Stray cats
È una bella giornata
d’autunno, perfetta per cavalcare.
Il clima è ancora tiepido, ma nell’aria
c’è già una punta
frizzantina che preannuncia il cambiamento imminente,
l’inverno, le foglie
hanno iniziato ad accendersi di colori.
Sono delle bellissime e indistinte macchie arancioni,
gialle e rosse mentre cavalco con Angus lungo i sentieri della mia
amata terra.
Respiro l’aria a pieni polmoni e lascio che i miei capelli
rossi e ricci liberi
come tante piccole fiamme svolazzino attorno a me.
Oggi è una giornata che sento particolarmente propizia ad
avventure e incontri interessanti, magari incontrerò il
ragazzo con cui
dividere il resto della mia vita. Ormai non ho più quindici
anni, ma diciotto
anni, la prospettiva del matrimonio non mi fa più paura, il
che non significa
che io voglia legarmi a uno degli eredi dei clan.
Ho silenziosamente, ma inesorabilmente, deciso che
sposerò un uomo che sceglierò io, libera da ogni
costrizione o vincolo, che sia
povero o ricco non mi importa, deve piacere a me.
Deve farmi battere il cuore e farmi sentire le farfalle
nello stomaco, deve essere uno che mi faccia dire che dividere il resto
della
mia vita con lui sarà una sfida eccitante e non un dovere.
Temo che non sarà facile e che ci saranno più
ostacoli
che strade pianeggianti, ma non mi importa, ho preso la mia decisione e
la porterò
fino in fondo.
Alzo gli occhi verso il cielo e li stringo perplessa, una
figura nera diventa si avvicina sempre di più, se
è un uccello è uno dei più
grandi che io abbia mai visto in vita mia.
La figura è ora sopra di me e ciò che vedo mi
paralizza:
è un drago!
Pensavo che i draghi esistessero solo nelle favole,
prendo rapida una freccia e
punto l’arco
verso la figura che è atterrata vicino alla rupe dei re. Un
uomo o un ragazzo
scende dalla bestia, il suo volto è coperto da una maschera,
scocco la freccia
senza pensarci più di tanto, potrebbe essere un demone o
chissà quale altra
creatura maligna!
Lui la schiva e alza le mani in segno di resa.
“Ferma non voglio farti del male.”
Io scocco un’altra freccia che lo manca di poco, tra poco
farò sul serio,
perché anche il drago sembra iniziare ad agitarsi.
“Non voglio farti del male, per favore, smettila.”
“Chi sei o meglio cosa sei?”
“Sono Hiccup, sono un essere umano.”
“Come faccio a esserne sicura?”
“Lasciami togliere la maschera.”
Io annuisco impercettibilmente, lui se la toglie, ma io lo tengo
comunque sotto
tiro con tutti i sensi all’erta.
Senza di essa vedo un ragazzo con dei capelli castani con
qualche corto dread, occhi verdi e leggere lentiggini, noto anche gli
manca
parte di una gamba.
“Dove sono?”
“Qui le domande le faccio io. Nome completo?”
“Hiccup Horrendous Haddock III”
Che razza di strano nome, non sembra di qui.
“Da dove vieni?”
“Dall’isola di Berk.”
“E lui chi è?”
“Si chiama Sdentato, è il mio drago.”
“Il tuo… drago?!”
Esclamo incredula.
“Tutti hanno un drago dalla mie parti, da te non è
così?”
Io scuoto la testa.
“Nessuno ha un drago qui.”
“Qui dove sarebbe?”
“Nelle terre dei DunBroch.”
Lui mi guarda senza capire.
“In Scozia, dove
pensi di essere?”
“In qualche sconosciuta terra vichinga, io sono un
vichingo.”
La testa mi gira
e mi porto una mano davanti al volto, secondo quello che mi ha
insegnato mia
madre i vichinghi abitano molto lontano da noi e non ammaestrano
draghi, li
uccidono.
