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Autore: Axia    24/12/2017    8 recensioni
Spin Off tratta da Nel Dubbio dagli Fuoco.
Il primo giorno di lavoro è sempre il peggiore, è un dato di fatto, ma niente può preparare una nuova squadra eccitata a un capo tiranno, colleghi Babbani razzisti, Mangiamorte e a una vittima di rapimento molestatrice.
E il matrimonio? Chi lo organizza?
Glorya Malfoy, Lex Saxton e Lucas Potter alle prese con la loro ultima avventura di gruppo, un modo elegante per dire che si tratterà di un'ammucchiata senza decoro dove l'onniscienza si scontra con l'imprevedibilità dell'idiozia.
Buona Natale ragazzi! E buon #WonderMonday.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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pansy 11

#WONDER MONDAY

(Tutti conoscete i disclaymer e il copyright, sapete cosa appartiene a chi qui sotto)

(Buon Natale pecorelle)

 

 

 

 

 

 

« Sometimes you do something, and you get screwed. Sometimes it’s the things you don’t do and you get screwed.»
- Chuck Palahniuk

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N
Longitudine: 0°07'32? W
Camden Town – Londra

 

 

 

 

 


Le sette del mattino.
Le fottute sette del fottuto lunedì mattina.
Glorya Malfoy si Materializzò in mezzo alla strada precipitando così in mezzo a un cumulo di neve nel buio più totale.
Cristo, non sembrava neanche giorno ancora.
Prince Albert Road era praticamente deserta, anche quelle due deficienti del 204B che facevano jogging con la grandine e il monsone si erano dileguate.
Ma non lei, no, perché l’inculata era arrivata la notte prima verso le dieci.
Se Gilda Tempest Mandrake, sottolineando il doppio cognome, chiamava allora i soldatini dovevano scattare in piena notte, mettersi sull’attenti e correre da lei a Notting Hill per sostituirla con l’alieno, che da due settimane non faceva che provare la nuova capacità vocale.
Il bastardello li aveva fregati tutti. Nato il 29 novembre, aveva passato i primi quattordici giorni di vita nel silenzio più totale, facendo cadere tutti gl’imbecilli nella sua trappola.
Coccolato, vezzeggiato, il piccolo amore della mamma.
E sti cazzi.
Era molto probabile che quell’esperienza l’avesse segnata a vita.
Doveva informarsi: l’assicurazione sanitaria copriva un’isterectomia totale di emergenza? Perché non era più sicura di volersi affidare unicamente agli anticoncezionali canonici.
Gli ospedali facevano storie con certe richieste? Magari poteva incastrare Lucas con una vasectomia se sbatteva abbastanza le ciglia. O lo sbatteva abbastanza per un week end intero tanto da fargli fumare le orecchie.
C’era anche la seria possibilità che tutti i suoi ovuli sani si fossero suicidati agli strilli uditi quella notte e i pochi sopravvissuti stavano tentando di ammazzarsi fra di loro per farsi un gesto di cortesia.
No, sul serio, ma che problemi avevano i neonati per gridare a quel modo? E le poppate? E pesarli prima e dopo ogni bevuta? I cambi di pannolino, il rigurgito, il vomito, gli acuti…
Il suo totale disinteresse per i bambini aveva finalmente avuto senso. Era spirito di conservazione all’ennesima potenza, magari legato alle sue visioni. Sì, non poteva esserci altra spiegazione.
Ian Mortimer Mandrake l’aveva vaccinata. Con un po’ di fortuna avrebbe vaccinato anche Lucas una volta che Colin, sull’orlo del collasso, avesse lasciato il suo erede a quei quattro imbecilli dei suoi amici per fare i babysitter.
Ian le avrebbe fatto un servizio gratuito.
Poi chissà, magari se avessero così tanto voluto crescere un essere umano avrebbero potuto adottarne uno già grandino. Sulla ventina.
Chissà se Lex sapeva come eseguire la procedura, rimuginò fra sé ciondolando pericolosamente con la testa avanti e indietro, gli occhi che le bruciavano come quando ad Halloween aveva dormito per dodici ore senza togliersi le lenti a contatto colorate.
Potevano addormentare Lucas, allungarlo sul tavolo in cucina e Lex poteva fare due tagli netti. O legare quello che andava legato…
La confusione mentale per la notte insonne proseguì fino ai gradini del suo palazzo.
Il portiere ebbe la decenza di non dirle nulla, forse qualcosa delle sue occhiaie spiritate lo mosse a compassione. Il che era dire molto, Mr Gandolfi non era esattamente il tipo di uomo che qualcuno vuole far irritare, specialmente i visitatori inaspettati in quel palazzo dove abitavano a tempi alterni Jonny Buckland, la chitarra solista dei Coldplay e l’amante gay, perché l’altra amante etero stava a Chelsea, di un militante del partito liberale inglese.
Senza farlo apposta avevano preso in affitto la loro prima casa insieme in una specie di covo per reclusi e Mr Gandolfi, che secondo Lucas e Houser era un ex CIA, gestiva quel palazzo con il pugno di ferro. Una volta il gay del quinto piano aveva lasciato detto di non far salire l’amante/compagna di sesso etero del deputato, così si era scatenata una specie di piccola rivolta in quel legame poliamoroso fino a trasformarsi in una vera e propria rissa da bar in mezzo all’androne, cui gran parte dei coinquilini avevano assistito scommettendo su quale dei due amanti alla fine avrebbe avuto la meglio.
Non per la prima volta da quando cinque mesi prima si erano trasferiti tutti e tre a Camden Glory pensò che quel quartiere fosse troppo. Troppo tutto.
Era già stato sufficientemente imbarazzante chiedere ai suoi genitori la controfirma in banca per un mutuo su cui alla fine avevano deciso di comune accordo di non imbarcarsi (Lex e la sua lungimiranza, alleluia!), quindi c’era stata l’altra non poco indegna questione dei conti cifrati dei due Phyro da sistemare, il che li rendeva praticamente due mendicanti visto che il governo americano aveva alzato loro il dito medio se non lasciavano al Fisco una bella mancia e alla fine Glory aveva detto addio alla sua barca, con non poco rammarico ma conscia di non voler toccare la sua eredità prima del tempo.
Inoltre a Camden Town qualunque cosa era eccessivo e sopra le righe. I colori, la gente, il mercato e gli artisti di strada, i turisti in cerca di divertimento. Ma sempre meglio di Shoreditch, dove Faith abitava nella sua scatoletta o dei quartieri bene di Kensington dove i Potter-Malfoy ancora proliferavano, troppo costosi perfino per le tasche di due mercenari e di una Veggente che praticamente prevedeva il mondo spaccando l’atomo. E i secondi.
Ma a differenza sua i suoi vagabondi coinquilini si erano dimostrati spudoratamente entusiasti del nuovo loft quando l’avevano trovato grazie a una conoscenza di Linnie, modella di venticinque anni pronta al pensionamento e lanciata nel prestigioso mondo del cinema per fare la comparsa aliena nel prossimo Star Trek.
Non era un’ingrata. Le piaceva l’appartamento, non era né cieca né stupida. Stanze ampie e soffitti alti, parquet e mobilio moderno, il loft era appartenuto alla modella per poco tempo ed era stato usato solo come base tra uno spostamento e l’altro quando la tizia voleva tenersi lontana dal casino del centro.
Perciò fra l’entusiasmo di Lucas per la loro nuova vita insieme, Lex che le aveva assicurato che potevano considerarla solo una sistemazione temporanea e il fatto che l’affitto non li avrebbe svenati nel giro di un mese, aveva accettato di vivere a Camden schiacciata di fronte a quella magnifica macchia verde che era Primrose Hill Park nel quartiere degli alternativi.
Ma Glory non l’aveva mai sentita davvero davvero casa.
Anche la sua barca dopo essersene andata dalla Lucky House e poi dal cottage sull’Isola di Skye erano stati solo delle sistemazioni di fortuna. Possibile che anche insieme a Lucas e Lex non potesse trovare un posto da sentire davvero suo?
Le porte dell’ascensore si aprirono all’ultimo piano e l’unica cosa che le giunse al naso, gli altri sensi erano ormai fuori uso, fu il profumo del caffè.
Abitare di nuovo con Lucas non era stato chissà che shock. Le vecchie abitudini erano rimaste tali e ben poche si erano evolute: continuava a dormire in boxer scoperto anche d’inverno anche se ora prediligeva il lato del letto che dava verso la porta, aveva sempre il sonno leggero di un soldato in trincea, lasciava tazze da the nei posti più strani e rompeva per prendere un cucciolo.
Di che specie non era stato chiarito ma al momento lei e Lex lo stavano impalettando verso la zona canidi e felini domestici, più che piranha in vasca o altre amenità del genere.
Lex…Lex era un’altra storia.
Quell’uomo faceva orari strani. Studiava il suo algoritmo da nerd come un forsennato chiuso all’interno dello sgabuzzino, non capivano se stesse meditando di passare al crudismo tanto per far incazzare Houser così da chiuderlo fuori casa e a bilanciare il suo disturbo ossessivo compulsivo per l’ordine dei loro libri (centinaia) in ordine alfabetico c’era la sua straordinaria capacità di far sparire la Zoppa-Non-Più-Tanto-Zoppa prima che lei arrivasse.
Amava quell’uomo. Era ordinato, sapeva cucinare e ricucirsi un dito tutto da solo, come Lucas girava in boxer completamente incurante di tutto e tutti e nonostante la piccola enorme pecca che comprendeva il suo farsi la Sharp, era raro che Lex gliela lasciasse vagabondare sotto al naso.
Lex Saxton rendeva la vita più bella.
Anche Lucas, nudo di mattina era una favola, ma Lex che si preoccupava di tenerle alla larga quella demente era ancora meglio.
Glory non fece in tempo a togliere la chiave dalla serratura che la giornata, già iniziata male, finì direttamente nel cesso. Si rimangiava tutto. Lex Saxton era uguale a suo padre. Se non peggio.
Victoria Sharp saltellava nell’open space su uno stivale solo, intenta a chiudersi la zip della gonna con una mano e a schiacciarsi fra braccio e fianco un plico di cartelle del tribunale.
Dietro di lei quel bastardo figlio di un Mangiamorte stava seduto sullo schienale del divano, sorbendo la miscela messicana regalo di Miss Cruz come nulla fosse.
- Buongiorno.- ebbe il coraggio di dirle, giulivo – Pronta per il primo giorno di lavoro?-
Lo ignorò. Come ignorò la Sharp che la guardava spaventata di potersi prendere qualcosa da lei dato il suo aspetto da zombie. Ignorò il bagno occupato, il caffè quasi finito, scavalcò il cappotto della Squala che stazionava in mezzo al corridoio e seguendo la luce che proveniva dalla terra promessa raggiunse la sua camera da letto.
Si buttò di peso a faccia in giù fra le morbide lenzuola calde di Phyro appena uscito dal sonno.
Scoprì la beatitudine. Bellissimo. Un’esperienza mistica.
La sveglia digitale segnava le 07.09 minuti.
Alle 07.10 precise Lucas Potter spalancò la porta in una folata di vapore, allegro come un furetto sotto steroidi ed ebbe il coraggio di darle una pacca sul culo passandole a fianco.
- Forza tesoro, sveglia! È ora di andare a lavorare, primo giorno! Edward deve passarci il nostro primo caso! Hai mezz’ora per prepararti!-
La vita era crudele. Crudele e pallosa.
Fanculo il lavoro, poteva farsi mantenere da quei due o potevano fare tutti e tre i barboni, magari i parassiti dei loro genitori…prima o poi qualcuno delle loro famiglie sarebbe morto e sarebbe stata ora di raggranellare un po’ di cash.
Sapeva cosa l’aspettava. Un primo caso orripilante, intrighi politici, capi spocchiosi e colleghi da entrambe le barricate coperti da una buona dose di razzismo.
Il primo caso della Squadra Omega di lunedì mattina.
L’unico raggio di sole in quel lungo cammino di penitenza che li attendeva era l’incontro con Gil.

