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Autore: AgathaOscura    18/12/2017    2 recensioni
[Carry on - Rainbow Rowell]

«Ehi Baz».
«Sì?»
«Buon Natale».
Si volta di nuovo, e questa volta mi sorride.
«Buon anniversario».
Sorrido anch’io e sto per chinarmi a baciarlo, ma lui all’improvviso si alza.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia prima OS è dedicata ad una coppia che purtroppo in Italia non è molto popolare, ovvero la SnowBaz. Il giorno di Natale è il loro anniversario, e su Tumblr il 25 novembre è partito un countdown. Questa storia è un mio piccolo contributo, anche se non segue nessun promp. Spero che vi piaccia :)


Baz

È la prima volta nella mia vita che attendo con impazienza l’arrivo delle vacanze di Natale, e solo perché le trascorrerò con Snow. A causa degli esami di fine primo semestre è da circa un mese che ci sentiamo solo tramite chat o telefonate. Non ci sono abituato, anche perché a Watford, che lo volessi o no, lo vedevo ogni giorno. Ho qualche sua foto sul cellulare, ma certo non bastano per colmare il bisogno che sento di lui. Pur non avendo più il suo potere, Simon è ancora il sole per me, e ora che so che ricambia i miei sentimenti lo voglio ancora di più. Dopotutto, un anno di fidanzamento contro sette di inimicizia non è certo sufficiente per farmi stancare di lui. Continuo a cercare di convincermi che è una fortuna non abitare insieme, perché così mi concentro meglio sullo studio. Per ora non ha funzionato un granché, e un paio di volte mi è passata per la mente l’idea di piombare nel suo appartamento in piena notte solo per guardarlo dormire, ma non mi è sembrato molto appropriato.
(Ok basta, sto esagerando).

Comunque, ho invitato Snow a casa della mia famiglia, a Oxford, per Natale. I miei lì hanno una tenuta di caccia e per me è un sollievo tornarci, perché cacciare a Londra non è proprio facile. Snow invece era piuttosto riluttante, perché è convinto che la mia famiglia lo odi. Non ha tutti i torti; i miei non parlano mai di lui. È vero che dopo la morte dell’Arcimago e la perdita dei suoi poteri l’ostilità nei suoi confronti da parte delle Antiche Famiglie non ha più ragione d’esistere; ma parlare di lui equivarrebbe ad ammettere che io, l’erede della casata dei Pitch, sono gay e sto con un ragazzo povero e orfano. Evidentemente non vedono al di là del suo status sociale. In ogni caso so che il loro senso dell’ospitalità riuscirà ad avere la meglio, per fortuna, e so già che faranno di tutto per far sentire Simon a proprio agio. E io mi divertirò alle loro spalle.

Simon

Baz dovrebbe arrivare da un momento all’altro e io non ho ancora finito di preparare il bagaglio.
«Penny, hai visto la mia felpa rossa?» domando ad alta voce.
«Simon, si da il caso che stia anch’io preparando la valigia, quindi non ho proprio il tempo di cercare le tue cose. E non è colpa mia se non ti ricordi dove le metti.»
Alla fine la trovo sotto al letto. Sono indeciso se portare anche libri e appunti dei corsi, ma con Baz intorno tutto il tempo non penso proprio che riuscirò a concentrarmi sullo studio.
Suona il campanello.
«Vado io» dice Penny affacciandosi alla mia camera «mi sembri messo peggio di me».
Dopo qualche minuto sento la porta di casa aprirsi, e poi Baz entrare in camera mia.
«Ehi» mi fa, appoggiandosi allo stipite della porta.
Lo saluto con un bacio veloce e torno ad occuparmi della mia valigia, cercando di sbrigarmi.
Lo sento sogghignare.
«Che c’è?» gli faccio, leggermente irritato.
«Dovevo immaginarlo che anche con tutto il pomeriggio a disposizione non avresti ancora finito».
Lo fulmino con lo sguardo, ma lui non fa che ridere più forte. Qualunque tentativo di mostrarmi scontroso nei suoi confronti non funziona.
«Ho finito, ok?!»
«Era ora» sta ancora sogghignando.
«Io ci sono» annuncia Penny.
Prendo la giacca. Una volta chiuso l’appartamento e scesi in strada carichiamo i bagagli nell’auto di Baz e finalmente partiamo.

