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Autore: Never_Something    22/12/2017    5 recensioni
Partecipante al contest "About music" indetto da Soul_Shine sul forum
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Durante la solita corsa mattutina Madison incontra un ragazzo strano e silenzioso.
Dal testo:
La prima volta immaginai lo avesse fatto perchè non mi aveva mai visto.
Dopotutto non uscivo mai di casa, se non per la corsetta mattutina e per le lezioni.
La seconda volta diedi la stessa motivazione. Magari non aveva ancora capito chi ero e voleva chiarirsi.
La terza cominciai a preoccuparmi. Insomma, che cosa voleva?
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Partecipante al contest About Music, indetto da Soul_Shine sul forum
Numero parole: 1808
Canzone: Everything has changed by Tailor Swift feat. Ed Sheeran


Io la mattina corro. 
Ho preso questa abitudine più o meno un anno fa. Mi alzo, bevo un caffè velocemente, mi vesto comoda, infilo le mie ormai consumate scarpe da ginnastica e corro. 
Il mio paese si trova tra la campagna e la città; non ci sono molti campi, ma la struttura è rimasta come quella dei paesi di una volta: molte stradine intrecciate e ancor più curve insidiose. Per questo, districandomi per i vicoli, riesco a fare tre chilometri e mezzo ogni mattina.
Non lo faccio per dimagrire e neanche perchè sono fissata con la linea. L'unico motivo è perchè mi piace correre. Mi piace il vento che mi fischia nelle orecchie, sentire i miei capelli raccolti in una coda che rimbalzano per le schiena tesa, adoro perfino il tipico dolore ai muscoli appena tornata a casa.
Dopo qualche giorno che iniziai questo mio rito, avevo cominciato a incontrare uno strano ragazzo. Completato il primo chilometro, sentivo il rumore di una bicicletta. Qualche secondo più tardi mi affiancava. Pensavo avesse pressapoco la mia età. Biondo. Non riuscivo a distinguere il colore degli occhi, ma da subito pensai fosse carino. Mi affiancava, mi squadrava da capo a piedi, per poi superarmi senza dire niente.
La prima volta immaginai lo avesse fatto perchè non mi aveva mai visto.
Dopotutto non uscivo mai di casa, se non per la corsetta mattutina e per le lezioni.
La seconda volta diedi la stessa motivazione. Magari non aveva ancora capito chi ero e voleva chiarirsi.
La terza cominciai a preoccuparmi. Insomma, che cosa voleva? Se voleva sapere chi ero, bastava chiedermi il nome. Mica lo mangiavo!
Il fenomeno persisteva e io, sperando che cogliesse il messaggio, lo guardavo male mentre mi era vicino. 
Forse non coglieva il messaggio o forse io dovevo migliorare il mio sguardo omicida, fatto sta che lui continuava. Arrivava silenziosamente, mi guardava e andava via esattamente come era arrivato.
Passarono una, due settimane.
Se non intendeva fare il primo passo, lo avrei fatto io. Odiavo apettare.
Come ogni mattina, sentì il rumore che lo annunciava. Doveva usare una bicicletta molto vecchia, era assordante. 
Arrivò al mio fianco.
-Come ti chiami?- chiesi a bruciapelo, sperando di avere una risposta
-...-
Verdi. 
Riuscì a vedere il colore dei suoi occhi prima che scappasse come al solito.

All I knew this morning when I woke
Is I know something now, know something now I didn't before.
And all I've seen since eighteen hours ago
Is green eyes and freckles and your smile
Make me fell right 

