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Autore: ClaryWonderstruck    18/12/2017    3 recensioni
[ Il cielo sembrava un’estesa massa di luci vorticanti, di scie circolari che si inondavano le une sulle altre in un concatenarsi quasi eterno. Vigilavano sulla cittadina mercantile che dormiva quieta, nel silenzio della notte, accompagnando i loro sogni con il brillare delle stelle che vi si specchiavano ... ]
[ ... Marinette avrebbe potuto osservare quel dipinto per ore, per giorni, rimanendone rapita come la prima volta]
E se i dipinti di Van Gogh non fossero stati l'unica fonte di luce, quella notte ? Si sa, la luna è compagna dei felini che si aggirano in cerca di compagnia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve mie splendide little bugs,
sono finalmente tornata yay! Mi merito solo
insulti dopo questa interminabile assenza, lo so...
Spero comunque vi sia di gradimento :) 
don't kill me pls

 



Lies: Warnings and Side effects
 
 
 
 












<<Marinette Dupain Cheng?>>
 
Marinette pensava. S'arrovellava il cervello riempiendolo di mille impulsi differenti ed estremamente piacevoli. 
Il suo era un organo elastico : una macchina efficiente quando si trattava di fare l'eroe, ma completamente incapace di gestire situazioni al di fuori del proprio controllo. 
Subordinata al cuore, oramai anche la materia grigia si preparava a venire totalmente trascinata dagli eventi. 
Non poteva fisicamente trattenere quei continui sorrisi genuini che le dipingevano il volto ogni qual volta pensasse alla sera precedente. 
Le labbra di Chat, roventi contro le sue,  e lo sguardo malizioso - quello sguardo intensamente imprigionato nelle sue iridi azzurre - animavano un tamburellare secco che le galoppava nel petto senza sosta. Più tentava di comportarsi secondo la norma, più l'ipotesi di rivederlo si concretizzava attraverso espressioni ebeti. 
 
Non l'aveva previsto. 
Non da lui, non così.
 
L'idea di provare qualcosa nei suoi confronti non era certo una novità: Marinette era testarda, ma non stupida. Quello che la sconvolgeva del gesto riguardava tutto ciò che aveva risvegliato nella sua testa: un'alluvione, un cataclisma di emozioni primitive e incontrollabili. 
Marinette non poteva credere di bramare così tanto uno dei suoi baci come se ne fosse dipesa la sua intera esistenza. 
 
Intossicante.
La serata trascorsa era stata la conferma definitiva che Chat avesse creato una sorta di dipendenza in Marinette, di cui lei non intendeva liberarsene. 
 
L'aveva baciato.
 
Non una, ma una serie di volte che erano state interrotte solo con lo scoccare  della mezzanotte. 
Lasciarlo entrare nella sua stanza era stata una scelta assolutamente incosciente e decisamente impulsiva - riconosceva tutto e niente in quei momenti - però non avrebbe potuto confinarlo al gelo della terrazza così fradicio. 
 
Per questo motivo cambiava la location, ma non la sostanza del loro incontro. 
Marinette aveva buttato tutto il suo autocontrollo fuori dalla finestra, finendo per concedersi una serata di innegabile gioia. 
Chat l'apprezzava nella sua interezza, con o senza maschera, e ciò rendeva quel sentimento ancora più speciale di quanto già non lo fosse. 
 
I problemi attorno a loro, tuttavia, non s'erano dissolti magicamente, tutt’altro! La ragazza quindi sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto destarsi dal sogno ed affrontare la cruda realtà.
Una realtà che adesso aveva assunto le sembianze della sua insegnante di storia, intenta a richiamare Marinette affinché rispondesse all'appello. 
Era rimasta in tranche - occhi sgranati e viso portato sul palmo di mano - mentre il resto della classe la fissava con fare divertito. 
 
Alya, la sua vicina di banco, le tirò una gomitata bella forte. 
 