Abbiamo lasciato Penny a casa sua e siamo in viaggio da circa mezz’ora. Entrambi siamo silenziosi. Baz è impassibile, come al solito, io invece sono nervoso al pensiero di rincontrare la famiglia di Baz.
Non è solo la soggezione che mi provoca il loro comportamento da alta società, è che trovarmi in presenza di così tante persone dotate di poteri magici mi fa sentire così… vulnerabile. La mia psicologa dice che è normale, che è una conseguenza naturale del trauma che ho subito, ma non per questo è facile abituarcisi. L’unico con cui mi sento completamente a mio agio è Baz, nonostante i suoi sguardi, le sue occhiate e le sue battute. È ancora strano pensare che ora stiamo insieme, dopo anni passati a rivaleggiare. Però è anche naturale, perché non riesco ad immaginare una vita senza Baz, nel bene o nel male.
Devo essermi addormentato, perché ad un certo punto sento Baz che mi scuote delicatamente il braccio e mi avvisa che siamo arrivati.

Baz

Dopo tutti i convenevoli che la situazione richiede, finalmente io e Simon ci ritroviamo nella mia camera, soli. È da tutta la settimana che aspetto questo momento. Lascio cadere a terra borse e borsoni e mi giro verso di lui.
«Vieni qui» gli dico, mentre lo attiro verso di me.
Lui si avvicina e mi circonda il collo con le sue braccia lunghe e flessuose, poi mi guarda intensamente, e io non posso fare altro che ricambiare il suo sguardo con un’occhiata che questa volta, sono sicuro, è piena d’amore. E poi finalmente le nostre labbra collidono e ci scambiamo un bacio lungo e appassionato. Anche se ormai sono abituato, ho sempre un po’ paura di baciarlo con troppa foga e di fargli male (una complicazione in più dell’essere un vampiro), ma lui sembra non accorgersene e continua a spingere con slancio la sua bocca verso la mia. E io non posso far altro che ricambiarlo.
Poi ci sdraiamo sul letto, mano nella mano, e parliamo. Di scuola, di quanto ci siamo mancati a vicenda, della vita nelle ultime settimane e dei progetti per le vacanze (ovver passare tutto il tempo insieme, possibilmente soli, ma questo era ovvio). Mi mancava stare con Simon, non solo per la sua presenza fisica, ma anche perché con lui posso essere davvero me stesso. È strano per me avere una persona che mi conosce così bene, che mi ama per ciò che sono e che mi capisce, che mi fa sentire importante. Neanche con mia zia Fiona sono mai stato così aperto. Da una parte è una bella sensazione, ma allo stesso tempo mi fa sentire così… vulnerabile. Eppure quando sto con lui abbasso sempre la guardia, tanto che potrei perdermi tra i suoi baci e le sue carezze.