Da quell'episodio, non lo vidi più. 
Per nove giorni. Lo so perchè li ho contati. 
Da persona ansiosa quale sono, il fatto di non vederlo più mi faceva preoccupare. Magari aveva avuto un incidente. O forse la colpa era mia. 
Non avrei dovuto chiedergli il nome? Magari gli aveva dato fastidio... 
Oppure quando passava mi guardava solo per non investirmi.
O era di fretta.
Oppure...
In poche parole, cominciai a farmi film mentali (ma cosa dico, intere serie!).
E non ci pensavo solo quando non lo sentivo venire ma per tutta la giornata: mentre mangiavo, mentre ero all'università, mentre parlavo con mia mamma per telefono. Era un pensiero fisso e lo sarebbe rimasto fino a che non lo avessi visto ancora.
La mattina del decimo giorno ci avevo rinunciato.
Correvo più veloce degli altri giorni. Non ne sapevo il motivo. 
Volevo solamente finire il giro il prima possibile e crogiolarmi nel divano.
Solo io, Netflix e un pacchetto di patatine. Al solo pensiero accelerai il passo.
Quando stridere familiare mi fece spalancare gli occhi.
Si avvicinò.
-Erick-
-Eh!?!- mi girai visibilmente sconvolta. Ma allora parlava!
-Il mio nome. Non lo volevi sapere?- chiese con tono ovvio,ma riuscì a vedere le sue guance dipingersi di un leggero rosa. Oh, adorabile.
Vedendo che non dicevo altro, aumentò la velocità per superarmi.
No. No no no no no. Non avevo intenzione di lasciarlo andare via ancora, per la millionesima volta, solo perchè era un biondino timido.
Così feci la cosa più sempice e efficace: feci finta di cadere.
Portai il busto in avanti e rotolai. Non mi feci assolutamente niente.
Dopo un glorioso 360 nella polvere, mi ritrovai a schiena a terra, con Erick che mi guardava dall'alto preoccupato. La sua bici era qualche metro più avanti, abbandonata per terra.
-Tu-tutto a posto?- chiese abbasandosi al mio livello.
-Alloooora, hai detto di chiamarti Erick...?- ignorai la sua domanda, mettendo le braccia dietro la testa e cercando di darmi un contegno.
-Ehm, sì?- disse incerto
-Non sei convinto manco tu- sbuffai una risata
-E tu hai fatto finta di cadere-
-E' colpa tua-
-Mia!?-
-Se mi avessi parlato non l'avrei fatto- mi alzai da terra e spolverai i pantaloni
-La prossima volta ti lascio in strada- fece lo stesso
-Crudele- lo accusai, non riuscendo a nascondere un sorriso
-Idiota- 
-Non sono idiota. Sono Madison- risi del mio stesso gioco di parole
Ci guardammo negli occhi. Erano dello stesso colore, verde tendente all'azzurro. Aveva il viso rosso e un broncio da bambino.
-Sai, penso che andremo d'accordo- annunciai ricominciando a correre e lasciandolo lì a recuperare la bicicletta.

'Cause all I know is we said, "Hello."
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name
Everything has changed


Da quel giorno, cominciammo a parlare.
In breve tempo scoprì che aveva ventidue anni, uno in più di me.
Scoprì che andava all'università ma non ci eravamo visti per via dei corsi diversi. Io scienze motorie, lui belle arti. 
Non gli piaceva guardare il calcio (-Stai perdendo punti- -Non è colpa mia se non mi piace!-) e ascoltava musica classica.
Sapevo che ogni mattina mi guardava perchè gli incuriosivo ma non aveva mai avuto il coraggio di parlarmi.
Mancava solo una cosa da scoprire.
-Perchè diavolo mi chiami Angel, se io mi chiamo Madison?!?- urlai dopo l'ennesima volta che usava quel sopprannome.
-Questa non è una cosa di qui parlerei qui- sbuffò ma, dalla faccia che fece, se ne pentì subito dopo
-Oh oooooh, mi stai dicendo che vuoi uscire con me?- chiesi gustandomi la sua espressione imbarazzata
-No, cioè sì...se tu vuoi... credo- cominciò a balbettare e io mi asciugai le lacrime che erano apparse al lato dei miei occhi cercando di non ridere.
-Ovvio, Erick. Adesso corro. Letteralmente. Ho lezione e non posso arrivare in ritardo- lo salutai con un cenno della mano avviandomi velocemente.
-Al Bar in centro alle tre?- urlò con le mani attorno alle bocca
Mi girai per annuire. Era felice. E in qualche modo lo ero anch'io.
-A dopo Angel-

All I know is you held the door
You'll be mine and I'll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
 

Arrivai dentro il bar alle tre passate. Non di molto, o almeno speravo.
Era un posto accogliente. Le pareti verde acqua chiaro facevano contrasto con i mobili in mogano scuro e con il rosa antico con cui erano rivestite le sedie.
C'erano poche persone, tra cui Erick.
Per raggiungere il tavolo a cui era seduto, passai vicino ad un gruppo di ragazzi, due maschi e una femmina. Quest'ultima e quello biondo ridevano tenendosi la pancia e appoggiandosi l'un l'altro, mentre il corvino li guardava male.
Mi sedetti e Erick alzò un soppracciglio.
-Sei in ritardo- mi ammonì
-SeI In RiTaRdO- gli feci il verso, concludendo con una molto matura linguaccia.
Si coprì il volto con una mano e sospirò.
Al nostro lato comparì un cameriere, che mi fece prendere un infarto.
-Cosa volete ordinare signori?- chiese con un'espressione deliziata in faccia che gli faceva risaltare il piercing sotto il labbro. Probabilmente si divertiva a spaventare le persone.
-Un caffè macchiato- si limitò il ragazzo davanti a me
-Una cioccolata calda con panna. E avete quelle ciambelline con la glassa rosa?-
-Certo-
-Un paio anche di quelle-
-Perfetto- se ne andò e riuscì a scorgere sul suo taccuino una serie di zero e uno al posto delle ordinazioni. Strano.
-Tu ora mi dici come fai a mangiare quella roba e non essere grassa o con il diabete- mi distrasse il biondo dai miei pensieri
-Si chiama magia. O corsa mattutina, chiamala come vuoi tu- dissi concludendo con una alzata di spalle ed uno sbuffo.
Rise piano e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che me lo sarei mangiato volentieri, era così dolce. Quasi come queste prelibatezze glassate che mi erano appena comparse davanti. Sono veloci a servire in questo posto. 
Cominciai ad abbuffarmi sotto lo sguardo sconvolto di Erick.
-Angel, non scappano mica- cercò di sembrare scocciato ma, anche senza guardarlo, potevo vedere il sorriso soddisfatto che lo illuminava.
All'improvviso mi ricordai del motivo per cui eravamo finiti per uscire.

