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Autore: crystalemi    21/12/2017    1 recensioni
Keith ha una scia di brutti regali di Natale da cui riscattarsi e forse ha trovato quello giusto, per una volta.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Questa fanfic partecipa al Calendario dell'Avvento del gruppo Voltron Legendary Defenders - IT su facebook. 
Vorrei ringraziare Nora per l'idea (e per le sue avventure alle terme da cui ho attinto per il finale di questa storia) e Melli per avermi aiutato con lo spagnolo nonostante io alla fine abbia fatto di testa mia (quindi se la frase è sbagliata è interamente colpa mia e suppongo non passerò l'esame di spagnolo a gennaio lol). Infine, ci tengo a ricordare che non scrivo in modo costante in italiano da anni quindi potrebbe risultare molto macchinosa la composizione delle frasi, ma ho la febbre, devo postare e non ho il tempo di correggere. Editerò ASAP.
Buone terme.

 
Natale alle Terme
 
Il cursore era fermo sul bottone “acquista” da almeno dieci minuti e Keith sperava disperatamente che il pacchetto si comprasse da solo o che gli venisse un’idea migliore in quegli ultimi istanti di sanità mentale che gli restavano.

Duecento dollari erano tanti per un giorno immersi nell’acqua calda in mezzo ad altri matti con il pallino per le saune e i massaggi spacciati per asiatici quando Keith era abbastanza sicuro che nessuno dei dipendenti delle terme fosse anche solo di vaghe origini asiatiche – ma era anche il ventitré dicembre e ancora non aveva un regalo decente per Lance.

Non era nemmeno un’idea sua, ma di Shiro e quindi forse duecento dollari per un pensiero non suo erano troppi. Peccato che ormai aveva esaurito le alternative: gli restava solo l’anello, nascosto con il suo cofanetto nell’anfratto più remoto del cassetto delle bollette già pagate, l’unico posto della casa a cui Lance non s’avvicinava nemmeno per sbaglio.

Sul monitor la scritta bianca su rosso “acquista” lo derideva, ricordandogli che in realtà nemmeno l’anello era una vera alternativa: Lance si sarebbe aspettato un regalo di Natale anche dopo aver detto “Sì” alla fatidica domanda davanti ad un anello in vero oro bianco con un lapislazzuli incastonato su.

Red miagolò dall’alto del suo cuscino, rigorosamente attaccato al portatile. Poteva vedere il gatto giudicarlo un codardo, nessuna pietà come sempre. L’altra bestia, Blue, era appisolata sulle sue gambe, impedendogli fisicamente di sfuggire ai dubbi che lo torturavano.

In fin dei conti, si concesse, a Lance sarebbe piaciuto come regalo e l’unico motivo per il quale Keith nutriva riserve era l’idea di doverlo poi accompagnare alle terme.

Con un lungo sospiro, che entrambi i gatti sembrarono apprezzare malignamente, tirò fuori la carta di credito dal portafogli e finalmente cliccò su “acquista”, con una brutta sensazione a stringergli la bocca dello stomaco e a dargli l’impressione che fosse una pessima decisione.

***
 
Natale a casa di Lance era una questione di Stato. Keith non aveva mia festeggiato il Natale prima che Lance entrasse nella sua vita, un po’ perché gli Shirogane – la famiglia che lo aveva avuto in affidamento più a lungo – non lo festeggiavano e un po’ perché da solo non c’era molto da festeggiare.
Lance non ne era rimasto entusiasta il primo anno in cui si erano conosciuti e in qualche modo aveva convinto tutti i loro amici (la maggior parte dei quali era solo di Lance, al tempo) ad aiutarlo ad addobbargli casa di nascosto e in qualche modo perfino Shiro aveva acconsentito ad aprir loro la sua porta del suo appartamento.

Keith aveva pensato che avessero esagerato con l’albero di natale e abbastanza cibo per trenta persone, ma il Natale dopo Lance lo aveva invitato dai suoi – e Keith aveva dovuto ricredersi.

A casa di Lance non esisteva un pranzo di Natale. L’intera giornata era il pranzo di Natale. I McClain si sedevano a tavola alle due del pomeriggio e finivano di mangiare con un brindisi verso le sette di sera. Alle nove chi voleva poteva cenare. Keith non aveva assolutamente idea di come facessero tutti a risedersi a tavola.

Lo scambio dei regali fra adulti avveniva prima del secondo (che non era mai un solo secondo ma almeno tre o quattro opzioni “da cui scegliere” ma per qualche motivo Keith si ritrovava sempre con una porzione per ognuna nel piatto).

Lance era insospettito da quando quella mattina Keith non aveva preso nessun pacchetto da portare con loro, quindi al ricevere una busta sigillata non era rimasto sorpreso, ma un po’ deluso.

