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Autore: criminatae    15/12/2017    2 recensioni
L’ultima cosa che pensa sempre, prima che tutto sbiadisca, è che vorrebbe, ogni volta, che le mani di Yoongi facessero male tanto quanto la verità, ma non è così.
Lo lasciano sempre ferito, non spezzato.
[Yoonmin]
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi chiusi
&
cuori aperti



 

Il mondo non si ferma quando è notte, quando qualcosa va storto, quando la stanchezza diventa opprimente.

Yoongi se ne è reso conto quando ha desiderato che tutto, tutto potesse fermarsi, anche solo un secondo, un secondo per respirare ancora, aria pulita, il fumo di una sigaretta, qualsiasi cosa non fosse Jimin e ogni centimetro infinito della sua pelle, del suo shampoo tra i capelli, del suo sudore sotto la lingua e incastrato fra i minuscoli tagli delle labbra che l’inverno non dimenticava mai di portare assieme al suo gelo. 

Yoongi non sa com’è iniziato — no, con una stretta colpevole e mortificata al cuore ricorda, due giorni dopo Capodanno, quando le sue labbra erano già screpolate e umide di alcool, poi sovrapposte a quelle di Jimin, poggiate contro la sua giugulare, su un capezzolo e lungo tutto il suo corpo, la pelle arrossata lì dove toccava la stoffa ruvida e rovinata del divano.

Ciò che Yoongi realmente non sa è perché sia continuato. La mattina le coperte sono puntualmente attorcigliate e spostate su un solo lato del letto, i capelli neri di Jimin sparpagliati contro la stoffa soffice e nivea del cuscino, la sveglia suona incessante e dimenticata — una qualche canzone dei Ramones di cui Yoongi non ricorda il nome.

Poi il profumo di pelle, l’odore sbiadito del sesso, il calore tra le gambe quando Yoongi si stira i muscoli perennemente contratti della schiena, ciglia contro zigomi pronunciati, soffici come ali di una farfalla e iridi scure fisse sulle sue labbra quando si volta e Jimin è già lì, un livido sul lato destro del collo e uno su un pettorale.

Yoongi lo tocca come fuoco, lasciando segni del suo passaggio distruttivo lungo la pelle pallida e soffice del suo corpo, dita nodose e dal tocco grezzo a carezzare appena un punto indistinto del suo collo, poco più sopra della clavicola, una pressione leggera e appena percettibile.

Ma i battiti aumentano, un ansito incastrato tra le labbra, e Yoongi le bacia, rosse e carnose e bagnate di saliva, vi lascia un morso, un accenno invisibile di sangue a pizzicargli le papille gustative. Jimin è uno spettacolo, gli occhi lucidi di lacrime e guance accaldate per il piacere che lo soffoca, una supplica silenziosa nello sguardo, fino a sentire dolore in ogni vena, in ogni poro, le parole sulla punta della lingua, ma Yoongi lo bacia sempre troppo forte, troppo ferocemente, soffoca ogni gemito in fondo alla gola. 

Jimin vuole di più, vuole sempre di più. Le palpebre pesanti e la testa pulsante, un filo di saliva tra le loro bocche. Inclina la testa, mostra ogni millimetro intaccato e bruciante del suo collo, ogni vena che vi corre violacea, ogni gemito che viene ingoiato controvoglia e schiacciato dal suo pomo d’Adamo farneticante. 

Yoongi lo guarda negli occhi, allunga la mano verso l’alto, sfiora lì dove la bile si accumula, appena sotto la mascella, poi con due dita ruvide cerca, cerca qualcosa, e quando lo trova finalmente stringe. I fianchi impazienti di Jimin si spingono automaticamente verso la coscia rivestita di denim che Yoongi tiene tra le sue, si sollevano dal materasso bollente e Jimin si sente altrettanto bollente, prova a dirlo ad alta voce ma dalle sue labbra non esce alcun suono, solo un verso strozzato, un incomprensibile fonema. Sente il viso caldo, il collo insensibile al di sotto della presa di Yoongi, che pare sempre di più, sempre più forte, sempre più soffocante. 

Non respira più, sente l’aria entrargli dal naso senza mai uscire in una sequenza frenetica e scoordinata, in un ansito incompleto e il nome del più grande a scottargli la lingua.

La testa gli gira, ma non riesce a smettere di spingersi contro la gamba di Yoongi, quell’unico qualcosa di solido che lo mantiene ancorato alla realtà, che gli impedisce di chiudere completamente gli occhi e sprofondare nell’abisso nero dietro le sue palpebre.

L’orgasmo lo colpisce come un’onda gelida inaspettata, che poi si trasforma in un cumulo di lava folgorante, tremiti lungo il corpo, brividi sulle braccia e muscoli contratti fino a fare male. Il nero dietro le sue palpebre viene macchiato da piccole particelle bianche fluttuanti e si sente scuotere dal piacere, si lascia divorare da ogni sprazzo di calore che gli infiamma i nervi e gli corrode i polmoni, una litania di gemiti a risuonare forzata e liberatoria tra labbra arrossate e lucide di quell’impetuosità di cui ogni bacio è carico.