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N

Longitudine: 0°07'32? W

Westminster, fra Broadway e Victoria Street

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ehi, guarda dove vai ciccio palla!-

Mancò poco che il caffè gli finisse sul cavallo dei pantaloni, il che bollente com’era sarebbe stato un guaio. Fu così una fortuna quando, appena uscito dalla metro e andato a sbattere contro un giocatore di basket a occhio e croce, la miscela incandescente gli finì dritta in faccia.

Avrebbe potuto darsi fuoco ai baffi e avrebbe ottenuto lo stesso risultato.

Spalancò la bocca in un gemito a malapena trattenuto mentre il giocatore dell’NBA gli lanciava un’occhiata disgustata e s’infilava nel vagone quasi calpestando una vecchia.

Classica fretta del lunedì, classica cortesia dei londinesi a quell’ora del mattino e classico garbo verso la sua pancetta, ormai non più tanto discreta sotto al cappotto, anzi.

La sua rotondità a forma di uovo gli aveva causato non pochi soprannomi da parte dei colleghi e d’altronde non c’era ambito come quello degli spogliatoi della polizia per alimentare i pettegolezzi.

La metro sferragliò verso la fermata seguente ripartendo con un sibilo, portando con sé una folata d’aria calda e un turbine di pagine di giornale mescolate al tanfo dei tunnel.

Si rimise in marcia.

Albert “Gil” Pierce era un Babbano. Un ordinario Babbano.

Tutto in lui gridava comune, nella media. Piuttosto spesso anche sotto la media. I capelli biondo sporco un po’ radi alle tempie, le cravatte assurde comprate da sua madre a ogni compleanno, il gilet in tweed.

A vederlo nessuno gli avrebbe dato una cicca, altro fatto che sua madre amava rammentargli.

Era un uomo che aveva superato la quarantina, scapolo, con la tipica espressione negli occhi di chi conosce a menadito ciò che la vita ha in serbo per lui.

Un baratro di solitudine, con colleghi sanguisughe pronte a fregargli le promozioni e i giorni liberi, una madre che si ostinava a vivere per ripicca e solo un timido criceto ad attenderlo a casa.

Era in momenti come quello, ammirando la propria immagine goffa nelle pubblicità plastificate della galleria o nelle vetrine, che Gil Pierce si fermava.

Ostinato si piantava sul cemento e si domandava se davvero un affastellarsi di giorni tutti uguali fosse quello che meritava, quello che il destino aveva in mente per lui.

Ok, era un omuncolo represso e un tantinello troppo romantico per le moderne donne dell’epoca e il suo aspetto fisico non lo aiutava di certo, ma da qualche parte doveva esserci qualcosa che lo attendeva.

Un’avventura.

Una donna gentile che non lo trovasse eccessivamente repellente.

Il caso più importante della sua carriera magari, quello che avrebbe potuto farlo balzare da semplice detective capo di una squadra di lavativi a Capitano.

Nessuno lo avrebbe detto ma era bravo nel suo mestiere, anche svolgendo la maggior parte del lavoro da solo. I suoi tendevano più che altro a firmare i verbali, ecco.

Quindi sì, fissandosi nella platinata pubblicità di un farmaco prostatico, alimentò come ogni mattina la speranza che qualcosa stesse per accadere.

Che ci fosse una sorpresa ad aspettarlo in ufficio.

Sì, pensò raddrizzando le spalle. Doveva solo crederci.

Quel giorno tutto sarebbe cambiato.

Un secondo più tardi un senzatetto urinando nell’angolo lì accanto, girandosi per chiedergli degli spiccioli ancora nel mentre dell’azione, gli centrò in pieno le scarpe.

- Buon lunedì mattina! Grazie signore e Buon Natale!-

Così lo salutò il barbone qualche minuto più tardi, in mano il caffè ricomprato che avrebbe dovuto bersi Gil e un muffin ai mirtilli.

Le sue scarpe fradicie non gli fecero sconti nella sua camminata verso il 35 Victoria Embankment e con trenta centimetri di neve mal spazzolati dalle strade quando entrò nello Yard tutto ciò indossava sotto al ginocchio era da buttare via.

Zuppo, piedi gelati, faccia ustionata, camicia sporca, affamato.

- Buon lunedì mattina Gil!- lo salutò Henry, la guardia sveglia, perché c’era anche Rupert con lui, la guardia che dormiva più o meno fino all’ora di pranzo.

- Albert. Albert!- mugugnò fra sé, masticando il suo nome fra i denti come un osso che non riusciva a mandar giù. Ma in fondo erano vent’anni che Gil era entrato nel vocabolario comune.

Ecco Gil-Road Pierce gente! Quello che da matricola in Gilroad Street un giorno fece scattare un allarme anti incendio in un ristorante coreano per salvare poi alla fine un semplice gatto rosso.

E perdersi la più grossa partita di eroina che Londra ai tempi avesse mai visto, perché con il casino scatenato dall’allarme un gruppo di trafficanti era fuggito e Gil aveva fatto saltare una retata che il Commissario, ai tempi, aveva organizzato da circa un anno.

Così era stato messo a fare le multe per la bellezza di ventiquattro mesi e cavolo se ce n’era voluto per rifarsi una reputazione. Il nome però, no, Gil gli era rimasto impresso come il marchio di un prosciutto di qualità.

- Ehi Gil! Ho i documenti che cercavi sul caso Rastogi!-

La segretaria del Capitano Hollander gli mollò in braccio una fila impressionante di cartelle, passando come una scheggia su tacchi da dieci centimetri – Vuole i primi risultati per l’ora di cena! Ah, ti cercava Dunn!-

Cinque secondi dopo passò Dunn per l’appunto, strizzata in un tailleur senza grinze e la faccia imbestialita da pechinese sotto acidi.

- Gil, hai svolto le ricerche sulla professoressa? Hollander vuole sapere a che punto siamo con le ricerche in casa sua!-

Notare, Georgia Dunn era una sottoposta da tre anni.

- Non dovevate occuparvene tu e Cronin?- le chiese col naso nascosto dalla pila di documenti che la collega non si sognò neanche di spartire per aiutarlo. Infatti, come da copione, la Dunn storse il naso guardandolo come si studia un vecchietto di memoria corta.

- Io e Adam siamo stati alla conferenza su quel nuovo metodo di archiviazione impronte, ricordi?-

- Non era giovedì scorso?-

- Si ma abbiamo dovuto studiare le statistiche per tutto il week end, Dio è stato così stressante!-

Un altro tizio, stavolta con una ciambella glassata in bocca, gli passò a fianco e con un sorriso sporco di cioccolata gli piazzò un altro file sotto agli occhi.

- Ehi Gil, ecco il rapporto che volevi su quella polvere trovata nel salotto della Rastogi. Si tratta di un misto di erbe, sai, roba per quei pazzi che frequentano i maghi. Tranquillo, mi ringrazierai con una bistecca stasera! Alle 20 da De Amicis.-

- Ehi, aspetta Will… di che erbe parliamo? Ehi! Perfetto.- sbuffò, andando a piazzarsi nella sua affollatissima scrivania d’angolo, proprio incastrata fra gli scaffali della cancelleria e la porta del bagno dei uomini. Fece del suo meglio per tenere in bilico quel nuovo plico di carta straccia sulle torri già esistenti sul suo tavolo, ma neanche farlo apposta qualcuno usciva sempre dal bagno e ne buttava a terra un bel po’.

Praticamente passava metà delle sue mattine accucciato per terra e fu lì, a carponi, che lo trovò il capo. Da come stava messa la sua vena sul collo doveva aver ricevuto novità poco gioiose.

- Capitano.- salutò rimettendosi ritto.

- Gil.- Hollander non era male. Era della vecchia scuola. Rasato, alto e ben piazzato per uno che va verso i sessanta. Aveva sopportato i cambi di generazione, la buoncostume e l’arrivo dei maghi insieme a tutte le nuove leggi. Era uno tosto, che sapeva spronare i suoi e trattava tutti con rispetto.

Due sole persone riuscivano a farli saltare i nervi e non erano né stupratori né gli omicidi.

La moglie si trovava in vacanza, un ritiro spirituale nel Devon o roba del genere. L’altra persona era il tizio super strano, super ambiguo e super giovane che comandava i maghi.

Da quelle parti non passava spesso e Hollander generalmente apprezzava che non facesse numeri da circo del suo distretto ma quella mattina presto doveva essersi presentato in pompa magna perché ora il capo puzzava di fumo di sigaretta e artigliava le nocche come se fra le dita avesse avuto delle noci che voleva frantumare.

- Riunione per la tua squadra fra dieci minuti. Il Capo degli Auror ci manda qualcuno per il caso di Priya Rastogi, lavoreranno con voi.-

Metà dell’ufficio si fermò. Il tipico ronzare dei pc, il chiacchiericcio, le penne che cozzavano sui tablet, perfino la macchinetta del caffè sembrò bloccarsi.

Adam Cronin fu il primo a riprendersi, scavalcando Gil con un balzo.

- Capo non abbiamo bisogno di quei pagliacci!-

Georgia Dunn ci mise del suo in un secondo – Non possiamo fare affidamento su quelli! Si prenderanno tutto il merito del caso! Non sono neanche in grado di comportarsi normalmente, è follia poter pensare di attuare il progetto del Sindaco!-

Nello spazio di breve tempo il distretto si tramutò in un pollaio, Hollander venne letteralmente sommerso di lamentale più o meno accorate che passavano subito a un light movie di razzismo neanche tanto velato. Da parte sua Gil si rimise a sistemare le pratiche che Cronin, sempre un suo sottoposto, gli aveva buttato a terra passandogli di fronte.

Personalmente non aveva granché contro questo nuovo progetto del Sindaco Sadiq Khan. Era dal 2016 che il sindaco ci provava e ora sembrava che in sordina lui e gli altri capi dello Yard fossero riusciti a infiltrare un piccolo nugolo di maghi fra le loro file. Gil quasi non poteva credere che avrebbero lavorato insieme soprattutto al caso Rastogi.

Come mai erano stati scelti proprio loro?

Certo, avevano un buon tasso di risoluzione dei casi, ma non erano certo la omicidi o il reparto di analisi comportamentale.

Probabilmente era dovuto proprio alla sparizione di Priya.

Un’attivista donna rapita nella propria casa nonché famosa professoressa di Cambridge che faceva conferenze in tutto il mondo e nota simpatizzante della Fusione Pro Magia doveva essere salita in cima all’interesse della stampa. Quale modo migliore per promuovere una liaison fra le due forze dell’ordine?

- Bella merda Gil, bella merda!- sbottò Cronin risvegliandolo dai suoi macchinamenti – Non potevi dire qualcosa anche tu? Ora avremo a che fare con streghe, spiritelli e folletti e col cavolo che risolveremo il caso!-

- Io non lavoro con quelli, sono diversi da noi!- sbuffò anche Georgia – Non sanno niente dei nostri metodi, è assurdo! Ci faranno solo perdere tempo!-

- O forse troveremo la professoressa e avremo tutti il week end libero.- ironizzò bruscamente Gil, dando loro le spalle per riordinare la scrivania – Prima troviamo la Rastogi e prima sarà al sicuro sana e salva. C’è una donna rapita, tengo a ricordarvelo.-

- E con quelli fra le palle non risolveremo niente.- Cronin gli puntò il dito addosso, scrutandolo con aria di compatimento – Vedrai se non ho ragione.-

C’erano molti lati negativi nel lavorare con due come la Dunn e Cronin. Erano spesso in ritardo, lavoravano lo stretto necessario dopo mezzogiorno di venerdì e non erano mai reperibili.