“Non sei già arrivato a mettere i soldi in una busta per regalo, vero?” la buttò sul ridere, mentre la sua famiglia prendeva in giro Keith come ogni anno, rievocando gli imbarazzanti fallimenti dei regali precedenti.

La curiosità di Lance fu stuzzicata solo una volta aperta la busta, quando il suo sguardo incontrò la carta colorata dei biglietti stampati, piegati in quattro e tenuti chiusi da una graffetta con su applicata una stellina – graffette che Lance genericamente rubava alle sue nipotine, che a loro volta sottraevano alla zia universitaria.

¡Ay carramba, el chico lindo ha elegido tan buen regalo este año!” esclamò la madre di Lance da dietro le spalle del figlio, leggendo la data del soggiorno e il luogo sui biglietti.

Lance, invece era – per una volta – senza parole. Guardava dai biglietti a Keith e di nuovo ai biglietti.

“Chi sei e cosa ne hai fatto di Keith?!” urlò infine drammaticamente, sventolando il cucchiaio come fosse un coltello e facendo scoppiare a ridere l’intera famiglia. Keith arrossì, incerto sul da farsi: uccidere il suo ragazzo e rivendere i biglietti o uccidere il suo ragazzo e donare i biglietti a Shiro.

Keith stava per rispondergli a tono (o ucciderlo), quando si ritrovò le braccia piene di Lance pima ancora che il suo cervello registrasse il rumore della sedia che grattava per terra e l’esclamazione indignata della madre di Lance.

Con il viso contro il petto di Lance e la sua voce nelle orecchie che lo ringraziava sussurrando parole dolci e indecenze a metà fra lo spagnolo e l’inglese, Keith rivalutò l’idea di regalare un giorno di relax a Lance.

***
 
Keith evidentemente aveva una concezione molto sbagliata delle terme, idea fomentata da tutte le pubblicità ingannevoli sul rilassarsi e passare una giornata all’insegna della pace interiore.

Queste terme avevano dei percorsi. Era un continuo dentro e fuori dalle vasche, dovendo poi immergersi a pezzi in alcune – con acqua bollente, poi gelida, poi di nuovo calda e nel frattempo le spalle restavano quasi sempre fuori, bagnate solo a causa della tremenda umidità del posto. Senza contare la quantità assurda di persone presenti, in giro con costumi troppo succinti per delle terme e tutte intente a chiacchierare e fregarsene bellamente di dove camminassero.

C’erano tre cose che Keith non poteva reggere: venir urtato, troppe persone ed essere costretto a fare qualsiasi cosa. E l’acqua così gelida da bruciare.

Per sua sfortuna al suo cattivo umore si aggiungeva l’entusiasmo di Lance nel flirtare con qualsiasi essere umano femminile nel raggio di chilometri. E il problema di fondo era che l’idiota nemmeno se ne rendeva conto. Keith ne era certo che non fosse il suo tremendo flirtare apposta perché quello del momento era perfino soave, come quando Lance era mezzo addormentato la mattina ma comunque tentava di fare il fidanzato interessato mentre Keith preparava la colazione. Il che stava irritando ancora di più Keith, visto che Lance pareva starsi divertendo enormemente e al contempo lanciandogli occhiate preoccupate.

Ma la pazienza di Keith stava per raggiungere il suo limite e Lance, non volendo causare scenate, lo trascinò in una sauna dove già si riposavano solo un paio di ragazze che parlavano fra di loro molto piano, mentre si spalmavano fanghi di dubbia origine addosso.

“Forse il 27 dicembre non è stata la scelta migliore,” gli mormorò piano Lance una volta recuperata una tazza di fango ciascuno. Keith lanciò un’occhiata dubbiosa alle ragazze, che però sembravano contente di restarsene nel loro spazio, e tentò di rilassarsi.

La sauna non era particolarmente grande, forse all’incirca adatta per otto persone sedute molto vicine, ed era scarsamente illuminata da luci rosse che parevano decorare i vapori e gli ricordavano le ambientazioni di Star Wars. Le panche erano alcove nel muro per due persone e nel centro c’era una torretta con un bacino contenete un fango.

Lance gli porse una delle tazze con il fango, e Keith, dopo essersi assicurato che le ragazze non fossero minimamente interessate a quel che loro combinavano, decise di potersi concedere di aiutare Lance a ricoprirsi di fango.

“Non ti basta tutto il fango del motocross?” gli chiese mentre gli applicava l’argilla addosso. Lance storse il naso al pensiero – per un pilota di motocross il suo fidanzato aveva un odio viscerale per lo sporco.