Yoongi lo bacia lungo lo stomaco, la sua lingua ad assaggiare il sudore che gli imperla l’addome ancora contratto, i residui dell’orgasmo di Jimin a macchiargli la pelle lattea. Poi le stesse labbra che lo hanno toccato si incurvano in un ghigno, un ghigno che dona solo a Yoongi, ed è fuoco, fiamme arancioni e rosse a danzargli attorno, quella fame distruttiva dell’incendio dipinta nel suo sguardo, sulle labbra sollevate, e lascia Jimin come la cenere di una sigaretta ormai consumata sul letto, ancora tremante ma che desidera ancora, ed ancora, ed ancora.

Il piacere infiamma ancora ogni vertebra della sua schiena, lo sente dissolversi lento ed escoriante, ma non abbastanza. 

E Yoongi lo vede, lo mangia, deglutisce il desiderio che Jimin trasuda come zucchero dolce sulla lingua, riflesso nell’espressione compiaciuta ma in parte bisognosa che urla ancora, ancora, ancora.

“Non è mai abbastanza per te?” la voce roca, vibrante, ma senza emozioni reali a dargli un colore, un calore, gelida e vuota in un contrasto stravolgente con le fiamme che il suo corpo e i suoi gesti sprigionano.

Jimin sente una mano tra i capelli, dita che tirano ciocche soffici e bagnate di sudore, lasciate crescere poco più del dovuto come in una silenziosa richiesta di essere afferrate.

“Non finché non ti supplico di fermarti,” risponde Jimin, la saliva già a riempire il palato, e vorrebbe chiedere a Yoongi di non fermarsi, non fermarsi mai, prosciugarlo di tutto ciò che ha da offrire, prendere il suo corpo e renderlo suo, prendere la sua anima e stracciarla come carta, prendere il suo cuore e colpirlo come vetro. Se Yoongi vuole il suo corpo, Jimin è pronto a darglielo, fino all’ultima goccia del suo essere, fino all’ultimo ansito da esalare, un tuono di suppliche mai pronunciate a rombare in lontananza, troppo lontano ma così vicino da urtare i timpani e far risuonare il petto di Jimin, sensi di colpa e sentimenti frastornanti a ferirlo, pioggia lungo le guance che maschera col sudore, freddo nel torace che confonde col calore del suo desiderio. 

Yoongi può dargli tutti gli orgasmi dell’universo, può consumarlo e usarlo e sprecarlo e finirlo, ma Jimin non smetterà mai di volerlo, ancora e ancora, quell’ancora che pronuncia sempre dopo il primo dito di Yoongi ad aprirlo, dopo la prima spinta dentro di lui, dopo il primo orgasmo che gli viene regalato, ma che vorrebbe pronunciare anche quando Yoongi gli dice di andarsene e Jimin è fuori casa un attimo dopo, l’aria del mondo ad investirlo e il cuore a cantare per l’assenza di quel micidiale qualcosa. 

Ancora, ancora. Fammi restare ancora con te.

Yoongi ama fumare, fuma tante sigarette ogni giorno, forse troppe, ma Jimin è la cosa che ama vedere bruciare di più al mondo, e così lo prende, lo prende ancora ed ancora, finalmente il suo corpo ad unirsi a quello meraviglioso di Jimin, bellissimo, lividi rossi e violacei cosparsi ovunque, aperto solo per lui, affaticato e ubriaco di piacere, dipendente e reattivo ad ogni minimo tocco, a tremare come un bocciolo che si schiude, le sue labbra il fiore più bello, rosse e carnose, avvolte attorno al suo cazzo, spalancate in un gemito gutturale, ricoperte di saliva o di sperma o da quelle di Yoongi.

Yoongi viene mentre si sta spingendo in quel corpo meraviglioso, una mano a piantarsi sul gluteo di Jimin e a stringerlo forte per spingerlo contro di sé e riempirlo fino all’orlo, fino a vedere il bianco colargli lungo il retro delle cosce. Jimin lo guarda attraverso le palpebre socchiuse e il piacere accecante, il volto di Yoongi a divenire un istante meno freddo, meno immobile, a tingersi brevemente di quel misero tono di colore, di emozione, di vita.

E Jimin pensa che l’unica cosa che possa rendere Min Yoongi onesto sono gli orgasmi.

Poi le dita di Yoongi si posano in mezzo alle sue gambe, raccolgono ciò che ha lasciato e lo portano alle labbra accoglienti e pronte di Jimin. Scivolano fuori dalla sua bocca, scintillanti di saliva, fino ad avvolgersi attorno al suo membro ancora supplicante e duro.

“Strozzami. Più forte di prima,” lo supplica Jimin, e Yoongi glielo concede, una mano a toccarlo languidamente e l’altra ad avvolgersi attorno alla sua gola, dove ormai risiedono le impronte digitali lasciate sotto forma di lividi. Yoongi le guarda coincidere con ogni suo dito, affascinato, prima di stringere.

