Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DameVonRosen    16/12/2017    2 recensioni
Un Sandor Clegane crudele e spietato, ma anche incoerente, sofferente e combattuto, che mai vorrebbe fare i conti col proprio passato e con le proprie paure, ma che col tempo si renderà conto dell'inevitabilità di questo scontro.
Storia ambientata nel contesto di GOT, con personaggi nuovi e completamente scollegati rispetto ai libri o alla serie TV; solo alcuni sono stati estrapolati, cercando di farlo nel modo più fedele possibile, mantenendo inalterato il loro Background, la loro storia e il loro carattere.
Amo le storie in stile SanSan, ma in giro ce ne sono davvero molte e il rischio di ripetere quanto già prodotto da altri, o anche scadere nel banale e nel "già letto" era alto. Ho quindi optato per qualcosa di differente :) adoro il personaggio del Mastino, adoro quella sua profonda complessità che ogni tanto emerge.
Non temete se all'inizio il nostro amato Sandrone è apparentemente posto in secondo piano rispetto alla storia, non sarà sempre così ;)
Attenzione: possibile (probabile) linguaggio volgare, scene violente o contenuti forti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bronn, Nuovo personaggio, Sandor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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NYMERIA


Il pomeriggio passa velocemente, sebbene il tempo cominci a diventare freddo. Non sono abituata a queste temperature, a questa umidità; dicono che forse nevicherà, ma non so cosa implichi, non ho mai visto la neve in vita mia.
Ho fatto una passeggiata a cavallo e a breve mi preparo per la cena; Sandor è stato occupato tutto il giorno all’armeria e io ho avuto modo di riflettere sulle mie ultime scelte di vita. Credo di aver capito una cosa importante dal discorso di Sandor di stamattina, una cosa che forse mi era sfuggita fino ad ora e che è essenziale che risolva. Indosso un altro vestito di sua madre, più semplice di quello di ieri, ma di un bellissimo color turchese; indossarlo mi ricorda il mare che mi manca, il porto, Bronn, la mia infanzia.

Ceniamo in silenzio, parlando ogni tanto di quello che abbiamo fatto durante il giorno; lo vedo teso, in imbarazzo: capisco che non è da lui essere loquace e chiacchierone, o magari è per quello che è accaduto prima?
“Cosa è accaduto?”
Niente in teoria, però per un attimo mi sono sentita isolata dal mondo intero, per un attimo siamo stati solo io e lui, io e lui con i nostri problemi e il nostro odio verso il mondo.

<< Strano che non blateri stasera. >> distogliendomi dai miei pensieri, sollevo il viso in direzione del mio interlocutore, che tiene la testa bassa mentre mangia.

<< Parlo così tanto? >>
Sandor alza le sopracciglia e sorride sommessamente, continuando a masticare con lo sguardo nel piatto.

<< Diciamo che quando non lo fai si sente la differenza. >>
Resto ancora in silenzio per un po’, prima di parlare.

<< Prima ho capito una cosa, Sandor, una cosa su di me. >>
Lo vedo smettere di mangiare e sollevare gli occhi nella mia direzione: mi mette in difficoltà quando mi guarda così, ha uno sguardo estremamente indagatore. Ma anche profondo, bello.

<< Ebbene? >>

<< Ho capito che da Starfall sono scappata, sono fuggita; voglio essere libera, ma mi sento ancora legata a quel posto. E ho capito che mi sento così perché ho dei conti in sospeso laggiù: non ho voluto affrontare la situazione, me ne sono andata e ho preteso che tutti capissero senza fare obiezioni. Non voglio vivere là, me ne voglio andare, ma comprendo che non mi sentirò mai davvero libera se non sistemo i problemi che già esistono. Qoren in questo momento sta passeggiando in casa mia, dorme nelle mie stanze e mangia il mio cibo; capisco che non è giusto: non è possibile scendere a un compromesso del genere per cose come l’onore di una casata. Non c’è niente di onorevole nel farla passare liscia a un assassino e a uno stupratore. Non mi interessa riprendere il controllo della mia città, voglio solo fargliela pagare: voglio che tutti sappiano la verità su quello che ha fatto Qoren. Magari non mi crederà nessuno, non importa: se nessuno mi darà giustizia, me la prenderò da sola; penso di doverlo a Bronn e ad Adrian, che sono morti in nome della verità e della libertà. Sandor, quando abbiamo parlato prima mi sono resa conto che non mi sento libera ora, non perché sono sotto il vostro tetto, ma perché di fatto non lo sono: sono ancora legata al passato, alcuni spettri mi tormentano. Non posso essere libera, non ancora. >>

Lo guardo scrutarmi in silenzio, attento.