"Ahio..." si disse Marinette sfregandosi il braccio.
 Nonostante la febbre appena superata, Alya vantava di una forza notevole. 
Ancora dolorante, Marinette guardò l'amica, che le indicò prontamente l'insegnante dall'espressione spazientita. 
Quest'ultima sventolò una mano salutando l'alunna con un pizzico di ironia. 
 
Si era imbambolata nel bel mezzo della classe. 
Voleva sprofondare ed infilare il capo sotto terra come gli struzzi. 
 
Alya la punzecchiò vivacemente, rivolgendole un sorrisetto alla "ora sputi il rospo monella". 
Ma non fu la sola a indirizzarle uno sguardo bizzarro in quel frangente. 
Nino, infatti, sembrava abbastanza sconsolato, mentre Adrien non si degnava di voltarsi. 
 
Marinette temeva di avergli inconsapevolmente rivolto un torto: attorno a lui compiva sempre disastri ingestibili, perciò l'eventualità di averne fatta una delle sue non la tranquillizzava affatto. 
Inoltre, se già parlare con Adrien diventava difficile quando si trattava di normale routine, adesso che sembrava così distaccato si trasformava in una vera e propria impresa titanica. 
 
<< Mari, tu sei cotta a puntino. Ora devi vuotare il sacco a zia Alya, sono settimane che non ci sentiamo ... >> sentenziò l'amica abbassando il tono di voce. 
 
Lo sguardo truce dell'insegnante subito investì le due giovani, che dovettero tagliare corto la loro blanda conversazione appena intavolata. 
 
Marinette sospirò.
Sapeva che non ne sarebbe uscita indenne:  Alya era una tipa abbastanza insistente e paradossalmente intuitiva per certe cose. 
In più, guardarla negli occhi con estrema trasparenza le creava ancora qualche problema. 
Certo, era davvero contenta non avesse realmente tradito Nino in ogni caso, però di tanto in tanto le capitava di ricordare il famoso incontro peccaminoso con Finn accompagnata da un leggero sapore amarognolo.
Adrien, dal canto suo aveva ricevuto un messaggio di spiegazioni settimane prima. 
Marinette era stata responsabile e tristemente abile nel rifilargli una balla colossale: il giovane sapeva che si era trattata di una svista grossa quanto un tir, tutto qui. 
Niente drammi o schiamazzi, solo il solito falso allarme di quell'imbranata di Marinette. 
Nonostante ciò, la situazione peccava di un non so che di irrisolto.
Probabilmente la ragazza si sentiva solo sporca di mentire continuamente… eppure sembrava esserci di più, molto di più.
 Quella faccenda si stava gradualmente trasformando in partita a scacchi di cui lei non sapeva nemmeno muovere un pedone. 
 
Ad aggravare la questione ci si metteva pure Adrien, che neanche le rivolgeva parola.
Nemmeno un "ciao" balbettato, oppure un "hey, anche oggi ho sacrificato me stesso facendo del volontariato agli orfanelli di Parigi". 
 
Nada. Pas de réponse.
 
Così, quando la lezione terminava per la pausa pranzo, Marinette si ritrovò immediatamente con un paio di occhi nocciola puntati addosso manco avesse compiuto chissà quale crimine. 
Alya l'analizzava indispettita, provando a cavarle qualche informazione. 
 
<< Terra chiama Marinette! >> brontolò poi << Anche se i tuoi ti hanno esclusa dal festival, potresti quantomeno rendermi partecipe della tua vita...>> 
<< Aly, è tutto a posto. Sono solo un po' più d-distratta, tutto qui >> 
 
Scuotendo il capo, Alya ignorò le parole rassicuranti dell'amica. La loro conversazione stava inevitabilmente attirando l'attenzione di Nino ed Adrien, i quali provavano a captare le loro parole con nonchalance. 
Marinette si guardava attorno cercando una via d'uscita. 
 