E Jimin finisce così, senza aria nei polmoni, riversandosi sul suo stomaco e attorno al palmo che lo tocca, in un brivido infinito che lo lascia privo di sensi e di parole.

L’ultima cosa che pensa sempre, prima che tutto sbiadisca, è che vorrebbe, ogni volta, che le mani di Yoongi facessero male tanto quanto la verità, ma non è così.

Lo lasciano sempre ferito, non spezzato.

 

 

Raggi di sole troppo fiochi per essere passate le sei del mattino filtrano tra le tende delle finestre, sottili e inutili perché a Yoongi non importa della luce, sempre immerso in un sonno così profondo che nulla riuscirebbe a disturbarlo. Jimin è sempre il primo ad aprire gli occhi, appiccicosi per le lacrime che gli erano colate lungo le guance la sera prima e il naso che s’insinua tra le coperte, la stoffa del cuscino in cerca di odori, di ricordi, di Yoongi.

Jimin ama quelle mattine in cui può svegliarsi e sentirsi nudo, lenzuola a scivolargli lungo le gambe in un solletichio delicato, stringe il cuscino tra le dita e trattiene il profumo della notte prima fino a che la testa non gli gira e i polmoni gli bruciano, il naso a pizzicargli e a ricordargli che non può vivere solo di quello. Sospiri silenziosi nel frastuono della città in cui annega ogni rumore, divorato dal rombo delle auto passanti e i clacson occasionali a disturbare quel sottofondo monotono. Perfino il leggero russare di Yoongi diventa difficile da udire, la faccia affondata nella federa e le labbra lasciate aperte, pallide come il resto del corpo. Le dita di una mano strette alle lenzuola, quelle dell’altra a contrarsi inconsciamente. Jimin si gira e si trova faccia a faccia con Yoongi, la luce del mattino si riflette sulla sua carnagione lattea con un’armonia invidiabile, colora di ombre e di dettagli quegli angoli di pelle che Jimin ha mille volte sfiorato, saggiato, bramato. Le punte delle sue dita corrono, corrono, non si fermano finché non si trovano ad un millimetro da quel manto soffice che tante volte ha toccato, ma ogni volta con lo stesso timore, lo stesso tremolio nelle falangi e nel petto. Così soffici solo a guardarle, quelle labbra che Jimin sovrasta come una goccia d’acqua che attende di cadere definitivamente dal pendio di una foglia. 

Sono così vicine e delicate e chiare e Jimin vorrebbe toccarle, baciarle, tracciarle con l’indice e poi disegnarle e intingervi la lingua, assaporarle fino a scavarvi un solco permanente. Eppure è ancora immobile, la mano ferma, il polso che esita e il cuore che scalpita doloroso, affannato, un battito troppo veloce. Le ciglia di Yoongi hanno uno scatto involontario quando poggia finalmente i polpastrelli contro il labbro inferiore, il suo viso però rimane imperturbato, pacifico, privo di ogni espressione e preoccupazione, simile a quello di un bambino che sogna.

Jimin scorre lungo quella superficie morbida e gli sembra di farlo all’infinito, di percorrere mondi e vite intere, di sussurrare segreti e di vedere universi, galassie, tutto ciò in un paio di labbra. 

Jimin ama la mattina, quando non sono neppure le sei, il mondo scorre fuori la finestra anche senza di loro e per un po’, solo un po’, può fingere di significare qualcosa per Yoongi. Può fingere che, ciò che hanno, qualsiasi cosa esso sia, possa durare.

Ma poi Yoongi apre gli occhi e lo guarda, lo guarda così a lungo da fargli male, male nell’anima, ma non lo vede, le iridi velate di una nebbia così fitta da farle apparire distanti anni luce. Yoongi apre gli occhi e torna ad avere ventiquattro anni, un cipiglio sul volto e un cuore di pietra.

E Jimin ritira la sua mano, la nasconde contro il petto dilaniato, nella speranza che almeno, di quella mattina, si conservi la sensazione delle labbra di Yoongi contro le sue, in quel bacio rubato ad occhi chiusi e cuori aperti.



Beh, buonasera!
Questa storia era uno dei tanti draft che ho ritrovato nel mio computer e, in origine, non sarebbe dovuta finire così, ma mi sono detta:"hey è una vita che non pubblico qualcosa, questa cosa è abbastanza decente, quindi perché no?"
Dunque eccomi qui con un po' di sentimental porn e angst yoonmin perché a quanto pare mi piace farli soffrire (poveri i miei bambini).
Non ho alcun tipo di pretesa nei confronti di questa OS, però in caso voleste lasciare un vostro parere mi fa sempre piacere leggere cosa ne pensate.
E se volete parlare/sclerare/piangere con me sugli yoonmin, vi linko anche il mio profilo twitter, yay.
Alla prossima!

Petra

 
   
 
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