L’aria gelida riempie le orecchie di Ena. È una sensazione che sa da quel momento in poi, oltre al fastidio e il bruciore del freddo, sarebbe stata accompagnata dalla malinconia. Era una consapevolezza, quella, che un po’ la rattristava al tempo, che le avrebbe ricordato per tutta la vita quei suoi diciassette anni. Le sue orecchia rosse sarebbero diventate, sapeva già, la culla di una notte in stazione, trascorsa cercando di imprimere in Izumi Eita i suoi sentimenti.
   Le sue mani che fendono l’etere e raggiungono le loro compagne, sorridendo, la rassicurano però. «Sei così testarda» sussurra il ragazzo. «Quante volte ti ho detto di usare dei guanti?» continua in un mormorio, avvolgendo le dita coi propri palmi.
   «Senti chi parla» risponde allora la bionda.
   A Ena viene un poco da piangere, tale è la contentezza di quegli istanti. I lobi delle sue orecchia reagiscono allo stimolo e si arrossano anche loro. È tutto così rosa, così bianco. Le potrebbe scoppiare il cuore, per quanto ne sa. Attorno a loro la confusione delle strade e il silenzio dell’inverno.
   «Se ti ammali il giorno prima dell’esame di ammissione mi sentirò in colpa» spiega Izumi, distogliendo lo sguardo. È disonesto e codardo, ma alla bionda quella incertezza piace. Era stata quella, un anno prima, ad incantarla e trascinarla per le strade che una volta percorreva come un guscio al cui interno si trovavano solo alcune lenti e delle fotografie sviluppate di fretta – ora quel guscio straripa di Izumi.
   «Non preoccuparti, gli stupidi non si ammalano mai, no?» sorride sulla guancia dell’universitario Ena. Lui prima di ribattere si concede di fissarla interdetto per qualche momento. È contento, glielo legge in faccia, ma è ancora un fifone che di fronte alla spontaneità della ragazza non sa comportarsi. «Hai ragione, sei proprio un’idiota» si limita quindi a borbottare.
   La malinconia, invasa da tanta felicità, presa dalla sprovvista ed imbarazzata, ogni tanto riappare e poi avvolta dalle braccia di un ragazzo appassionato e dedicato scompare nel nulla. Ed Ena di tutta quella felicità, sa già, ne morirà.