I lati positivi? Tendevano a non interessarsi delle opinioni altrui, dando per scontato di essere tali affabili oratori da convincere tutti delle loro idee, quindi nessuno si aspettò che Gil avesse qualcosa da dire contro le loro stoiche e lapidarie osservazioni.

Lui infatti era intento a leggere il rapporto della scientifica su alcune prove rinvenute in casa Rastogi.

Nel salotto della professoressa erano state rinvenute tracce di radice di mandragora, comune edera e bacche di vischio. Lui non ci capiva niente, figurarsi, faceva morire anche le piante grasse ma erano un inizio: dopo aver battuto a tappeto per gli ultimi due giorni i contatti di Priya e i suoi movimenti bancari era arrivato al punto di doversi affidare alla sorda vicina di casa della sua vittima, una donna che li aveva fatti sgolare per mezz’ora prima di dire loro che aveva il the sul fuoco e non voleva essere disturbata.

Beh, se non altro i maghi avrebbero saputo rispondere alle sue domande quasi subito, magari quell’indizio sarebbe stato decisivo. Ne era sicuro, erano a una svolta!

Si girò di scatto per attaccarsi al telefono ma facendolo andò a sbattere di striscio contro qualcuno e per l’ennesima volta tutti i faldoni sulla sua scrivania traballarono, tanto che il plico dei movimenti bancari di Priya finì giù dall’angolo su cui stava in bilico.

Non piombarono mai a terra però, rimasero inspiegabilmente a galleggiare a pochi centimetri dal pavimento. Ne rimase così sconvolto da non accorgersi subito della ragazza dai capelli biondo platino apparsa al suo fianco.

Mosse semplicemente le dita, le unghie tinte di un bel blu notte, e tutti i fogli si mossero velocemente per rimettersi in ordine atterrandogli diligenti fra le mani.

Dalla sua bocca spalancata non uscì un suono tanto la cosa gli parve surreale.

La bionda invece gli regalò un fugace sorriso.

- Ciao Gil.-

Era alta, magrissima, molto avvenente, con gli occhi di due colori diversi e stava insieme a tre uomini e un ragazzo più giovane ma nessuno di loro sembrava uno dei maghi il cui aspetto canonico risiedeva nell’immaginario della gente.

Erano vestiti normalmente, come andavano in giro ora i ragazzi seguendo la moda. Skinny jeans, pantaloni cargo, parka, piumini e sciarpe.

Al massimo due di loro potevano sembrare pazzi perché indossavano giacche ridicolmente leggere per il clima, ma niente sembrava gridare “bizzarro” se non fosse stato per l’uso della magia fatto dalla ragazza.

Tentò di articolare qualche vocabolo, restando penosamente a bocca asciutta.

- Ehi, è lui Gil?- le chiese quello moro con cui stava a braccetto.

- È lui. Ragazzi, vi presento il detective Albert Pierce, Gil per fare prima.-

Ancora più sconvolto, stavolta riuscì a forzare fuori una frase di senso compiuto.

- Sa…salve. Ci conosciamo?-

- Non ancora. Ma lei sa anche di che colore porti le mutande.- mugugnò il tizio di colore che stava nelle retrovie, guardandosi attorno con fare circospetto – Il vostro capitano dov’è?-

Hollander scelse quel momento per mettere il naso fuori dalla porta vetri del suo ufficio e vedendoli sospirò, scrutandoli uno a uno con quanta più educazione possibile mentre il piccolo gruppetto iniziava ad attirare i primi sguardi incuriositi dell’ufficio.

- Mr Dalton mi ha detto che sareste arrivati.- disse Hollander piazzandosi di fronte alla bionda, cui strinse la mano – Mi ha detto che sarà lei la nostra referente. Miss Malfoy, esatto?-

- Glorya Malfoy, prego.- si presentò la ragazza annuendo – Cos’altro le ha detto Mr Dalton?-

- Che vi sareste arrangiati da soli senza la sua presenza.-

- Tipico.-

Molto in imbarazzo ed evidentemente fuori dai suoi schermi Hollander fece loro segno di seguirlo nel suo ufficio. Nella manciata di minuti in cui rimasero soli Gil notò che la tensione nelle spalle del suo capo si allentava, nonostante avesse più volte mosso la testa a scatti, come se le parole dei maghi lo avessero colto di sorpresa.

Sembravano giovani. Adatti al lavoro più fisico delle ricerche. Tutti dai venticinque ai trent’anni e mentre l’afroamericano parlava con un accento di New York, tutti gli altri erano inglesi, forse addirittura di Londra.

- Sembrano così normali.- borbottò Ida, la segretaria del Capitano, appostandosi dietro alla sua sedia e senza neanche provare a far finta di fare qualcos’altro che non fosse spiarli – Non me li immaginavo così. Cosa ti hanno detto?-

- La donna. Lei sapeva il mio nome…- bofonchiò Gil, troppo intento a seguire i movimenti delle labbra da lontano per darle corda – Ha sistemato tutti i miei fascicoli senza battere ciglio usando la magia... è stato stranissimo.-

- Allora può farci da cameriera.- ironizzò Cronin in sottofondo, quindi si fece più sprezzante – Ora dobbiamo anche insegnare a quei pivelli come stare al mondo.-

- Se il Capo degli Auror ce li ha mandati devono essere speciali.- fece Gil, ignorando l’altro che roteò gli occhi – Finché non sappiamo che cosa sanno fare ti consiglierei di usare cautela. Ricordi quel bancario un paio di mesi fa? Fece delle avance a una strega in mezzo alla strada e quella gli ha fatto comparire la scritta PORCO in fronte formata da pustole. Non vuoi che ti capiti, vero Adam?-

- Cazzo Gil, ma da che parte stai?-

- Da quella della professoressa Rastogi.- replicò immediatamente, perdendo la pazienza – Qualunque aiuto mi fa comodo. Me ne frego se fanno uscire conigli dai cilindri. E ora muovete le chiappe, tutti in sala riunioni.-

Sarebbe stato divertente se l’essere spiati come pesci in un acquario non avessero reso la situazione così patetica.

La sala riunioni aveva le pareti trasparenti come gran parte degli uffici dello Yard e tutti quelli che passavano si sentivano in diritto di schiacciare faccia e naso contro i vetri, fissando i loro ospiti come scimmie allo zoo.

Una situazione davvero imbarazzante. Gil si sarebbe seppellito di vergogna per quella mancanza di serietà ma anche volendo quei cinque erano talmente singolari da risvegliare in lui un lato indiscreto che non credeva di possedere. Avevano delle bacchette? Da quanto praticavano la magia? Che lavoro facevano quando non aiutavano le persone normali? C’era una task force di maghi che si occupava di gente scomparsa? Come mai Miss Malfoy sapeva il suo nome?

- Allora…- attaccò il Capitano con tono deciso, dimentico del suo precedente nervosismo per tentare di mettere subito pace in quel clima teso. Si guardò attorno, conscio che sarebbe stata un’impresa disperata. I suoi erano barricati nella parte destra del tavolo ovale, facce ingrugnite che non tentavano neanche di mascherare la loro avversione per quella situazione. L’unico era Pierce, ma Gil era l’unico dei suoi uomini che sembrava avere un interesse personale nel caso e l’unico a gradire i cambiamenti, di tanto in tanto.

Era in piedi all’angolo, teneva le sue cartelle come uno scolaretto eccitato e non staccava gli occhi dai presenti all’altro lato della barricata, seduti compostamente attorno alla bionda a fare cerchio.

E ora lui aveva l’ingrato compito di spiegare le novità.

- Allora, come vi avevo informato questa mattina avremo un aiuto specifico nel caso Rastogi. Signori, vi presento la Squadra Omega del Quartier Generale degli Auror, ce l’ha mandata Mr Dalton perciò si tratta di una questione ufficiale.-

- Con ben poca fanfara.- commentò Cronin.

- Sì, è stato deciso insieme al sindaco e i capi dello Yard. Al momento questo nostro primo incarico verrà trattato con riserbo e senza pubblicità…-

- Nel caso sia un fiasco totale.- bofonchiò la Dunn.

Hollander guardò entrambi come due mosche moleste e a quel punto decise con delizia e un pizzico di meschinità di dare tutti i dettagli.

- Si tratta del primo caso a cui la Squadra Omega viene affidata e non sono Auror, ecco perché Mr Dalton li ha scelti per questo caso in comunione con Scotland Yard.-

L’incazzatura precedente dei suoi sottoposti stava tramutandosi in sdegno, anzi, in puro panico.

Solo Pierce là in fondo sembrò abbastanza collegato al cervello da fare domande giuste.

Alzò la mano come a scuola, ma senza attendere un cenno spiò i cinque maghi con aria stranita.

- Quindi non siete forze magiche ufficiali.-

Glorya Malfoy gli rispose con un cenno affermativo.

- Il nostro lavoro è ufficiale per il Quartier Generale, ma non abbiamo la carica di Auror.-

- Non siete neanche poliziotti quindi…- fece Georgia Dunn.

- No.- rispose di nuovo la strega placidamente – Siamo stati scelti perché siamo maghi, ma abbiamo capacità in diversi settori e sappiamo infiltrarci nei campi in cui la presenza Babbana opera per la maggior parte.-

- Avete esperienza con…noi, quindi, esatto?- le chiese Gil.

- Sì. Mr Saxton, Mr Houser e Mr Potter hanno lavorato per gli ultimi anni della loro carriera per il governo americano. Mr Houser faceva parte dell’esercito e dei SEAL, nel caso vogliate credenziali più specifiche.-

Né a Glory né a Gil sfuggì come Hollander fosse leggermente impallidito sentendo il cognome di Lucas, ma decise di proseguire con le presentazioni.

Indicò il ragazzo più giovane al suo fianco – Mr Wade è l’unico Auror di livello nella nostra squadra, è uscito dall’accademia a pieni voti e conosce la Londra occulta come le sue tasche. È il nostro tracker. Da ultima in un ufficio a sua scelta la nostra analista informatica Miss Archibald sta lavorando insieme ai tecnici del governo del sindaco e di Scotland Yard nello sviluppo del nuovo programma di ricerca che unirà i dati Babbani a quelli di noi maghi per facilitare il lavoro di tutti.-

- Ne ho sentito parlare!- fece Gil, illuminandosi, poi vedendo gli sguardi di fuoco dei due colleghi si smontò lievemente – È un progetto rivoluzionario. Indicherebbe immediatamente alla polizia la tipologia di mago, se il sospettato lo fosse, a cui daremmo ipoteticamente la caccia. Potrebbe salvare vita e velocizzare i tempi del nostro lavoro.-

- Ed ecco perché il sindaco ha spinto per questa “prova” diciamo così, fra le nostre squadre. Ora, Miss Malfoy a quanto ne so lei è una Veggente…-

- Veggente?- Gil interruppe il Capitano senza vedere il suo sguardo esasperato, avvicinandosi al tavolo come un golden retriever eccitato – Tipo…carte, palle di vetro e tazze da the?-

Ci fu qualche risata sommessa, toni gentili dai maghi e più sprezzanti dai detective i quali chiaramente non tentavano più neanche di contenere il proprio sdegno, ma prima che Gil potesse pentirsi di aver aperto la sua boccaccia pensando di essere stato inopportuno o addirittura villano, la bionda gli sorrise di nuovo in modo del tutto indulgente.

- Dietro alle mie spalle.- disse, squadrandolo attentamente con i suoi occhi bicolore mentre tutti fissavano la stanza principale della sezione – C’è un uomo con una cravatta rossa. Tra due secondi riceverà una telefonata.-

Si trattava di Bill Bronson, un veterano dello Yard. Come aveva detto Miss Malfoy gli squillò il cellulare, attaccandovisi con aria preoccupata.

