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Autore: AllisonHermioneEverdeen    16/12/2017    1 recensioni
Fin da piccola, Liv Winchester ha sempre saputo che il buio è qualcosa di cui avere paura.
Non è mai stata davvero bambina, inghiottita dall'oscurità del mondo quando era ancora troppo piccola per capire quello che succedeva intorno a lei.
Non ha mai avuto molte sicurezze nella sua vita, seguendo il padre nella sua folle caccia.
Ma ha sempre avuto un motivo per andare avanti, per rialzarsi dopo la morte del padre, per trovare la forza di ridere e scherzare di nuovo...
Quel motivo ha due nomi: Sam e Dean Winchester. La sua famiglia.
Quando Dean è morto, reclamato dagli inferi, ha creduto di morire.
Ma adesso è tornato, e Liv dovrà tirare fuori tutta la forza e il coraggio che possiede per affrontare l'ennesimo colpo che la vita non si stanca di sferrare contro la sua famiglia...
Perché non puoi chiamarti Winchester e aspettarti di avere una vita tranquilla!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Third Winchester'
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Capitolo nove



Si era immaginata spesso la sua morte: facendo un lavoro come quello di cacciatrice, sapeva che era inevitabile, e che non sarebbe arrivata alla vecchiaia.
Aveva pensato che poteva finire in molti, orribili, modi: divorata da un wendigo, posseduta da un demone, prosciugata da un vampiro, sbranata da un lupo mannaro... Da piccola credeva che sarebbe morta come sua madre: divorata dalle fiamme scatenate da qualche orrida creatura.
Di certo, però, morire avvelenata sul divano senza poter fare assolutamente nulla non era esattamente rientrato nella sua lista delle possibili morti. Attraverso la nebbia confusa che era la sua testa, riusciva a captare pochi suoni, ancora meno immagini e un solo sentimento: la frustrazione. Almeno, però, aveva dato pace a Lucas. Una buona azione prima di morire. Chissà se così avrebbe potuto evitare l'Inferno. Sempre che esistesse un'alternativa: non avevano ancora idea se questo Castiel mentisse o no, e per quanto Liv fosse propensa al "no", non voleva illudersi.
Nel mezzo dell'oblio, sentì una voce familiare.
-Papà? -. Diceva solo questo. Era la voce di una bambina... ascoltandola, Liv si sentì trascinare via, e improvvisamente aprì gli occhi sulla stanza di un motel. Seduto sulla sedia di legno un po' cigolante c'era John Winchester, sporco di terra e sangue e visilmente sfinito, che scriveva qualcosa sul suo diario. Sulla soglia della porta c'era una bambina. Con un tuffo al cuore, Liv si accorse che era lei da piccola. Doveva avere più o meno sette anni, e sembrava così piccola in quel pigiama di Hello Kitty!
-Papà? - ripetè la bambina, esitante. John alzò gli occhi dal diario e guardò la figlia.
- Liv, - disse stancamente. - Dovresti essere a letto -. La bambina guardò esitante il corridoio buio dietro di sè, quello che aveva attraversato velocemente non appena aveva sentito il padre rientrare.
- Non ci riesco, - rispose.
- Chiudi gli occhi e stenditi, vedrai che alla fine ti addormenterai, - si limitò a dire John. Non era una buona serata per lui, il mostro che doveva condurlo dal demone dagli occhi gialli era morto e lui si era ritrovato punto a capo nella sua ricerca.
La bambina, però, non si mosse.
- Non posso, - sussurrò, abbassando gli occhi sul pavimento. - Ho paura del buio -. L'ultima frase l'aveva detta talmente a bassa voce che lì per lì John credette di averla immaginata. Guardando sua figlia strusciare il piede per terra, però, capì che non era così.
Ripensò al demone dagli occhi gialli, ai vampiri, ai mutaforma, ai lupi mannari e a tutte le minacce che c'erano là fuori per i suoi figli. Liv non poteva avere paura del buio, doveva sconfiggerla, e subito.
Con un sospiro, l'uomo tirò fuori dalla fodera una magnum e la porse alla figlia. La bambina osservò la pistola e sgranò gli occhi.
- Prendila, e non avere paura, - affermò duramente John. Liv annuì, deglutendo, e prese la pistola. Era fredda, e pesante, ma non poteva far vedere a suo padre che faticava a tenerla in mano. Si sforzò di non tremare mentre tornava a letto, attraversando quel lunghissimo corridoio buio. Impugnava la pistola come gli aveva insegnato John, ma non si sentiva al sicuro: si sentiva sola.
Lo scenario cambiò, e Liv si ritrovò in una classe. Si guardò intorno, e riconobbe quasi subito un Sam di quindici anni; e un banco dietro, eccola la quindicenne Liv, che fissava con sguardo truce la lavagna, i capelli biondi scarmigliati lasciati sciolti.
Detestava quella scuola. In quella del mese prima era riuscita a trovare un'amica, in questa giravano solo bulletti ed ochette, e i professori non avrebbero potuto essere più noiosi. Sperava solo che John si sbrigasse con la caccia, perchè non ne poteva più.
