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Autore: ToraStrife    23/12/2017    0 recensioni
[Alicia, un fumetto con la A maiuscola]
Per un bacio di Alicia, Alex farebbe di tutto, anche se le continue macchinazioni di Zia Beth e sua madre Melinda per "aiutarlo", finiscono sempre per metterlo in un mare di guai.
Ma per amore si può tutto... anche partecipare ad una gara di Go Kart assieme a concorrenti che mai nessuno immaginerebbe!
In questa P-Al-odia (scritta così per un preciso motivo) dedicata alla grande Mika, a cui porgo questo regalo di Natale.
Tanti auguri a tutti!
Genere: Demenziale, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Alicia
Fandom basato su "Alicia, un fumetto con la A Maiuscola", dell'autrice Michela "Mika" Fusato.

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Chi è Alicia? Una ragazza semplice, non è la ragazza più bella, non è quella più alla moda e probabilmente non è nemmeno la più intelligente! Semplicemente Alicia è una ragazza che vive la sua vita normale da liceale, tra amori non corrisposti, amiche e studio, che si reca un’estate dalla Zia in un paesino sperduto di montagna, ben lontano dalla città nella quale è cresciuta e vive. La sua vita cambierà tutto d’un tratto! Via i vecchi schemi, via le vecchie abitudini, Alicia dovrà esser pronta ad accogliere nuovi sentieri.. e chissà.. magari nuovi amori.


Kiss Me Alicia


(Una pALodia con la AL maiuscola)





Il treno arrivò, sbuffando come un cavallo infernale.
Il vapore della locomotiva conferiva un aspetto sulfureo all'anacronistico verme d'acciaio che si era insinuato, scivolando sulle rotaie, dentro alla stazione del paese.
Il ragazzo si alzò dalla panchina, facendo cadere il giornale ormai infradiciato dall'umidità.
Con ansia, corse verso la folla di parassiti umani che, stanchi, scaricavano membra e bagagli fuori dalle carrozze.
Scrutando tra i volti anonimi, finalmente la riconobbe.
- Alicia! - Gridò, agitando la mano per farsi notare.
Scostando i lisci capelli castani, la ragazza si girò in direzione del richiamante.
- Alex, you came! - Esclamò, con un gran sorriso.
Il ragazzo si avvicinò. - Welcome!
Aveva una grande voglia di abbracciarla, ma non erano né il luogo né il momento adatti.
Si offrì, piuttosto, di portarle il leggero bagaglio a mano.
Attraversando il paese, notarono di come la gente si affrettasse a chiudersi in casa, per poi sbarrare porte e finestre.
Nessuno voleva essere in giro dopo l'imbrunire.
- People are really scared. - Commentò Alicia.
Alex annuì.
- Yep. This is why we're going in "that".

Ben presto si ritrovarono da soli per la strada.
I passi sul terreno umido lasciavano una disgustosa sensazione di appiccitaticcio.
Foglie morte e sporcizia si erano attaccate alle scarpe con tacco della ragazza, che protestò attraverso degli sbuffi.
Alex sorrise, indicando i suoi scarponi.
- I know, I know, too late for complaining. - Lo liquidò Alicia.
Ben presto uscirono dal villaggio, e il sentiero si perse in uno sterrato montano.
Un ululato riecheggiò nella valle, facendo venire i brividi alla coppia.
- We're almost there. - Sussurrò Alex, per rassicurare Alicia, e senza darlo a vedere, per farsi coraggio a sua volta.
Intanto, il buio si era infittito, tanto che Alex dovette tirare fuori una torcia per illuminare il percorso.
Piccoli sbuffi di vapore cominciarono a materializzarsi ad ogni respiro, segno che la temperatura era scesa di parecchi gradi.
Il ragazzo si accorse che l'amica stava tremando, complice il vestito leggero indossato.
Ragazze di città.
Alex decise di averne avuto abbastanza, quindi la prese per mano e cominciò a camminare a passo spedito, ignorando le sue proteste.
Le scarpe con tacco erano ormai dei paciocchi di fanghiglia, e i capelli, a causa dell'umidità, erano tutti arruffati.
I rimarchi di lei vennero bruscamente interrotti quando finalmente si rese conto di essere arrivata a destinazione.