“Questo fango fa bene, quello solo schifo,” decretò altezzoso, per quanto qualcuno che stava progressivamente ricoprendosi di sporco dalla testa ai piedi potesse atteggiarsi a superiore.

Keith non l’avrebbe mai ammesso sotto tortura, ma adorava vedere Lance prendersi cura di se stesso, anche quando poteva significare svegliarsi con parti del corpo impiastricciate dalle sue maschere notturne.

Passarono i venti minuti più tranquilli della mattina, Lance appoggiato alla sua spalla che di nascosto gli lasciava baci umidi e il calore che li avviluppava dolcemente. Non fosse stato per il respiro difficoltoso di Lance, Keith avrebbe passato l’intera giornata in quella sauna.

Ma quando Lance sembrò davvero in difficoltà, Keith lo fece alzare e abbandonarono quella loro oasi d’intimità per affrontare il mondo esterno.

Nella sala seguente, Keith adocchiò dei getti d’acqua a cascata, poco frequentati dal resto degli avventori delle terme e, salutato Lance in modo sbrigativo e lasciatolo in coda per un percorso per la salute delle gambe – le loro gambe erano già sane e toniche, a che pro fare un percorso apposta Keith non avrebbe saputo spiegarlo – si avventurò da solo fra le vasche per giungere al getto.

Lasciò il suo accappatoio (ormai fradicio) su un lettino a bordo vasca e appena possibile si appropriò di una cascata. Il getto era piacevole e gli batteva con forza sulle spalle, sciogliendo quelle tensioni nei muscoli con cui, in quanto motociclista e pure persona nervosa, Keith aveva ormai imparato a convivere. Chiuse gli occhi e si lasciò andare alla sensazione.

“Hey,” lo sorprese la voce di Lance alla sua sinistra, pochi minuti dopo.

“Hey,” gli rispose, abbozzando un sorriso, sebbene Lance probabilmente non potesse vederlo.

“C’è il buffet, poi abbiamo i massaggi prenotati,” lo informò il suo ragazzo, allacciando i mignoli delle loro mani sotto la schiuma creata dal getto dell’acqua.

Avrebbe passato il tempo sotto la cascata, ma il suo stomaco decise in quel momento di lamentare l’assenza di cibo, perciò fece buon viso a cattiva sorte e seguì Lance verso la zona ristoro.

Prima di entrare, fortunatamente gli furono dati altri due accappatoi asciutto e degli asciugamani per i capelli.

Il buffet era un miraggio salutistico di cui i loro personal trainer sarebbero stati entusiasti: diversi dispensatori di yogurt erano allineati su un tavolo con enormi ciotole in ceramica da usare come piatti. Sul tavolo accanto c’era una selezione infinita di frutta fresca e secca, cereali, scaglie di cioccolati vari, sciroppi e miele per condire lo yogurt. Su un terzo tavolo c’erano verdure in crudité e diversi tipi di hummus e olii. Sull’ultimo tavolo c’erano acqua e qualsiasi tipo di tisana esistesse al mondo.

Lance scelse uno yogurt greco e lo riempì di frutti di bosco, mango, muesli con cranberries secchi, anacardi e scaglie di cioccolato bianco. Keith si prese uno yogurt bianco normalissimo e ci gettò dentro un po’ di tutto, senza davvero guardare oltre alle mere preferenze di gusto (lasciò sul tavolo anacardi e noci, il resto in dosi più o meno elevate trovò spazio nella sua ciotola).

Di tacito accordo saltarono il tavolo delle verdure e presero da bere: una tisana che sull’etichetta del contenitore prometteva qualcosa di simile all’eterna giovinezza per Lance e una tisana color rosa che dall’odore prometteva di avere un sapore dolce – contrariamente a quella di Lance che odorava di fieno appena tagliato – per Keith.

Al tavolino Keith fu soggetto alle chiacchiere assonnate di Lance, che era una visione con gli occhi socchiusi per il torpore e un sorriso dolce sulle labbra. Sette anni assieme e Keith si innamorava ogni volta che vedeva Lance intontito dal sonno.

***
 
I massaggi erano stati un’esperienza dolorosa e imbarazzante, ma che li aveva piacevolmente lasciati con i muscoli di pastafrolla – sebbene Keith avesse dovuto sopportare assieme alla povera massaggiatrice i continui flirt del suo ragazzo e le battute più tristi della storia delle battute tristi - e come ultima esperienza alle terme avevano deciso di sfidare il gelo e la neve e provare le vasche di acqua calda sul tetto del palazzo. Nevicava pigramente e il tetto era addobbato con luci natalizie e palline colorate. Da un interfono nascosto provenivano le note di “Baby it’s cold outside”, cosa che Keith trovò assolutamente ironica perché si gelava letteralmente. L’idea di togliersi l’accappatoio era dolorosa, ma trovato un lettino libero (stranamente non un’impresa difficile) se ne dovettero separare a malincuore.