Finalmente suonò la campanella. Liv fu la prima ad essere fuori dalla classe; Sam sospirò mentre la guardava correre via: quella notte la sua sorellina aveva avuto un incubo, ma si era categoricamente rifiutata di parlarne. Negli ultimi mesi si era chiusa molto in se stessa, e sembrava sempre più arrabbiata: con papà, con i professori, con i compiti, con i mostri... Ma si rifiutava di parlare con chiunque.
Liv arrivò davanti al suo armadietto e lo aprì. Mentre cambiava i libri, qualcuno le chiuse improvvisamente l'armadietto in faccia.
- Ehi! - protestò la ragazzina. Davanti a lei c'era, ovviamente, Freddie McGuire, il bulletto numero uno della scuola. L'aveva presa di mira dal primo giorno in cui era arrivata. Con lui c'erano un paio di ragazzi che sogghignavano, ma Liv non si degnò neanche di guardarli: erano solo ragazzi privi di spina dorsale che seguivano le blaterazioni del loro "capo".
- Guardate un po' chi c'è, - sogghignò Freddie. - Olive Musona-Winchester -. I due scagnozzi ridacchiarono.
- Non sei riuscito a trovare un soprannome migliore? - rispose tagliente Liv. - Io avrei delle proposte: Maiale Musone, per esempio... Ma no, quello è più adatto a te -.
- Stai zitta! -. L'umore di Freddie cambiò in un attimo, ma Liv non se ne curò. Gli voltò le spalle e cominciò ad andarsene, ma il bulletto si era arrabbiato.
- Vattene pure! - esclamò infatti. - Ma io so la verità! So che vostro padre non si preoccupa neanche di sapere come state, so che dormite in un motel a giorni, abbandonati a voi stessi... Chissà, magari papino a volte torna a casa ubriaco? -.
Liv non pensò, si mosse a basta: in un attimo era addosso a Freddie, aveva schivato i tentativi di fermarla dei due scagnozzi e aveva assestato un bel pugno in faccia al bulletto, che non se l'aspettava ed era piombato a terra come un sacco di patate.
- Mi hai rotto il naso! - piagnucolò. Ma la ragazzina sembrava spiritata: gli assestò un altro pugno.
- Non ti azzardare a parlare di mio padre! - esclamò. Altro pugno. Avrebbe continuato, ma qualcuno la afferrò da dietro e la immobilizzò. Liv si sarebbe liberata senza problemi, ma si accorse che si trattava di un professore.
- Smettetela! - disse. Uno degli scagnozzi aiutò Freddie ad alzarsi. Il bulletto guardò Liv con gli occhi sgranati, il naso sanguinante.
- Tu sei pazza... - sussurrò.
Anche questo ricordo scemò sotto gli occhi lucidi di Liv. Non voleva vederne un altro, si sentiva già abbastanza male senza aggiungere altri ricordi dolorosi, ma si sentì trascinare in un nuovo paesaggio. Si trovava in un bar, un bar che avrebbe riconosciuto ovunque: era dove aveva conosciuto Lucas.
- Allora cerchi lavoro? -. La barista guardò di sfuggita la ragazza bionda che si era presentata quella mattina.
- Proprio così, - rispose lei. Aveva una voce vuota, apatica...
- Beh, devi parlare con il proprietario, ma in questo momento non c'è, - si voltò a guardarla. - Puoi aspettarlo sul retro -. Liv si limitò ad annuire e ad uscire dalla porta del retro.
Era passato solo un giorno da quando se n'era andata dal motel dove stava con John e Dean; non ce l'aveva fatta: dopo che Sam se n'era andato, l'atmosfera era sempre tesa, e John si arrabbiava per qualcunque cosa. Alla fine aveva detto basta: se n'era andata nel cuore della notte, lasciando un biglietto per Dean.
Al pensiero del fratellone si sentì invadere dal senso di colpa e dalla nostalgia. Cosa aveva fatto? Aveva abbandonato Dean con un padre che si riferiva a loro solo come soldati... Dopo tutto quello che Dean aveva fatto per lei e Sam, l'aveva abbandonato...
Si accorse di star piangendo solo quando qualcuno le porse un fazzoletto. La ragazza, confusa, si voltò: davanti a lei c'era un ragazzo alto, dalla pelle chiara e gli occhi luminosi. Non la stava guardando con pietà, ma con gentilezza.
- Allora, lo prendi o no? - disse, riferendosi al fazzoletto.
- Certo, scusa... - sussurrò Liv, prendendolo ed asciugandosi le guance. Cercò di darsi un contegno.
- Non devi vergognartene, - affermò all'improvviso il ragazzo.
- Come? - lo guardò senza capire.
- Di piangere, intendo, - chiarì lui. Liv non sapeva cosa rispondere.
- Beh... - sussurrò alla fine. - Grazie del fazzoletto -.
- Di niente, lo tengo sempre nel caso incontri una bella fanciulla, - sorrise lui. Liv lo guardò divertita: per un attimo, gli aveva ricordato Dean...
- Posso sapere come ti chiami, almeno? - chiese.
- Scusa la maleducazione, - sorrise lui. - Sono Lucas, - e improvvisò un inchino che fece ridacchiare Liv. - Onorato di fare la sua conoscenza -.
- Io sono Liv, - si presentò a sua volta la ragazza.
- Sei l'aspirante barista? - chiese Lucas.
- Si... - rispose esitante Liv. - Sei tu il proprietario? -. Lucas annuì. - Mi aspettavo qualcuno... diverso - lo squadrò lei.
- Vuoi dire un vecchiaccio dalle brutte maniere? Pare che, invece, ti sia andata bene - disse lui.
- Allora mi concederai il lavoro, oppure...? - chiese la ragazza.
- In cambio di una cena a casa mia, ne sarò be felice, - rispose Lucas con gli occhi brillanti. E Liv, che si sentiva di nuovo serena, accettò.
Un anno dopo Lucas le chiese di sposarla. Il giorno dopo fu ucciso da un demone che cercava Liv per vendetta contro John.