La magione abbandonata appariva in tutta la sua desolazione.
I segni del tempo avevano intaccato irrimediabilmente ciò che una volta doveva essere stato un gioiellino di eccentricità: chi, dopotutto, poteva avere l'idea di costruire un villa in stile giapponese nel pieno cuore di Montignon?
Le sterpaglie avvolgevano con i loro tentacoli verdi la dimora senza vita.
Le pareti piene di buchi, il legno marcio degli stipiti, il nauseante odore di acqua piovana ristagnante: tutto comunicava solo degrado.
Agli occhi di Alicia, di quella casa era rimasto solo il ricordo sbiadito di un tempo che fu.
Guardandola, una indescrivibile inquietudine si impossessò di lei, facendole scorrere un brivido lungo la schiena.
- So, this is it. - Balbettò. - The Aunted House.
Alex la guardò, stupito, poi la corresse.
- You mean "Haunted"!
No. - Ribatté Alicia, squotendo la testa. - I mean "Aunt".
Improvvisamente, da dietro una finestra due terrificanti occhi fecero capolino, terrorizzando gli sventurati visitatori.
La porta si aprì di battente, a dispetto del suo aspetto di scorrevole, e una creatura orrenda uscì in tutta la sua impetuosità.
L'essere si avvinghiò alla ragazza, che si lasciò sfuggire un urlo di spavento.
- Alicia! - Alex si girò, con l'intenzione di intervenire, ma un altro essere era nel frattempo apparso da oltre la soglia, e gli si era buttato addosso.
Fu una colluttazione impervia e angosciosa, quando finalmente Alex riuscì ad aver ragione del suo assalitore.
Con una spinta, si liberò dell'avvinghiante mostro, e lo spinse per terra.
Il ragazzo ansimò, cercando ancora di interpretare cosa fosse quell'ammasso informe.
Non poté continuare, perché la voce allarmata di Alicia lo richiamò.
- Alex!
Senza  esitare, il ragazzo intervenì per separare Alicia dall'altra "cosa".
Mentre quest'ultima batteva in ritirata, affiancandosi al suo simile, Alex poté sentire il corpo della sua amica mentre si avvinghiava a lui.
Poteva persino sentire il battito impetuoso del cuore della ragazza
La strinse a sua volta, sopraffatto da una vampata di emozione.
Gli occhi di Alex distolsero l'attenzione dai mostri e si posarono su quelli di Alicia.
Ancora tremante, anche lei ricambiò quell'occhiata, ed entrambi i loro volti divamparono di un rosso fuoco.
La vampata raddoppiò, quando sentirono un applauso provenire dalle due creature.
Immediatamente si staccarono, imbarazzati, salvo poi controllare meglio l'aspetto di chi li aveva aggrediti.