"La finestra, forse? "
Gettandosi dal quarto piano sarebbe finita spiaccicata come la lattuga negli hamburger. Non era proprio il caso. 
 
"La scala antincendio!"
 
Sì, nemmeno Superman avrebbe superato l'interrogatorio di Alya in quello stato.
Era senza scampo, doveva accettarlo. 
 
<< Avanti, come si chiama ? >> incalzò << Arricci il naso quando menti >> 
 
Doveva proprio smetterla di muovere quelle narici lentigginose, stava diventando un punto a suo sfavore.
 
La giovane boccheggiò leggermente, colta da un brivido di freddo che le corse lungo tutta la schiena. Da cosa dipendeva ?
Adrien la stava guardando, ma non una semplice occhiata insignificante: la stava fissando. 
Marinette non poté fare a meno di studiarlo altrettanto.
Quelle dita affusolate, intrecciate nella chioma biondo grano ed una smorfia ricurva all'angolo delle labbra; la pelle delle braccia tesa mentre sollevava lo zaino… sembravano l’ombra di una visione già vissuta. Le ricordavano qualcuno di familiare. 
A Marinette piaceva ancora Adrien, come negarlo, però le cose avevano preso una piega totalmente inaspettata da quella che aveva previsto. Nei suoi sogni si era sempre immaginata schiava di un sogno irraggiungibile, non la protagonista indiscussa della fiaba.
 
E poi... 
 
"Non è lui, Mari. Sono due persone completamente diverse… credo" si ripeté risoluta.
 
<< Si chiama disturbo ossessivo compulsivo >> rispose soprappensiero. 
Impiegare il sarcasmo in classe non era precisamente nelle sue corde, tant'è che suscitò immediatamente qualche occhiata interdetta. 
 
Marinette scivolò oltre i banchi, trascinando la sacca dove teneva i suoi bloc-notes e qualche matita da disegno. Appesantita, strinse l'oggetto al petto con fare goffo. 
 
<< È-è meglio che un attimo fuori andar-uscire >> si ammutolì ricostruendo l'ordine delle parole nella propria testa << È meglio che esca fuori un attimo >> sputò fuori con estrema difficoltà. 
Alya tamburellò le dita contro il legno del banco, indirizzando al fidanzato uno sguardo preoccupato. 
Annaspando ancora, la supereroina scese i primi gradini ignorando completamente come camminare senza sfracellarsi in grande stile: inciampò nei suoi stessi piedi, venendo però recuperata da un paio di braccia avvolgenti. 
 
Fu travolta da due meravigliosi occhi color giada, contornati da una cascata di lunghe ciglia illuminate.
Adrien Agreste risvegliava in lei quella timidezza che credeva di aver ampiamente superato. Diversamente da Chat, con il quale tirava fuori un lato istintivo e naturale, accanto ad Adrien si sentiva ancora vulnerabile e continuamente sul punto di versarsi addosso chili di imbarazzo gratuiti. 
In sua presenza voleva sempre fuggire il più lontano possibile, soprattutto dopo lo spiacevole episodio della cena in compagnia di Finn. 
Se aveva acquisito un minimo di sicurezza durante quelle circostanze, adesso la consapevolezza di avergli mentito  spazzava via ogni mattone blandamente ammassato. 
 
<< Je suis désolé! >> balbettò allontanandosi leggermente.
Il ragazzo le rivolse un candido sorriso << No problem >> disse << però credo che ti manchi qualcosa >> 
 
"Il coraggio? La verità?"
 
Marinette lo guardò perplessa, mentre il giovane si chinava a terra intento a raccogliere qualcosa. In un battibaleno le prese la mano libera, porgendole ciò che aveva fortunatamente visto sul pavimento.
 
<< Fai più attenzione >> bisbigliò << altrimenti non ti porteranno più fortuna >> 
 
Marinette strinse uno dei suoi orecchini da coccinella col cuore in gola. 
Stava per perdere il suo kwami
Poi Adrien le strizzò un occhio, rischiando di farla cadere nuovamente.
 