- È una telefonata importante. Sta per sorridere…ha ricevuto una bella notizia. Un figlio. No, un nipote. Femmina.-

In brevissima sequenza Bronson fece esattamente ciò che lei aveva predetto, staccandosi del cellulare per mettersi a dire a tutti che sua figlia aveva appena avuto una bambina. Tutto l’ufficio si congratulò con lui.

- Sembra uno di quei trucchi/truffa che ci insegnano a riconoscere durante i corsi di aggiornamento.- commentò Georgia Dunn.

Non contenta, anche Glory perseverò con la tipica espressione di famiglia che stava a indicare un carrarmato pronto ad asfaltare gl’imbecilli.

- La donna bionda con lo chignon all’ingresso. Il postino le rovescerà il caffè addosso e sarà molto arrabbiata perché un po’ del caffè le finirà sulla gonna e lei voleva usarla per far colpo su di lei, Mr Cronin, ma non serve a molto perché vi incontrate nello stanzino durante la pausa pranzo da circa un mese e mezzo. Lei dal canto suo sta meditando di tenersela buona non sapendo come potrebbe finire l’appuntamento con la detective Dunn che ha in programma per oggi. Nella tasca ha due biglietti per la tribuna a Epsom e nonostante la sua collega non sia né una fan dei cavalli né dell’essere la sua seconda opzione riuscirà a trascinarcela, ma punterà sul cavallo sbagliato dopo che l’avrà convinta a prestarle trecento sterline. Piccolo spoiler detective Dunn, non glieli dia.-

Se una formica avesse fatto dei piccoli passetti nella stanza anche un sordo l’avrebbe sentita, perché non volò più una mosca per numerosi secondi dopo quell’ultima battuta.

Wow, wow, wow.

Gil era tutto un fremito, non poteva crederci.

Ma conosceva abbastanza Georgia per sapere che stava per esplodere in una tirata poco lusinghiera, così si rivolse a Cronin, stringendosi nelle spalle.

- O ci fai vedere le tasche o è il caso che andiamo avanti Adam.-

Tutta una serie di espressioni che variavano dall’omicida all’imbarazzo sfumarono via via sulle facce dei due che alla fine a denti stretti si misero composti. E muti.

- Molto bene.- bofonchiò Hollander passando a Gil il comando della lavagna multimediale – Ora che ci siamo tutti quanti acclimatati, direi di presentare il caso.- guardò quindi Glory di sottecchi – Per chi non lo conoscesse già, parliamo del rapimento della professoressa Priya Rastogi, sparita due giorni fa dal suo appartamento cittadino qui nella capitale. Pierce, presenti tu?-

Gil non se lo fece ripetere due volte, si rivolse unicamente ai maghi e mostrò subito il primo piano del viso di Priya che gli procurò un nodo alla gola.

La foto mostrava una donna sulla cinquantina, indiana, con un colorato foulard attorno ai capelli neri e una pesante collana di piena dure al collo. In una seconda immagine la si vedeva a capo di un sit in di protesta con megafono e striscioni, una valanga di gente alle spalle e davanti a un poliziotto in tenuta da sommossa.

 - Priya Rastogi, 48 anni, divorziata. Nata ad Agra, in India, i suoi genitori sono immigrati qui quando lei aveva cinque mesi, entrambi in vita. Ha la doppia cittadinanza. Laureata a Cambridge in Diritto Civile, ha conseguito altre due lauree e ora insegna nella sua alma mater, fa anche conferenze in tutto il mondo. Fu una dei primi docenti britannici a comporre una tesi con tema sulla Magia. Ha studiato la vostra storia, il vostro ordinamento politico e nelle sue lezioni al college istruisce i suoi studenti sui basilari diritti civili che la nostra società necessita per un’integrazione totale.-

- Una vera attivista d’altri tempi.- commentò L.J. fissando le foto che si susseguivano sullo schermo – Guardate, quella è la marcia di tre mesi fa a Leicester Square.-

- Prima ancora a Piccadilly.- annuì Lucas – Non se n’è fatta sfuggire una.-

- La professoressa Rastogi non è fra i capi del Movimento d’Integrazione Magico.- disse Lex, dimostrando di aver fatto i compiti a casa nei cinque minuti in cui Edward li aveva ragguagliati su ciò a cui andavano incontro – Ma è sempre in prima fila insieme ai rappresentanti fondatori. Non sarebbe male farci due chiacchiere.-

- Ci abbiamo provato.- disse Gil – Fino ad oggi nessuna risposta, ma sappiamo dove è stata rapita. Priya ha due appartamenti. Uno di città per stare accanto ai suoi ad Acton, nelle vicinanze di Heathrow. L’altro si trova nei pressi della facoltà a Cambridge. Era in città per una conferenza che doveva tenere sugli ostacoli che hanno le coppie miste nello sposarsi se uno dei due è dichiarato persona magica, ma non è mai arrivata a destinazione.-

- Chi ha dato l’allarme?-

- La sua segretaria. Interrogata, non ha saputo dirci nulla delle sue abitudini personali e Priya non era una donna discreta.- proseguì Gil – Al momento non frequentava uomini, l’ultima relazione risale ad alcuni mesi fa e il tizio è in un qualche posto sperduto fra gli sherpa per meditare. Ho controllato. La porta di casa è stata scardinata, c’è voluta molta forza. All’interno c’erano pochi segni di lotta, non mancava nulla se non il portatile della professoressa e la scientifica ha rinvenuto alcune tracce nel suo salotto su cui voi forse potreste fare luce.-

Eccitato mosse i documenti verso Glory, finalmente riuscendo a sedersi dopo tanta adrenalina.

- Mandragora, edera e bacche di vischio?-

- È insolito?- le domandò Hollander.

- Sono ingredienti che possono comparire in molte pozioni.-

Fregandosene dei gemiti di Cronin e della Dunn, Gil la incalzò – Qualcosa di specifico?-

- Che tipo di donna è?- gli domandò il moro con gli occhi celesti, mostrando al polso sinistro uno spesso bracciale di metallo – Come ve l’hanno descritta? Una…festaiola? Una che amava stare con i suoi studenti?-

- Di certo non stava a casa a fare la calza.- commentò Hollander – Una vera combattente per i diritti. Dagli anni ’80 fa parte di un gruppo femminista, non ha mai smesso di fare beneficienza nei centri abortisti del paese ed era in piazza a urlare con i megafoni quando hanno votato per i matrimoni omosessuali. È una che si fa sentire.-

- E ha pestato i piedi sbagliati.- borbottò Cronin.

- Sarebbe a dire?- gli chiese Lucas.

- Andiamo, chiunque lotti per una causa si fa sempre dei nemici e la Rastogi era una molto vocale nel Movimento Integrazione. Un sacco di maghi incazzati conoscono lei, i suoi libri e le sue conferenze. All’università abbiamo trovato un cassetto pieno di bizzarre lettere minatorie.-

- Lettere parlanti eh?-

- Che cazzo, strillavano come invasate!-

- Quindi pensate che sia stata rapita da maghi?- domandò Glory – Sono loro i primi indiziati?-

- In verità non abbiamo nessun indiziato per ora.- le disse Gil – Ho seguito i conti bancari, tampinato il telefono dei suoi genitori in caso di riscatto, nessuno ha chiamato e nessun corpo è stato ritrovato per fortuna. Ho i suoi amici attivisti attaccati alla porta che vogliono sapere cosa le sia accaduto giorno e notte e tutto quello che ho sono quelle erbe. Il vostro aiuto mi farebbe davvero comodo.-

- Siamo riusciti a lavorarci la stampa, ma la cosa scoppierà fra non molto, quindi avete poco tempo.- disse Hollander – Pensate di potercela fare?-

Glory studiò i compagni, quindi annuì verso il Capitano – Conosciamo gente fra gli Anti- Fusione e anche Babbani che non vedono di buon occhio il Movimento d’Integrazione. Dopo aver studiato l’appartamento della professoressa andremo direttamente a interrogarli. A noi non serve un mandato.-

- Mr Dalton sa come fare le cose.- commentò il Capitano con una leggera punta di disapprovazione – So che vi ha lasciato carta bianca, spero che sappiate cosa fate perché il mio dipartimento non risponderà di eventuali denunce. Chiaro?-

- Cristallino.- gli dissero in coro quei cinque.

Hollander si sentì improvvisamente esausto – Vi serve altro?-

La bionda si alzò, il piumino in mano – Solo Gil, ce lo portiamo via.-

Da bravo “ultima scelta” nella vita in generale, il detective si perse del tutto. A scuola era stato il classico ragazzino cicciotto che viene preso in giro, usato come bersaglio con le palle o scelto per ultimo quando era ora di fare le squadre. Nelle questioni di cuore era stato messo da parte dalle sue due uniche conquiste per uomini con un po’ più di addominali e un po’ meno resistenze a fare vite avventurose. In ufficio lo obbligavano a fare tutto, quindi quando venne selezionato con tanta nonchalance il suo cervello andò in corto.

Non sentì le lagne dei suoi sottoposti, non udì i lamenti della Dunn che non voleva farsi mettere in panchina da un branco di fattucchieri, non gli arrivarono all’orecchio neanche le raccomandazioni di Hollander che gli consigliava di fare attenzione.

Non si sa come si ritrovò nell’atrio, attorniato da cinque giovincelli freschi come violette a caccia di una donna rapita, senza mandati e senza supporto. Parlavano uno sull’altro, agitando bacchette e sbraitando ai cellulari ma Gli era quasi certo che sul bracciale di metallo del moro ci fosse un drago e che quel drago lo stesse fissando storto.

Gli sembrava di stare su una nuvola.

Gli sembrava quasi un’avventura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N

Longitudine: 0°07'32? W

East Acton – Londra

 

 

 

 

 

 

 

Non tra le zone più famose di Londra, Acton era vastissimo con quartieri diversissimi tra di loro. La parte a nord era decisamente post industriale con vecchie fabbriche quasi tutte in disuso, mentre a est si estendevano caseggiati economici a perdita d’occhio.

Quando vi si Smaterializzarono i ragazzi furono accolti da una pozzanghera di neve annacquata color topo, dopo di che il povero Gil si piegò a novanta gradi, preso da una nausea assassina.

- Prima volta eh?- gli domandò Lex, chiedendogli di fare lunghi respiri – Tranquillo detective, ora le passa.-

- Io ancora non ho capito perché ce lo siamo portato dietro però.- borbottò Houser, che non aveva fatto scattare tutti i metal detector dello Yard solo perché Lucas gli aveva confiscato le pistole per darle a un barbone.

- Perché è Gil.- gli rispiegò Glory per l’ennesima volta, aiutando il Babbano a non cadere a faccia in giù nelle pozzanghere d’acqua – Lo sai perché. Lui viene con noi, punto. Allora, l’indirizzo?-

Josh Wade, che aveva fatto la grazia alla Veggente di unirsi all’unità Omega quando erano stati ufficiosamente assunti dal Quartier Generale degli Auror, era stato una vera manna dal cielo e anche quel giorno dimostrò che aveva fatto bene a chiedergli di far parte del gruppo.

Entrato tardi in accademia Josh era riuscito comunque ad uscirne a pieni voti in gran fretta, sbaragliando la concorrenza e chi pensava che una testa calda come lui non avrebbe mai combinato nulla nella vita. Inoltre i suoi anni sabbatici passati a non fare un cavolo insieme ad Artie Haviland gli aveva dato una conoscenza di Londra e degli stronzi che l’abitavano assai utile.

Si poteva quasi dire che Josh Wade conoscesse tutti in città e quando le aveva confermato di conoscere molti dei Babbani del Movimento per l’Integrazione, anche la falange meno pacifica, Glory aveva mentalmente fatto i salti di gioia e il motivo era molto semplice.

Qualcosa nella Rastogi non andava.

Nel senso che proprio non capiva dove fosse.

