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Autore: Jasmine_dreamer    16/12/2017    1 recensioni
"Cosa vuoi, Lip?" chiesi io.
"Perché sei andata via?"
"Tu non mi amavi." feci allora raggruppando tutta la forza in me, l'unica parte che lui non mi avesse portato via.
"No, è vero. Ma vorrei provarci."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lip pow: 

Entrai nel vialetto e vidi quel SUV, ma di chi diavolo era?
Lo guardai, buttai via la sigaretta ed entrai in casa.
Mi diressi verso la cucina ma sentii dei passi provenire dalle scale, quindi mi voltai.
E quando la vidi, nonostante fosse molto diversa dall’ultima volta, la riconobbi subito: era Mandy.
Lei mi guardò, io la guardai ed entrambi restammo in silenzio.
Cazzo, quanto era bella. Cercavo di parlare, provai a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma le parole mi morirono in gola.
Aprii la bocca, ma nessun suono uscì, allora lei si girò e andò via:
Quei pochi secondi parvero ore.
Ian scese le scale e mi salutò.
“Quella era Mandy, è tornata a casa sua?”
Lui rispose: “No, è passata solo per un saluto.”
Io annuii e feci finta di nulla, ma continuavo a pensare al suo sguardo, era passato più di un anno dall’ultima volta in cui l’avevo guardata negli occhi, quando lei mi aveva detto di amarmi e io non le risposi perché ero un cazzone, mi sarebbe bastato dire che l’amavo anche io per fare in modo che lei non partisse con Kenyatta, quel coglione che la picchiava. 
Ma io non amavo Mandy, per quanto potessi tenere a lei, il mio amore lo aveva prosciugato tutto Karen. No, io non l’amavo, ma cazzo, non ci avevo neanche provato ad amarla. 
Karen mi aveva distrutto, era stata una stronza con me ed io, forse per riflesso, lo ero stato con Mandy. Eppure lei si era fatta il culo per me, io l’avevo trattata come una merda e lei in cambio mi diede tutto il suo amore. Ero davvero uno stronzo.
“Sai, potrei anche voler sentirmi dire grazie!”
“Non sono un’idiota, quindi non trattarmi come se lo fossi.”
Le sue parole si rincorrevano una dietro l’altra nella mia testa, ma che cazzo mi stava succedendo?
“Ti amo.” Dopo il mio silenzio, che poi corrispondeva ad una risposta, lei aveva cominciato a piangere.
“Ti va se passo domattina? Facciamo colazione insieme.”
Lei mi aveva detto che ci sarebbe stata, pensavo avrebbe lasciato quel coglione del suo fidanzato, non avevo capito che quella sera fu il suo modo di dirmi addio.
Ed ora, dopo tutto quello che aveva fatto per me, per farmi ammettere al college, io ero quasi riuscito a farmi buttare fuori e mi stavo trasformando in quel cazzone di Frank.
Mi attaccavo alla bottiglia fin dalla mattina, e mi avevano mandato via dal dormitorio a calci in culo. 
Guardai le foto che ci ritraevano insieme che ancora avevo sul mio vecchio cellulare. 
“Da quando sei andata via anche tu, tutto è andato a puttane.” Sussurrai.

Mandy pow:

Il suo sguardo. Non riuscivo a togliermi il suo sguardo dalla testa, i suoi occhi non li avevo più visti da quell’ultima notte, ma non li avevo dimenticati, non avevo scordato un solo particolare di essi.
Forse perché, nonostante tutto il tempo che era passato, io li avevo visti ogni cazzo di volta che chiudevo gli occhi.
Chiudevo i miei occhi e davanti avevo i suoi che mi guardavano quella ultima notte insieme, quando al mio “ti amo”, speravo in una risposta differente da quella che mi aveva dato il suo silenzio.
Le lacrime spingevano per uscire , volevano scendere e rigarmi le guance, ma Mandy Milkovich non avrebbe pianto per amore, non lo avrei permesso.
Gli occhi azzurri di Lip continuavano a torturarmi, non ci riuscivo a farli uscire dalla mia testa.
Erano le 3 del mattino ed ero seduta con una sigaretta in mano sul bordo del letto a guardare fuori dalla finestra di fronte a me.
Dopo l’incidente che avevo avuto con quel cliente, non sapevo se avrei continuato a fare la escort.
Perché Lip era a casa? Non andava più al college? Aveva rovinato tutto il lavoro che avevo fatto, oppure era lì solo per una visita? Mi sarebbero girate parecchio se fosse stato cacciato dopo che mi ero fatta il culo per farlo ammettere, ma alla fine erano affari suoi, a me non doveva interessare se si era sputtanato la vita.
Finalmente aveva fatto Facebook, ma non lo avevo aggiunto, cercavo di non guardare mai il suo profilo, solo che qualche volta ci capitavo a guardare le sue fotografie.
Rimasi sul letto sveglia, guardai di nuovo l’orario ed erano già le 8 del mattino, decisi di richiamare Ian.
“Pronto?” 
“Ian, ciao. Dormivi?” chiesi.
“No, ero sveglio ma sono ancora a letto. Fisso il soffitto.” Disse lui.
“Penso che smetterò di fare l’escort… o forse no, non lo so.” 
“È per quel tipo?” domandò.
“Sì, ma è la prima volta che un cliente mi aggredisce, quello mi lascia incerta.” Esitai: “Ian, scopare con qualcuno è l’unica cosa che so fare bene, che altro lavoro potrei fare per mantenermi?”
“Mandy, sei intelligente, potresti fare tutti i lavori che vuoi.”
Una risata sarcastica uscì dalla mia bocca: “Ian, non ci credi neanche tu. Potrò vivere anche al nord ora e vestire in maniera elegante, ma sono sempre Mandy Milkovich, la ragazza che proviene dal degrado del South Side.”
“Smettila di sottovalutarti. Ora io devo andare, se ti va di parlare chiamami, ok? Sei sempre la mia migliore amica.”
“Sì, va bene.” 
“Ti voglio bene, Mandy.” Fece Ian.
“Sì, anche io, ciao.” E riattaccai.
Mi accesi un’altra sigaretta.
Io non mi sottovalutavo, ero solo consapevole di non valere più di nessun altro che fosse cresciuto nel lato sud di Chicago. 
Tranne Lip, sebbene lui non lo capisse, no, sembrava non capire che era il migliore di quel quartiere.
Mi alzai dal letto e preparai la colazione.
Da quando Kenyatta mi aveva picchiata per l’ennesima volta, avevo deciso di lasciarlo e di trasferirmi con 3 ragazze in una casa nel lato nord.
Fortunatamente non conosceva il mio indirizzo, per questo non poteva fare come faceva quando abitavamo ancora nella mia vecchia casa, quando lui mi picchiava e poi tornava.
Ed io lo perdonavo, forse per paura, forse perché pensavo di non meritare di meglio, ci tornavo sempre assieme.
In fondo ero quella che era stata picchiata da tutti i ragazzi con cui ero stata, ero quella che veniva violentata da papà quando beveva e mi scambiava per mamma.
Perché qualcuno avrebbe dovuto amarmi?
Mi misi a pensare mentre sorseggiavo il mio caffe.
Fare la escort mi serviva, quella era la prima volta in cui qualcuno mi aveva aggredita, perché buttare tutto nel cesso? Da quando facevo quel lavoro potevo permettermi di fare cose che prima non avrei neanche potuto sognare, avevo più soldi di quanto potessi mai immaginare. E poi, come avevo detto ad Ian, prima venivo picchiata gratis, mentre ora potevo pure decidere chi scoparmi, e non era male per la ragazzina cresciuta nel quartiere di merda che tutti chiamavano “troia.”
No, non avrei rinunciato a questa nuova vita, e poi mica avrei fatto questo lavoro per sempre, solo il tempo di metter via abbastanza soldi per fare qualcos’altro.
“Buongiorno Mandy.” Disse una delle ragazze con cui vivevo.
Io risposi: “Ciao Julie.”
Poi andò in bagno, le altre due dormivano sempre fino a tardi. 
Mentre decidevo in che giorni vedere i miei clienti mi chiesi ancora una volta: “Chissà come sta Lip.”
Ma cosa cazzo c’era in me che non andava? Perché continuavo a pensare a quel cazzone?
Composi il suo numero, ma non lo chiamai, lo avevo fatto un milione di volte ma non riuscivo a capire perché non riuscissi a buttarmelo alle spalle.
Forse perché, nella lunga lista dei ragazzi con cui ero stata, lui era stato il migliore, nonostante anche lui mi avesse trattata di merda. Anche se forse un po’ me l’ero cercata dopo aver investito Karen, quella era stata una mossa del cazzo, ma dopo quella telefonata speravo soltanto che quella troia morisse, pensavo che così lui se la sarebbe tolta dalla mente, invece è stato peggio e siamo colati a picco. Ma, nonostante pensassi qualche volta che ci stessi riuscendo, rivedere Lip mi aveva invece fatto capire che non era così, mi aveva devastata, avevo realizzato di amarlo ancora. Più provavo a togliermelo dalla testa, più pensavo a cosa stesse facendo, continuavo ad amarlo nonostante sapessi che per lui non fosse così, anzi, chissà con quante era stato dopo di me. E non parlo di quante se ne fosse scopate, no, per quanto riguarda il sesso probabilmente lo avrei battuto considerando il mio lavoro. 
Lip, chissà se il mio pensiero qualche volta ti sfiora, chissà cosa saremmo potuti essere se solo ci avessimo provato.
   
 
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