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Autore: Alern97    18/12/2017    0 recensioni
Azazel, per metà umano non è mai stato accettato dalla sua famiglia nel Regno Oscuro, abitata solo da orribili mostri privi di emozioni che non fanno altro che considerarlo inferiore. Vari eventi lo porteranno a viaggiare e a conoscere le sue vere origini nel bene o nel male, approfondendo soprattutto l'evoluzione psicologica che passa dall'innocenza fino alla piena consapevolezza dei propri poteri.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Spazzatura Erano passate due settimane dall’atterraggio su quel bizzarro pianeta, fortunatamente il clima non era ostile ma le creature che lo abitavano si. Aveva seguito le rotte indicate su una delle mappe presenti nella navicella, a quanto pare quello era uno dei pianeti preferiti della sua famiglia per raccattare cibo e sacrifici, effettivamente gli abitanti della Terra erano abbastanza stupidi e primitivi da quello che aveva capito dal suo breve soggiorno, e l’unica cosa che avevano in comune con lui era l’aspetto. Per sopravvivere aveva cercato di integrarsi, cosa affatto facile visto che quegli stupidi umani non facevano altro che azzuffarsi per il cibo. Nella Discarica (probabilmente il nome del luogo in cui era atterrato) vi era una gerarchia ben cementata alla cui cima si trovava Skinny John, un barbone afroamericano dall’età indefinita e dall’aspetto gracile e avvizzito , era lui a decidere chi nei vari giorni della settimana doveva andare a procurarsi il cibo e poi toccava sempre a lui dividerlo in modo equo. Al di sotto di John si trovavano Natasha e Brian. Natasha era quella che gli altri chiamavano “Prostituta” ma Azazel non aveva idea di cosa volesse dire quella parola, sapeva solo che era certo di averla vista mangiare un uomo ancora vivo, o almeno parte di esso visto che poi l’aveva visto uscire dalla vecchia macchina ancora capace di camminare, fatto sta che il giovane era terrorizzato da lei. Brian invece era quello con cui aveva stretto un rapporto quasi amichevole. Era un uomo non molto alto e abbastanza tozzo anche se non grasso che non rivolgeva mai la parola a nessuno se non alla sua birra, di cui ormai aveva assorbito l’odore su tutto il suo corpo. Infine alla base della piramide gerarchica vi erano lui e un piccolo umano di nome Bob. Le giornate di Azazel erano condite da nuove scoperte ogni minuto, anche se il suo entusiasmo solitamente veniva spento dagli stupidi commenti degli umani che solitamente si trovavano a passare davanti alla “Discarica”. Discarica che poi non era altro che un marciapiede abbandonato, colmo di immondizia, situato in una delle strade più malfamate della città. Ogni volta che vedeva uno di quegli sguardi la mente del ragazzo si incendiava di rabbia. Aveva imparato che così come sul suo pianeta natale, anche qui sulla terra, la cosa che lo faceva impazzire di più era essere considerato un idiota. Ci fu un episodio in particolare che lo fece infuriare più degli altri. In primavera capita che sulla terra le cose fioriscano, nel Regno Oscuro questo è un fenomeno sconosciuto poiché le terre non sono fertili e non vi è praticamente nulla di vivo. Bene, questa era la prima volta per Azazel che vedeva un fiore sbocciare, era rimasto sull’uscio del marciapiede ad osservarlo per ore, accompagnato dal piccolo Bob, rimasto incantato come lui da quella strana magia. Il piccolo germoglio era spuntato qualche giorno prima dal cemento ormai crepato, e pian piano si era fatto strada fino a che non si potevano notare dei piccoli petali gialli pronti a spuntare. Se ne accorse appena era alto il sole, ed era rimasto lì fino a quando il bambino non lo aveva raggiunto. Il resto del gruppo non aveva fatto commenti, probabilmente troppo ubriachi dalla sera precedente, come ogni giorno del resto. Le prime frecciatine