Certo, riusciva a vederla al momento legata al termosifone di un comune bagno inglese (bianco e blu) ma ogni volta che Glory tentava di percepirne le intenzioni, sue e dei rapitori, qualcosa si sballava e tutto il futuro diventava un ammasso inconsistente di frammenti d’immagini e decisioni prese a metà.

In poche parole, la testa di quella donna era un gran casino.

I rapitori erano in quattro al momento e tutti, dal primo all’ultimo, avevano una maschera da carnevale veneziano sulla faccia il che oltre a rendere palese i loro gusti pacchiani li rendeva anche irriconoscibili.

Parlavano in faccia alla donna, uno di loro le stava fisicamente molto vicino ma a Glory la professoressa non sembrava particolarmente intimidita, anzi, sembrava parlare a voce alta a ripetizione. Quello a fianco doveva essere il capo e portava sul collo un cerotto di garza quadrato, che probabilmente copriva un tatuaggio fresco.

La cosa era estremamente frustrante.

Avrebbe dovuto risolvere quel caso in quattro e quattr’otto ma che Merlino bruciasse, non sembrava in grado di prevedere cosa sarebbe successo quella volta.

La cosa la irritava da morire.

E l’appartamento della vittima?

Wow. Un’accozzaglia di suppellettili affastellati ovunque, orpelli di ogni genere di religione appesi qua e là, il manifesto del movimento di liberazione femminile appeso sopra un caminetto usato come libreria improvvisata dato che sulle pareti sembrava non esserci più spazio neanche per la polvere.

E lo studio? Fogli ovunque. Ovunque. Post it appesi persino sullo schermo del pc fisso, scritte a pennarello indelebile sui vetri delle finestre, citazioni o pagine di giornale pinzate sulle tende.

- Questa donna lavora anche mentre dorme.- commentò Houser entrando nella stanza con aria impaurita – Ma che cazzo…capisco l’attivismo, ma tesoro prenditi una pausa ogni tanto.-

- Mi sa che la pausa se la sta prendendo adesso attaccata alla stufa di un qualche maniaco di estrema destra.- disse Lex dalla cucina e non era difficile sentirsi, quel piccolo monolocale sarebbe stato abbastanza spazioso per una persona se non fosse stato per la massa di oggetti che sembravano far crollare le pareti addosso a chi entrava.

- Termosifone.- chiarì Glory.

- Come ti pare, ma la prof ha bisogno di un hobby.- sentenziò L.J. andando a sedersi sulla sponda della vasca, anche questa ricolma di vecchi libri dai titoli assai noiosi – Ehi detective, nessuno ha visto niente vero?-

- No e la vecchia qua accanto è sorda.-

- Ehi gente, ma le avete lette le credenziali di questa donna?-

Oltre alla laurea in Diritto Civile spiccavano vari trattati su importanti figure stregate nella storia umana (la prof ci aveva azzeccato sia su Maria la Sanguinaria sia su Roosevelt, ma col cavolo che Napoleone era stato uno di loro) e l’ultima sua laurea risaliva a due anni prima in una bizzarra diramazione storica tanto da sembrare ridicola, ma che in quei tempi doveva essere stata parecchio all’avanguardia.

- Occultamento magico e i cataclismi culturali ad esso legato.- lesse Josh, spiando sul suo tablet mentre continuava a studiare attentamente il minuscolo soggiorno del monolocale – Potrebbe trattarsi di una semplice fanatica, ma le sue posizioni non sono estreme. Richiede semplicemente pari diritti per entrambe le categorie quindi non la definirei una vera fissata. Guardate, ha numerosi libri di magia di seconda mano, tipo quelli che avevamo noi a Hogwarts ai primi anni…-

- Hogwarts?- riecheggiò Gil.

- È la scuola di magia dei maghi.-

Il detective sbatté le ciglia più volte, fissandoli allibito.

- Avete una scuola di magia?-

Lucas ridacchiò – Certo bello, dove pensi che impariamo a usare i nostri poteri? Ce ne sono altre in Gran Bretagna, Hogwarts è la più famosa.-

- Io pensavo…non so, che vi venisse naturale.-

- Beh, certo, ma per affinare la magia servono anni.- gli spiegò anche Lex, dalla cucina – I bambini e gli adolescenti hanno delle severe restrizioni in quanto all’uso della magia fuori dagli istituti. Alla maggiore età siamo liberi e tecnicamente abbastanza dotati d’intelligenza per non farci beccare. Almeno, così accadeva quando eravamo adolescenti noi, poi la magia è stata svelata e…-

Si guardarono intorno, accerchiati dai trattati e dalle tesi della professoressa Rastogi.

- È proprio affascinata dalla magia.- commentò Glory – E ossessionata dal rivelare quanta più verità possibile sul nostro mondo, ma non mi sembra impaurita. Da una che è nata negli anni settanta però non c’è di che stupirsi.-

- Già, è una guerriera in svariati campi.- Gil annuì più volte, tutto convinto – E non ha mai avuto paura neanche in strada, voglio dire, purtroppo oggi la polizia subisce cariche diverse dagli anni passati. Sono obbligati alla tuta anti sommossa anche durante le manifestazioni civili. Trovarsi di fronte a un manganello non è facile, neanche agitarlo su una donna armata solo di un cartellone di polistirolo e buone intenzioni. Ma Priya…wow, non si fermava mai. Va a ogni riunione, scrive i loro manifesti, incontra le vittime della burocrazia. Ha devoluto i ricavati del suo ultimo libro per pubblicità alle coppie miste che vogliono sposarsi, promuove persino delle giornate nelle scuole affinché i più giovani sappiano cosa sta succedendo.-

- Ah ah. E da quand’è che tu e la prof ci date dentro?-

La domanda di L.J. sembrò buttare il Babbano nello sconforto più totale. Il che sarebbe stato divertente in altre occasioni, anche con il resto della squadra che lo guardava male.

- Che c’è?- sbuffò Houser all’occhiataccia di Josh – La prof almeno è una donna. Provaci anche tu ogni tanto Wade, non ti farebbe male.-

- Eccolo che ricomincia.-

- Dico solo che non dovreste sbandierare il vostro stile di vita indecoroso di fronte a me. Già devo sopportare quei due…- disse, rivolto a Lucas e Lex – Cruz e Imogen, ma anche tu… Dio, ho vergogna per tutti voi.-

Gil rosso come un peperone li guardò con aria interrogativa.

- Come sapete di me e Priya? Cioè…non che ci sia qualcosa, giuro…-

- Dovevamo abbandonare Houser in autostrada.- sibilò Josh, ignorandolo completamente per abbassarsi sotto il letto e bingo! C’era una grossa scatola buttata di traverso sotto al materasso, abbastanza pesante da obbligare il giovane Auror a faticare per farla uscire.

Una volta aperta però venne fuori un pandemonio. Una quindicina di Strilettere schizzarono fuori indemoniate, iniziando a gracchiare tutte insieme ma queste infami a differenza delle sorelle non si sbriciolarono a messaggio finito, anzi, continuarono le loro tiritere minacciose a gran voce, cercando di parlarsi l’una sull’altro. Le zittirono subito, agitando bacchette con la facilità con cui lui si grattava il naso.

La differenza di metodologia durante l’indagine non era poi tanto diversa, Gil aveva potuto appurarlo durante uno dei tanti corsi di aggiornamento con gli Auror a cui aveva partecipato volontariamente, a differenza di altri che ci erano stati spediti a calci dal capitano, ma quei ragazzi non facevano che strabiliarlo. Erano giovani, si muovevano con la tipica irruenza dei primi tentativi da matricola in campo investigativo facendo una valanga d’ipotesi assurde per poi cremarne ben poche ma decisamente valide. Erano rapidi nel cercare le tracce e trovare collegamenti ma alcuni di loro lo lasciavano davvero spaesato, prima fra tutti la medium.

Le bastava toccare qualcosa per ottenerne delle visioni, da quello che aveva visto poi al distretto non aveva nemmeno bisogno del tatto. Era come se avesse occhi un paio di passi avanti nel futuro e ben piantati su qualunque cosa si muovesse.

Gil si scoprì ad avere un’altra tonnellata di domande per loro e al momento non sapeva cosa lo frenasse dal gettarle tutte addosso al suo nuovo gruppetto. Solo la scomparsa di Priya calava un’ombra scura su quel nuovo avvincente incontro…

- Fra queste in casa e quelle all’università ci saranno almeno un centinaio di lettere di minaccia. Non ci sono solo Strilettere, la maggior parte qua è scritta da Babbani.- fece Josh, passandone a manciate un po’ a tutti.

Ne lesse una a sopracciglia alzate – “Contamini i nostri figli e le nostre tradizioni. Muori strega, brucia all’inferno.” Wow. Che fantasia.-

- Questa è pure firmata, è la moglie di quel predicatore che danno in tv la domenica. “Sei la sposa del diavolo, tu e le tue sorelle infangate il ruolo della donna e della madre, partorendo creature impure e idee malsane. Pentiti!”- sghignazzò Lucas, scuotendo la testa – Merlino, che ha la gente nel cervello? La professoressa ha mai fatto denuncia Gil? Qualche seccatore più insistente degli altri?-

- Già controllato. No. Prendeva queste missive col sorriso sulle labbra, ha sempre detto che non fai bene il tuo lavoro se non ricevi degli insulti dai filistei. Per questo volevo parlare con la sua segretaria stasera, lei sa vita morte e miracolo della carriera accademica di Priya. Se c’erano dei problemi Tzi lo saprà di sicuro.-

Venne fuori comunque molto presto che scrivere lettere minatorie non era il forte di tanta gente. A parte le firme, belle in grassetto in calce alla fine di ogni frase violenta, c’erano pure lettere che sembravano uscite da un film thriller: ogni sillaba era stata ritagliata nei fogli di giornale e non bastando certi imbecilli erano tanto spavaldi da firmare a nome di un partito intero.

Fu una specie di scarabocchio simile a un timbro ad attirare l’attenzione di Josh, che con una smorfia la passò a Lex e Glory.

- Non è un partito o un movimento. Sono quegli imbecilli di Kramer Creek.-

- Kramer Creek?- domandò la Veggente – Non sono ricettatori di gioielli rubati?-

- Lance lo è. Il suo capo, quello che sembra dell’est e fa finta di avere l’accento rumeno ma è del Galles si chiama Malcolm, era fra quelli che un paio di estati fa hanno provato a incendiare i primi centri di ritrovo per Babbani e maghi. Non gliene frega un cazzo della magia ma non vuole che i Magonò gli freghino il territorio e quei centri erano in mezzo alla sua zona. Tottenham Hale.-

- A Tottenham Hale c’è un alto insediamento di case popolari che vengono offerte anche ai maghi di questi tempi.- disse loro Gil – Un’altra delle tante battaglie di Priya.-

- Da una parte abbiamo un sacco di Babbani incazzati, dall’altra abbiamo radici di Mandragora, dell’edera e delle bacche di vischio, componenti di molte pozioni avanzate.- Lex si appoggiò alla porta della camera, poco convinto – Inoltre quel tipo di Mandragora non è alla portata dei Babbani qualunque, non ci sono molti negozi che l’avrebbero venduta alla professoressa. Possiamo chiedere a Imogen di cominciare a  fare qualche controllo.-

- Dall’altra parte della strada c’è un market aperto ventiquattro ore su ventiquattro.- aggiunse Josh, buttando un occhio dalla finestra – Diciamole di controllare le telecamere che puntano sulla strada, non si sa mai.-

- Direi di pranzare e dividerci i compiti. Un paio di noi andranno dalla segretaria della Rastogi a Cambridge, cerchiamo di capire se frequentava dei maghi nel privato o se i suoi studenti che manifestavano insieme a lei hanno ricevuto le stesse minacce. Gli altri andranno a Tottenham a trovare quelli di Kramer Creek.- disse Glory, allungando a L.J. e Lucas una Strilettera ammutolita che aveva colto la sua attenzione.