Nonostante l'impressione iniziale, non erano mostri, ma esseri umani.
Il primo aveva dei pittoreschi baffetti che adornavano una bocca impegnata a fumare un sigaro cubano. Indossava giacca e pantaloni a righe verticali, che conferivano un aspetto elegante, ma soprattutto tetro.
Ogni tanto, schioccava anche le dita.
Il secondo, invece, era ingobbito e in postura scimmiesca, con gli occhi e le orecchie enormi, e infine la carnagione pallida, che tracciavano una pallida imitazione di ciò che una volta doveva essere un umano.
Entrambi pronunciavano strane, apparentemente insensate, parole.
Un più accurato esame, tuttavia, svelò dei particolari che mutarono lo sgomento dei due ragazzi in un seccato scetticismo.
- Perché Gomez della famiglia Addams e Gollum del Signore degli Anelli dovrebbero essere qui?
Una terza occhiata, infine, rivelò la soluzione del mistero.
- Madre! - Esclamò Alex, con una smorfia in stile Jean Claude di "Sensualità a Corte" e il dito puntato sul finto signor Addams.
- Zia Beth! - Fece eco Alicia, in direzione del mostriciattolo.
- Come avete fatto a riconoscerci? - Domandò, sbuffando, quest'ultima. - I nostri travestimenti erano così perfetti!
Alex fece una smorfia sprezzante. - Vi conosciamo troppo bene, ormai.
D'altronde, era impossibile confondersi, dal momento che "Gomez" e "Gollum" continuavano a ripetere rispettivamente Carrra e Tesssoro.
- E' servito, comunque. - Cinguettò Melinda, la madre di Alex. - Vi ha fatti abbracciare, e quasi...
- "Quasi" cosa? - Tuonarono i due ragazzi, imbarazzati. A dispetto della domanda, non avevano alcuna intenzione di conoscere l'ovvia risposta, quella che fornì Beth.
- Ma il bacio, no?
- Non dirlo! - Tuonò, inutilmente, Alicia, livida di imbarazzo.
- Scommetto che l'incipit iniziale da film horror è una vostra trovata! - Accusò Alex.
Le due signore non tentarono neppure di negare, ridacchiando.
- E scommetto anche, - Proseguì lui. - Che c'è lo zampino dell'autrice.
- Non mi tirate in ballo, tu e Alisia! - Ribatté Mika, la fumettista, affacciandosi da dietro le quinte, con una bambina dormiente in braccio e una matita in mano. - Ho già abbastanza da fare con la serie regolare, figurarsi le fanfiction.
- Ha ragione. - Intervenne Alicia. - E poi, lei, il massimo che fa, è disegnarmi osé.
- Chiamalo "osé" - Sghignazzò la zia. - Ormai i lettori ti conoscono più da nuda che da vestita.
La ragazza avvampò in viso, e si preparò, col dito puntato verso la parente, a dirgliene quattro.
Un vagito, tuttavia, placò immediatamente i suoi bollori.
Era la figlioletta di Mika, che di fronte a quel baccano aveva cominciato ad aprire gli occhi.
La fumettista si apprestò a cullarla, e nel contempo ammonì i presenti.
-
Non me la svegliate!
Il tenero spettacolo sciolse immediatamente il cuore a tutte le esponenti del gentil sesso presenti, che si riunirono attorno all'infante in un coro di "Awww", "Kawaiii", "Cheddolceee"
- E' davvero tua? - Chiese la zia all'autrice. - Sembra solo ieri che, quando avevi cominciato questo fumetto, eri appena una nanerottola.
- Adesso, invece, cara, - Aggiunse Melinda, - sei diventata una di noi. Ma di che segno è?
- Vergine, - Rispose la mangaka, con una punta di orgoglio. - Come la mamma.
- Poi ci sono gli altri due vergini, nell'altro senso. - Commentò maliziosa Beth.
Gli sguardi delle tre comari si posarono prima su Alicia, che avvampò, e poi su Alex che, tuttavia non stava facendo caso alla discussione: era troppo impegnato a sbuffare perché piantato in asso, colpevole di essere maschio e di non condividere interessi per infanzia e pannolini.
- Che noia. - Soffiò, alzando un sopracciglio verso le tre adulte. - Prima cercano di mettermi in mezzo alle loro macchinazioni, poi, non appena vedono un bebé da coccolare, fanno a gara!
Le ultime tre parole suonarono come una rivelazione a Zia Beth, alla quale si accese una candela sulla testa.
(Perché una candela? - Chiese, in disparte, Alicia a Mika. - Nei fumetti non si usa una lampadina?
L'altra fece spallucce. - Questa è una casa moolto vecchia.)
- Ma certo! Che idea!
- Cosa intendi? - Domandò Alex, dubbioso, squadrando Beth con le braccia conserte.
- Fanno a gara! Oggi in paese c'è la corsa di Go Kart!
(- "Oggi?" Non è un po' tardi? Era calato il sole! - Ridomandò Alicia, sempre in disparte, a Mika.
- No, siamo in pieno giorno. Il sole per un momento era andato dietro la montagna. - Spiegò l'autrice, mostrando una dubbia raffigurazione della valle. - Non si è mai parlato di tramonto.)
-  Naturalmente, ti ho già iscritto, Alex. - Cinguettò Melinda, ignorando i conseguenti improperi del figlio. - Non mi ringraziare.
- E cosa sarà il premio in palio? - Domandò ingenuamente Alicia.
La zia e Melinda si unirono in una sgradevole sghignazzata maliziosa.
- Ma che domande, tesoro!  Un tuo bacio!
- Un mio cooosa? - Urlò, scandalizzata, la ragazza.
Mika fece finta di tossire, indicando la figlia appena riassopita.
La ragazza si tappò immediatamente la bocca, poi, quasi sottovoce, ripeté.
- Un mio cooosa? Voi siete impazzite! Non sono un premio in palio!
- E' quello che dico anche io! - Protestò Alex. - Non so cosa vi siate messe in testa, voi! Ma nulla al mondo mi convincerà a partecipare! Proprio nulla!