non erano verbali ma provenivano dagli sguardi fissi dei passanti. Per Azazel i sentimenti e le sensazioni umane erano come un libro aperto, però il libro era scritto in una lingua a lui completamente sconosciuta. Quegli sguardi erano un misto di pena e disprezzo, ma non riusciva a capire perché. Probabilmente gli altri non vedevano quello che stava vedendo lui, erano forse ciechi? A quanto pare però non erano affatto ciechi, lo capì quando una signora accompagnata da un bambino ancora più piccolo di Bob si fermò per sgridare il figlioletto che si era avvicinato anche lui ad osservare. << Vieni qui Thomas! Non vedi che non sono normali!? >>. Dopodiché la signora prese per il braccio il piccolo e lo trascinò via. Negli occhi di quella donna aveva visto il terrore ma tutti erano rimasti fermi davanti alla scena, come se non fosse successo niente. “Sta forse insinuando che sono un mostro!? Che sono anormale!?”. Al solo pensiero di essere trattato di nuovo come sul suo pianeta, Azazel scattò in piedi recandosi a passo veloce verso la donna e prendendola per il colletto della camicia che indossava. << Cosa cazzo hai detto? >>, in quell’ esatto momento si poteva udire un seccatissimo “Oh mio Dio…” di Natasha e Brian che si strozzava nella sua birra alla vista della scena. La donna iniziò ad urlare e finalmente tutti quelli che prima sembravano indifferenti accorsero ad assistere. Si era avvicinato anche un agente di polizia che non perse tempo a tirar fuori una pistola. << Giù le mani dalla signora giovanotto!>> si sbrigò ad urlare l’agente che vide la sua richiesta subito soddisfatta anche se fu rapidamente costretto ad alzare di nuovo l’arma perché ora il ragazzo dai capelli bianchi puntava verso di lui, non fece in tempo ad urlare un altro avvertimento che vide la sua amata pistola scaraventarsi verso l’altra parte della strada. << Quella donna mi ha insultato! >> . Quell’umano forse non capiva che da dove veniva lui gli insulti gratuiti fatti a qualcuno più forte di te erano pagati con la morte, e se osava fermarlo mentre portava giustizia, avrebbe punito anche lui. << Si calmi, o sarò costretto ad arrestarla! >>. Ma prima che Azazel potesse controbattere nuovamente, venne soccorso da Brian che lo staccò dal poliziotto serrandolo tra le sue braccia muscolose. << Vede, signor agente lui è un po’… >> e con una mano fece segno sulla testa, in modo da fargli intendere che fosse pazzo. Quando le acque si calmarono, l’agente scambiò due parole con Brian e dopo un giro di entrambi in caserma, riuscirono a farsi rilasciare, grazie anche a qualche trucchetto per manipolare la mente di Azazel. <> sbottò Brian. << Quella donna ha insultato me e Bobbie, meritava di essere punita. >>. Nella risposta non vi era rabbia, per lui era una cosa ovvia uccidere se qualcuno più debole di te ti insultava. << Non so da quale manicomio tu sia uscito, ma sappi che qua non funziona così! >>. Brian non aveva mai creduto alla storiella che aveva raccontato Azazel appena arrivato.” Un alieno? Un semidio? Al massimo un ragazzino sotto effetto di stupefacenti!” ecco cosa pensava delle sue stronzate, ma in un certo senso quel delinquentello con qualche rotella fuori posto gli faceva un po’ di tenerezza, forse gli ricordava la sua gioventù? No, lui era un codardo che scappava al minimo pericolo. Azazel affrontava le cose di petto, forse perché era un po’ stupido, forse perché al contrario suo non sapesse cos’era la paura. << Senti, quella signora ha sbagliato, ma se ogni volta che qualcuno ti insulta reagisci in questo modo non durerai molto. >> gli diede una pacca sulla spalla per poi vedere che non sembrava ancora soddisfatto della risposta. << Perché ha detto che non siamo normali?