<< Voi sapete meglio di me quanto il passato possa farci male, quanto i ricordi possano logorarci più della realtà stessa, più delle stesse tragedie, perché non ci permettono di vivere a pieno, di redimerci dai sensi di colpa. Io non smetterò mai di sentirmi in colpa per Bronn e per Adrian, non smetterò mai di sentirmi responsabile per la loro morte, ma so che posso quantomeno rendergli giustizia, fare il possibile affinché la loro morte non sia stata vana, che non sia stata a causa di un capriccio. Mi capite? >>

Sandor si lascia andare sullo schienale della sedia, il corpo rilassato ma l’espressione dura e tesa, come al solito. Non risponde ma sono certa che abbia compreso, non mi aspetto che parli dei suoi fantasmi, non lo vorrei nemmeno al momento, quindi sospiro e mi verso dell’altro vino.

<< Sandor, vorrei tornare a Starfall e vorrei che venissi con me, così da poter pagare anche il debito che ho nei tuoi confronti. >>

<< Di cosa parli? >>

<< Del doppio del mio peso in oro, l’hai dimenticato? >> chiedo sarcastica.

<< Assolutamente no, infatti partiremo domani. >>
 



 
Tre giorni dopo

 


<< Nymeria! Figlia mia, sei tornata! Oh per gli dei, vieni qui! >>

Mi sembra di essere tornata dalla guerra, visto come si sta comportando mio padre; tutta la città è in festa e onestamente non riesco davvero a capirne il motivo. Ovviamente loro non sanno perché sono qui, pensano davvero che Sandor mi abbia salvato la vita e mi abbia riportata qui.

<< Padre, ho bisogno di parlarti in privato, ma prima… >> e mi volto verso Sandor, facendolo avvicinare.

<< …devi sapere che è stato Sandor Clegane a trovarmi e a salvarmi la vita; senza di lui non sarei qui, mi ha salvata da una bestia feroce che voleva uccidermi! È stato davvero eroico, padre! >>
Il Mastino ha uno sguardo oltremodo perplesso, ma evidentemente ha capito dove volessi andare a parare e se ne resta zitto.

<< Lui non vuole essere un Ser, un Cavaliere, ma per quello che ha fatto vorrei che gli sia corrisposto il doppio del mio peso in oro! >>

Mio padre lo sta squadrando da tutto il tempo, ma cosa ha da guardare?

<< Padre! Sono viva grazie a lui! >>

<< D’accordo, d’accordo, così sia. >> mi lascio sfuggire un gemito di felicità mentre mi volto verso Sandor, il quale ha un’aria visibilmente soddisfatta.

<< Bentornata, Nymeria. >> sentire la voce di Qoren mi fa mancare un battito, ma d’altronde avrei dovuto aspettarmelo, lo saluto cordialmente senza troppe cerimonie, sebbene lo vedo provare ad abbracciarmi.

<< Padre, vi prego, vi devo parlare. >>
Andiamo nei suoi appartamenti e restiamo soli; non parlo subito, sono agitata e nervosa.

<< Padre, mi dispiace di quanto sia accaduto, sono felice di essere a casa. >>

<< Anche io figlia mia, anche io, sebbene continui a non capire il perché tu sia fuggita, cosa ti è passato per la testa? >>

<< In realtà non volevo fuggire, me ne volevo semplicemente andare da qui. Ed ora voglio spiegarti i motivi per i quali non voglio restare
a Starfall. >>

<< Come, scusa? Non vuoi restare a Starfall? Ma questa è casa tua! >>

<< Padre, ascoltatemi. Qoren, anni fa è venuto qui in incognito, giusto? Bene, devi sapere che ai tempi mi violentò brutalmente, mi fece davvero male, mi torturò in ogni modo possibile. Potete chiedere a Irina se non vi fidate, lei ve lo confermerà. >>
Involontariamente mi viene da piangere ma cerco di resistere, tirando su con il naso; ora devo parlare, devo dire tutto.