La ragazza si diresse in fretta e furia verso il cortile interno dell'Accademia, cercando di non voltarsi indietro neppure una volta. Temeva potesse incontrare Alya o qualunque essere vivente in grado di metterla in crisi. Ci sarebbe riuscito persino un moscerino data la fragilità emozionale.
 
Camminando come un gendarme, a testa bassa e denti stretti, finì dritta nella trappola del topo: urtò la schiena di una ragazza bionda che stava gridando al cellulare.
Il tono stridulo, acido al pari di uno yogurt scaduto, calzava a pennello alla persona che Marinette aveva accidentalmente travolto. 
 
"Oh no... ci risiamo" 
 
Chloé sbandò un istante per poi ritrovare l'equilibrio su quei trampoli che si ostinava a chiamare scarpe. Emise un versetto derisorio non appena realizzò chi fosse la solita sbadata che si era permessa di sgualcire il suo cardigan giallo canarino. 
 
<< Tontonette! Oltre a truccarti come il circo degli orrori, aspiri anche ad attentare alla mia vita? >> esclamò a gran voce, attirando l'attenzione di un gruppetto di studenti nei paraggi << Non che la tua vista sia più gradevole ovviamente >> 
 
Marinette strinse i libri a sé, cancellando per un istante tutta l'insicurezza che Adrien le aveva scatenato. Quella lì era sempre lei, sempre la solita vittima cosciente di essere troppo impaurita per liberarsi dell’etichetta. E lei voleva liberarsi di quell’etichetta così tanto.
 
<< Visto che ti piace tanto il make-up, perché non ne mangi un po'? Saresti almeno bella dentro, Chloé >> 
 
Le parole le erano uscite di bocca come un flusso quasi inarrestabile. Forse ci era andata pesante, però detestava quella sensazione di impotenza quasi quanto l’idea di dargliela vinta.
Specialmente quando già si trovava in una situazione abbastanza critica. 
La folla accanto rispose fischiando qualche acclamazione nei confronti di Marinette, mentre Chloé sbatteva i piedi contro l'erba, fumando di rabbia e qualche altro profumo sicuramente ultra costoso. 
 
Doveva andarsene da lì ed isolarsi almeno un'oretta. 
 
<< Ti renderò la vita un inferno Marinette Dupain Cheng !>> ululò la bionda, increspando le labbra in una smorfia satanica. 
 
Stanca delle sue continue minacce, Marinette si portò una mano alla bocca fingendo di sbadigliare << Come se non lo stessi già facendo ... >> 
 
Chloé piagnucolò, scuotendo il capo così tanto da far vibrare i grandi cerchioni d'oro che le pendevano dalle orecchie. Ignorando - per quieto vivere - la sua favolosa scenetta melodrammatica, la supereroina aggirò il cortile dirigendosi nel cuore della mensa. 
Questa pullulava di studenti affaccendanti che correvano da una parte all'altra trasportando vassoi colmi di portate calde. 
Malgrado la capienza della sala principale, i tavoli schierati a file alternate non contavano un solo posto libero, se non quello accanto all'ingresso dei bagni maschili. 
Non si sarebbe martirizzata talmente tanto. 
Sussurrandole all'orecchio timidamente, Tikki individuò il tavolo che ospitava la sua solita combriccola di amici. 
Gli avevano lasciato un posto accanto ad Adrien, prevedibilmente. 
 
Marinette quasi stava per mordersi le unghie: la coppietta sedeva mano nella mano discutendo animatamente su qualche cosa di ignoto, mentre Adrien era buttato sul tavolo con la testa infossata tra le braccia. 
Gli schiamazzi degli altri studenti, mischiati al rumore del caffè appena uscito dalla cucina, diede a Marinette il tempo utile per cambiare ala.
Aggirando dal retro la sala, scalpitò verso il secondo cortile interno, quello dove avevano impiantato alcuni tavoli per il pranzo a sacco. 
Con la schiena premuta sul muretto che separava la mensa dalla sua postazione, scartò un croissant ripieno guardandolo senza un briciolo di appetito. 
 