Quando Mordelia viene a bussare alla mia porta per annunciarci che la cena è pronta, io e Simon siamo distesi sul mio letto da ormai un’ora. Nessuno di noi due ha ancora disfatto i bagagli, ma non c’è fretta. Le nostre priorità erano altre. Con riluttanza mi alzo dal letto e mi do una sistemata. Mia sorella ci guarda in modo strano. Ormai avrà capito che io e Simon non siamo soltanto amici, però le incuto troppo timore perché abbia il coraggio di dirmi qualcosa. Così si rivolge a Simon:
«Perché tu e Basil stavate sul letto abbracciati?».
Vedo Simon arrossire attraverso il riflesso dello specchio. Non ci credo, riesce ad essere in soggezione anche davanti ad una ragazzina di 8 anni.
«Perché stiamo insieme, Mordelia» le rispondo io con tutta tranquillità.
«Ah» fa lei, e se ne va. Non ho idea della sua reazione, e sinceramente non mi interessa.
«Perché glielo hai detto?» mi chiede Simon mentre scendiamo le scale.
«Perché tanto prima o poi lo sarebbe venuta a sapere. Non ho certo intenzione di nasconderglielo. È abbastanza grande per sapere certe cose. E poi forse sarà la volta che i miei aprano gli occhi».

Simon

Dopo cena ci rintaniamo di nuovo in camera. Abbiamo accumulato troppa stanchezza dalle settimane di scuola per stare ancora svegli, così ci prepariamo per andare a dormire.
Appena ci mettiamo sotto le coperte Baz mi tira verso di se e mi abbraccia da dietro.
«Mi mancava addormentarmi guardandoti» mi sussurra all’orecchio, e poi mi da un leggero bacio sul collo, proprio dove ho un neo, che è uno dei suoi punti preferiti.
«Non vai a caccia?»
«Più tardi, quando ti sarai addormentato».
«È una cosa inquietante, lo sai?»
Per tutta risposta, mi da un altro bacio. Con le su braccia attorno al mio corpo, pian piano cedo al sonno.

Il mattino dopo, quando mi sveglio, Baz sta ancora dormendo. Mi alzo su un gomito e lo osservo. Ieri non mi sono accorto che ha delle leggere occhiaie. Chissà da quando non caccia come si deve. Gli sfioro la guancia con le dita. La pelle è pallida, ma non fredda come al solito. Lo so che sa cavarsela benissimo da solo, ma a volte non posso fare a meno di preoccuparmi per lui. A dirla tutta, è da quando l’ho conosciuto che mi preoccupo per lui.
Baz apre gli occhi e mi trova lì a fissarlo con un’aria pensierosa.
«Che fai?» mi chiede.
«Recupero il debito».
«Ancora con questa storia?»
«Non dovevi rivelarmi che a Watford mi guardavi sempre dormire. Ora saprai come ci si sente».
Sbuffa e mi volta le spalle, poggiando sul cuscino l’altro lato del viso.
«Ehi Baz».
«Sì?»
«Buon Natale».
Si volta di nuovo, e questa volta mi sorride.
«Buon anniversario».
Sorrido anch’io e sto per chinarmi a baciarlo, ma lui all’improvviso si alza.
«Solo un minuto».
Apre una delle sue borse e ne tira fuori un pacco, che poi mi porge.
«Che cos’è?»
«Non so. Cosa ti sembra? ... È un regalo, stupido».
Il mio sguardo è ancora circospetto, così Baz mi fa:
«Guarda che puoi aprirlo, non è esplosivo».
Lo guardò male e lo apro.
«Dei vestiti?! … Guarda che posso comprarmeli anche da solo».
«Sì… ma hai un gusto orribile».
Metto su un broncio.
«Potresti anche ringraziarmi, sai?».
All’improvviso mi viene in mente una cosa e arrossisco.
«Sì, grazie… ma… io… ecco, io non ti ho preso nessun regalo».
«Tranquillo, lo immaginavo».
«No, non è che mi sono dimenticato. È solo che non ho mai avuto dei soldi per fare regali e quindi… beh, proprio non ci ho pensato».
Baz si mette dietro di me e mi abbraccia.
«Tranquillo, davvero. Tutto quello che desideravo era passare il Natale con te».
Mi giro verso di lui. Vorrei ringraziarlo, per il regalo, per stare con me, per esserci, ma non mi viene in mente niente per esprimere tutto questo. E allora gli metto le braccia al collo e lo bacio con tutta l’amore di cui sono capace.

   
 
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