<< Quando è tornato qui poche settimane fa mi ha stuprata di nuovo, mi ha tagliata e umiliata e ha giurato che mi avrebbe uccisa se avessi parlato, così come mi minacciò la prima volta. Parlando con Adrian del fatto che volesse prendere il Nero, ho scoperto che fece quella scelta per proteggere proprio Qoren da un omicidio da lui stesso commesso, ai danni di un povero contadino! Adrian mi promise che ne avrebbe parlato col diretto interessato e il giorno dopo è stato trovato morto assassinato. >>

Ormai le lacrime rigano il mio viso, non so controllarle.

<< Non volevo sposarlo per questo, padre! Non era un capriccio il mio, Qoren mi violentava! Decisi che non avrei mai accettato di essere sua moglie e che piuttosto sarei fuggita, cosa che ho tentato di fare una volta, ma Bronn è stato ucciso da Qoren proprio per avermi aiutata, lo ha pugnalato al cuore sotto ai miei occhi! >>
Sto singhiozzando, non riesco a guardare in faccia mio padre, mi vergogno di tutto questo: mi vergogno di ripetere e sentire ad alta voce per l’ennesima volta la sfilza di cadaveri che mi porto appresso, coloro che sono morti a causa mia.

<< Nymeria, io… perché non me l’hai detto? >>

<< Perché avevo paura! Mi ha fatto talmente male che temevo potesse uccidermi! >>
Alzo gli occhi su mio padre, mi guarda come se fossi un cucciolo ferito, un vaso rotto. Odio questo sguardo di compassione, non mi serve e non lo voglio, quindi cerco di ricompormi e lo guardo negli occhi.

<< Io voglio essere libera di girare il mondo e scoprire posti nuovi, ma prima voglio che sia fatta giustizia su Qoren per quello che ha fatto. Per Adrian Cassel, per Bronn, per quel contadino, per me. >>
Vi è un momento di silenzio, nel quale Tailon medita silenzioso e corrucciato.

<< Assolutamente, deve essere fatta giustizia su questo e Qoren deve pagare per quello che ha fatto, ma… non ci sono prove. >>

<< Come? >>

<< Non ci sono prove per quello che ha fatto. O meglio, non ci sono prove che leghino i fatti a lui. >>

Mi sento sprofondare.
Lo sapevo, l’ho sempre saputo. È la stessa cosa che dissi a Sandor quando accadde e che ormai avevo dimenticato.

<< Come posso fare, padre? Cosa facciamo? >>

<< Ho paura che non possiamo fare nulla da questo punto di vista, ma sicuramente annullerò il vostro fidanzamento e o allontanerò da Starfall. Inoltre parlerò con Gerard di tutta la questione e se sceglierà di credermi se la vedrà lui.

<< Ma padre, stiamo accusando suo figlio di crimini molto pesanti, secondo te potrebbe davvero credere a noi? >>

<< Potrebbe non farlo, lo so, ma non abbiamo molte altre carte da giocare. >>
Sono triste e mi sento sconfitta, sebbene avessi dovuto aspettarmelo.
Le ore passano e finalmente mio padre ha parlato con Lord Cassel, annullando il matrimonio; Gerard mi convoca e mi chiede di ripetergli la verità e io lo faccio, ma non so se questo varrà come prova ai suoi occhi. Tuttavia, già il fatto che Starfall si è liberata di Qoren è un buon inizio. Ormai è sera e passeggio da sola per il giardino: non so come risolvere la questione perché vorrei evitare di farmi giustizia da sola; da un lato i rapporti tra le nostre famiglie cesserebbero di esistere, dall’altro non credo di essere sinceramente capace di uccidere un uomo.

Ma se lo meriterebbe.

Non merita di vivere un giorno in più per quello che ha fatto, per la sofferenza che ha causato.

<< Buonasera. >> sussulto alla voce di Sandor Clegane dietro di me, mi volto e lo trovo con un sorriso compiaciuto.

<< Vi ho spaventato io, stavolta. >>
Mi guarda divertito, è di buon umore e mi fa piacere vederlo così, mi ritrovo così a sorriderli a mia volta, timidamente.