Sembrava avesse dei grossi massi ad appesantirle lo stomaco. 
Prima di costringersi a pranzare, afferrò il telefono dalla sacca colorata - ora inzaccherata di qualche strato terroso - che aveva steso sull'erba. 
 
"Probabilmente me ne pentirò, però dimmi qualcosa di idiota. Ti prego" scrisse con una mano, mentre con l'altra si portava il cibo alla bocca. 
 
Non ci volle molto perché Chat le rispondesse al messaggio. 
 
"Principessa, io non dico cose idiote. Il sarcasmo è un'arte" 
 
Marinette sorrise, impaziente di toccare lo schermo luminoso.
Aveva temuto che dopo l'incontro del giorno precedente le dinamiche tra di loro fossero cambiate, invece si comportavano esattamente come prima. 
Andava bene, molto bene. 
 
"Che ne dici se sta sera te e la tua arte veniste a fare una partita a Battlefield?"
 
Aspettava quel momento dall'istante stesso in cui aveva aperto gli occhi quella mattina. Non vedeva l'ora di prenderlo un po' in giro, mentre lui accidentalmente faceva le fusa. 
Dovevano ancora discutere della storia di Finn però, dato che erano stati troppo occupati a mangiarsi la faccia tutta la serata. 
 
Marinette non era sicura di saperla gestire. 
Non poteva troncare le visite con quel teppista, perché le serviva conoscere la realtà dei fatti, tuttavia non se la sentiva nemmeno di sparare qualche altra menzogna a Chat. 
Tra tutti, lui era quello che non voleva assolutamente deludere. 
Certo, rassicurarlo che quegli incontri si trattassero solamente di puro interesse informativo non bastava a placare la sua irrequietezza. 
Perché Marinette non era Ladybug nell'immaginario di Chat, e a lei non serviva sapere proprio tutto tutto. 
 
Per un momento le balenò in testa l'idea di rivelargli chi fosse. Sarebbe stato molto più semplice per entrambi, dopotutto niente losche mezze parole, ma solo trasparenti verità. 
Allo stesso tempo pensare di togliersi la maschera le procurava forti ondate di panico crescenti. 
Significava mettersi completamente a nudo.
Significava ammettere i propri errori e cercare di scusarsi e scusarla. 
Significava passare sotto la scure delle mille aspettative che sicuramente Chat s'era costruito attorno a lei. 
 
Non ne era pronta. 
Peccato che tra l'essere sicuri e il doverlo sembrare, ne passasse di acqua sotto i ponti. 
 
"Bien sûr que oui, Princesse! Saremo lieti di stracciarla senza pietà" 
 
La ragazza trattenne una risata increspando le labbra. 
Se era riuscita a stracciare Adrien, un patito dei videogiochi, quanto tempo avrebbe impiegato per distruggere l'orgoglio del suo gatto? 
 
"Sarà un piacere umiliare il tuo ego, Chaton" 
Quando si decise a chiudere la conversazione, la pausa pranzo stava quasi per terminare. Controllò l'orologio: mancava ancora una decina di minuti buoni prima di tornare all'interrogatorio di Alya. 
Contro le sue aspettative, le pareti che dividevano le varie sale dell'Istituto non erano state costruite in modo tale da impedire il passaggio del suono. 
Così fu sorpresa di riuscire a capire ogni singola parola blaterassero oltre il muretto.
Probabilmente la conversazione con Chat l'aveva talmente estraniata da renderla addirittura meno sveglia del solito. 
 
<< Ve lo dico io, qui c'è qualcosa sotto! Prima sorride, poi s'ammutolisce manco le fosse morto il cane. Fa la schiva, dopo ritorna all'allegria. Si contraddice di c-o-n-t-i-n-u-o >> gridava Alya col suo solito tono energico. 
 
