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Autore: arsea    19/12/2017    0 recensioni
Ladone e Nicola sono due studenti che hanno scoperto da poco di essere maghi.
Il loro passato oscuro e sconosciuto li ha forgiati come fratelli, ma già il primo passo all'interno della scuola mette a dura prova le loro vite.
Ho scritto questa fic giocando/creando la Role su Facebook "Scuola di Magia e Stregoneria di Aradia"
Una scuola di magia in Italia, fondata da cinque maghi e streghe con intenti sconosciuti in un mondo Post-Saga di Harry Potter ancora più sconosciuto.
https://www.facebook.com/AradiaOfficial
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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 Era furioso.
Lo stronzo era circondato di persone come sempre, un capannello di mosche gli ronzava intorno rumorosamente, perché è questo che le mosche fanno dopotutto, e ovviamente sembrava del tutto a suo agio, al settimo cielo, cosa che altrettanto ovviamente non faceva che peggiorare la situazione.
Lo guardava e l’unica cosa che pensava era a quanto odiasse essere lì, riusciva quasi a sentire la propria rabbia, come un sottilissimo circuito gelido che gli riempiva ogni vena.
Non che fosse una sensazione nuova. L’ira era da sempre la sua prima risposta, e negli anni aveva imparato a controllarla alla perfezione.
Dentro di sé la raffigurava come una sinuosa e terribile vipera acciambellata nel suo stomaco, curva su se stessa un po’ di più ogni ora, ogni spira più stretta della precedente, i muscoli letali curvi su loro stessi nell’attesa del balzo in cui avrebbe fatto affondare le zanne.
L’esercizio di visualizzazione lo aiutò a sopprimerla se non a allontanarla, così quando Oreste gli posò una mano sulla spalla riuscì a non trasalire violentemente.
Si limitò ad un passo indietro, fuggendo al tocco dell’uomo in modo sottile e posando infine gli occhi su di lui.
Oreste indossava una delle sue camicie di flanella - Dio, come le odiava - grigio scuro, infilata in un paio di pantaloni gessati neri – stirati, per qualche ragione miracolosa- e le comode scarpe di cuoio marrone che portava da almeno cinque anni.
I capelli brizzolati erano tagliati corti come si era abituato a portarli da quando faceva il militare, la pelle morbidamente abbronzata grazie al tempo speso a curare il suo dannatissimo giardino tutta l’estate, le sopracciglia folte sotto una fronte con meno rughe di quelle che ci si aspetterebbe da un uomo di sessant’anni, e gli acuti occhi verdi che lo pugnalavano ne erano un’altra prova, insieme a quella bocca fin troppo carnosa per i pochi sorrisi che elargiva << Sembri una vecchia moglie gelosa >> lo rimbrottò, a nulla valse l’occhiata che gli rivolse e che aveva fatto impietrire altri in passato: Oreste la ignorò e cominciò a sciogliere il nodo della sua cravatta nuova di zecca, così come stavano facendo la metà dei genitori intorno a loro << Lo sapevi >> sibilò contro l’uomo, lasciandolo fare per il semplice motivo che combatterlo avrebbe solo attirato l’attenzione.
L’atrio era gremito di persone.
In via del tutto eccezionale visto che quel giorno era l’Inaugurazione, genitori e parenti erano invitati a partecipare alla cerimonia di Smistamento e il chiacchiericcio nella sala tradiva l’eccitazione generale << Anche tu lo sapevi >> ribatté quello placido, affatto toccato come al solito dal suo livore << Siamo nel fottutissimo duemiladiciassette >> sibilò Ladone a denti stretti << Non siamo nella terra dei barbari, Oreste, in Italia un uomo dovrebbe poter scegliere >> ovviamente lo Stronzo decise che quello fosse il momento perfetto per raggiungerli, passo sicuro e deciso in mezzo alla folla, quel suo ghigno perennemente soddisfatto stampato sul viso e la cravatta nera già sciolta penzoloni intorno al collo << Questo posto è Fan.Ta.Sti.Co! >> sillabò come un bambino di cinque anni, suscitandogli il bisogno quasi irrefrenabile di dargli un pugno.
Sarebbe stato probabilmente inutile, non avrebbe incrinato nemmeno il suo sorriso, ma Ladone si chiese se non ne valesse comunque la pena << È quello che stavo cercando di far capire a tuo fratello, Nicola >> disse Oreste, allungandosi per sfilare la cravatta anche a lui.
Cominciò ad arrotolarle pigramente intorno alla mano, tornando a fissare Ladone, e quando ebbe fatto mise il rotolo improvvisato in tasca e lo fronteggiò impassibile << Prima di tutto, modera il tuo linguaggio. Siamo in una scuola >> lo freddò << Secondariamente, mi aspetterei che un giovane moderno come ti dichiari smetta di considerare la Gran Bretagna una patria di barbari come fosse un senator in mezzo al foro romano. E per ultimo, ma non ultimo, un uomo per poter scegliere dovrebbe essere un uomo, giusto? E in Italia non lo sarai prima di Novembre dell’anno prossimo >> Ladone sentiva di odiarlo in quei momenti.
Sostenne il suo sguardo immobile, si sarebbe tagliato la lingua prima di abbassarlo per primo, ma ad Oreste sembrò bastare la consapevolezza che il messaggio fosse stato recepito.
Nicola – lo Stronzo – da insensibile troglodita quale era, sembrò considerare quello il momento adatto per cingergli le spalle con una delle sue braccia, stretta forte e ben più decisa di quella di Oreste, impossibile da scrollare << Lasciami >> gli ringhiò, ma quello si limitò a far cadere parte del suo peso su di lui, cosa non trascurabile considerando la sua ragguardevole altezza e la sua altrettanto ragguardevole mole << Se non fossi così occupato ad avercela con il mondo, sono sicuro che adoreresti questo posto come me >> era stata una sua idea naturalmente.