>> “Forse perché hai i capelli bianchi e gli occhi rossi? O perché sembravi sotto effetto di LSD guardando un filo d’erba”. Brian respinse questa risposta nella sua mente, cercò di essere delicato e dosare le parole, anche perché dopo aver visto la forza con cui aveva disarmato il poliziotto un po’ di paura ne aveva. << E che ogni tanto tu…>> deglutì << Sembri un po’ fuori di testa. >> pessima scelta di parole. Si preparò per un’ aggressione che però non arrivò mai. << Beh, posso capirlo, sono un alieno, non conosco niente di questo posto, ma perché anche Bob? Che c’è che non va in lui? >>. Ora davvero non sapeva cosa rispondere, davvero non lo aveva notato? << Bob ha una sindrome di Down abbastanza grave, insomma,basta guardarlo in faccia. >> Lo sguardo accigliato di Azazel gli fece capire che non aveva compreso, quasi iniziava a credere davvero che fosse un alieno. << Te lo spiegherò dopo, ora andiamo a casa. >> . “Casa” che non era altro che una vecchia roulotte dove i cinque si accampavano per la notte. Solitamente Natasha era fuori con qualche cliente quindi si creava abbastanza spazio per quattro. una piccola parte per lasciare il resto al più piccolo della combriccola, il quale appena vide rientrare Brian e Azazel dopo la lunga giornata passata alla stazione di polizia, lanciò gridolini di gioia e corse ad abbracciarli. Azazel stava riflettendo sul discorso avvenuto poco prima e iniziò ad osservare il bambino. Tutti gli esseri umani avevano tratti somatici diversi ma quelli di Bob erano alquanto unici ora che ci pensava, inoltre non parlava molto bene, ma alla fine era solo un cucciolo d’uomo quindi era normale secondo lui. << Ehi, Bob, non sei arrabbiato per quello che ha detto oggi quella signora? >>. Alla domanda di Azazel calò il silenzio nella roulotte, da parte del bambino nessuna risposta se non qualche risolino sconnesso. << Perché non mi rispondi!? >> sbottò il ragazzo, che a quanto pare non aveva una grande pazienza. Brian gli poggiò una mano sulla spalla in modo da farlo calmare << Lui è così, non ci possiamo fare niente… >>. Ma questo non servì a farlo calmare, andò dal bambino prendendolo per il colletto del maglione e lo guardò negli occhi. << Che c’è, non hai un orgoglio? >> ancora altri versi insensati, ora stava davvero perdendo la pazienza, si sentiva come se lo stesse prendendo in giro. << Adesso basta! Devi calmarti o sarò costretto a cacciarti! >> Skinny Jonh si alzò in piedi, anche se questo gli richiedeva molta fatica. Puntò il suo vecchio bastone contro il ragazzo e lo minacciò << Se osi ancora infierire contro mio nipote dovrò cacciarti! >>. Azazel mollò la presa e guardò il vecchio sbigottito. “ Se non sa fare niente perché lo tengono in vita? “. Dalle sue parti uno come Bob sarebbe stato divorato dai genitori appena nato, lui avrebbe subito la sua stessa fine se non fosse stato per suo Padre. << Ho capito, voi umani non sapete liberarvi delle cose inutili. >> Silenzio. Brian cercò di parlare ma emise solo un suono rauco e prima ancora di riuscire a pensare si ritrovò addosso una sostanza calda e rossa. Sangue. Un urlò squarciò quell’odioso silenzio e prima che qualcuno potesse fare qualcosa, il cadavere del bambino cadeva con un tonfo sordo sul pavimento, rivestendolo di rosso. Al centro del corpo, vi era una voragine causata dal pugno di Azazel, che si ripulì la mano sporca sui vestiti e si voltò con un sorriso inquietante verso Brian. << Visto? Non è così difficile. Ora Bob ha imparato la lezione e potrà vivere meglio. >> Guardò il cadavere del bambino per un po’ mentre gli altri erano ancora immobili e terrorizzati. << Uhm, perché non si rigenera? >>. Forse proprio come lui gli umani non erano immortali, e una volta andata non tornavano mai più. In quel momento il ragazzo poteva quasi assaporare la paura che era presente in quel piccolo spazio vitale, e piano piano prese coscienza delle sue azioni, anche se era ancora molto confuso.
   
 
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