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Autore: Biblioteca    15/12/2017    1 recensioni
In una delle scene iniziali del film, Jasmine dice di non essere mai uscita dal palazzo. E se in realtà fosse una bugia?
Magari Jasmine ha incontrato Rajah proprio durante una fuga segreta, molti anni prima, quando era ancora bambina?
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jasmine, Rajah, Sorpresa, Sultano
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si sentì uno squillo di trombe e Jasmine si sporse appena da dietro delle casse per vedere chi stava arrivando.
Ora il corteo del sultano stava fissando un altro corteo, altrettanto sfarzoso, che marciava nella loro direzione.
Un altro sultano scese da uno splendido cavallo bianco e corse incontro al padre di Jasmine.
“Amico mio!”
“Accidenti! Che coincidenza magnifica! Come stai?”
Jasmine vide i due uomini salutarsi calorosamente.
Conosceva l’altro sultano.
Era venuto a trovarli spesso, prima che la madre di Jasmine morisse, portandosi sempre dietro suo figlio. Un ragazzo poco più grande della principessa, ma così noioso e borioso che Jasmine era sempre ben felice di venire cacciata via.
Un principe viziato e vanitoso.
Com’è che si chiamava?
Achmed?
Qualcosa del genere.
Aveva sentito che i suoi genitori avevano anche parlato di “matrimonio”. Ma non aveva mai capito chi avrebbe mai avuto il coraggio di sposare un rospo come quello.
“Anche tu a fare spese?”
“Sì! Sono venuto a ritirare il mio cucciolo di tigre!”
“Il tuo cucciolo di tigre?”
“Sì, per mio figlio. Un regalo per il suo decimo compleanno!”
“Amico mio, sono ben felice di sentire questo, guarda caso io vorrei acquistare lo stesso animale e sono pronto a trattare con te e a restituirti tutti i soldi da te spesi!”
 
“Guarda Abù! È quel tipaccio di questa mattina! Quello che voleva comprare la tigre, ti ricordi? Direi che è un buon momento per aiutare quella bambina… Ma come?”
 
“Sei molto gentile a offrirmi il doppio, ma te lo ripeto: non posso accettare. Mio figlio ha bisogno di questa tigre per allenarsi a diventare un buon cacciatore.”
“Ma per quello basterebbe anche un animale diverso! Uno sciacallo oppure…”
“PAPA’ PAPA’ VOGLIO LA TIGRE!”
Eccolo quel viziato! Jasmine lo vide attraverso le fessure delle scatole e delle gabbie e sentì Rajah soffiare.
Subito la principessa carezzò la testa della tigre.
“Calma Rajah… Papà ce la farà.”
 
“Guarda Abù, non ti sembra perfetto? Questa sarà la tua prima prova amico mio. Sali sopra quel palo e tira la corda….”
 
“Ascolta giovanotto…” il Sultano si era chinato verso il principino “Io ho promesso a una persona a cui voglio molto bene, che avrei comprato proprio quel cucciolo di tigre… Io sono un uomo d’onore e devo mantenere la promessa…”
“IO VOGLIO LA TIGRE! VOGLIO LA TIGRE VOGLIO LA TIGRE!!!”
Il bambino strillava così forte che i due sultani si erano coperti le orecchie con le mani.
La gente del mercato osservava la scena tesa, le guardie dei due sultani si scrutavano in cagnesco e le rispettive servitù sembravano vivamente spaventate.
Quella fu la prima volta che Jasmine vide chiaramente l’assurdità del suo mondo. Dalla paura generale capì che per un suo desiderio, poteva addirittura scoppiare qualcosa di molto pesante. Uno scontro sul posto o addirittura una guerra.
Tutto per un cucciolo di tigre strappato dalla foresta.
Jasmine sentì che forse era meglio cedere, sacrificare la tigre e anche la sua libertà (se fosse saltata fuori, suo padre l’avrebbe sicuramente punita).
Carezzò il cucciolo con le lacrime agli occhi.
“Rajah… Rajah mi dispiace tanto…”
Prese un respiro per incoraggiarsi.
“Papà non voglio più la tigre… perdonami…” sussurrò a se stessa mentre si preparava ad uscire.
Quando all’improvviso, un uomo urlò: “È SCAPPATO L’ELEFANTE!!!”
Un fragore incredibile scosse tutte le bancarelle.
Un pachiderma grigio stava correndo verso i due cortei e la gente si spostava spaventata.
Un soldato della corte del principino si lanciò verso la bestia ed emise uno stranissimo urlo.
L’elefante si bloccò di fronte all’uomo e si mise in ginocchio.
Il panico cessò, quando la gente vide il soldato carezzare la testa della bestia.
“Assad, ma non sapevo che tu ti intendevi di elefanti!” fece stupito il secondo sultano.
“Ho lavorato a lungo con loro maestà.” Fece quello chinando la testa.
Il papà di Jasmine invece, si era avvicinato per osservare meglio l’animale.
“È magnifico… è addestrato e ben tenuto…”
“PAPA’ PAPA’! NON VOGLIO PIU’ LA TIGRE, VOGLIO L’ELEFANTE!!”
“Oh, ma figliolo… Un elefante…”
“VOGLIO L’ELEFANTE!!”
“Calma figliolo,” fece il Sultano “l’elefante sarà un mio personale regalo per il tuo compleanno.”
“Oh, amico mio….”
“Non dire nulla. È il minimo che posso fare per questo giovanotto che forse un giorno sarà mio genero.”
A quel punto, il padre del principe viziato non potè più negare la tigre al Sultano.
La giornata dunque si concluse con laute spese: il Sultano acquistò, l’elefante, il cucciolo di tigre e l’airone fatto d’avorio.
Jasmine, intanto, era tornata da Aisha, che subito l’aveva coperta con un altro velo.
Mentre si allontanava gioiosa con il resto della corte, Jasmine si voltò verso il mercato.
E sui tetti delle case, le sembrò di vedere una figura umana che la salutava.
 