“Fammi capire, tu
sei un vichingo e hai un drago e dici di provenire da un posto in cui
tutti
hanno dei draghi, mi prendi in giro?
I vichinghi
abitano molto lontano da noi e soprattutto uccidono draghi, non li
allevano!”
“Beh, la mia
isola è speciale…”
“Merida.”
“Merida. Anche noi uccidevano draghi, poi abbiamo capito che
erano creature
gentili e abbiamo deciso di prenderci cura di loro e viverci in armonia
invece
di ucciderci a vicenda.”
“Tutto ciò è
folle.”
“Forse, ma viviamo bene.”
Lui alza gli occhi al cielo e poi guarda di nuovo me.
“Ora devo andare.
Piacere di averti
conosciuto, Merida. Sono sicuro che ci rivedremo ancora.”
Detto questo vola via in sella al suo drago nero, sparendo nello stesso
modo
misterioso in cui è arrivato.
Io rimango
imbambolata, forse ho sognato tutto, così mi do un
pizzicotto e il dolore è
reale, questo mi fa capire che è tutto vero.
“Accidenti, non
ci capisco nulla.
Angus, tu ci
capisci qualcosa?”
Lui nitrisce come a dire che per lui la faccenda è
misteriosa quanto lo è per
me.
“Credo sia arrivato
il momento di andare a casa.”
Monto di nuovo a cavallo e me ne torno al castello, confusa, ma anche
affascinata, dallo straniero. Chissà se tutto quello che ha
detto è vero?
Sarà davvero
possibile convivere con i draghi?
Forse sì, lui se
ne stava cavalcando uno e gli aveva persino dato un nome come io ne ho
dato uno
al mio cavallo. Ho sempre pensato che i draghi fossero creature
malvagie e
pericolose, che io mi sia sbagliata?
Arrivo al
castello, porto Angus nella sua stalla, lo striglio, gli do del fieno e
dell’acqua, evito i miei tre fratelli che, come al solito
sono inseguiti per
avere rubato del cibo ed entro.
Raggiungo la
camera in cui mia madre mi dà lezioni e la trovo china che
cuce qualcosa, io
sorrido, adesso le ore che trascorriamo insieme non mi pesano molto
perché ho
capito che sono importanti.
“Ciao, mamma.”
“Buongiorno, Merida.”
Io mi siedo su
una sedia davanti alla sua.
“Mamma, i
Vichinghi da dove vengono?”
“Da nord, cara. Vivono abbastanza lontano da noi ed
è una fortuna, sono
guerrieri abilissimi e spietati, affamati di terre da
invadere.”
“Capisco. Ma cavalcano i draghi?”
Lei distoglie la sua attenzione dal ricamo.
“Cielo, no! Sono
famosi per ucciderli, non per cavalcarli.
Perché mi fai
questa domanda?”
“Beh, prima…Vicino alla roccia dei re è
atterrato un ragazzo a cavallo di un
drago, mi ha detto di essere un vichingo e che nella sua isola la gente
vive in
armonia con i draghi e li cavalca.”
Mia madre si alza di scatto e mi esamina, per poi appoggiare una mano
sulla mia
fronte.
“Sei fresca, non
hai la febbre.
Sei per caso
caduta da cavallo?”
“No!”
Dico risentita.
“Quello che dici
è assurdo, non si è mai sentito di qualcuno che
cavalchi i draghi.”
Già, il problema è esattamente questo: come posso
conciliare quello che ho
visto con quello che so?
Decido di
lasciare perdere, probabilmente non lo rivedrò mai
più.
Una
settimana
dopo sono di nuovo ancora presso la rupe dei re, seduta sul prato a
godermi gli
ultimi raggi del sole scozzese prima che lasci spazio
all’autunno e
all’inverno.
All’improvviso
una figura oscura il sole per un attimo e poi scende, il ragazzo
dell’altra
volta atterra insieme al suo drago, io sono sorpresa:
l’improbabile vichingo è
tornato!