Avevano ricevuto le Lettere lo stesso giorno, ad Halloween, e da allora la loro casa si era trasformata in territorio di guerra.
Ladone avrebbe preferito seguire un Maestro, aveva passato sette dannatissimi mesi a cercare di entrare nelle grazie di Simone Abelardo, Mago di Categoria A, scrivendo lettere e raccomandazioni per supplicarlo, supplicarlo, di accettare anche quell’ingrato Stronzo di Nicola come allievo.
E lui invece voleva iscriversi ad Aradia naturalmente.
Oh, chiedo venia, la Scuola di Magia e Stregoneria di Aradia.
Chi cazzo voleva frequentare una scuola?
Avevano urlato, litigato, era stato così furente da scagliargli contro un intero scaffale di libri anche senza bacchetta, ma alla fine ovviamente Oreste gli aveva dato ragione.
Erano due ragazzi, era una grande opportunità, non era sano per due maghi vivere così isolati dal resto della comunità... e un sacco di altre stronzate di quel genere.
Due mesi a fumare di furia, solo a Natale Ladone aveva deciso di seppellire l’ascia di guerra, si era persino messo a studiare i libri di Hogwarts per cercare di capire cosa aspettarsi, compresa la mediocre biografia di Sir Potter scritta dall’unica strega abbastanza intelligente da farne un libro per ragazzi e diventare più ricca della Regina d’Inghilterra, e alla fine era riuscito persino a farsi piacere l’idea.
Sapeva dello Smistamento quindi. Aveva letto il giornale, è ovvio, il Corriere aveva presentato persino gli insegnanti di Aradia, ma da stupido ingenuo quale era aveva semplicemente pensato che fosse una formalità, un tributo ad Hogwarts e alle sue Case.
Del resto non potevano certo portar loro un Cappello Parlante, giusto?
Non aveva immaginato che avessero trovato un altro modo di fare esattamene la stessa cosa!
La vipera dentro di lui sibilò un po’ quando cercò di nuovo di scrollarsi Nicola di dosso, alla fine decise per una gomitata ben piazzata tra le costole e lo vide scattare subito per evitarla, seppur ridacchiando << Morde >> lo canzonò, e Ladone per poco non gli saltò alla gola per morderlo davvero.
Rimase a fissarlo per un lungo momento, i pugni ferocemente stretti lungo il corpo tanto rigido da tremare appena e il fiato stretto trai denti come un cavallo che mastica il proprio morso.
Tutta la spavalderia scivolò via dal corpo di Nicola come acqua su uno scoglio, lasciando al suo posto un’espressione seria e un po’ preoccupata nel consumare l’unico passo che li divideva.
Si allungò per prendergli entrambe le mani tra le sue, Ladone resistette solo e soltanto perché temeva che se si fosse mosso avrebbe cominciato ad urlare come un forsennato, ma ovviamente non poté farlo a lungo contro il morbido calore dei palmi di Nicola, lasciando alla fine che le sollevasse un poco, qualche centimetro, e quando non furono più strette spasmodicamente intrufolò le proprie dita tra quelle dell’altro, così che adesso erano intrecciate l’una all’altra.
Solo allora l’aria gli lasciò i polmoni.
Ladone inspirò fremendo, si accorse di essersi morso le labbra solo perché le sentì pulsare, e si ancorò alle iridi nocciola davanti a lui per calmare il flusso gelido del suo sangue che gli rimbombava nelle orecchie.
Erano limpidi quegli occhi, con scaglie di oro e verde intorno alla pupilla, e come altre volte pensò che fossero una delle cose più belle del creato << Di cosa hai paura? >> sapeva leggerlo così bene.
Ladone sapeva che poteva trasformare il suo volto in uno specchio d’acqua ghiacciata imperturbabile, ma Nicola era impossibile da ingannare, sapeva decifrarlo meglio di se stesso.
Era paura quella che provava, non ira.
Paura profonda ed infida, incontrollabile, perciò l’aveva trasformata in qualcosa di più conosciuto << Non riesci a capirlo da solo? >> gli ringhiò contro, arrabbiato adesso perché vedere paura in se stesso non poteva suscitare niente di diverso << Non cambierà niente >> fece l’altro con una scrollata di spalle, e a quella risposta Ladone si liberò della sua stretta spazientito, afferrandolo poi per il mantello per costringerlo a chinarsi per i sette centimetri che li dividevano e potergli così sibilare sul volto << Saremo separati, lo capisci questo? In che modo non cambierà niente? >> lo trattenne ancora per un istante, poi lo lasciò andare malamente e Nicola si rimise dritto.
Si assestò i vestiti con gesti placidi, il suo corpo era sempre e da sempre un servo fedele e ossequioso, quindi mosse le labbra color prugna rossa in un sorriso a denti scoperti, scrollando con un gesto fiero i morbidi capelli castani che gli circondavano il volto << Non puoi saperlo >> fu solo per un caso fortuito del destino se Nicola riuscì a restare con tutti i suoi denti dopo quel commento, perché Ladone era pronto a gridare la fattura quando l’enorme portone nero sulla destra si aprì.



NA: Ho scritto questa fanfiction usando come ambientazione quella della Role su Facebook "Scuola di Magia e Stregoneria di Aradia" (link per chi fosse interessato: https://www.facebook.com/AradiaOfficial) ma poichè la role è in corso ho cambiato la storia di fondo e ho chiesto il permesso ai giocatori di usare nomi/personalità. 
Spero che vi piaccia!
   
 
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