And all I feel in my stomach is butterflies
The beautiful kind, making up for lost time,
Taking flight, making me feel right like
I just wanna know you better 

-Perchè mi chiami "Angel"?-
Sembrò pensarci un attimo, come se non fosse sicuro di potermelo dire o no.
-Prometti di non prendermi per i fondelli una volta che l'avrò detto?-
-Giuro- dissi alzando le mani per far vedere che non stavo incrociando le dita
-Okay. Hai presente le prima mattina che ti ho incontrato? Stavi correndo verso Est, dritta verso il sole che si era appena alzato. Sarò stato un pò stordito dal sonno, ma posso giurare di aver visto due ali di fuoco sulla tua schiena...- si fermò sorridendo pensieroso al ricordo, guardandomi dritto negli occhi.
-Ho persino fatto un disegno su quella scena- mise le mani sotto il mento e mi guardò tranquillo.
Mi chiesi come faceva ad esserlo dopo aver detto una cosa del genere. 
-Oh- è l'unica cosa che riuscii a dire
Continuava a fissarmi con un'espressione mite e un sorrisetto timido. 
Rimanemmo a guardarci per un tempo indefinito, gli sguardi incatenati da una forza che ancora adesso faccio fatica a descrivere.
Non sentivo niente. C'eravamo solo noi, i nostri occhi persi e le mani che si cercavano senza mai trovarsi.
Era bellissimo fino a che...
-Ehi, Angel, sei sporca di cioccolato- aveva uno strano ghigno a deformargli il volto.
-D-dove?- chiesi imbarazzata. Ovviamente dovevo sempre fare in modo di aumentare la mia già enorme lista di figuracce.
-Mmmmmh...- si avvicinò e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
-Qui- concluse ancora a pochi centimetri dal mio viso
Mi sentivo andare le orecchie a fuoco. Probabilmente ero ridotta come un pomodoro maturo.
-Molto clichè da parte tua- sussurrai cercando di ritrovare il mio solito carattere e di non evaporare. Perchè lo avrei fatto volentieri in quel momento.
-Ammettilo che ti è piaciuto-

All I know is we said, "Hello."
So dust off your highest hopes
All I know is pouring rain and everything has changed
All I know is a new found grace
All my days I'll know your face 

Io la mattina corro.
Non lo faccio per dimagrire e neanche perchè sono fissata con la linea. Anzi, io, la cioccolata calda e le ciambelle andiamo molto d'accordo.
Oggi mi sono svegliata, ho lasciato la mia cara, calda trapunta e le braccia del mio ragazzo. Ho bevuto un caffè di fretta e sono uscita, sostandomi un attimo a guardare l'aquerello appeso al muro. 
E' rappresentata una ragazza di spalle. Dalla sua schiena spuntano due ali aperte rosse come il fuoco.
Oggi corro tranquilla, tanto non devo andare da nessuna parte. Non devo più inseguire nessun misterioso ragazzo e neanche far finta di cadere.
Apro la porta di casa e non faccio in tempo ad entrare che qualcosa di morbido mi colpisce in pieno viso per poi cadere ai miei piedi.
Seguo la sua caduta con lo sguardo e c'è un cuscino.
Nel divano c'è Erick, pronto con un altro proiettile da lanciarmi nella mano
-Avresti potuto aspettarmi, bastarda-

And everything has changed

Angolino dell'autrice
Non credo ci sia molto da spiegare, solo un piccolo appunto.
Ho inserito nella storia altri personaggi che sono apparsi in altre storie:
  • i tre ragazzi al bar sono John, Jamie e la sottoscritta (apparsi in praticamente tutte le storie che ho pubblicato)
  • il cameriere che scrive le ordinazioni in codice binario è Mike(hacker via di testa in "John puoi almeno provarci"). Il fatto che lavori in un bar e prenda le ordinazioni in quel modo è scritto in una storia non pubblicata.
Non ho altro da dire. Alla prossima!
Never_Something
   
 
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