Lui scende dal
drago e mi guarda.
“Ciao?”
Dico io un po’
sulla difensiva.
“Ciao. Merida,
giusto?”
“Esatto.”
Lo guardo meglio, non sembra particolarmente felice.
“Tutto bene?”
Gli chiedo, pentendomene subito dopo.
Chi sono io per
chiedergli come sta e magari aspettarmi una risposta?
Una perfetta
estranea.
“No, non va
esattamente bene.
La mia ragazza mi
ha piantato, ci dovevamo sposare.”
“Io… mi dispiace, non volevo essere
indiscreta.”
Lui alza le spalle.
“Non fa niente,
almeno non mi tratti come un povero cucciolo da consolare.”
“Immagino non te lo aspettassi.”
“No, non me lo aspettavo. Un tizio che avevamo conosciuto in
passato è venuto e
se l’è portata via, lei ne è stata ben
felice.
Per fortuna che
doveva diventare mia moglie!”
“Almeno ti sei
salvato da un matrimonio infelice.”
“Lei sembrava
innamorata.”
“Sembrava, ma non lo era. C’è una
differenza fra essere e sembrare, una
differenza che è tutto.”
“Immagino di sì. Tu hai un fidanzato?”
“No. Tre anni fa hanno provato a combinarmi un matrimonio, ma
io ho fatto
capire alla mia famiglia che mi sposerò solo con un uomo che
amo.”
“Tosta, tu.”
Io alzo le spalle.
“Non capisco
perché dovrei sposare un perfetto estraneo.”
“Sì, hai
ragione.”
Si sdraia a
terra.
“E io mi
ritrovo senza una moglie, con un villaggio
a cui badare e una voglia di scappare pazzesca.”
“Scappato, sei scappato.
Beh, delega un
po’i compiti, no?”
“Il capovillaggio è il perno della
comunità, è come se fosse la sua famiglia e
deve risolvere tutti i problemi.
Si può delegare
fino a un certo punto e poi hai bisogno di qualcuno che ti sostenga e
il mio
sostegno se n’è andato.”
Io mi sdraio accanto a lui.
“Quando le cose
vanno male prendo il mio cavallo e vengo qui, mi sdraio
sull’erba e poi guardo
il cielo. Mi concentro sui colori, sulla sensazione del sole sulla
pelle e del
vento, ascolto il rumore dell’acqua e il profumo
dell’erba e dei fiori. Davanti
a tutto questo i miei problemi diventano piccoli e riesco a cambiare le
mie
percezioni.”
“Cosa stai
tentando di dirmi?”
“Smettila di scappare per il gusto di farlo, trovati un tuo
posto in cui
riflettere e forse ti accorgerai che non tutto il male viene per
nuocere. Forse
sei stato lasciato dalla tua fidanzata perché ne trovassi
una migliore.”
Lui non dice nulla.
“Scusa, ho
parlato troppo. In fondo non sono affari miei e non conosco abbastanza
né te né
lei.”
“È un punto di
vista interessante, devo analizzarlo per capirlo.”
E sprofonda di nuovo nel suo silenzio, una farfalla vola pigra sopra di
noi, ha
le ali azzurre, io alzo un dito e lei ci si appoggia sopra.
Io sorrido e lei
vola via.
All’improvviso
sento un sussurro armonioso, un fuoco fatuo è apparso dal
nulla.
“Che cos’è?”
Mi chiede Hiccup.
“Un fuoco fatuo.
Dicono che se li segui troverai il tuo destino, io li ho seguiti una
volta.”
Mi alzo in piedi e gli tendo una mano.
“Dai, andiamo.
Forse il fuoco fatuo ti darà delle risposte.”
“Io non credo che…”
Con poca grazia lo costringo ad alzarsi e a seguirmi, una serie di
fuochi fatui
ci guida attraverso il bosco, io ho l’impressione di esserci
stata. Quando
scompaiono siamo sbucati sulla scogliera a pochi passi
dall’antico castello in
rovina.