Come potete immaginare, il proposito di Alex non si realizzò.
Bastò infatti voltare pagina per cambiare immediatamente ambientazione.
Gli occhi dei lettori potevano ammirare una splendida visuale esterna: vi era un circuito di gara, vi erano degli spalti, vi era la musica, vi era persino un pubblico pagante.
La grande gara stava per iniziare.
Alex si ritrovò seduto su un piccolo bolide posizionato sulla griglia di partenza, brontolando.
- Va sempre a finire così. Sono sempre la vittima!
- E cosa dovrei dire, io? - Ribatté Mika, che, a fianco, si era ritrovata vestita con un audace bikini da Race Queen, con tanto di parasole.
Le curve sinuose della ragazza costituivano una bella tentazione agli occhi dell'improvvisato pilota: probabilmente una di quelle cose di cui avrebbe dovuto ringraziare Mika.
Cento sacchi. - Sentenziò la suddetta, aspettando il compenso con la mano tesa.
- E non mi guardare con tanta insistenza! - Protestò Alicia, imbarazzata, cercando di coprirsi col parasole.
- Persino i capelli, - Aggiunse la ragazza, sfiorandosi una ciocca. - Come me li hanno sistemati? A doppi odango che sembro Sailormoon.
- A volte credo che tu sia il manichino di allenamento della fumettista. - Ironizzò Alex. - Su cui sperimenta nuovi vestiti e pettinature.
L'autrice sghignazzò, con aria malignamente compiaciuta.

Sugli spalti, intanto, zia Beth e la mamma di Alex osservavano la gara imminente.
La prima sgranocchiava piluccando da un sacchetto di pop corn, mentre l'altra sventolava entusiasta alcune bandierine.
- Credi che vinceranno? - Chiese Melinda.
- Dipende. Alex sa guidare?
- Certo che sì. Ha un'abilità innata, un dono di famiglia.
- Noto. - Constatò Beth, mentre con due dita tirava fuori dal sacchetto la patente del ragazzo.
Non si stupì neppure. Dopotutto, se la madre aveva vinto il suo documento nelle patatine...
- Cielo, - Aggiunse l'altra. - Sono più emozionata di quano trasmettono in TV la mia soap opera preferita.
Beth face spallucce: non avendo in casa una TV, ricordava a malapena di cosa fosse una soap opera.
D'altronde, non ne aveva neppure più bisogno, da quando le vicende quotidiane tra la nipote e Alex gli fornivano una fonte costante di spasso.
- Per curiosità... - Domandò tuttavia. - Come si intitola il programma?
La bionda rispose, con aria sognante. - "Tra il dire e il fare, c'è di mezzo l'amare"!
Beth continuò imperterrita a sgranocchiare,  meditando silenziosamente su che razza di titolo fosse.
Gli altoparlanti intanto vibrarono, e una voce metallica annunciò l'evento tanto atteso.
- Benvenuti alla grande gara annuale di Super Marco Kart. - E dopo una pausa per dare il tempo al pubblico di esultare, proseguì con lo slogan ufficiale dell'evento. - "Perché Karta canta"!

Intanto, sulla linea di partenza.
- Ma chi sono gli avversari? - Si chiese Alex, guardandosi attorno. - E in genere, perché dovrebbero anelare al "premio"?
Al pensiero del bacio, Mika avvampò.
La ragazza proruppe, poi, in un pianto greco verso sé stessa, desiderando di essere altrove, insieme alle sue amiche, ad esultare alla vita come in un musical, cantando "It's raining men, allelujah".
- Fatela finita! - Sbottò infine, in direzione di Beth e Melinda, che, stanche di stare sugli spalti, si erano unite alla scena e, contagiate dalla Febbra del Sabato Sera, stavano ballando "Born to Be Alicia".
Tornò quindi a piagnucolare. - Ah, se almeno ci fosse Alan...
- A proposito, - La interruppe Beth, che nel mentre si era messa, seria, a sfogliare un elenco telefonico.
- Avete notato che i possibili interessi amorosi della mia cara nipote portano sempre nomi che sembrano presi in ordine alfabetico?
Il pilota e la Race Queen sgranarono gli occhi. - Che?
La signora cominciò a elencare.
- Alan, Alicia, Alex....

In lontananza, un uomo con il gilet stava consolando un povero commissario barbuto.
- Non se la prenda, Zuzzurro...

