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Autore: Stravolgendomi    19/12/2017    7 recensioni
Pensieri confusi di un paziente qualsiasi ormai condannato dalla medicina che lo dovrebbe salvare. Qual'è il confine tra il non voler abbandonare una persona e la crudeltà di lasciarla in vita?
Partecipa al contest "About Music" di Soul_Shine, sul forum di ESP. La canzone scelta è "I'll sleep when I am dead" dei Set It Off.
Genere: Horror, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I'LL SLEEP WHEN I AM DEAD [Set It Off]


La notte era cominciata da qualche minuto e solo un pallido raggio di luna illuminava l’angolo più lontano della stanza.
Le lenzuola delicatamente si muovevano al battito del cuore pacato di quell’individuo, che come un bambino era accoccolato su di un fianco. Il debole picchiettare della pioggia cantava una ninna nanna.
Proprio sulle note di quella melodia l’uomo spalancò gli occhi.
 
It's the same each and every night.
Glare at my screen with two big bloodshot eyes.
I'm stuck self-torturing; my meds are failing me.
Internal clock in smithereens.
Can't fix this, I'm hopeless.

 
Si agitò nelle coperte ingiallite ed ebbe il primo rigurgito della notte. L’amaro delle medicine inondò la stanza mischiandosi al tanfo di sudore che aleggiava.
Al rigurgito seguì il sangue ed al sangue un altro rigurgito, i sapori della vita dell’uomo di mischiavano tra di loro e creavano una sola essenza.
Gli occhi rossi e gonfi scrutavano il buio attorno a lui, non si posavano mai sulla luna, ma vedevano tutto ciò che era il suo mondo: quattro mura grigiastre ed un pavimento macchiato.
Lontano da lui c’era una porta di metallo sporco, di quelle che cigolano tanto forte da coprire i lamenti di un bambino, o quelli di un matto, o quelli di un paziente. Sul pomello arrugginito, vi erano ancora i graffi di quando l’uomo si era rotto tre unghie nel tentativo di respirare una goccia di ciò che vi era dall’altra parte, anche se adesso perfino lui non ricordava il motivo per cui lo avesse fatto. Egli in effetti non ricordava nemmeno una ragione per cui valesse la pena andare dall’altra parte.
La stanza poi proseguiva con un muro, e l’angolo illuminato dalla luna, che però era lontano abbastanza da non dolere al sangue gonfio delle sue palpebre. Poi un altro muro, ed un altro ancora, e guardandosi attorno egli continuava a vedere muri dopo muri. Non finivano mai, non importava quanto si sforzasse di girare lo sguardo.
 
My eyes are stapled open wide,
As I lay down on my side.
I am bouncing off these walls.
 
Notice my hands begin to twitch.
Unprovoked assaulting of my conscious wit.
Me and the TV are enemies.
Sickening static surrounds my mind.
I'm losing time, and realizing that
After days of thought that I'm
Stuck self-torturing; my meds are failing me.
Internal clock in smithereens.
Can't fix this, I'm hopeless.

 
Con uno sbalzo tentò di sollevare le costole, ce la fece, ma perse subito l’equilibrio cadendo di nuovo. Le sue braccia si dimenarono nel tentativo di togliersi quel torpore di dosso. Le coperte caddero e lo lasciarono steso con solo la sua vestaglia a coprirlo, ed egli continuava a muoversi in preda all’ansia di dover affrontare un altra notte.
Tentò di mangiarsi un'unghia, un’azione che aiuta contro il nervosismo, lo sanno tutti. Il problema era quale scegliere delle dieci che aveva a disposizione.
Come ogni altra volta, dopo un accurata selezione, decise quale era la più adatta. Con un solo movimento mise l’indice destro tra i denti e tentò afferrare i suoi artigli. Solo quando il sangue cominciò a bagnare il suo dito si ricordò che che quell’unghia se la era rotta giorni prima, anche se non ricordava come fosse accaduto.
Fu nuovamente afferrato dai dubbi su quale unghia mangiare.
 
Ebbe un altro sobbalzo, la voglia di alzarsi per andare per il mondo lo tormentava, ma da dov’era poteva vederlo tutto, ed i suoi occhi non volevano chiudersi, quindi tanto valeva usarli per godere dei panorami che la vita gli aveva riservato.
Ed in questo modo tornava a guardarsi attorno e vedeva la porta graffiata su cui si era rotto delle unghie tempo fa perchè qualcuno gli aveva detto di smettere di mangiarsele e per resistere alla tentazione aveva ben pensato di cavarsene alcune. Vedeva la luna, che egli stesso aveva messo in un angolo perchè altrimenti gli faceva male agli occhi. Vedeva le mura che danzavano attorno a lui come per volerlo confondere, come se volessero tenergli nascosto un mondo che si celava fuori dalla sua stanza.
 
My eyes are stapled open wide,
As I lay down on my side.
I am bouncing off these walls.
As I focus on the clock,
Time stands still, but I cannot.
I should strap myself in bed.
I guess I'll sleep when I am dead.