“Che cosa
significa?”
“Non lo so. Questo castello rappresenta il passato della mia
gente, una volta
c’erano quattro re che regnavano in pace, ma bastò
che uno cadesse per far
precipitare il paese nel caos e nella guerra.
Dalle ceneri di
quel disastro sono nati i quattro clan, tra cui il mio, che governano
il paese,
forse i fuochi fatui ti invitano a rimanere unito alla tua
gente.”
“Non lo so.”
Lui si gratta la testa e non posso dargli torto, non sempre i messaggi
sono
chiari da interpretare.
“Per me è ora di
andare a casa, altrimenti i miei genitori si preoccuperanno per
me.”
“Ti accompagno.”
“Grazie, sei molto gentile.”
Ripetiamo il
percorso all’inverso e ci ritroviamo alla rupe dei re, Angus
e sdentato ci
stanno aspettando pazientemente, il sole sta per calare.
Lui monta sul su
drago e mi sorride.
“Grazie di tutto,
Merida.”
“Di niente, mi piace
aiutare se posso.”
Lui mi sorride e
se ne va, io salto su Angus.
“Forza, amico
mio. È ora di andare o mamma si
arrabbierà.”
Lui corre come il vento, lo stesso che frusta i miei capelli,
l’essenza della
libertà.
Arriviamo al
castello in tempo per non farci sgridare, accompagno Angus nella
stanza, gli do
della biada e lo striglio, mia madre mi trova così.
“Oggi hai fatto tardi.”
Mi guarda un po’ sospettosa.
“Scusa, ho perso la nozione del tempo.”
“Sicura che sia solo quello?”
“Sì, perché?”
“Ho l’impressione che tu mi stia nascondendo
qualcosa.”
“Ma va.”
Non so perché le sto mentendo, forse perché a
pelle so che non le piacerebbe
che io frequenti Hiccup.
Il fatto è che
non mi piace che ci siano bugie tra di noi, ma a volte si mente a fin
di bene,
no?
“Va bene. Finisci
di strigliare Angus, fatti un bagno e scendi nel salone per la
cena.”
“Va bene.”
Io finisco di strigliare il mio cavallo, gli do un buffetto e salgo a
farmi un
bagno, indosso la mia solita veste verde, che si adatta al colore dei
miei
capelli e scendo nel salone.
Mio padre è
sorridente a capotavola, io siedo vicino a mia madre, i miei tre
fratelli sono
davanti a noi, sempre perennemente affamati.
“È stata bella la
cavalcata, Merida?”
Mi chiede mio
padre.
“Oh, sì!
Fantastica!”
“Hai centrato tutti i bersagli?”
“Sì.”
“Brava la mia bimba.”
Viene servita la carne, mio padre inizia a mangiare, mia madre invece
mi
guarda.
“Merida, hai diciotto anni, devi sposarti.”
“Pensavo che avessimo già chiarito questo punto,
io mi sposerò solo con l’uomo
che amo.”
“Lo so, ma inizi
a essere…”
“Vecchia? Ma ho solo diciotto anni!”
“La maggior parte delle ragazze della tua età sono
già sposate, qualcuna ha
persino dei figli.
Non aspettare
troppo o non potrai più avere figli.”
La sola idea di avere dei bambini mi terrorizza e mi butto sul cibo,
non riesco
a immaginarmi a badare a delle pesti come dei miei fratelli.
“Cosa c’è,
Merida?”
“Niente, è che non riesco a immaginarmi a fare da
mamma a qualcuno come i miei
fratelli.”
Lei sospira.
“Nemmeno io me lo
immaginavo, ma fare figli fa parte della vita di una donna.”
“Tua madre ha
ragione.”
Le dà manforte mio padre, si alleano sempre quando si tratta
di
quell’argomento.