C’erano due tipi di maghi e streghe che non approvava la Fusione.

Il primo gruppo comprendeva gente frustrata e incazzosa che non stava al passo coi tempi, ma che sostanzialmente incarnavano la tipologia di leone da tastiera. Gente che dava aria alla bocca, insomma.

Il secondo tipo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Mangiamorte?-

Gil si scosse e si guardò attorno allarmato dalla propria voce alta, notando per fortuna che all’interno del fast food nessuno si era neanche accorto della loro presenza. E perché mai d’altronde? Erano perfettamente mischiati tra la folla delle tredici al Baileys Fish and Chips a Fulham, parecchio lontano da Acton.

Ma spostarsi? Con quei tizi?

Era il massimo. Niente metro, niente attese, niente parcheggi. Certo, un po’ di nausea c’era visto che era come essere risucchiati dall’ombelico verso il centro della terra e ritorna, ma cosa poteva mai essere a confronto con un breve calcolo di quanto poco importante fosse la distanza per quella gente?

La scelta del posto per il pranzo, quella sì che era stata un bel casino.

Gil aveva ormai capito che l’americano, L.J. si chiamava, abbaiava parecchio ma non l’aveva ancora visto mordere e non poteva certo dire che non avesse ragione, perché si lamentava per tutto il tempo della cucina inglese.

Gli mancava casa. Gli hamburger decenti. Un pasto decente.

Non aveva torto. Così erano finiti da Baileys e per farlo stare zitto ci erano volute tipo tre porzioni di pesce e patatine, quando Gil stava ancora sbocconcellando la sua e non aveva neanche tanto appetito, era troppo intento a vomitare una sequela di quesiti uno dietro all’altro.

Erano parecchio gentili a rispondergli, si rendeva conto di essere parecchio indiscreto, però c’era la possibilità che dopo quel lavoro i maghi sarebbero stati assegnati alla omicidi, quindi doveva imparare tutto ciò che poteva nel minor tempo possibile, saziando anche la sua inguaribile curiosità.

Quello più giovane, che sembrava avere 22, 23 anni ma ne aveva in realtà 27 ed era stato l’ultimo ad uscire dall’accademia degli Auror si chiamava Josh Wade e conosceva davvero la città come il palmo della sua mano. Essendo anche l’unico Auror si aspettava che fosse il responsabile della loro squadra e invece era la ragazza, Glorya di cui Gil era palesemente affascinato.

Incarnava tutto ciò lui pensava potesse essere una strega.

Aveva un aspetto etereo da fiaba ma al contempo c’era qualcosa di minaccioso e sinistro in lei e quei suoi occhi cangianti gli davano l’esatta sensazione che lei potesse davvero vedere qualsiasi cosa, qualunque persona, in qualunque luogo della terra.

Quando le aveva chiesto se fosse stancante, lei aveva sorriso.

Quel sorriso breve e appena accennato, ma tanto impregnato di sentimento.

- Lo è.- gli aveva risposto con un’ammissione forzata – Ma aiuta la gente e mi fa sentire bene. Ho cominciato ad aiutare gli Auror facendo soffiate e alla fine Edward, Mr Dalton, ha capito che potevo fare molto di più mettendomi in campo. L’aspetto da pazza è perché un neonato mi ha tenuta sveglia tutta la notte.-

- Oh, avete un bambino?- domandò, rivolgendosi anche al suo ragazzo, Lucas Potter, perché era chiaro che lo fosse. Non stavano di per sé incollati l’uno all’altro, ma Gil aveva già visto due esseri umani gravitare in quel modo attorno all’altro.

Lucas per tutta risposta emise una risata cristallina, beccandosi sguardi minacciosi dalla compagna alla quale lui sembrò non dare peso.

Agitò la mano davanti alla faccia, come a negare che ci avessero anche solo pensato e dirottò l’argomento ma stando sullo stesso genere.

- Che ne dici di Kensington Gardens?-

- Cristo, di nuovo.- sibilò L.J. – Possiamo mangiare in pace senza che ce lo meni con questa storia per due minuti?-

Ancora una volta Lucas lo ignorò come un cucciolo di mosca.

- Ci siamo cresciuti praticamente. Facciamo lì la cerimonia.-

- In mezzo al verde? Alla gente?- replicò Glory addentando una patatina – Se vogliamo far morire la metà dei miei parenti, il che sarebbe una buona idea, ma è meglio ce ci pensiamo bene. E ti ho già detto che voglio una cosa intima, se cominciamo a invitare gente alla Lucky House la cosa ci sfuggirà di mano.-

- Ma io ho Lex e i ragazzi, mi servono cinque testimoni. Sei, se conti la bestia.- perseverò Potter come un trapano con Houser in sottofondo a mugugnare che non voleva andare a un altro matrimonio di bianchi.

- E io ho solo la pazza isterica, quindi la mia risposta è col cavolo che facciamo le cose in grande.-

- Ma pensa alla festa…-

- Lucas…-

- Il cibo, andiamo.-

- Lucas, no.-

- La torta.-

- La torta l’avremo anche senza una cerimonia enorme.-

- Quindi niente sei testimoni?-

Pareva sinceramente sconcertato, tanto da guardarla come se gli avesse appena cancellato l’abbonamento a Netflix. Cercò in ogni faccia amica un po’ di supporto ma nessuno osò aprire bocca, finché Lucas non sbuffò gettando il tovagliolo nel cestino del pesce ormai vuoto.

- Ok. Lex dille qualcosa.-

Il biondo preso in causa continuò a prestare interesse solo al filetto in pastella che stava masticando.

- Qualcosa.-

- Molto divertente. Convincila o col cazzo che avrai aiuto da me in futuro.-

- A me non serve niente, grazie tesoro.-

A quell’affermazione sia Josh che Houser risero con una palese nota sarcastica nella voce, ottenendo occhiatacce al vetriolo per aver toccato un nervo scoperto.

- Quindi la convivenza con l’avvocato va bene.- tubò L.J. godendo nelle disgrazie altrui – Complimenti bionda,- e Glory gli alzò un dito medio in faccia – sei un simbolo di tolleranza e bontà. Non so come fai, cioè, vivessi a tempi alterni con l’ex della mia ragazza… non so, io tirerei fuori il ferro.-

- Quando mai ce l’hai ritirata la pistola.- sibilò Josh acidamente – Da quando lavoro con voi sto cominciando a diventare sordo.-

- Chissà come si lamentano i tuoi amici succhiasangue.-

- Mai quanto ci lamentiamo noi, Houser, di non essere altrettanto sordi.- lo rintuzzò Glory – Comunque ne parliamo dopo e lasciate fuori la Sharp dal mio piccolo angolo di paradiso. Ok. Josh vai con L.J da quelli di Kramer Creek, seguite la pista dei Babbani. Noi seguiamo quella dei maghi e parliamo con la segretaria, nel frattempo Imogen avrà messo le mani su qualche telecamera e speriamo di ottenere delle tracce migliori.-

- Mi è arrivata una mail adesso.- confermò Lex, fissando lo schermo il cellulare – La radice di Mandragora che abbiamo spedito al Quartier Generale è di ottima qualità, chiunque l’abbia data alla Rastogi deve per forza essere passato dai rivenditori di maghi e streghe. Non avrebbe potuto ottenerla da sola.-

- Bene, allora cominciamo con Tzi Ma, la segretaria di Priya e dai suoi studenti.- Glory si rivolse a Gil, cercando la sua approvazione – Dobbiamo andare a Cambridge.-

- Mi sembra una buona idea.- annuì il detective – Grazie a voi potrò almeno parlare con gente che fino a stamattina pensava fossi uno gnomo.-

- E noi ci infialiamo nei bassi fondi.- cinguettò Lucas, già troppo allegro per i gusti di Josh – Tranquilli, saremo dei veri gentiluomini.-

- Parla per te,- mugugnò L.J. in sottofondo.

- Niente casini ragazzi, non scherzo. Edward ha detto che non ne vuole sapere almeno per un altro paio di casi.-

- Io ho sentito anche che potevamo fare tutto quello che volevamo a parte stupri e incesti. O stupri e incesti allo stesso momento.-

- Houser sei un porco, non scherzo. Andate a Tottenham e trovatemi qualcosa.-

- Ci rivediamo a casa.- disse Lucas, chinandosi a baciarla e ricevendo una gomitata che lo fece sbellicare quando tentò di allungare le mani e altre appendici dentro la bocca della fidanzata – Ciao amore, buona caccia! Tienimela d’occhio Lex. O il contrario…va bene uguale. Ciao Gil!-

Fuori era spuntato il sole, cosa insolita per il periodo e per l’aria dannatamente fredda che sembrava tagliare la pelle. C’era da dire che almeno sembrava finalmente Natale.

Come detective si concedeva di rado uscite del genere durante la giornata, Cronin e la Dunn lo costringevano a svolgere la maggior parte del lavoro di scrivania e vedere le luminarie della capitale fece ricordare a Gil di non aver fatto un albero.

O addobbato il suo triste monolocale da single.

Tutti intorno a lui si muovevano alla ricerca di un posto per pranzare, armati da pacchetti e pacchettini, borse con i loghi dei negozi più famosi, in compagnia della propria famiglia, di bambini e anziani.

Era un periodo magico e si ritrovò a pensare a Priya, rinchiusa da qualche parte.

Sola. Alla mercé di qualche pazzo che non era in grado di metabolizzare le opinioni illuminate altrui.

Facendo una smorfia, si girò verso Lex. Non si stupì neanche che non appena si mise una sigaretta in bocca questa si accese da sola.

Gliene offrì una e fu costretto a declinare. Il dottore dello Yard gli stava col fiato sul collo.

Colesterolo e peso eccessivo, una gioia.

- Come facevate a sapere che conosco la professoressa Rastogi?-

Il biondo rise, spostandosi per far passare una congrega di teenagers.

- A parte il modo in cui la chiami per nome da quando siamo entrati stamattina nei vostri uffici? Direi da come ne parli. Non sembrano nozioni imparate sugli appunti o gli interrogatori fatti a chi la conosce.- lo guardò di sottecchi – Com’è successo?-

- Beh, la sera in cui la incontrai avevo preso in custodia un informatore di Piccadilly. All’anticrimine ne abbiamo un sacco. Lo stavo portando dentro per interrogarlo, l’ho messo in una delle celle di custodia perché era completamente pieno d’alcol e fra le sbarre accanto a lui c’erano alcune persone arrestate per schiamazzi e manifestazione non autorizzata. Priya era fra di loro. Dovevi vederla. Una vera leonessa. Senza alzare mai la voce elencava le sue argomentazioni a tutti gli agenti che passavano, ti confesso che ha cercato di rimorchiarne anche un bel po’ e…il suo modo di parlare. Non so spiegartelo. Dovresti sentirla, non ti stancheresti mai di ascoltare ciò che ha da dire. E lei ha molto da dire. Sull’uguaglianza, l’integrazione, pari diritti per le donne, sulle leggi razziali, i diritti LGBT. Quella notte ho pensato che ci sono migliaia di uomini al mondo pronti ad abbracciare la religione più estremista possibile, seguendo le parole di un qualche pazzo omicida e sociopatico. Però c’è anche gente come lei…donne come Priya. Ha studiato una vita intera, cercando di riscattare le sue umili origini. Sua madre era iraniana espatriata in India durante gli anni 50, il padre era un commerciante di spezie. Non avevano molti soldi ma lei si è spaccata la schiena, ha aderito a ogni movimento possibile per cambiare le cose e quando siete arrivati voi per lei è stato bellissimo. Le feci fare la sua telefonata e a fine del mio turno lei mi invitò a prendere un caffè, così seppi della sua storia. Le chiesi perché voi, perché fosse una tale fan dell’Integrazione e lei mi ha detto che la magia era solo un altro fattore di diversità, un altro elemento che la gente usa per sottomettere gli altri. Razza, sesso, religione, cultura, ora la magia. Era contro ogni forma d’ignoranza. A favore di ogni gesto di gentilezza che potesse migliorare questo pianeta.-

Si sentì gli occhi pericolosamente umidi e tossicchiò, tentando di darsi un tono.

