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Autore: Clensi    18/12/2017    0 recensioni
Piccola Oneshot ambientata dopo il perfezionamento avvenuto in EOE riguardo le sensazioni provate da Shinji subito dopo la carezza di Asuka, rispecchia il modo in cui vedo relazionarsi i due, e tutto quello che mi aspetterei che provassero subito dopo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Ho freddo” Il primo pensiero che riesco a elaborare al mio risveglio, nonostante tutto quello che è accaduto, nonostante tutte le vite perse. Non fa realmente freddo, in realtà il vento che soffia sulla spiaggia è fin troppo caldo, ma le mie mani sembrano congelate, sento il calore fluire via dal mio corpo. Tento di portare le ginocchia al petto e rannicchiarmi meglio, quasi a voler sparire nella sabbia, non ho il coraggio di aprire gli occhi, non posso sopportare tutto quel rosso. I successivi minuti sono un'agonia, continuo a sentire freddo, tanto da cominciare a tremare, una piccola parte di me ha paura di morire così, mi rendo conto di non voler morire, no affatto, voglio vivere, devo assolutamente vivere! Finalmente raccolgo il coraggio necessario ad aprire gli occhi, lei è ancora davanti a me, non è più sdraiata supina e immobile. Ha freddo e si è rannicchiata, la vedo che trema, nei momenti in cui il mare è silenzioso riesco a sentirla rabbrividire. Sul collo ha dei lividi violacei, sono le mie mani ad averli lasciati, in un attimo ripenso a tutto il male che ci siamo fatti, a tutti i litigi, quelli veri e quelli avvenuti durante il perfezionamento, eravamo una sola cosa in quel momento e ci siamo riversati contro tutta la rabbia accumulata nel tempo. A pensarci ora avremmo dovuto aspettarcelo, io sono stato troppo insicuro, lei troppo orgogliosa, nessuno di noi due è riuscito a dire le cose giuste, ma ora ho capito quanto siamo simili, quante volte ha chiesto aiuto senza che io me ne accorgessi, quante volte avrei potuto dire la cosa giusta, quanto odio le ho fatto provare verso se stessa. Ho paura, non so come elaborare tutto quello che è successo, quando ho visto lo 02 ridotto a brandelli, nulla importava, Misato era morta e io lo sapevo, il geofront era ormai scoperchiato, centinaia di vite erano state spente, ma solo una importava, l'unica e sola vita di cui mi importasse era la sua, e nel vedere lo 02 in quelle condizioni sono crollato. “Asuka” Nonostante tutti gli insulti e tutto i male che mi ha fatto, il suo nome mi porta solo sensazioni positive, davanti a me ora sembra così fragile, i capelli disordinati, il volto scavato, le labbra strette tanto da perdere colore. Sono le prime labbra che ho mai baciato, le prime ad aver baciato me, neanche la fine del mondo è riuscita a levarle la bellezza. Cerco di farmi forza con le braccia, devo assolutamente raggiungerla, sta tremando e non posso lasciare che soffra così. Riesco a mettermi sulle ginocchia solo dopo molta fatica, rinuncio all'idea di camminare e mi avvicino a lei quasi gattonando, alla mia destra, il rosso è totale, il mare è insopportabile, ma ancora peggio un grande occhio morto sembra scrutare l'orizzonte. Quando le arrivo vicino apre gli occhi, ha levato il bendaggio dal sinistro mentre non la vedevo, sulla pelle c'è ancora il segno, ma l'occhio è miracolosamente intatto. Il suo sguardo mi scava dentro, occhi azzurri, più del mare, più del cielo, sono bellissimi, ma anche pieni di paura. Prima di tutto questo non avrei mai pensato che Asuka avesse paura di qualcosa, sono stato abbastanza sciocco da non capire che era terrorizzata dal mondo tanto quanto me. Continuo a guardarla negli occhi e mi avvicino ancora finché i suoi capelli rimangono l'unico rosso che vedo, finalmente quel colore la smette di darmi la nausea e torna piacevole. Allungo una mano verso di lei fino a sfiorarle la guancia col dorso delle dita, è la sensazione più bella che abbia mai provato, la sua pelle è morbida e trasmette calore. Il suo sguardo è ancora fisso su di me, ma più morbido, mi trasmette tutta la sicurezza che mi serve per farmi avanti, mi stendo a pochi centimetri da lei, faccia a faccia, finché non è lei a sporgersi verso di me. Ci ritroviamo abbracciati sulla sabbia, quasi incastrati fra di noi, le nostre guance si toccano, lei sta col volto sepolto nell'incavo del mio collo, sento il suo seno premere contro il costato e la mano libera che si aggrappa alla mia schiena con tutte le sue forze. Rimaniamo così vicini fino a quando non tremiamo più dal freddo, la sento ancora singhiozzare e una sua lacrima mi bagna il volto. «Non lasciarmi.» Lo dice velocemente, fra una lacrima e l'altra, come se non volesse farsi sentire più del minimo indispensabile, non oso immaginare quanto si sia sforzata per dirlo, quanto debba aver lottato col suo orgoglio per quelle parole. «Mai.» La avvolgo ancora di più con le braccia e la stringo, lei fa altrettanto, fino a che i nostri corpi sono del tutto legati fra loro, e il freddo lascia spazio a una confortante sensazione di tepore.
   
 
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