“Va bene, ci
penserò.”
Dico per tagliare corto.
La verità è che
voglio pensarci più in là possibile.
Dal giorno in cui
siamo andati al vecchio castello Hiccup è passato diverse
volte a trovarmi e
siamo diventati amici.
Finalmente ho un
amico, anche se si tratta di un ragazzo e piace persino ad Angus, che
è
difficile in fatto di persone. Sto bene con lui, ha sempre qualcosa di
interessare da raccontare riguardo a posti lontani, cavalcate in cielo,
il suo
villaggio e la sua famiglia.
È davvero
adorabile, soprattutto per il misto di timidezza e forza che ha, ogni
tanto si
inciampa nelle parole e gesticola un sacco. Mi fa viaggiare con la
fantasia e
io lo ascolto sempre rapita, immaginandomi di essere con lui a vivere
le sue
avventure.
Anche oggi ci
salutiamo quando il sole inizia a calare, i miei mi vogliono al
castello quando
fa buio, ci abbracciamo e poi io salto su Angus e cavalco con il vento
tra i
capelli rossi chiedendomi come sia cavalcare un drago.
Arrivo al
castello, chiudo il mio cavallo nella stalla e mi prendo cura di lui,
quando ho
finito mi ritrovo davanti mia madre che mi guarda pensosa con i suoi
occhi
scuri.
“Mamma?”
Le chiedo
perplessa.
“Tu ti stai
innamorando, figlia mia, e vorrei sapere di chi.”
“Che? Non è vero.”
“Gli occhi non
mentono, i tuoi scintillano dopo ogni cavalcata, ti vedi con
qualcuno.”
“Ma che dici? È solo che mi piace
cavalcare.”
Lo sguardo che mi rivolge indica che non mi crede per niente, anche a
tavola
non mi toglie gli occhi di dosso. È molto stressante e non
capisco di che si
preoccupi, lo saprei se sono innamorata, giusto?
Dopo aver tessuto
un po’ con lei vado a letto, mi addormento subito felice e
serena come una
bambina.
Siamo tutti e due
molto tranquilli e io mi chiedo dove abbia imparato a cavalcare i
draghi,
all’improvviso scendiamo di quota tutti e due e planiamo su
di una meravigliosa
radura tra gli alberi della foresta, è piena di fiori
bianchi e attraversata da
un ruscello che brilla alla luce della luna.
Smontiamo tutti e
due e ci sdraiamo in quel meraviglioso mare bianco.
Dopo un
po’Hiccup
si appoggia a un braccio e mi guarda sorridendo, i suoi occhi verdi
resi ancora
più belli e misteriosi dalla luna, mi accarezza una guancia
sorridendo.
“Sei bella,
Merida. E sei spiritosa, forte, sai tirare con l’arco e ti
sai divertire.”
“Grazie mille,
sei
forte anche tu.”
Gli dico arrossendo.
In un attimo le
sue labbra sono sulle mie e io non faccio nulla per cacciarlo, anzi il
contatto
mi piace, sento delle piacevoli fitte allo stomaco, le famose farfalle.
Continuiamo a
baciarci per quelle che sembrano ore, poi ci stacchiamo ansanti e
sorridenti.
“Vieni via con
me, Merida. Vieni al mio villaggio e diventa mia moglie.”
“Sì.”
Una sola parola che
decide un destino.
Lui sorride e
continuiamo a baciarci.}
Mi sveglio di
scatto dal sogno, mi tocco le labbra e sorrido senza sapere
perché.
{“Tu ti stai innamorando, figlia
mia, e
vorrei sapere di chi.”
“Che? Non è vero.”
“Gli
occhi non mentono, i tuoi scintillano
dopo ogni cavalcata, ti vedi con qualcuno.”}
Le parole di mia madre mi tornano in mente inaspettatamente.
“No, Merida. È
solo suggestione, lui è un amico, nulla di
più.”