<< Già. Avete parlato con Lord Cassel? Resterete al suo servizio? >>

<< Pff no e non mi interessa. Al momento l’ultima cosa di cui ho bisogno è il denaro. >>
Ora capisco il motivo della sua felicità spropositata: i soldi. Avevo quasi scordato quanto ci tenesse a quel cavolo di denaro, ma non so perché mi sento montare la rabbia; mi sento sciocca ad essere arrabbiata, quindi cerco di essere cordiale e gentile.

<< Vi va di accompagnarmi dentro? >>
Egli non risponde ma allunga il braccio, per poi avviarci insieme verso il palazzo.
 


 

SANDOR


È strana, sembra nervosa, probabilmente per quel Qoren, non riuscirà a fargli saltare la testa e se ne è resa conto.

<< Hai parlato con tuo padre? >>

<< Si, gli ho detto tutto, ma non ci sono prove che lo leghino a quanto è accaduto, per cui l’unica cosa che si poteva fare è stato annullare il matrimonio e sperare che Lord Cassel ci creda. >>
Era ovvio che finiva così, non c’erano alternative.

<< Beh, non sarà più qui a palazzo, direi che non vederlo più risolve molti problemi. >> ormai siamo arrivati alla sua stanza, ma Nymeria si gira di scatto verso di me, fulminandomi.

“Cosa cazzo ho detto?”

<< Risolve i problemi? Quali problemi? Dove è la giustizia? Quando pagherà per quello che mi ha fatto e per quello che ha fatto ai miei amici?! >>
Bisbiglia parole cariche di odio e di rancore.

<< Se non puoi fare altro però, tanto vale che ti rassegni. >>

<< Come fate ad essere così superficiale a volte? Di me non avete capito nulla?! >>

Quelle parole mi stordiscono, la guardo mentre sollevo un sopracciglio.

<< Come scusa? E smettila di parlare con quei cazzo di toni formali, non sono un estraneo! >>

<< In questo momento lo siete! A volte riesco a sentire un’empatia con voi che non ho con nessun altro, a volte mi sento così vicina a voi, come se vi conoscessi da tutta una vita. Altre volte siete talmente superficiale che mi pare di avere a che fare con un’altra persona: ma non riuscite a capire il mio punto di vista? Credete davvero che potrei mai rassegnarmi a questo? >>

Quanto cazzo sei insopportabile, dannata ragazza! Non le va bene mai niente, io non posso sempre fare lo smidollato per compiacerla! Per quasi trent’anni sono cresciuto a pane e schiaffi, venendo chiamato Mastino e incutendo timore e riverenza, ed ora che è arrivata lei pensa che possa cambiare quello che sono? Un cane resterà un cane, fedele a chi lo nutre, nulla di più; pretende che io sia la sua nuova dama di compagnia, forse? Oppure un bel cavaliere dall’armatura brillante? Forse non ha capito con chi ha a che fare, ma può scordarsi che io mi faccia abbindolare dai suoi occhi o dalle sue labbra.

Quando mi guarda con quello sguardo strano la prenderei e la sbatterei a destra e a manca, le consumerei le labbra e la pelle. Certo, sono un uomo come mille altri, non sono certo cieco davanti al suo bel corpicino, nonostante mi faccia girare il cazzo il novanta percento delle volte che ci parlo. Carnalmente mi attrae, ma non la userei comunque mai per una scopata che potrei ottenere anche da una puttana. Ha un qualcosa questa ragazza che mi spiazza ogni volta: è forte, non si arrende davanti a un cazzo, capisce il dolore più di quanto lasci a vedere, ma la cosa che ogni volta mi colpisce è il suo modo di rivolgersi a me. Non ha mai visto in me ciò che vedevano gli altri, ciò che il mondo vede in me: lei quando mi guarda vede una persona, vede tutti i miei cazzo di problemi, vede il mio viso ma non la spaventa. Non ha paura di dire quello che pensa, non ha paura di me.

No, non potrei trattarla come una puttana, Nymeria mi ha dato cose che non mi ha dato mai nessuno, starle accanto mi fa sentire migliore, mi fa sentire forte come non lo sono mai stato. Ma non posso rincoglionirmi per lei, a che scopo? Perché mai? Cosa me ne verrebbe a me? Diventerei un rammollito come il mio cavallo e tutto quello che sono agli occhi degli altri finirebbe.

Nessuna figa vale tanto disturbo.*

<< Mi state a sentire? >>

Eccola che torna alla carica, credo che abbia parlato fino ad ora, ma non ho sentito una parola.

