un abbraccio.

“Non sono riuscita a salvarla.” Disse, piangendo.

“Lo so, lo so.” Mormorò Alex, stringendola più forte che poteva.

“Io l’amavo.” Alex annuì contro di lei.

“E lei amava te.” Le assicurò e Kara lasciò che il ricordo degli occhi di Lena le desse la forza di cui aveva bisogno, ora più che mai.

“Per lei sono tornata.” Disse, allontanandosi da Alex. Questa volta la sorella la guardò preoccupata.

Ma Kara non badò alla sua espressione, invece strinse i pugni, il cuore che si induriva assieme agli occhi.

“Ucciderò Reign.”

 

 

 

 

 

Note: A mia discolpa, dico subito che io ho scritto tra i generi che era una storia angst! Lo so che la prima parte era tutta cuoricini e spirito natalizio, ma, purtroppo, nascondeva un’amara verità.

Ho tentato di rendere il tutto chiaro, spero che non vi siate ingarbugliate tra realtà (la stessa che avete visto nell’episodio 3x09 se non per la morte di Lena) e la fantasia creata da Kara per sfuggire alla morte della donna che troppo tardi, capisce di amare.

Spero che questa seconda parte vi sia, malgrado tutto, piaciuta… fatemi sapere!

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Najara