L’acqua calda delle vasche invece era un balsamo per i nervi e i muscoli e molto onestamente, dovette ammettere Keith a se stesso, per i suoi genitali, che avevano tentato di scavarsi un posto all’interno del suo corpo appena messo piede al gelo di fine dicembre.

Le vasche erano un sistema che ricordava molto delle terme naturali nordiche, piccole ampolle di acqua collegate fra di loro che fumavano a contatto con l’aria fredda. In ogni ampolla potevano stare non più di cinque persone, se solo se interessati a stringersi.

Keith impedì a Lance di unirsi ad una pozza dove si trovavano già tre ragazze (e una aveva ammiccato a Lance, quindi il suo flirtare idiota probabilmente non sarebbe andato a vuoto e Keith non aveva voglia di giostrare due ragazze mentre il suo ragazzo dava false speranze ad una terza per concludere la giornata) e quindi lo trascinò verso un’ampolla già occupata da un paio di ragazzi apparentemente dormenti.

Non dormivano, come fu chiaro quando Lance e Keith entrarono nell’acqua, e Keith si pentì amaramente quando uno dei due ragazzi iniziò a conversare. Lance rispose cordialmente, sebbene non particolarmente entusiasta, ma il ragazzo sembrò quasi liquidarlo. Keith si sentì fissato e riaprì gli occhi (che non ricordava di aver chiuso) e vide che, sebbene fosse Lance a rispondere alle domande, il tizio aveva il suo sguardo fisso su di Keith.

Lance stava gradualmente perdendo la pazienza e le spalle di Keith iniziavano a gelarsi, nonostante l’acqua fosse calda. Non gli sarebbe dispiaciuto restare ancora, ma le condizioni non parevano favorevoli, soprattutto considerato che Lance pareva ad un passo dal fare una scenata di gelosia.

Così sospirò e si appoggiò con la testa alla spalla di Lance.

“Andiamo?” chiese, interrompendo bruscamente il ragazzo che parlava – di cosa, Keith non aveva interesse a scoprire – e Lance annuì, e le labbra si distesero in un sorriso arrogante, prima di poggiarsi sulla sua fronte.

Il tragitto fino all’interno fu silenzioso, ma appena Keith si chiuse la porta alle spalle Lance scoppiò a ridere.

“Dovevi vedere la sua faccia!” ghignò e Keith sorrise al pensiero. Sollevò gli occhi al cielo per prendere in giro Lance, e per puro caso si accorse che anche gli interni delle terme erano decorati in modo natalizio e che dai soffitti pendevano dei mazzetti di pungitopo. Sorrise, constatando che erano finiti proprio sotto uno dei mazzetti (un cliché che non sarebbe stato possibile evitare, considerata la quantità industriale di pungitopo che pendeva dal soffitto).

Indicò a Lance la sua scoperta, e gli occhi del suo ragazzo brillarono come due stelle alla realizzazione che aveva una scusa natalizia per baciare Keith in pubblico.

Keith tese una mano che Lance afferrò e si lasciò andare contro il petto di Lance, rendendosi conto solo in quel momento che nella fuga avevano abbandonato gli accappatoi sulla sdraio all’aperto. Fu un pensiero fugace, perché subito il viso di Lance era a pochi centimetri dal suo, e il suo fiato caldo sulle labbra gli diede la pelle d’oca. Sorrise maliziosamente chiudendo gli occhi, le mani seguirono le ben conosciute valli e colline dei muscoli delle braccia di Lance fino a ritrovarsi dietro al suo collo.

Le labbra di Lance si posarono sulle sue delicatamente, mentre le mani trovarono il loro posto in basso alla schiena, a tormentare l’elastico del costume da bagno.

Keith mordicchiò il labbro inferiore di Lance, quasi a convincerlo a baciarlo seriamente e Lance sbuffò col naso una risata e finalmente concesse a Keith di invadergli la bocca.

Si baciarono forse più a lungo di quello che avrebbero dovuto per rispetto alla decenza, ma sarebbero andati avanti, non fosse stato per i loro stomaci che, in tacito consenso, resero rumorosamente noto il fatto che stavano morendo di fame.

Il baciò mutò in una risata, e Keith prese per mano Lance, trascinandolo verso una sauna per un ultimo quarto d’ora di pace.

“McDonald’s?” chiese Lance, fra uno sbuffo di ilarità e l’altro.

“McDonald’s,” concordò Keith, stampandogli un altro bacio sulle labbra, sperando di zittirlo.
   
 
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