 
La pioggia in lontananza suonò le tre della notte, poi tornò al suo consueto rumore fastidioso e ticchettante. Ogni trenta o trentacinque giri che le mura facevano attorno a quell’uomo, puntualmente, la pioggia scandiva che un nuovo quarto d’ora era finito. Ma perchè la pioggia lo faceva?
Nel mondo, cioè nella sua stanza, non aveva importanza che ore fossero, c’era solo la notte ed il giorno che si susseguivano in vortici di uomini con vestiti bianchi e verdi, pastiglie acide da buttare giù con mezzo bicchiere di acqua torbida, bastonate e persone con dei grembili che venivano a raccogliere il sangue che sputava durante la notte. Lo prendevano e lo portavano al di là della porta, come se servisse a qualcosa.
Dovevano essere molto stupidi per pensare che il suo vomito potesse tornare loro utile.
 
Talk to myself, lie in the darkness so content.
As the sun begins to rise, I can barely shut my eyes.
This crazed, delirious mess; laughing at everything I see.
 

Che stupidi che dovevano essere quegli altri che tutti i giorni andavano via da quella stanza, come se avessero dei posti dove rifugiarsi.
Lui se lo ricordava bene: una volta pensò di scappare e graffiò la porta per cercare di superarla, ma propio quando essa stava per cedere l’uomo decise di lasciar stare, tanto non ne valeva la pena, si era anche rotto tre di unghie nel tentativo.
 
Come ogni altra notte, dopo le unghie, i rigurgiti e i muri, ecco arrivare Dio. Luminoso come l’angolo di mondo più lontano dal letto arrivava e lo interrogava.
Gli chiedeva di ricordare il proprio nome, l’uomo non rispondeva. Allora gli chiedeva se avesse avuto idea di chi fosse stato prima di entrare nella stanza, e l’uomo gli urlava contro che non era stato nessuno e che lo avrebbe mandato dove batteva la pioggia se non se ne fosse stato zitto.
Tutte le volte Dio si sedeva accanto a lui ed accarezzava i suoi pochi capelli dicendo che avrebbe dovuto dormire, ma l’uomo rispondeva che aveva dimenticato come si faceva.
Dio tutti i giorni gli proponeva la stessa manovra: se si picchia forte la testa contro un muro, e di muri lui ne aveva a migliaia, prima o poi ci si addormenta.
Le risate soffocate dell’uomo rimbombavano per il mondo intero raggiungendo perfino l’angolo dov’era la luna. Egli non doveva sbattere la testa contro il muro, perchè egli era fortunato ad essere il re di un mondo tutto suo.
Escluse le volte che gli uomini con le mascherine sbuffavano e lo trattavano a legnate, egli era sempre il padrone del mondo, ed era una fortuna.
Dio allora gli diceva che nel suo mondo faceva un po’ freddo e lo invitava ancora a picchiare la testa contro la parete, così da potersi scaldare un po’. Però l’uomo doveva resistere al freddo solo per poco, infatti la donna stupida che portava via il suo vomito, tutte le sere, lo scaldava a ceffoni e gli urlava che se non stava fermo e zitto gli avrebbero messo una camicia. Perciò ogni volta che lei lo colpiva lui tentava di gridare più forte e di agitarsi più vistosamente.
 
My sanity is spent. Just tell me where my time went.
I'm losing it.
 

Quando l’uomo si stancava di Dio cominciava a urlargli di andarsene, ma Dio scuoteva la testa. Diceva di essere frutto dell’immaginazione dello stesso uomo, e che di non poter andarsene se non in un posto che l’uomo avrebbe dovuto scegliere tra quelli che conosceva, o che riusciva a fantasticare. Ed a queste parole un nuovo dilemma attanagliava il padrone del mondo. Dove poteva sbattere Dio?
La sua immaginazione cominciava a viaggiare e portava Dio in luoghi terribili che di certo lo avrebbero tenuto lontano per molto tempo.
Solo dopo qualche minuto di riflessione Dio veniva spedito, sempre, nell’angolo illuminato dalla luna. Quello era di certo il luogo più terribile ed abbandonato del mondo.
Ma la notte era ancora lunga ed egli, senza Dio, impazziva.
 
'Cause I'm stuck self-torturing; my meds are failing me.
Internal clock in smithereens.
Can't fix this, I'm hopeless.
My eyes are stapled open wide,
As I lay down on my side.
I am bouncing off these walls.
As I focus on the clock,
Time stands still, but I cannot.
I should strap myself in bed.
I guess I'll sleep when I am dead.

 
Lo trovavano tutte le mattine steso, con la bava alla bocca, la sua lingua ticchettava come a voler cantare con la pioggia. Le braccia tese verso la luce si chiedevano, ancora una volta, perchè non avesse ascoltato Dio.
Passava tutto al primo bicchiere di acqua e pasticche.
 
“Benedetto chi li ha inventati questi farmaci, o a quest’ora saresti morto!” gli ripetevo tutti i giorni appena lo vedevo, lisciandomi le corna.


 
Bene, ho scritto anche io il mio testo per questa competizione e spero veramente di aver scritto qualcosa che vi possa interessare.
Ho avuto relativamente poco tempo per prepararlo, nonostante ciò vorrei davvero sapere cosa ne pensate nel modo più sincero possibile.
Credo che questa sia una buona occasione per migliorarmi e, dato che non penso di essere nella condizione
classificarmi bene nel contest, mi piacerebbe soprattutto leggere cosa pensate del mio stile e dove pensate che dovrei cambiarlo.
 
 
   
 
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