<< Che cazzo vuoi? >>

<< Perché vi comportate così? Cosa vi ho fatto ora di male! Credevo che tra noi ci fosse qualcosa… insomma, qualcosa di bello. Credevo che anche voi steste bene con me, credevo ci fossimo avvicinati… >>
Il suo viso è paonazzo e la testa è china, ma cosa cazzo sta dicendo? Cosa vuole che le dica?!

<< Ti ricordo che mi sono smazzato un mese a dormire fuori al freddo unicamente per cercarti e riportarti qui, il tutto unicamente per quell’enorme sacco di oro! Chiunque aveva accettato l’offerta di tuo padre, figurati, ma solo io ti ho riportato indietro ed ora mi godo la ricompensa. >>

Il suo sguardo mi colpisce come una martellata: per la prima volta sul suo viso vedo delusione e tristezza, gli occhi si stanno riempiendo di lacrime e no, no, no cazzo! Non voglio che pianga, men che meno a causa mia.

<< Voi avete fatto tutto questo per l’oro? Tutto quello che abbiamo passato insieme, voi lo facevate per la ricompensa? Era solo questo che contava per voi? >>
Non erano nemmeno domande, si auto-rispondeva da sola.

<< Per cosa altro avrei dovuto fare quella vita di merda, Nymeria? Cosa altro cazzo c’era? >>

Arriva e mi coglie impreparato, uno schiaffo in pieno volto; forte, non come quello di una ragazzina arrabbiata. No, in quel gesto c’era tutta la rabbia di questo mondo. La guardo e non piange più, è una maschera d’ira.

<< Mi fate schifo! Come ho potuto pensare che voi poteste provare qualcosa per qualcuno! Come ho potuto pensare che voi foste migliore di come vi dipingono, quanto sono stata stupida! >>

Ne ho piene le palle di sentirla sparare minchiate, la prendo e la sbatto direttamente contro la porta della sua stanza, prendendola per le spalle e stringendogliele forte; non me ne rendo conto, probabilmente le sto facendo un gran male, ma non mi importa. La deve smettere, deve smetterla e basta.

<< Basta! >> le dico guardandola in faccia, il viso a pochi centimetri dal suo, molto più bassa di me. Riesco a vedere le striature delle sue iridi, riesco a vedere il labbro che trema, lo sguardo pieno di rabbia. Le sto facendo davvero male mi rendo conto, ma ancora una volta non è terrorizzata da me; le lacrime le scendono dal viso.

<< Perché Sandor? Perché? >>

<< Perché non posso permettermi di essere qualcosa di diverso da un mastino. >> mi escono di getto, senza riflettere. Mi rendo conto che non avrebbe senso pensare a qualcosa di appropriato da dirle, una qualche menzogna detta per negare la realtà: non posso che dirle la verità. Mi stordiscono le sue parole, mi sento ubriaco senza aver toccato alcool; la guardo: piange ancora, lentamente, silenziosamente, ma non più di rabbia, solo di tristezza.

<< Ma non sei un mastino, Sandor! Sei solo un uomo che si diverte a fare la parte del cattivo. E direi che ti esce alla perfezione. >>

<< La mia non è una recita, dannata rompicoglioni! >>

<< E allora perché sei qui con me, ora? >>


 
La odio.

Sono sicuro di odiarla.

È la donna più insopportabile e indisponente che abbia mai conosciuto. Mai nessuno, oltre a Gregor, ha saputo battermi in qualcosa, ma lei, lei riesce a mettermi al tappeto solo a parole, cazzo!
Le osservo il volto mentre mi guarda con quelle enormi pozze di vino: i suoi occhi hanno di nuovo cambiato colore, non sono più di un viola freddo e spento, è come se si fossero scaldati. L’istinto mi fa portare le mani più in alto, sul suo collo, strette come tenaglie: la voglio strangolare, o forse no.

Voglio dimostrarle che non può sempre avere ragione.

Voglio farle capire quanto dannatamente mi sta sul cazzo.

Voglio farle capire che getterei tutto l’oro che mi hanno dato in un fiume, pur di sentire di nuovo le sue mani sul mio viso.