Marinette rizzò le orecchie. 
Non stava facendo stalking. Si chiamava "investigare" accuratamente. 
 
Fu Nino poi a prendere posizione. 
 
<< Alya, io e Adrien dobbiamo dirti una cosa... >>
Tesa come un fuso, Marinette si acquattò cercando di captare ogni singolo respiro di quella conversazione. 
 
<< L'abbiamo vista con Finn. Più volte >> 
 
"Oh merda" risuonò nella testa di Marinette come un kong appena suonato. 
Possibile che qualsiasi cosa facesse si rivelasse controproducente? 
<< Mi rifiuto di crederlo! Conosco Marinette come il palmo della mia mano, me l'avrebbe detto... >> replicò Alya sulla difensiva. 
 
Si sentì immediatamente sporca. Sporca di menzogne come una tela imbrattata dall'inchiostro nero. 
Nessuno di loro si meritava quel trattamento. 
 
<< Aly, ultimamente è molto chiusa con tutti. Persino con te >> incalzò Nino addolcendo i toni. 
 
<< Sì, ma non si farebbe del male. Lo so, la conosco okay? E poi come fate a sapere che non siano stati incontri casuali? Mica l'avete pedinata! >> obiettò rafforzando le sue posizioni.
 
Le speranze di Alya si frantumarono così come il buon senso di Marinette. 
Evidentemente quel silenzio eloquente significava solo una mera conferma delle sue divertenti supposizioni. 
 
<< Adrien, mi rivolgo a te perché so che Nino non c'entra niente in questo. Perché l'hai seguita? È da un po' che ti vedo strano almeno tanto quanto lei >> 
 
L'aveva seguita. 
Bon Dieu, s'il l'avait fait!
 
Quell'inaspettata svolta ebbe solo l'effetto di renderla più nervosa e curiosa. 
 
<< Ero preoccupato. Finn non è un bel tipo e lei si merita di meglio >> rispose << Comunque la penso come te Aly. Marinette se la sa cavare >> 
 
Marinette non volle più sentire altro.
Si lasciò trasportare dal trillare della campanella fino alla classe ancora deserta, aprendo poi qualche libro per convincersi di poter pensare agli argomenti da studiare. 
 
"Se guadagnassi un euro per ogni disastro che mi capita, sarei milionaria" 
 
 
 
La lezione sembrava interminabile. La giornata sembrava infinita .
Così quando finalmente terminò l'ultima ora, Marinette cercò di evitare eventuali discussioni con la solita combriccola di amici. 
C'era riuscita bene durante le ore di inglese e scienze, che cosa poteva ancora capitarle di così assurdo? 
Quando scese le scalette che precedevano l'imponente ingresso della struttura, una mano amica le si posò sulla spalla imbottita da un pesante felpone invernale. 
Riconosceva perfettamente le unghie smaltate di celeste e quella carnagione medio orientale. 
 
<< Siccome sei in reclusione, ti scorterò a casa Mari! Dobbiamo recuperare il tempo perso >> annunciò Alya elettrizzata. 
 
Con lo zaino in spalla e una dose invidiabile di allegria, seguì Marinette verso la strada della pasticceria, allungando il percorso che l'avrebbe altrimenti portata a casa. 
Era chiaro come il sole che volesse parlare di quella cosa. 
Marinette ce l'aveva messa tutta in quei venti minuti di passeggiata a portare  la conversazione  verso argomenti sicuri e distanti dai problemi che l'accerchiavano. 
Quando non sapeva più cosa dire iniziava una lunga parlantina riguardo i gossip più inutili e stupidi che le venissero in mente. 
 
Mentirle era sempre stata un'impresa ardua. 
<< Allooora a proposito di ballo. Ci andrai vero? >> domandò Alya sventolando la foto del suo lungo vestito color cobalto. 
 