- È un’ottima donna. Una gran persona. Voglio ritrovarla.-

Ora sia Lex che Glory lo guardavano con un comprensivo sorriso stampato in faccia. La sua palese cotta doveva essere davvero divertente.

- Quindi…stai per sposarti. Wow, deve essere fantastico.- buttò lì, nel non poco imbarazzante tentativo di farli smettere di guardarlo in quel modo – Sei eccitata?-

- Non è la parola che userei.- replicò Glory, che con estrema gratitudine di Gil fece finta di non notare il suo palese cambio di discorso – La nostra situazione è un po’ particolare. Ci sono di mezzo molte variabili e il nostro inconciliabile interesse nel fare una cerimonia che non sia un completo circo. Nel mio caso il mio futuro marito vuole qualcosa di grosso, sfarzoso e chiassoso, casomai la gente su Marte non avesse ancora capito che è felicissimo di mettersi un anello al dito.-

- E a parte la sua fissa per le cerimonie pompose che altri problemi avete?-

- Parenti.- gli spiegò – I suoi sono famosi, i miei sono dei pazzi omicidi.-

I grandi occhioni azzurri di Gil la guardarono allarmati.

- Non come pensi tu. O meglio, sì, alcuni sì, ma la maggior parte sono già stati ad Azkaban e non hanno alcuna intenzione di tornarci quindi siamo salvi sotto quel punto di vista. In poche parole, la mia famiglia è piuttosto antica, ha radici fra i peggiori esseri umani che tu possa immaginare. Lucas invece è il figlio di Harry Potter, se i vostri seminari combinano qualcosa di buono dovresti sapere chi…-

Gil la interruppe subito, stralunato – Quel Harry Potter?-

- Lui.- ghignò Lex camminando a fianco della Veggente.

- Intendi davvero il vostro…non so neanche come definirlo, quando lo raccontano a noi lo descrivono come una sorta d’incrocio fra un rivoluzionario e Rambo, con una spruzzata di Mandela. Lucas è suo figlio? Ma ho visto le foto, sembrano al massimo fratelli!-

- Magia, Harry non invecchia come gli altri. Comunque, per fartela breve lui è figlio di Mandela e della fata turchina del nostro sport nazionale. Io di Satana e della maga Magò.-

- Ah.-

- Ecco perché vorrei qualcosa di più semplice, non voglio che i Malfoy mi rovinino la giornata con le loro stupidaggini da Mangiamorte. Ci pensa già mio padre a farci venire un esaurimento nervoso. Ora aggrappati forte. Sai com’è ormai.-

Smaterializzarsi a Cambridge fu come la prima e la seconda volta. Un trauma.

Certo, il panorama era magnifico e l’ateneo innevato era da togliere il respiro, tutte cose che non aiutarono granché quando il fish and chips minacciò di farsi una risalita nel suo esofago.

- E tu Gil?- gli chiese candidamente Glory a tradimento, afferrandolo per il gomito per sostenerlo – Come va la tua vita? Figli? Mogli?-

A quel punto poteva scommettere che lei sapesse quasi tutto di lui. Come L.J. gli aveva detto quella mattina appena conosciuti, Glory doveva vedere tutta la sua vita solo standogli vicino, ma le sue domande sembravano genuine e dopo tutte quelle a cui li aveva bombardati, il minimo che potesse fare era raccontare loro qualcosa della sua vita molto molto monotona.

- No, niente mogli.-

Lex scosse la testa, forse avendo pena di lui e del suo vano tentativo di scrollarsi di dosso certe domande. Con la sua leggerissima giacca di pelle arrancò facilmente nella neve per raggiungere la strada pavimentata, dandogli il tempo di attendere che le ondate di nausea passassero.

L’ingresso era caldo, monumentale, dove pochi studenti veleggiavano pronti alla partenza per il riposo invernale o ancora sotto stress per gli ultimi esami.

Si allontanò per chiedere di Tzi Ma, la segretaria della Rastogi.

- C’è ancora tempo.- disse improvvisamente la strega, facendolo sobbalzare.

- Anche per i bambini.- aggiunse più dolcemente.

Cavolo, come ne avrebbe voluti.

Gil non era esattamente il tipo che si commiserava, era solo pienamente conscio delle proprie possibilità. A vent’anni era stato un triste cadetto di polizia troppo squattrinato anche solo per immaginare di chiedere a una ragazza di uscire dopo che era stato piantato dalla sua prima fidanzata storica. A trenta era appena diventato detective e il suo aspetto fisico non esattamente piacente si era trasformato nel suo peggior nemico.

Il suo faccione rubicondo aveva fatto il resto, classificandolo nella classifica del cuore femminile come un eterno miglior amico o al massimo il tizio della notte della sbornia, di cui era meglio non parlare più.

Aveva una sorella non troppo opprimente che gli aveva regalato due nipotini eccezionali.

Era più di quanto sperasse.

- Ne avrei voluti. Tanti.- ammise verso la bionda – Ma quel treno è passato.-

Fu allora che lei lo stupì, strizzandogli l’occhio dorato e dandogli una pacca sulla spalla.

- Non ancora.- sussurrò, poi più forte – Andiamo, la ragazza ci riceve finalmente. Metti su la faccia da duro, servirà.-

Tzi Ma non ciò che ci si poteva aspettare dalla segretaria/supplente/dottoranda di una donna frizzante come Priya Rastogi. Era una ragazza minuta, bassina, esile come una ballerina classica, di una bellezza travolgente che celava dietro a spessi occhiali e abiti androgini color oliva.

Lucas l’avrebbe chiamata Edna, sbraitando che i mantelli erano assolutamente out.

Non che la tizia avrebbe mai capito la citazione, perché da come reagì trovandosi Lex a due passi forse non vedeva né cartoni né ombra di scopate selvagge da almeno due anni.

- Detective Pierce!- abbozzò, quando riuscì a staccare gli occhi dal Phyro – Salve, come posso aiutarla? Ha delle novità?- chiese quindi subito ansiosa – Avete trovato Priya?-

- Non ancora, ma questi miei colleghi hanno delle domande da farti.- le rispose e come Glory aveva suggerito a differenza dei loro precedenti incontri non tentò di tranquillizzare la ragazza, ma anzi, usò un certo distacco – Miss Malfoy e Mr Saxton lavorano per gli Auror.-

- Maghi?- la ragazza si rizzò come un fuso, arrossendo – Accidenti. Wow. Voglio dire…wow. La professoressa Rastogi ne sarebbe felice. Prego.- indicò la cattedra vuota su cui erano impilati una decina di tablet – Sedetevi. Come posso aiutarvi?-

Lex e Glory si diedero un’occhiata veloce e decidendo chi avrebbe fatto la poliziotta cattiva, il biondo non perse tempo a girarci intorno.

- Il detective Pierce ci ha detto che lei non è solo un’allieva della professoressa, è anche la sua assistente personale. Mi dica, chi fornisce le erbe magiche alla Rastogi?-

In un attimo Miss Tzi divenne di un pericoloso colorito cinereo, cosa che Lex ignorò andando avanti imperterrito – Abbiamo certe conoscenze anche noi. Le tracce rinvenute nel suo monolocale ad Acton sono piuttosto interessanti. Se ci fornisse dei nomi potremmo aiutare il detective a chiudere il caso, ritrovando la sua mentore ancora viva.-

- Non c’interessa l’uso di allucinogeni…- buttò lì Glory, sfiorando con la punta dei polpastrelli ogni angolo della scrivania – La sua boss può farsi di elio per palloncini nel privato.-

- No, sono anni che Priya ha smesso perfino con l’erba. Diceva che era roba per giovani.- Tzi scosse violentemente la testa – Siete in errore.-

- Allora chi porta erbe di uso magico in casa sua?- Gil non era uno che perdeva facilmente la pazienza. Il fatto di essere personalmente legato alla professoressa però stava logorandogli i nervi e quella ragazzetta lo aveva fatto girare a vuoto per giorni – Parliamoci chiaro, entrambi conosciamo Priya ed entrambi sappiamo delle lettere minatorie che riceve costantemente. Il fatto che tu mi abbia deliberatamente nascosto alcune cose sulla vita della professoressa non va a tuo favore. C’è anche il fatto che oltre ad intralciare le mie indagini mi hai fatto perdere tempo. Tempo prezioso per Priya. Quindi dimmi, Ma, devo portarti in centrale e accusarti di intralcio e magari di favoreggiamento in rapimento o vuoi vuotare il sacco qui e ora, risparmiandoti un richiamo sul tuo immacolato curriculum?-

- Non credo che i tuoi futuri datori di lavoro apprezzeranno una dipendente con la fedina penale sporca. Fidati, ci sono passato.- gli diede man forte Lex, mentre quella impallidiva fino a diventare bianca come un lenzuolo.

- Allora?- la incalzò Gil, con Glory ferma con entrambi i palmi aperti sui tablet.

- Va bene. Ok.-

Balbettò e tremò, una voragine nera si era appena squarciata sul suo brillante futuro e come colta da mancamento la ragazza si dovette sedere, le mani dentro il perfetto caschetto corvino a rovinare un po’ la sua immagine candida.

- Parla, non abbiamo tempo da perdere.- la esortò Gil estraendo il suo taccuino – Voglio nomi, date e indirizzi. E non prendermi più in giro signorina, so che conosci a menadito ogni singolo anfratto della carriera di Priya.-

- Detective, deve capire che ho taciuto solo per il bene di Priya.-

- Andiamo, a lei non frega un accidente di una denuncia. Di nessun genere.-

- Ma la gente mormora detective, non dica che non è vero! Ho cercato di metterla più volte in guardia, spesso il suo legame con gli studenti veniva additato, lei riceveva insulti neanche molto velati. Poi… poi uno dei suoi studenti si è fidanzato con una strega. Sono state presentate e da quel momento Priya ha passato più tempo possibile con quei due.-

- Una strega.- ripeté Lex, arcuando un sopracciglio – Nome dello studente?-

- Jordan Milligan. La sua ragazza si chiama Bernadette, ma la chiamano tutti Bernie. Il cognome credo sia…-

Glory la interruppe, gli occhi chiusi e il capo leggermente inclinato alla sua sinistra come se fosse in ascolto di una melodia suonata a basso volume.

- Alta uno e settanta circa, capelli biondo grano con meches viola e azzurre. Sulla ventina circa. È allegra e spigliata in gruppo, sembra trovarsi a suo agio fra i Babbani. Porta una spilla di buona fattura sulla tracolla…- poi si bloccò e questo fece mettere Lex immediatamente sull’attenti. Quando riaprì le palpebre le stava già passando il parka, che si affrettò a infilare facendo cenno a Gil di prendere subito la porta – È la figlia di Dora Rosier.-

- Merda.- ringhiò Lex, scattando fuori dalla porta attaccandosi al telefono.

Mentre all’interno dell’ufficio una concitata Miss Tzi chiedeva cosa stesse accadendo e Gil a sua volta tentava di stare al passo, Imogen rispose in pochi squilli.

Tentò di precederlo dandogli le informazioni sulle telecamere ad Acton, subito però sentendo il tono frenetico del Phyro si mise in ascolto.