Non so bene cosa sta succedendo, sento le mie viscere contorcersi, il mio corpo si muove senza che io lo controlli.
Mi chino su di lei e la bacio, senza aspettare il suo permesso, senza darle spiegazioni; non sarei riuscito a parlare un minuto di più, ad aspettare un secondo di più. Le sue labbra sono morbide ma la sento rigida sotto di me, spaventata e sorpresa; allento la tensione che ho sul suo collo ma continuo a stringerla: non potrei sopportare un distacco. La stringo perché temo che ora mi respingerà, temo che non capirà quello che sto facendo, temo che sia ancora arrabbiata e delusa da me: come biasimarla.

La sento portare le mani sopra le mie, stringendole per staccarle dal suo corpo. Ci stacchiamo e mi sembra di affogare: ho fatto una cazzo di stronzata, cosa cazzo mi è saltato in mente?!
Mi guarda, la guardo. Non vedo rabbia o disappunto, nemmeno sorpresa o incredulità: scruto meglio e la vedo confusa, gli occhi più rossi che mai: sembra che stiano bruciando fuoco dall’interno.

Il mio cuore manca di un battito quando sento le sue mani sul mio viso: non sono insicure come al mio castello, con la sinistra mi sfiora il viso ustionato, mentre la destra si sposta dietro, sui capelli e sulla nuca. Non capisco bene cosa stia facendo, il senso di vertigini di prima non fa che aumentare e le mie gambe vacillano quando la sento tirare la mia testa nella sua direzione.

Mi bacia, un bacio forte, deciso, sicuro. Credo di aver sentito una scarica elettrica percorrere il mio corpo, un’ondata di calore si sta riversando nel mio sangue che ora sembra stia bollendo. Senza rendermene conto la sollevo, dilatandole le gambe e lasciando che mi stringano i fianchi; le sue mani restano sul mio viso, come se avesse paura che possa andarmene da un momento all’altro. Mi stringe, mi tiene stretto e si aggrappa con tutte le sue forze a me, al mio viso, alla mia bocca.
Come può voler baciare un uomo come me? Come può regalarmi tutto questo? Come può desiderarmi? Non ha senso, questa situazione non ha senso: ha pianto a causa mia, prima; era furiosa con me, potevo vedere la rabbia sul suo volto.
E ora sento la sua lingua che gioca con la mia, mandando a puttane quel poco autocontrollo che avevo; la prenderei proprio qui, davanti alla sua stanza, contro la sua porta. Lo farei senza troppe cerimonie, facendola urlare fino allo svenimento, per ore e ore.
Ha addosso un profumo fresco e delicato, un profumo di libertà e leggerezza, ma anche odore di donna e di passione, lo stesso profumo che le sentivo quando si appoggiava a me mentre cavalcavo. Tra le gambe ho un cannone infuocato che tra un po’ esploderà fuori dalle braghe, non posso più resistere: tenendola con una mano, cerco di sollevarle il vestito con l’altra.
Non arrivo ad alzarlo del tutto che Nymeria si stacca di colpo, col fiato corto e il viso stranamente inquieto, spaventato; la guardo stordito, cercando di capire cosa cazzo stia facendo.

<< No, non ora. >>

“COSA STRACAZZO HO APPENA SENTITO?!”

<< …Eh? >>
La mia già scarsa padronanza lessicale ora è messa ulteriormente alla prova, di più non sono in grado di dire.

<< Ehm, no Sandor, non è il caso ora… cioè è meglio rimandare. >> è imbarazzata come poche volte l’ho vista in vita mia, rossa quasi del colore dei suoi occhi, che ora sono tornati color ametista. La metto giù, frastornato e ancora incapace di capire a pieno cosa stia succedendo e soprattutto cosa sia successo poco fa.

<< Io d-devo dormire, buonanotte Sandor. >> mi fa un sorriso sincero ma nervoso e se ne entra nella sua stanza, chiudendo la porta.

Non ha senso.

Questa cosa continua a non avere alcun senso.

“Ma che cazzo…”


*Semi-citazione da una frase dello stesso Sandor Clegane nella serie tv.

 

NOTE DELL'AUTRICE
Buongiorno a tutti, miei amati lettori! Eccoci, finalmente Sandor si è deciso a baciare Nymeria, che ne pensate di questo capitolo?
E ora cosa accadrà?  Sandor come si comporterà davanti a questo tipo di rifiuto?
Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni vostra opinione o idea è preziosissima per me, mi date sempre moltissimi spunti su cui riflettere :)
Alla prossima! Un abbraccio
M
   
 
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