Marinette s'irrigidì. 
 
Se era riuscita a evitare festival della musica, non poteva proprio fuggire dal ballo dell'ultimo anno. Non perché le importasse così tanto - detestava avere le luci puntate addosso nei panni di Marinette - piuttosto si sentiva vincolata alla reazione di Alya. L'avrebbe strangolata. 
O peggio. Costretta a proporsi come accompagnatrice di Adrien. 
 
<< Affermativo >> annuì la giovane << Dopotutto qualcuno dovrà occuparsi delle decorazioni ... >> 
 
Alya alzò gli occhi al cielo << Andiamo! Sta volta lascialo alle matricole. Dovrai solo divertirti, intesi? Niente lavoro, niente studio e soprattutto niente broncio. Ti scatenerai in pista con un bel ragazzo e ... >> 
 
Il blaterare dell'amica fu interrotto dal suono di un clacson. Davanti a loro si snodava una lunga fila di macchine in coda a causa di un incidente stradale. 
Marinette perse immediatamente l'attenzione per le parole di Alya. La confusione contribuiva a chiuderla nel suo mondo fantastico pieno di drammi e unicorni rosa. 
 
<< Mari, c'è qualcosa che devi dirmi? >> 
 
Eccolo, quel tono allarmato. Lo aspettava, sentiva che prima o poi sarebbe emerso dalla conversazione. 
 
<< Riguardo al ballo ? Hai ragione, devo pensare a divertirmi! >> 
 
Alya fermò la giovane prima che potesse attraversare e superare l'ingorgo. 
Allungò un braccio intrappolando Marinette in uno sguardo che poteva parlare. Il colore terroso delle pupille sembrava lava sul punto di solidificarsi: la sua determinazione era evidente quanto la preoccupazione per l'amica. 
 
<< Mari >> la richiamò sta volta con più decisione << Dicono che ti stia vedendo con il cugino dell'arpia. Ti sta dando fastidio? Perché posso stenderlo con le mie arti marziali ... >> 
 
La testa di Marinette ormai traboccava di suoni e fischi assordanti, tutti volti a confonderla ulteriormente. 
<< Risparmia il Karate per il tatami. Nessuno infastidisce nessuno, qui >> balbettò << Non ho intenzione di mettermi con quel sociopatico di Finn >> 
 
Proprio quando ebbe terminato le ultime parole sante, un'ombra minacciosa capitolò dietro la figura dell'amica. 
Immediatamente rese visibile il suo viso pallido e irrequieto dai tratti taglienti ed un paio di zigomi alti. Puntò alla supereroina come un cacciatore mira alla preda: concentrò il peso del suo corpo sulla spalla di Alya, trattandola come fosse stata la sua più grande confidente. 
 
"Questo qui è la versione umana delle intossicazioni alimentari"
 
Alya reagì con stupore << Ma chi ti credi di essere?! >> 
 
“ Quanto meno non vuole gettargli le braccia al collo per mangiarli la faccia : è un passo avanti “ pensava Marinette.
 
Finn guardò di sottecchi Marinette << Il sociopatico >> 
 
La ragazza roteò gli occhi così tanto da procurarsi un'emicrania insopportabile. 
Poi Finn s'avvicinò senza considerare minimamente la presenza di Alya alla sua sinistra. 
 
<< Ti aspetto al solito posto Applepie. Cerca di farmi un sorriso, ok? >> 
 
Marinette lo fulminò rabbiosamente: stava completamente gettando all'aria tutte le scuse rifilate ad Alya in un'ora di passeggiata, facendola passare per una bugiarda irresponsabile.
Cosa che probabilmente era, ma non nel modo che intendeva Finn Lacroix. 
Nemmeno il più esperto telepatico avrebbe potuto risollevare la situazione: ormai Alya sembrava animata da qualche spirito demoniaco in cerca di vendetta. 
Non poteva credere ai suoi occhi. 
 