Alex si guardò attorno, sospettoso.
- Quindi, alla griglia di partenza...
E fu così che lì notò.
Di fianco a lui, su un piccolo Ufo Robot, un giovane giapponese che si presentò come Alcor lo stava salutando, agitando per l'aria un'alabarda spaziale.
Oltre, si presentarono i fratelli scienziati Albert, Angela e Einstein. La vettura era un macchinario futuristico di loro invenzione.
Successivamente, il vetusto cantante Al Bano, con sciarpone e cappello, alla guida di una Ford Fiesta Ferrero, alzò la mano.
- Felicità!
A seguire, su una rombante Harley Davidson, il cantante Heavy Metal Alice Cooper.
Infine, su una Batmobile, il fido maggiordomo da generazioni della famiglia Wayne, Alfred.
Tutto questo stravagante campionario di corridori lasciò basiti Alex e Alicia.
- C'è anche una strana coppia su un tappeto volante - Constatò Melinda. - Chi saranno?
Alicia, che li aveva riconosciuti, rise. - Ma dai, è evidente, non ci vuole un genio!
- Hai sentito? - Commentò il primo pilota del tappeto, rivolgendosi al suo amico di colore blu. - Non puoi partecipare.
Quest'ultimo sospirò, scendendo mestamente dal "mezzo". - Capisco, Aladdin.
- Anche queste, come Kaori Makimura, sono collaborazioni con altri fumetti? - Domandò, sarcastica, Alice a Mika.
- Non so, o non ricordo, nulla. - Si giusticò, fischiettando, la fumettista.
- Bene, pare che la griglia sia completa, siamo pronti a partire? - Domandò Alex.
- No! - Urlò zia Beth puntando ripetutamente il dito. - Tu, tu, tu, e voi! Siete squalificati!
Ad essere indicati erano stati i fratelli Albert, Al bano, Alice Cooper e Alfred.
- Ma perché? - Protestarono gli interessati in coro.
- Troppo vecchi! - Li liquidò la parente.
A quella obiezione, i prime tre concorrenti si ritirarono senza repliche.
Alice Cooper cominciò invece a disperarsi ed aggrapparsi alla Zia, cantando implorazioni.
- Oh, Beth, what can I do?
- Quelli sono i Kiss.* - Lo corresse, inflessibile, la parente.
Alfred, da buon maggiordomo, si occupò con nonchalance di accompagnare la Rockstar fuori di scena, accomiatandosi a sua volta.

- Bene, - Commentò Alicia. - Pare che si sia rimasti in tre.
Sarebbe riuscito, Alex, ad affrontare un temibile eroe su un disco volante, e un agile arabo straccione e ladruncolo?
I motori rombavano sulla griglia di partenza (a dire il vero, solo quello di Alex era un motore a scoppio), in attesa del Via.
Ma chi avrebbe dato il segnale?
A questo provvedette la madre,
stavolta quella di Alicia, mandando sul posto un aereoplano in affitto, che sorvolò la pista con uno striscione con su scritto "Tre, due, uno... Via!" e in allegato una postilla supplementare :"Mi raccomando, i compiti, Alicia!".
Incuranti dei commenti della Race Queen, i piloti partirono all'unisono.

Dopo la prima curva Aladdin aveva già distanziato gli avversari.
Con un sorriso di soddisfazione e il vento che gli scompigliava i capelli, il mediorientale si sentiva già la vittoria in tasca.
Dovette ricredersi, però, quando dallo specchietto retrovisore (che in questo caso, trattandosi di un tappeto volante, era costituito da un portacipria rubato alla principessa Jasmine) vide arrivare il Giapponese a bordo del suo Ufo Robot.
- Pugno Atomico! - Tuonò Alcor, premendo un pulsante.
Dal mezzo partì un braccio robotico stretto a pugno, che Aladdin evitò per un pelo.
E per fortuna, perché là dove il missile si era andato a schiantare, una immane esplosione, con tanto di fungo, devastò la zona.
- Cavoli, era davvero "atomico"! - Esclamò il ladruncolo. - Ma se vuoi il gioco pesante...
Non potendo fare affidamento sulla magia del Genio, Aladdin sfoderò l'unica arma che aveva: una scimitarra.
Puntando la lama verso Alcor, lo sfidò a duello.
Il pilota di mecha non se lo fece ripetere due volte, e sfoderata la leggendaria Alabarda Spaziale, si affiancò al concorrente.
Iniziò una danza di lame e acrobazie, con metalli che cozzavano l'uno contro l'altro, quando non sibilavano tagliando di netto l'aria.
La maestria di spada di Aladdin, frutto di costanti allenamenti e di una disciplina tramandata da millenni, trovava in Alcor, col suo fiero carattere di samurai che non ammette mai sconfitta, un rivale senza pari.
Un duello che mai si era visto prima, e nessuno poteva sapere come sarebbe andato a finire.
E infatti nessuno lo seppe, perché il tappeto volante e l'Ufo Robot, rimasti senza guida, si erano nel frattempo alzati in volo, abbandonando la pista, per strasportare gli incuranti duellanti oltre l'orizzonte.
- Così è fin troppo facile. - Borbottò Alex, ormai rimasto solo in gara.