Liv non si muoveva. Era immobile in quel cavolo di divano mezzo sfasciato, salvo per quando veniva scossi da conati di vomito o dalla tosse. Dean detestava vederla così: sua sorella era forte, determinata, una grande cacciatrice. Ma era anche la sua sorellina, e se quel taglio l'avesse uccisa, Dean non se lo sarebbe mai perdonato.
- Possibile che non ci sia una sola, stramaledettissima cura?! - esclamò gettando l'ennesimo libro inutile per terra. Bobby e Sam alzarono i loro occhi stanchi dalle pagine ingiallite.
- Ci deve essere, - affermò Sam.
Caro il piccolo Sammy, non voleva arrendersi all'evidenza
All'improvviso bussarono alla porta. Sam impugnò la pistola e andò a controllare chi fosse. Una volta aperta la porta, si trovò davanti ad una ragazzo pallido, dai capelli scuri e gli occhi nocciola con sfumatura rosso scuro.
- Chi sei? - chiese diffidente il cacciatore. Questo, invece di rispondere, disse: - Non troverete mai una cura -. Sam gli puntò contro la pistola.
- Dean, Bobby! - chiamò intanto. I due cacciatori lo raggiunsero in un attimo. Appena lo vide, Dean non perse tempo: - Chi diavolo sei? - chiese con fare minaccioso.
- L'unico che può salvare la vostra preziosa sorellina, - rispose questo.
- Ma certo, e ci offriresti una cura per carineria! - esclamò Bobby. Il giorno in cui si sarebbe fidato di uno sconosciuto il mondo avrebbe smesso di girare!
- No, - alzò gli occhi al cielo lo sconosciuto in questione, - lo faccio perchè i Winchester che ti devono un favore sono sempre una buona cosa, per un demone -. Sì, così era già più credibile...
- Va a farti fottere, - disse Dean, duro. Non avrebbe affidato la vita di sua sorella ad un demone!
- Molto bene, - sospirò questo. - Peccato, perchè avevo la cura proprio qui, con me, e a lei non restano che pochi minuti... -
- Aspetta, - lo fermò Sam. Sempre lo stesso: dava fiducia troppo facilmente. D'altro canto, se a Liv restavano solo pochi minuti di vita, non potevano essere troppo schizzinosi.
- Come facciamo a sapere che non ci stai mentendo? - continuò Sam, ma il demone sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.
- Non lo sapete, - sogghignò. -Ma cosa potrei fare di peggio? -. A malincuore, i due fratelli e Bobby dovettero lasciarlo fare. Il demone tirò fuori dalla tasca una siringa.
- Dovete iniettarle questo, - disse solo.
- Se le farà del male, - lo avvertì Dean - Ti uccideremo. Lentamente -.
- Mi sento onorato da tanta fiducia, - alzò gli occhi al cielo il demone. Intanto Sam e Bobby erano andati da Liv, e Sam le aveva iniettato il contenuto della siringa. La ragazza si paralizzò, poi spalancò gli occhi.
- Dean, ha funzionato! - lo chiamò Bobby. Il cacciatore chiuse la porta in faccia al demone e li raggiunse.