<< Il vostro solito posto ? >>  sbottò caricando una furia allarmante << Mi hai presa in giro? Eh ?! >> 
 
Marinette cercò di scansarsi dal ragazzo, ma fu tutto assolutamente inutile. Per quanto provasse a spiegare e inventare una serie di scuse plausibili, Alya sembrava non disposta a crederle nemmeno un secondo. Anzi, più tentava di riparare l'irreparabile, più si rafforzava la rabbia nelle sue iridi castane. 
 
<< Perché continui a prendermi in giro? Ti sembro stupida, Marinette eh?? >> gridò tutt'un tratto facendo tremare la terra sotto i piedi di Marinette. 
Per lei il tempo, a quel punto, parve congelarsi. 
Perdere Alya sarebbe stato il colpo di grazia in quel minestrone di sfortune che si era trasformata la sua vita. 
Finn, lontano pochi metri, s'intromise blandamente tra le due ragazze, voltandosi verso Alya con fare annoiato. 
 
<< Credo che tu debba andare a casa Alya >> disse senza troppi giri di parole << Vai a casa >> continuò con più determinazione. 
 
L'ira della ragazza svanì così come era sopraggiunta: in un battibaleno girò i tacchi e forzata dal suo stesso fisico, si avviò verso il marciapiede opposto.
Non guardò Marinette neppure una volta. 
 
Trafitta da mille aghi dolorosi, la ragazza lasciò cadere la sacca a terra per la frustrazione. 
 
<< Sei la reincarnazione del pessimo tempismo tu, eh!? >> borbottò trattenendo un singhiozzo. 
 
Se avesse continuato fingere che niente la toccasse, avrebbe potuto sentire ancora qualcosa? 
 
Finn cambiò completamente espressione. Per un istante accantonò la tipica smorfia beffarda sostituendola con un sorriso quasi ... sincero. 
Non che a Marinette servisse la sua compassione, ovviamente. 
Una piccola fossetta apparì proprio all'angolo delle sue labbra ricurve, rendendo innaturale e spettrale un gesto che altrimenti sarebbe stato persino altruistico. 
 
<< Non pensavo che frequentarmi ti procurasse tutti questi problemi. Solitamente sono io stesso a crearli >> si giustificò aiutandola a raccogliere qualche foglio ancora sparso sul ciglio della strada. 
 
Marinette ingoiò un altro singulto che le torturava la gola. Ogni fibra del suo corpo le stava gridando di abbandonarsi ad un pianto rumoroso e ricostituente. Doveva solo resistere fino a casa. 
 
<< Lascia perdere. Oggi passo la meditazione, non sono nelle condizioni di concentrarmi >> bofonchiò infilando gli ultimi libri nella sacca. 
 
<< Solo oggi? >> sfuggì alla bocca di Finn << Ti avevo avvisato delle conseguenze del nostro giusto scambio  >> s'affrettò ad aggiungere.
 
Marinette si lasciò versare una piccola lacrima prima di scaricare definitivamente Finn e il suo super ego. 
 
<< Se questa la chiami giustizia, allora abbiamo due percezioni completamente diverse >> disse duramente << Bonne journée, Finn. Continua a tramare qualcosa di terribile >> 
 
Lei avrebbe fatto altrettanto.
Avrebbe escogitato un modo semplice per affogare nelle proprie lacrime. 
Sarebbe rincasata appesantita, ignorando gli schiamazzi della madre, per poi buttarsi di peso sul materasso morbido, così affondando il volto rigato dal pianto sul cuscino. 
Dopo avrebbe asciugato le lacrime annaspando, forse non riuscendo a coprire del tutto le pupille arrossate e la tremarella convulsa, avviandosi dietro al bancone senza fare storie. 
Sarebbe stata protetta da una maschera di marmo immobile e perfettamente armoniosa tutto il giorno: dietro lo stucco c'erano sempre le crepe, però. 
  
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