Stranamente non
ci credo nemmeno io, mi sembra che la parola amicizia non definisca
più il
nostro rapporto, è come se fosse cresciuto con il tempo e
avesse decisamente
travalicato i confini.
Se non è amicizia
può essere solo una cosa…
“Amore.”
Dico a bassa voce.
Scendo dal letto
e apro la finestra, l’autunno in Scozia è breve e
ha lasciato spazio
all’inverno.
I prati intorno
al castello sono ammantati di bianco, illuminati dalla stessa luna del
mio
sogno e da miriadi di stelle, l’aria fredda della notte
è come uno schiaffo.
Hiccup non è un
mio amico, io lo amo.
La rivelazione è
così cristallina ed esatta che mi lascia senza parole, come
farò ora?
Lui mi ricambierà
e come la prenderanno i miei genitori?
Io sono la
principessa di questo regno e il mio destino è qui,
così direbbero loro, ma ora non
ne sono più così sicura, il mio cuore ha iniziato
a seguire il vento impetuoso
e immaginare una casetta in un posto che conosco solo tramite racconti.
Il mio posto è
davvero qui?
Chiudo la
finestra e torno a letto, non so ancora di preciso dove sia il mio
posto, ma so
cosa fare: parlare a Hiccup. Cerco di riaddormentarmi, ma non
è facile.
La mattina dopo
mi sento uno straccio, ma mi preparo in modo che non se ne accorga
nessuno,
soprattutto l’occhio di falco di mia madre, non ho bisogno
che lei sappia che
le sue teorie sono confermate, non ora.
Scendo nel salone
e faccio colazione, la mattina è sempre dedicata ai
cosiddetti lavori femminili
e a imparare a essere una regina.
Dopo pranzo posso
finalmente partire per la mia cavalcata quotidiana, sono sempre io la
prima ad
arrivare alla rupe dei re, quindi ripasso mentalmente il discorso che
devo fare
al mio bel vichingo.
Dieci minuti dopo
arriva puntuale, Sdentato va a bere al fiume e lui si siede accanto a
me.
“Buongiorno.”
Mi saluta.
“Come mai
quell’aria così pensierosa?”
“Io e te dobbiamo parlare.”
“È successo
qualcosa?”
“Sì, effettivamente sì.”
“Dimmi tutto.”
“Sai, stanotte ho fatto un sogno. Volavamo entrambi a cavallo
di un drago, poi
siamo atterrati in una radura, era notte, piena di fiori bianchi e
attraversata
da un ruscello.
Ci siamo baciati.
Tu mi hai baciato
e io non ti ho cacciato via, mi è piaciuto. Mia madre dice
che ultimamente
sembro innamorata, questo sogno mi ha fatto capire che ho ragione: io
sono
innamorata di te.”
Lui rimane in silenzio per qualche minuto.
“Immagino che questo semplifichi tutto.”
Io alzo un
sopracciglio.
“Sin dalla prima
volta che ti ho vista ti ho trovata bella, continuando a parlare con te
mi sono
accorto ce non eri solo bella fisicamente, sei una delle ragazze
più
straordinarie che io abbia mai conosciuto.
Mi sono accorto
da un pezzo che io sono innamorato di te, ma tu hai dei doveri qui, per
questo
non mi sono mai fatto avanti.”
“Io sono una
donna libera, indipendente e non mi importa un fico secco dei miei
doveri, ho
tre fratelli che possono mandare avanti il regno. Se tu mi chiedessi di
venire
via con te, verrei.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Credo sia meglio
parlarne la prossima volta.”
Detto questo si alza e se ne va, io non so se gioire perché
sono ricambiata o
essere triste perché lui ha analizzato la situazione meglio
di me e mi ha
brutalmente ricordato chi sono e cosa la gente si aspetta che io
faccia. In
ogni caso ho deciso di parlarne ai miei genitori, credo che debbano
saperlo.
Cavalco fino al
castello e poi mi reco nella sala del trono, stranamente sia mio padre
che mia
madre sono già lì.