Zia Beth, intanto, stava continuando a sfogliare l'elenco, confabulando preoccupata con Melinda.
- Se Mika continua a pucciare nomi da questo elenco, la vedo dura per mia nipote! Guarda che gentaglia! Al Capone...! Alì Babà il ladrone, Al Qaeda!
- Aleister Crowley...! - Proseguì la madre, scandalizzata. - Di questo passo, Alicia diventerà una delinquente!
- Ve l'ho già detto che io amo solo Alan! - Protestò la povera ragazza, accolta, come al solito, da un generico scetticismo.

Alex, intanto, pregustava, con rischio sbandamenti, il premio labbrato di Alicia, abbandonandosi a fantasie più o meno raccontabili.
L'idillio continuò fino a quando la testa del pilota fu coperta da una enorme ombra.
Gli occhi di lui tornarono alla realtà, per puntare le pupille verso la minaccia.
Sulla linea del traguardo, ad attenderlo, vi era un gigante alto due metri e mezzo, con lunghi capelli neri, una muscolatura da semidio, uno sguardo folle negli occhi e, soprattutto, una gigantesca e rozza spada di roccia intagliata in procinto ad abbattersi su di lui.
Sterzò all'ultimo momento, giusto in tempo per evitare il colpo, che fece tremare il terreno per l'impatto.
- E questo chi diavolo è?
- Berserker di Fate Stay Night. - Spiegò la fumettista, da dietro le quinte.
- Un'altra delle tue collaborazioni infra-fumettistiche? - Sbottò un'Alicia decisamente esasperata, scuotendo ripetutamente la povera autrice.
- No... la mia... era solo Kaori! .... - Cercò di spiegare Mika. - Tutti questi guest non sono opera mia!
All'improvviso, un pianto pose fine alla colluttazione.
- Ah, si è svegliata. - Borbottò la fumettista, cercando di cullare la figlia in lacrime.
- Ah, mi dispiace! - Si disperò, mortificata, Alicia, cercando a sua volta di calmare la piccola.
Mika sospirò.
- Non possiamo proseguire questa fanfiction, se la bambina rischia sempre di svegliarsi.
- Ma allora come possiamo fare? - Chiese Alicia.
All'autrice si accese una lampadina in testa.
- Perché a me una candela e a lei la lampadina? - Protestò Zia Beth.
Mika fece spallucce. - Io sono più progredita!
Poi, espose entusiasta la sua idea. - Niente paura, c'è Alfred!
"Non so perché, ma questa frase mi dà un senso di deja vu."  Pensò, subito dopo.
Al sentire il suo nome, il fidato maggiordomo di Batman si ripresentò, servizievole e preparato.
- Al suo servizio, Milady. Confesso che sono sollevato: mi sento più a mio agio come domestico, che come pilota.
Afferrò delicatamente la bambina, sussurrando. - Lasciate fare a me, ho tirato su persino un orfano, e guardate chi è diventato!

Intanto, Alex aveva ancora a che fare con il temibile Servant.
- Ma perché lui è qui? Cosa c'entra? - Si domandò Alex.
- Già, - Aggiunse la Zia Beth, dubbiosa. - Il suo nome inizia con la B. Non è in gara.
Una risata compiaciuta fornì la risposta.
Gli occhi di tutti si posarono su una ragazzina con indosso un elegante abito gotico.
- E' opera mia, Allyasviel Von Einzbern!
L'ultima concorrente in gara!
- E' vero! I concorrenti in Marco Kart sono otto! - Confermò Melinda.
- Obiezione! - Tuonò zia Beth, puntando il dito come un Phoenix Wright. - Anzi, le obiezioni sono due!
- Ebbene? - Ribatté la ragazzina, alzando un sopracciglio.
- Per prima cosa, - Spiegò la signora, - Il tuo nome sarebbe Illyasviel. Vale a dire, non hai i requisiti per il premio.
Alla parola "premio" Alicia arrossì, ma ormai era diventata un'abitudine, e nessuno ci fece caso.
- E per quanto riguarda la seconda obiezione, tu non sei Illyasviel.
Una pausa drammatica raggelò la scena.
Poi, la gothic lolita si tolse la parrucca, rivelando la sua identità. Tutti si stupirono quando scoprirono che altri non era che...

- Sofì! - Esclamò il gruppo al completo.
- Ebbene, sì. -  Confessò  la colpevole. - Mika mi ha fornito di un background alchemico e gotico pressoché identico a quello di Illya, vivo sola in una enorme magione vittoriana, mi si attribuiscono poteri occulti, e...
- ... E lui? - La interruppe Alex, indicando Berserker.
- Oh, lui? L'ho ipnotizzato, e ora obbedisce a me.
Il troglodita agitò l'arma grugnendo per confermare.






