Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Alexis Laufeyson    19/12/2017    1 recensioni
[Versione francese "Roméo et Juliette- Les enfants de Verone"]
Dicono che, se vai a Verona, c'è una zingarella che il futuro te lo legge nelle carte e che, se glielo chiedi con gentilezza, della Tragedia ti sa raccontare ogni dettaglio -perché lei se l'è vista scorrere sotto agli occhi, e con i Re del Mondo ci ha vissuto per davvero.
Se le dai una moneta, poi, può persino cantarti una canzone.
Tuttavia c'è qualcosa che non dice mai, perché le fa troppo male ricordare: non dice che la Bianca, in quell'anno del Signore 1303, s'era presa anche il suo, di amore, e che lei ora dorme sulle scalinate del Duomo perché vorrebbe ancora sentire il suo profumo.
Nessuno sa il suo nome, forse neanche ce l'ha, eppure lei Mercuzio Dalla Scala lo ha amato lo stesso e sa che, se chiude gli occhi, sulla labbra può sentire ancora il suo sapore.
__________
Tutti voi, chi più chi meno, sarete sempre comparse. Per i sentimenti degli altri non c'è mai spazio nelle grandi storie.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mercuzio Della Scala, Sorpresa
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Gli Amanti
 
 
 
"Aimer c'est rester vivant 
Et brûler au cœur d'un volcan 
Aimer c'est c'qu'y a de plus grand 
Aimer c'est brûler ses nuits 
Aimer c'est payer le prix 
Et donner un sens à sa vie " 1

 
 

 
Quando Benvolio passò per Piazza Bra, quella mattina innevata dell'anno 1303, ai piedi dell'Arena c'era un angoletto di buio che i fiocchi bianchi non avevano sfiorato, un posto vuoto e silenzioso, mai intaccato dal peso del tempo trascorso da un'estate che ricordava fin troppo bene.
Fermandosi, lasciò correre lo sguardo tra i fantasmi del passato, ne riconobbe i volti ormai estranei, ne distinse i colori e si domandò perché, all'improvviso, la testa riccia di una zingarella come tante gli sembrasse così viva quando…
Già…
Le aveva voluto bene, nonostante tutto, nonostante non fosse stata altro che una vagabonda che aveva deciso di restare e vivere nella follia della bellissima e florida Verona. Le aveva voluto bene nella sua segreta malinconia, nei suoi occhi puri ed innocenti, nelle sue mani perennemente fredde, in tutto ciò che aveva imparato a conoscere di lei e che ogni giorno di più gli ricordava dell'infanzia che aveva perso; eppure -lo pensò con amarezza- non sapeva neanche come si chiamasse. Era un fantasma nella memoria, il riflesso del suo stesso amore, della sua stessa saggezza, lo specchio di tutti loro e delle iridi verdi di Mercuzio.
 L'antica convinzione del suo amore era giunta all'alba dell'inverno, quando alcune guardie avevano trovato un corpo minuto e congelato sulle scale del Duomo: lei se n'era andata nella notte, ma non aveva sentito niente -c'era l'ombra di un sorriso sul suo volto, un sorriso sereno, il primo dopo tanto tempo. Perché Benvolio l'era andata spesso a cercare col pretesto di farsi leggere le carte, ma lei non era più la stessa, persa nella pazzia che le aveva annebbiato la mente perché non soccombesse al dolore -era una risata sguaiata, la sua, scavata in un volto smagrito e grigio.
 E poi la triste notizia, e la sensazione dell'infanzia che fuggiva via per sempre.
Si accucciò nell'angolo buio che una volta era stato suo, fingendo un'ultima volta di essere il Re del Mondo, muovendo le labbra seguendo le parole di una canzone che raccontava di qualcosa che non riconosceva più.
 La piccola zingarella dagli occhi innocenti era morta lontana dai tarocchi che ormai chiunque sapeva parte di lei, era morta senza affetto, era morta dimenticata -da tutti, persino da lui che, in realtà, era l'unico che ancora la ricordasse- ma c'era qualcosa nella sua piccola figura ricoperta di neve che sapeva di tenerezza e Benvolio l'aveva vista, perché lui, come le guardie, era giunto davanti al Duomo ai primi biancori dell'alba.
 Lei teneva la testa tra le braccia, raggomitolata su se stessa per non sentire freddo, e tra le dita scarne di una mano stringeva un'unica carta che era rimasta immune al tempo e alla sua crudeltà.
E quel giorno gli Amanti, brillanti ai primi raggi del sole, gli avevano sorriso un'ultima volta.
  



1"Amare è restare vivi / E bruciare nel cuore di un vulcano/ Amare, c'è qualcosa di più grande?/ Amare è bruciare le tue notti/ Amare è pagare il prezzo/ E donare un senso a questa vita." 

 
*Angolo autrice* Premettendo che qui la traduzione di "Aimer" è un arrangiamento delle tremila traduzioni in inglese che ho trovato (non parlo un'acca di francese, ripeto, quindi perdonatemi tanto ma è il meglio che possa fare), signore e signori, dopo quasi un anno siamo giunti alla fine!
Non linciatemi, per favore… sono una persona dall'animo tragico e questo è il finale migliore per la piccola Mab. Un pochino fa male lasciarla andare, però mi ero ripromessa di finire questa storia prima di pubblicare qualcos'altro, e ho dovuto tener fede a questa solitaria parola.
Grazie a @caillac, @Clairefreiser e @banny_star96 che hanno avuto la pazienza di recensire e rendere felice una povera fangirl incallita, ma un grazie va anche a tutti quelli che hanno seguito questa storia in silenzio -spero l'abbiate apprezzata.
Ci vediamo nel prossimo fandom (agli Dei piacendo). <3
 
-Alexis
   
 
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