Daphne è sempre stata troppo.
Troppo bella, troppo lasciva, troppo impetuosa in ogni cosa – nel suo modo di parlare, di camminare, nel modo in cui s’atteggia a donna d’altri tempi e si scosta i serici capelli biondi dal viso pallido, anche se sa che torneranno a infastidirla poco dopo.Non è mai stata Astoria – severa, austera, silenziosa e calcolatrice – e neanche è mai riuscita ad essere come sua madre, l’emblema della perfezione e della dedizione ad una sola causa, ad un solo amore.
Daphne è una bambola di porcellana crepata di buio e di violenza,
divampante della passione con cui si concede solo a te.
Tu la osservavi da un po’ di tempo – la perfetta Serpeverde, purosangue, il corpo sinuoso un richiamo impossibile da
ignorare.
È un gioco fatto di sguardi tentatori e lascivi, di parole sussurrate a mezza voce, è una corsa spietata contro il destino che, l’hai sempre saputo, è quello che è.
Il Fato è l’unica cosa che potrebbe impedirti di fare ciò che vuoi – con l’aria d’un diavolo in decadenza e l’anima a pezzi, la coscienza che ormai tace, ti appropri anche del suo troppo, della sua forza impetuosa, del suo fuoco vivo.
Daphne è sempre stata sola.
Nascosta dietro muri d’arroganza e scelleratezza che solo tu, Draco - con la tua mesta follia - avresti potuto capire, la sua anima arde
divampante nel desiderio di ribellarsi e di continuare a sentire, di non perdere se stessa – e questo infine lo ammiri, perché tu non ci sei mai
riuscito, tu ti sei perso tante volte e ormai di te non resta che un fantasma, uno spettro d’apatia che non ha pietà neanche per lei, per lei che
iniziavi ad amare.
Ancora dentro di lei, ancora sporco del suo odore – della sua morbidezza, del calore delle sue membra avvinghiate alle tue
– la macchi con un nuovo dolore, aggiungi crepe più profonde alla sua pelle di porcellana, alla sua esistenza appesa a un
filo.
“Sto per sposare Astoria”