Alex sbatté i pugni sul volante, irritato.
Cercare di aggirare l'ostacolo si era rivelato inutile, andarci contro, era un suicidio.
All'improvviso, una illuminazione lo colse.
- Questo è Marko Kart! forse...
Ispezionò sotto il volante, e trovò alcuni pulsanti, con sopra varie raffigurazioni.
- Forte! - Esclamò il biondo.
Non sapendo quale scegliere, ne premette uno a caso.
Il polpastrello andò a spingere il disegno di un guscio di tartaruga.
Dal muso del Kart, un carapace venne sparato in direzione di Berserker.
Inutilmente, perché questi si limitò a deviarlo con la mazza.
Allora, il pilota ne premette un altro, stavolta con l'emblema di una stella a cinque punte.
Come per magia, la macchina e il pilota si illuminarono di una luce multicolore, mentre una ritmata musichetta latina* sottolineava il tutto.
- Sono invicibile! - Esclamò Alex, con un sorriso di rivalsa.
Il pedale dell'accelleratore venne premuto a tavoletta, le ruote motrici stridettero sull'asfalto e il concorrente si lanciò come una furia contro il troglodita.
Solo un grido arrestò in tempo i suoi sensi, facendo cambiare rapidamente il piede dall'accelleratore al freno.
E la macchina si arrestò appena in tempo, mentre il breve tempo di invincibilità sfumava, facendo svanire l'aura arcobaleno e la musichetta.
Beth e Melinda si unirono ad Alex nel pronunciare quell' "Alicia" che era stata suo malgrado causa della frenata.
La ragazza, infatti, era stata vigliaccamente afferrata da Berserker e utilizzata come scudo.
- Sofì, sei una vigliacca. - Soffiò il ragazzo.
La malvagia, di rimando, rise di gusto.
Alex agitò irato un pugno in direzione di Sofì. - Ma insomma, si può sapere cosa vuoi, da me?
- Ma che domande! - Rispose l'incantatrice. - Voglio il premio!
La risposta gettò un certo sconcerto tra i presenti, ma non nella maniera in cui si aspettò Sofì.
- E perché vorresti un bacio di Alicia? - Domandò Beth.
Un innaturale silenzio calò sulla scena, silenzio interrotto solo da tre malelingue.
- Stai a vedere che Sofì e Alicia.... - Iniziò Melinda.
- Non me lo sarei mai aspettato... - Continuò la  Zia.
- Io invece le shippavo sempre, in segreto. - Proseguì Mika.
La confabulazione proseguì su territori altamente Yuri, con toni così imbarazzanti che Alicia e Sofì diventarono rossi come semafori.
Quest'ultima  intanto diniegava sdegnatamente.
- Ma non scherziamo! Io volevo Alex! Se così stanno le cose, tutta questa farsa non ha più senso.
E schioccò le dita.
- Ecco, ora Berserker è libero dall'ipnosi.
Il conseguente urlo di Berserker terrorizzò tutti, anche l'Occidente.
Alex domandò sospettoso a Sofì: - Vuoi dire che adesso non obbedisce più a nessuno?
Il che, in altre parole, significava che un Berserker, vale a dire, una scheggia di follia omicida e distruttiva, era rimasta senza controllo.
- Ma non siete mai contenti, voi! - Si lamentò Sofì, dandosi alla fuga.

Il Berserker, con le movenze di un King Kong, stava agitando furioso la mazza, mentre Alicia, tenuta stretta con il braccio libero, cercava inutilmente di divincolarsi.
- Mettiti in salvo! - Urlò Alicia, presa nel suo ruolo di damigella in pericolo. - Non pensare a me!
- Una parola. - Bofonchiò Alex, i cui occhi, nonostante tutto, erano stati catturati dal bikini sempre più stropicciato e dalle movenze involontariamente sexy.
- Sbrigati, Alex! - Urlò Zia Beth. - Salvala! Fai qualcosa!
- E che cavolo vuoi che faccia? - Ribatté Alex, esasperato.
Melinda ricambiò con un occhiolino. - Sei tu l'eroe, figlio mio!
- See, l'"eroe"...
Alex si mise le mani tra i capelli.
Era a malapena un ragazzo da shoujo, e si ritrovava a dover fare l'eroe.
Cosa mai avrebbe potuto fare? Ancora si ricordava della prima volta in cui conobbe Alicia.
Tutto iniziò quando...
- Non è tempo di flashback! - Lo interruppe Alicia.
- Ah, giusto. - Alex guardò la ragazza, e poi avanti a sé.
- Questo bottone non lo avevo visto! - Esclamò, trovando sotto il volante un inquietante bottone nero, con un teschio disegnato sopra.
- O la va, o la spacca!
Il pugno del ragazzo premette con foga quell'ultima risorsa.
Dal cruscotto della macchina si aprì uno sportello, dal quale uscì la miniatura di una palma.
Successivamente, un piccolo bambolotto a forma di maiale vi si arrampicò sopra, e poi cominciò a contare.
- Cinque, quattro, tre, due...
- Oh, cielo, - Commentò il biondino, colpito troppo tardi da un dubbio. - Stai a vedere che era l'autodistruz.....
Una luce divampò, e l'intera valle venne di nuovo illuminata in un'esplosione.
Dalla deflagrazione si levò un filo di fumo, che prese una familiare, eppure inquietante forma di teschio.
Risultato: Berserker semisepolto da una montagnola di detriti, tutto il resto spazzato via.