- Abbiamo poco tempo, quindi stammi a sentire. Devi trovarmi tutti quello che puoi su Jordan Milligan, Babbano. La sua ragazza invece è una strega e anche la nipote di un noto Mangiamorte. La madre della ragazza risponde al nome Dora Rosier, figlia di Evan Rosier, morto in uno scontro con gli Auror, era uno dei più vicini a Tu-Sai-Chi. La strega che cerchiamo ha una ventina d’anni, bionda con meches colorate, si chiama Bernadette. Hackera la il Dipartimento di Controllo Famiglie a Rischio se serve.-

- Lex, il programma di quel Dipartimento è altamente off limits. Mi spediranno ad Azkaban per questo!- si lamentò Imogen Archibald, che però nel frattempo smanettava alla sua postazione come una piccola invasata – Trovato Milligan su Facebook. Noioso. Scrive citazioni di Star Wars e sotto ci piazza le foto di Spock.-

Il tono della giovane hacker si fece tetro – Spero sia morto.-

- Imogen!-

- Ok, ok. Morgana sei peggio di Houser…vedo post sui corsi che frequenta, selfie con gli amici, un centinaio di altre con la fidanzata. Bernie.-

- È lei. Riesci a trovarla? La nipote di Evan Rosier non uscirebbe con un Babbano e non darebbe erbe magiche a un’attivista per l’Integrazione e a meno che il mondo non stia girando alla rovescia è il caso di controllare il più in fretta possibile. Ora io e Glory prendiamo Gil e andiamo per raggiungere gli altri, inviami tutto quello che trovi su di lei. Indirizzo di casa suo e della madre, proprietà che sono rimaste intestate alla famiglia dopo i giudizi in tribunale. Tutto.-

- Santo Chuck, avete trovato Gil!- cinguettò improvvisamente l’Archibald sprizzando gioia da tutti i pori, assordandolo – Dimmi com’è! Fantastico come lo descrive Glory? Quando me lo portate a conoscere? Oh, dimenticavo! Josh mi ha chiesto di fare una ricerca su quei tizi di Tottenham che sono andati a cercare. Uno di loro si chiama Malcolm, hai presente?-

- Sì, lo sfigato che fa finta di essere rumeno. Cos’hai trovato?-

- Una cosa che non vi piacerà.-

- Imogen…-

- È un Magonò. Non registrato, quindi passa come Babbano. La famiglia di suo padre possedeva un vecchio negozio di artigianato proprio in mezzo a Ferry Lane e per negozio di artigianato intendo una specie di covo di ricettazione, ma senti questa. Tre anni fa ci sono state numerose esplosioni inspiegabili in strada appena fuori dalla loro porta a cui la polizia non ha trovato nessuna spiegazione e i suoi sono morti. A quei tempi Malcolm Kramer usciva con una ragazzina, i giornali locali ci andarono a nozze demonizzandolo non solo per gl’incendi, ma anche per la giovane età dell’adorabile donzella. Ti ho mandato una foto, dai un’occhiata.-

Più giovane, viso acqua e sapone. Niente meches.

Glory annuì, seria e cupa – È lei. Dobbiamo raggiungere i ragazzi subito. Le cose stanno degenerando in fretta.-

- Ragazzi dovete dirmi che succede.- s’impuntò allora Gil – Qualcuno è in pericolo?-

- Peggio, ci si è messa di mezzo anche una Mangiamorte adesso.- ringhiò Lex afferrandolo per il braccio – Andiamo, dobbiamo sbrigarci!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30? N

Longitudine: 0°07'32? W

Tottenham Lane, Seven Sisters Pub – Londra

 

 

 

 

 

 

 

Il Seven Sisters era, per descriverlo con parole più delicate possibile, un cesso.

Lucas e L.J. negli anni avevano frequentato ogni genere di bettole e così entrando nel pub con i cappucci calati sulla testa non ebbero granché da ridire sulla decadenza del posto.

Un bancone con un tizio simil skinhead che serviva birra, quattro tavoli da biliardo, tavoli e sedie in legno sgangherato, un cartello che diceva vietato fumare usato come bersaglio per le freccette e un pesante lezzo di sbronza, odori corporei maschili e fumo a formare una cappa sul soffitto.

Avevano seguito Josh all’interno guardandosi attorno senza dare troppo nell’occhio ma era stato quasi impossibile non notare il silenzio che era calato dopo il loro ingresso, cosa che non fece battere ciglia a Wade quando trovò chi cercava in fondo alla sala.

Tre poltrone, un demente con denti quasi marci alla destra e una pistola infilata praticamente sul davanti dei pantaloni. Doveva essere il famoso Lance e dalla vacuità del suo sguardo o era fatto o era mentalmente ritardato.

Ma Wade non lo vide neanche, fissando l’uomo sui trentacinque anni seduto sbracato sulla poltrona centrale. Di fronte a sé il tavolino era ingombro di bottiglie di birra vuote, una polvere bianca alquanto poco credibile come zucchero a velo e una Sig Sauer posata accanto a un rotolo di sterline.

Sul collo una benda di garza bianco cangiante.

- Ciao Malcolm. Come va?-

Josh prese una sedia, la girò al contrario e si piazzò lì davanti.

Lucas ne ammirava il fegato, la cosa già gli piaceva. A Malcolm Kramer invece un’espressione infastidita distorse il viso quadrato.

- Josh Wade.- mugugnò il tizio alla destra – Hai davvero le palle per mostrare la tua faccia da queste parti dopo quello che tu e il tuo compare vampiro avete combinato qui la volta scorsa. Dammi una buona ragione per non far saltare la testa a te e alle tue puttane.-

Un istante dopo quell’insulto il pugno chiuso di L.J. si scontrò con la faccia di Lance Bowman, spedendolo a terra a gambe all’aria in meno di un secondo. Svenuto.

In rapida successione scattarono una decina di grilletti alle loro spalle, ma bastò che Lucas si accendesse come una torcia affinché Kramer, raddrizzandosi con esemplare self control facesse segno alla cricca di darsi una calmata.

Evidentemente lo spettacolo lasciò a tutti l’esatta sensazione che Lucas desiderava e poco dopo, seppur avvertendo la tensione nell’aria, tutti tornarono a farsi i fatti loro.

A L.J. la cosa non piacque affatto. Lavativi. Nessuna rissa? Neanche un piccolo tentativo?

- Come va Malcolm?- richiese allora Josh, placido come un laghetto d’acqua.

- Cosa vuoi stavolta?- gli chiese Kramer,  – Vieni qui a fare casino portando questa gente. In casa mia, nel mio quartiere. E non dirmi che ti sei portato i tuoi amici per presentarmi gente che vuole rivendere mobili antichi. So bene cosa fai ora, sei uno sporco Auror.-

- Già. Beh allora vado al punto, evitiamo le cazzate come piace a te. Pochi mesi fa hai mandato delle lettere minatorie a una donna. Si chiama Priya Rastogi, è una professoressa e un’attivista. E prima che mi racconti puttanate dicendomi di non conoscerla, i tuoi decerebrati hanno firmato a tuo nome e tu sai ogni cosa che quello spostato di Lance fa, perché a uno come te Malcolm non sfugge nulla perciò mi sono detto, ehi, perché non venire a trovarti? Magari avresti voluto renderci le cose facili e dirmi dov’è.-

- Io non so un cazzo.-

- La donna è stata rapita e fra le tante minacce la vostra ci è sembrata incredibilmente specifica.- perseverò Wade senza aver dato l’impressione di aver sentito - E sai un’altra cosa? Ho un’amica Veggente e lei ha visto i quattro coglioni che hanno rapito la prof. La tengono in un bagno, ma la cosa interessante è che uno dei rapitori ha un cerotto sul collo…più o meno dove ne hai uno tu.-

Kramer serrò i denti, sporgendosi in avanti sul tavolino ingombro.

- Vaffanculo. Cosa ti fa pensare di poter venire qui ad accusarmi?-

- Il fatto che presto avremo le riprese delle telecamere di tutta Acton. Il fatto che non mi sei mai piaciuto, più le visioni della mia amica e anche che mi hai sempre rotto le palle, perché sei uno stronzo Malcolm, una vera merda. Quindi ecco come andranno le cose adesso. Tu mi dici quello che sai e dove si trova la professoressa oppure non solo questo mio amico darà fuoco al pub con te dentro, ma da stasera io dirò a tutti che sei un infame e una spia dei poliziotti e io conosco un casino di gente. Nessuna retata per te, Malcolm. Nessun carcere, nessuna cauzione.-

- O ci dai la donna o hai chiuso.- gli disse L.J. poggiato alla parete – E non credere che lui sia l’unico in grado di bruciarti la baracca.-

- Maghi di merda.- ringhiò Kramer – Sei morto Wade. Morto!-

Come ogni bettola che si rispettasse anche il colpo di scena con annesso botto fu messo in conto.

Quello che i ragazzi non si aspettavano però furono le proporzioni esagerate della risposta avversaria.

Accadde tutto talmente in fretta che quando il risucchio dell’aria all’interno del Seven Sisters li mise in allarme Glory e Lex erano già apparsi dietro di loro: li afferrarono per darsela a gambe prima che l’onda d’urto dell’incantesimo li prendesse in pieno, giunti col rotto della cuffia.

Sfortunatamente tutta la loro velocità e precisione non li salvò dal contraccolpo, sballando la traiettoria della Smaterializzazione tanto da spedirli fuori per la strada in mezzo al cemento, scaraventati come bambole di pezza fra le macchine che inchiodavano con stridore di freni.

L’enorme esplosione fu assordante, un vero inferno di calore e fiamme.

In pochi minuti del Seven Sisters non rimasero che pilastri anneriti e le grida dei pochi superstiti, ma da sdraiata sull’asfalto con mani e ginocchia sbucciate Glory poteva quasi sentire una vocina pericolosamente simile a quella di suo padre sghignazzare.

Primo giorno, maledetto lunedì.

Doveva solo superare quel primo giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In un posto a lei completamente sconosciuto, Priya Rastogi stava seduta a terra su un gelido pavimento di pietra, i brividi che la squassavano tutta.

Un bel cambiamento dal caldo bagnetto di Mr Kramer.

Forse tutto sommato non era stata una mossa geniale prendere a calci le tubature a vista del water inondando la stanza d’acqua. Che poteva dire, ci aveva provato anche se quel deficiente di un custode non aveva sentito le sue grida da oltre la benda che le avevano ficcato sulla bocca dopo appena tre minuti in sua compagnia.

Che spreco, pensò fra sé rammentandosi che fra i suoi rapitori c’era anche il giovane Milligan.

L’amore era cieco e nel caso di quel ragazzo anche completamente deficiente, se era arrivato ai livelli di rapire una persona per tenersi Bernadette accanto.

Ragazza deliziosa, non c’era che dire.

Una grandissima stronza.

Priya avrebbe voluto strozzarla, era tutta colpa sua.

Ma lei si era cacciata in quella ridicola situazione dando corda a una pazza zelota e lei se ne sarebbe tirata fuori. Doveva solo capire come prendere di sorpresa i suoi nuovi aguzzini. Maghi.

Non maghi qualunque.

Estremisti Anti Integrazione.

Prima i Babbani, ora i maghi.

Quel Natale per Priya si stava trasformando in una vera e propria rottura, dopo tutto il lavoro che aveva fatto per preparare le sue ultime ricerche e il fiato sprecato ai suoi corsi per illuminare i giovani… ecco a cos’era servito. A un maledetto accidenti di niente. Da qualche parte doveva pur aver fallito, come si spiegava altrimenti che fosse stata rapita da non uno, ma ben due fazioni contro la Fusione? Che aveva la gente in testa di quei tempi?

No, non era una situazione accettabile quella. Doveva andarsene subito e tornare a raddrizzare il mondo e la visione di quei poveri decerebrati.

E doveva cucinare il pranzo di Natale.

Si, avrebbe dovuto invitare il detective Pierce. Un uomo insolito.

Dannatamente arrapante con la sua aria goffa e la parlata gentile.

Se fosse sopravvissuta infilare un po’ di raziocinio nelle teste di quei folli e farsi Gil Pierce sarebbero state le sue prime missioni.

Basta scuse.

Doveva tirarsi fuori da quel pasticcio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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