Non avrebbe sopportato un altro ricordo: il suo cuore si stava ancora riprendendo da quello di Lucas. Stava cercando di prepararsi ad affrontare altro dolore, quando sentì una forza ignota che l'afferrava e la trascinava via... Un attimo dopo spalancò gli occhi e si ritrovò a fissare il rassicurante soffitto della casa di Bobby, pieno di simboli anti-creature oscure. Subito dopo, tre volti entrarono nel suo campo visivo, tutti e tre pallidi, ma sollevati: Sam, Dean e Bobby.

ANGOLO MALATA DI MENTE
So di essere una persona orribile, che aggiorna una volta ogni dieci anni e vi lascia appesi per mesi...
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Se non l'ho già detto, mi dispiace. Vi ho fatto aspettare fin troppo per questo capitolo, ma tra lo studio e un periodo non proprio facile che sto attraversando, non sono riuscita a pubblicare prima.
Spero che questo capitolo basti a farmi perdonare! Cercherò di aggiornare il più presto possibile, ma anche se dovessi metterci tanto, sappiate che non abbandono mai le mie storie e i miei personaggi. Magari ne scrivo dieci alla volta e le aggiorno in ritardo, ma ci sono troppo affezionata per abbandonarle.
Spero di avervi rassicurato almeno un po', e che il capitolo vi piaccia: so che avevate voglia di conoscere la nostra Liv un po' di più, così eccoci qua! Se non siete ancora soddisfatti, potrei fare una raccolta spin-off con tutte vicende che riguardano l'infanzia e l'adolescenza della nostra cara cacciatrice, e non dovreste preoccuparvi di ritardi: tempo fa ne ho scritta già una buona parte.
Detto questo, grazie a tutti i lettori silenziosi, a chi segue, preferisce o ricorda, e un ringraziamento speciale a:

Omar: nuovo recensore, di cui mi sono accorta più o meno ieri... Scusa se non ti ho risposto più, ma lo faccio adesso. Sono contentissima che trovi affascinante l'idea di una Liv Winchester, e sopratutto che ti piace come sto sviluppando la storia. Ne vedremo delle belle!
Grazie di cuore anche dei complimenti: ce la metto tutta nella scrittura, e sapere che la lettura scorre così facilmente è un'enorme soddisfazione!
Naturalmente, se dovessi riscontrare errori o passaggi non scorrevoli non esitare a dirmelo!

TheWalkingNerd (adoro il tuo nickname!): sono contenta che la scrittura risulti fluida e che Sam, Dean e Bobby non risultino OC (avevo il terrore di renderli male!). Per la storia di Liv: tra poco scoprirete l'origine delle sue capacità. Per quando riguarda il demone comparso per aiutarla, c'è un motivo se ricorda Ruby. Comunque non ruberà la scena a Sam e Dean (non potrei mai fare una cosa del genere ai miei due cacciatori preferiti!), ma la sto sviluppando adesso, all'inizio della stagione, cosicchè in seguito vedremo come si incastrerà con Sam e Dean, gli angeli e i sigilli.
Dare un arco narrativo "indipendente" per Liv era proprio ciò che volevo fare, ma starò attenta a non strafare, tranquilla!
Spero ti sia piaciuto questo capitolo in cui diamo una sbirciata nel passato di Liv. Per quanto riguarda Liv che si fa pestare da Lucas, beh... è una Winchester, dopo tutto! E quando mai Sam e Dean non si presi la colpa di una brutta situazione, di una morte, dell'Apocalisse... insomma, più o meno di tutto!
Tra poco comparirà Castiel (e dovrò maneggiarlo con cura!), ma per ora sono felice di averlo reso OC con il suo non-rivelare niente di davvero utile!
Sono felice di averti fatta ridere con i passaggi di Dean, mi sono divertita tantissimo a scriverli.

Allora alla prossima, e non temete: il prossimo capitolo è già in lavorazione!
A presto
AllisonHermioneEverdeeen
   
 
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