Strategico cambio di ambientazione, di nuovo in casa di Beth.
I nostri eroi erano un po' bruciacchiati, ma fondamentalmente illesi.
- Uffa, alla fine, non ha vinto nessuno... - Brontolò Melinda.
La frivola osservazione irritò il figlio.
- E tu ti preoccupi per la gara, mamma? E' esploso tutto, laggiù. Chissà che ne è di Sofì e di tutti gli altri!?
- Non preoccupatevi, voialtri. - Intervenne Mika, con in braccio la figlia dormiente. - Nessun personaggio è stato maltrattato nella stesura di questa fiction. - E poi, rivolgendosi al maggiordomo. - Grazie, Alfred, sei congedato.
Il domestico di Batman salutò con un inchino, e se ne andò.
Alex si mise a gambe conserte,  appoggiò il gomito su un ginocchio e il mento su una mano.
- Bah, assurdo. -  Soffiò tra i denti.
- Siamo tutti salvi, - Gli disse Alicia. - Mi sembra questo, l'importante.
- Certo, certo. - Ribatté l'altro, sempre più immusonito.
- E adesso che ti prende? - Incalzò la ragazza.
Melinda ridacchiò. - Ma cara, mi sembra evidente. E' per via del premio non riscosso.
La punzecchiatura ebbe l'effetto di far scattare il giovane, con sommo divertimento delle due anziane parenti.
Alex non poté sopportare oltre questo prendersi gioco di lui: avanzò, deciso ad esternare le sue rimostranze.
Non vi riuscì, tuttavia, perché una mano sulla spalla lo bloccò.
Neppure il tempo di rendersi conto della situazione, che il ragazzo sentì due dolci labbra sfiorargli la guancia.
- Ecco il premio, campione. - Cinguettò con tono ironico Alicia, con tanto di occhiolino. - Sei contento, ora?
Alex avvampò, colto alla sprovvista.
- Non è certo per quello che ero irritato! - Sbottò, con tono sostenuto, cercando di nascondere l'evidente imbarazzo.
Imbarazzo che zia Beth e Melinda si stavano gustando, insieme a una doppia tazza di té.
Ma a dispetto delle espressioni civettuole, in questo frangente un sottile velo di insoddisfazione permeava visibilmente i loro volti.
- Uffa, speravo in un bacio un po' più.... "Più!"  -  Si rammaricò Melinda. - Non credi anche tu, cara?
Beth sorseggiò la sua tazza, pensierosa. - Ma a parte quello, siamo arrivate alla fine della storia, ma mi pare manchi ancora qualcosa...
La signora bionda sbatté le palpebre, con aria interrogativa. - Che cosa?
Un urlo improvviso attraversò la stanza, attirando l'attenzione delle donne.
Il bikini di Alicia aveva finalmente subito gli effetti della deflagrazione precedente, e si era sbriciolato in coriandoli di carta bruciata, lasciando la nostra eroina come mamma l'ha fatta, o meglio, come Mika l'ha disegnata.
Alex diventò di tutti i colori, combattuto tra il guardare e l'astenersi dal farlo.
Alicia, nuda e rannicchiata per coprire le parti strategiche, stava supplicando a gran voce Mika di ridisegnarla vestita.
L'autrice, per risposta, avanzò una mano tesa, sentenziando il prezzo di un ricatto: - Cento sacchi anticipati!
Un sorriso di soddisfazione si dipinse quindi sul viso di Beth.
- Adesso sì che è tutto normale!



FINE
  
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