“È andata…. In realtà speravo che liberasse la tigre mentre tutti erano distratti. Ma almeno adesso la stanno portando al suo palazzo. Forse la libererà quando sarà lì…”
Abù giocherellava con il suo fez senza prestargli troppo ascolto.
“Certo… era carina… chissà se ci rincontreremo mai…”
“ALADDIN! SCENDI SUBITO DI LI’!”
Il ragazzo sobbalzò e scese dal tetto.
“Vattene a casa straccione!”
Ogni giorno la stessa cantilena.
Aladdin portò Abù nel suo posto segreto, uno dei pochi tetti da cui non veniva scacciato mai. E da lì, si vedeva il palazzo.
“Mi dispiace solo per quel povero elefante… stare con quel ragazzino… Sai, non mi dispiacerebbe un giorno cavalcare un elefante. Dicono che è meglio del cammello.”
La scimmietta e il ragazzo si accoccolarono ad osservare il tramonto.
 
“Jasmine? Jasmine!? Anima mia, dove sei?!”
“Sono qui padre!”
Jasmine era riuscita a sgattaiolare nelle sue stanze giusto in tempo.
Suo padre teneva in braccio la tigre e gentilmente gliela porse.
“Una promessa è una promessa…”
Jasmine prese in braccio l’animale, sapendo che la cosa valeva anche per lei. Ora doveva dire addio alle sue uscite segrete dal palazzo.
“Grazie padre… Grazie davvero.”
“Figurati… Certo, prenderlo è stata un po’ un’avventura.”
“Lo so.”
“…Lo sai?”
“Ah, voglio dire, sei tornato dopo molte ore, quindi immagino che…” Jasmine si nascondeva dietro a Rajah perché era arrossita.
Il Sultano decise di non dare peso alla cosa.
“Bene, fate pure amicizia, io vado a sistemare il mio nuovo airone d’avorio.”
“Ah, padre, c’è un’ultima cosa. Vorrei che Aisha fosse liberata.”
“Aisha? Credevo che tu andassi molto d’accordo con lei! Si è sempre presa cura di te dalla morte di tua madre! Ti ha forse trattato male?”
“No padre! È proprio perché è stata tanto cara con me che vorrei liberarla! E poi, ora ho Rajah con me!”
Il Sultano sorrise.
“Va bene! Ogni comando della principessa è un ordine.”
Jasmine si ritirò nella sua camera da letto e portò Rajah nel balcone.
Senza Aisha si sarebbe sentita ancora più sola, ma sapeva anche che la sua serva aveva rischiato molto per lei ed era giusto premiarla con la libertà.
Quella che, Jasmine stessa, pur essendo principessa, non avrebbe mai avuto.
“Un giorno Rajah, le cose cambieranno.” Disse, mentre osservava le prime stelle della notte “Vivremo insieme tante avventure, fuori da questo palazzo. E tutto il mondo sarà anche nostro.”
  
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