“C’è qualcosa che
dovete dirmi?”
Loro annuiscono.
“Anche io devo
dirvi qualcosa, ma parlate prima voi.”
“Merida, devi smettere di vedere quel vichingo e decidere chi
vuoi sposare.”
“Ma come avete fatto a sapere che mi vedo con lui?”
“Ti abbiamo fatto seguire, capiamo il tuo desiderio di
sposarti con chi vuoi,
ma non puoi sposarti con lui, non è scozzese. Noi abbiamo
bisogno di te qui e
adesso.
Scegli uno
scozzese.”
“No! Io lo amo e voi non potete impedirmelo.”
“Purtroppo
possiamo.”
Interviene duro
mio padre.
Mi afferra per un
braccio e mi trascina fino alla mia camera e mi chiude dentro senza
tante
cerimonie.
“Non potete
farlo! Cosa ne è stato del nostro patto?
L’ultima volta
che…”
“Basta, Merida!
Devi capire che
hai dei doveri nei confronti del tuo popolo! Non puoi piantare tutto e
andare
via come se fossi una persona qualunque.
Sei la
principessa e non devi dimenticarlo.
Ti terremo chiusa
qui fino a che questa cotta ti passerà, ti verranno portati
tre pasti al giorno
e qualcuno svuoterà il tuo vaso da notte.”
Io urlo, lui
chiude l’unica finestrella della porta, io batto furiosamente
i pugni.
Non possono
tenermi prigioniera di nuovo! Non erano questi i patti!
Non è affatto giusto!
Continuo a
picchiare fino a che non rimango senza forze e senza speranze.
Come farà Hiccup
a trovarmi ora?
Mi sdraio a letto
e piango fin ad addormentarmi.
La mattina dopo
mi sveglio con la colazione sul comodino, ma io non mangio nulla,
stessa cosa a
pranzo e cena. Anche i giorni seguenti rifiuto di mangiare, se non
posso uscire
o essere libera preferisco morire!
I giorni passano
e io divento sempre più debole, non mi alzo nemmeno dal
letto e ignoro i crampi
della fame. I miei genitori sono passati due volte davanti alla porta
della mia
camera bisbigliando cose che non ho capito, ma non mi importa.
All’improvviso
sento bussare alla finestra, questo strano rumore mi spaventa e mi
riempie di
speranza allo stesso tempo. Con le ultime forze mi trascino alla
finestra e la
apro: Hiccup è lì a cavallo di Sdentato.
“Forza, vieni
prima che qualcuno ci veda.”
Io faccio quello che mi dice a lui e monto a cavallo del drago,
immediatamente
voliamo via, lontano dalla mia prigione, io mi tengo a lui.
A un certo punto
si ferma e mi porge del pane che divoro con foga, insieme a una mela e
a
dell’uva.
“Come hai fatto a
sapere che ero lì?”
“Quando hai cominciato a non venire più ho pensato
che probabilmente te lo
impedivano. Così ho cercato il tuo castello e poi, di notte,
ci giravo attorno
per capire quale fosse la tua finestra.”
“E una volta trovato sei venuto…”
“E ti ho portata via, sì.”
Io lo abbraccio.
“Hiccup, ti amo!”
“Ti amo anche io,
Merida.”
Ci stringiamo forte e poi ci baciamo e questo mi ridà
totalmente le forze.
“Pronta a venire
con me?”
“Sì.”
E con questa piccola sillaba mi lascio alle spalle il mio passato e i
miei
doveri, dove andrò ne avrò altri, ma saranno
piacevoli in sua compagnia.
Io posso essere
felice solo se sono libera, indipendente e con l’uomo che amo.
Il vento mi
sferza la faccia con promesse di futuro e di felicità e io
sorrido.
È tutto a posto ora,
son pronta a gettarmi nel mondo degli adulti.
Ora sono davvero
pronta.