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Autore: AThousandSuns    24/12/2017    2 recensioni
Quando Jason si intrufola a villa Falcone la sera di Natale con Donna Troy, non ha idea di come finirà quella serata, ma quando vengono scoperti sa che le cose possono solo peggiorare...
Una Jason/Donna/Kyle. Più o meno... Incolpo Countdown To Crisis per questa fic.
Linguaggio volgare e accenni di violenza.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lanterna Verde
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Questa storia partecipa al Calendario dell’Avvento (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
 
Scrivi una storia ambientata durante Cenone di Natale. Omicidio a tavola.
 
Jason infila l’indice nel colletto della camicia immacolata e fa un sospiro profondo: gli sembra che quella cravatta abbia vita propria e voglia strangolarlo; quasi si pente di aver messo su quel piano frettoloso. Aggrotta le sopracciglia contrariato e pensa a tutti i dettagli che potrebbero andare storti quella sera.
Non è camaleontico come Bruce, o affabile come Tim, né possiede la grazia innata di Damian o Dick: indossare vestiti costosi ruba- presi in prestito dal fratellastro non faranno di lui un uomo ricco ed elegante; rimane sempre un ragazzino cresciuto a Crime Alley. E qualcuno in quel covo di serpi arricchite se ne accorgerà.
Osserva politici, criminali e personalità di spicco a Gotham danzare, ignari o indolenti, al di sopra di tutta la miseria e la povertà in cui tengono Gotham, da sempre.
Disprezzo non è un sentimento che basta a descrivere come si sente a guardarli: quegli stronzi non fanno altro che schiacciare e calpestare senza alcun rimorso le persone come Jason; quelli nati dal nulla, che possiedono nulla se non l’arguzia di strada e la voglia di abbandonare il buco fetido nel quale hanno avuto la sfortuna di nascere. Che vivranno nel nulla e che nessuno ricorderà.
«Ti ho preso dello Champagne, magari ti rilassi» Donna gli porge un calice e lui lo accetta trangugiandolo in un solo sorso.
«Preferisco roba più forte» non stacca gli occhi dallo spettacolo di fronte a sé mentre le parla, poi si ricorda che Donna gli sta facendo un grosso favore e lui potrebbe almeno provare a non essere uno stronzo patentato, per qualche ora. Si volta verso di lei e le sue labbra si piegano in un sorriso appena accennato, ma sincero. «Ma grazie. Di tutto, intendo.»
«Finalmente ho l’occasione di indossare questo vestito» ribatte lei divertita.
Già, il vestito. Come dimenticare il vestito. Jason cede alla tentazione e la guarda di sottecchi: l’abito rosso cremisi che indossa è allacciato al collo lungo di Donna e segue delicato ogni sua forma, lasciando scoperta un’ampia porzione della sua schiena. Lo spacco invece è poco profondo, ma quando la ragazza cammina offre un assaggio delle sue gambe, i muscoli che guizzano sotto la pelle ambrata.
Jason preferisce non rispondere a quella provocazione e lascia che il silenzio cada di nuovo tra di loro.
«Potremmo ballare» gli suggerisce Donna con un tono che Jason non riesce a decifrare.
«Non siamo qui per divertirci: questa è una missione.»
Donna sbuffa alzando gli occhi al cielo. «Potremmo, se non continuassi a fare il guastafeste. Rilassati e approfitta dei cocktail gratis; se qualcosa dovesse andare storto abbiamo sempre il piano B.»
«Abbiamo un piano B?» le chiede curioso.
Lei gli sorride in quel modo che gli fa girare la testa. «Sono sicura che penseremo a qualcosa».
Il sorriso di Donna si allarga sentendo la risata che è riuscita a strappargli e Jason si arrende tendendole una mano.
Le cinge la vita con il braccio e sente contro le dita la consistenza leggera della stoffa; ricorda che dovrà ringraziare Alfred per avergli insegnato il valzer nei pomeriggi oziosi della tenuta Wayne.
Per un attimo, con quella splendida donna tra le braccia - che per qualche strano motivo non l’ha ancora mandato al diavolo – si sente meno solo, più umano.
«Kyle ha detto che per lui non fa differenza se frequento anche te.» E tanti saluti all’idillio.
«Vuoi davvero parlarne adesso?»
«Sì;» risponde determinata «adesso non puoi arrampicarti su una scala antincendio e darti alla fuga.»
«È una sfida?»
«Non tergiversare» lo ammonisce con una dolcezza che per un istante lo spiazza.
Uno dei leccapiedi di Falcone annuncia la cena, così tutti si spostano nella sala adiacente per prendere posto ai tavoli.
«Non per tergiversare,» la imita spazientito «ma ora dovremmo concentrarci sull’obiettivo».
Le sposta la sedia per farla accomodare e lei torna alla carica. «Se non avessi sempre evitato la questione non saremmo costretti a parlarne ora.» È tenace come sempre Donna, e Jason adora la sua caparbietà. Ma davvero credeva che un Amazzone sarebbe stata arrendevole?
Jason si siede accanto a lei. «Vuoi proprio sentirmelo dire, eh?»
Si aspetta l’ennesima frecciatina e invece Donna gli prende la mano e la stringe lieve tra le sue.
Jason sa che lei potrebbe farlo a pezzi ogni volta che discutono; sa che potrebbe rendersi conto di che razza di caso umano sia e voltargli le spalle; cazzo, lui è terrorizzato dal fatto che potrebbe farlo e ne avrebbe tutte le ragioni, eppure è lì accanto a lui. Ad una festa spocchiosa, pronta a rapire uno dei maggiori esponenti del crimine organizzato della città. C’è un bagliore dentro di lei, e la compassione tipica delle Amazzoni, qualcosa che lui ha perso ma di cui sente il richiamo, ora più che mai.
Fissa ancora le loro mani perché non riesce a guardarla negli occhi mentre Donna gli parla. «Questa non è una competizione, Jason; non arriva il momento in cui scelgo uno dei due. Voglio trovare il modo di stare con entrambi perché tengo ad entrambi; so che una situazione del genere nel vostro mondo non capita spesso, e che può sembrare una richiesta egoista, ma non lo è.»
La osserva sospirare, frustrata, e quasi si aspetta l’ennesima manfrina su come sia più che possibile amare due persone nello stesso momento, ma Donna lo sorprende di nuovo con una semplice richiesta. «Dimmi cosa pensi.»
Gli antipasti sono stati serviti e loro non hanno scambiato una parola con gli altri commensali al tavolo, né stanno mangiando; se continuano così attireranno l’attenzione, ma Jason realizza che non gli importa.
Se un anno prima gli avessero detto che sarebbe finito in uno scomodo triangolo con Donna Troy e quell’ idiota di Kyle Rayner, sarebbe rotolato a terra dalle risate.
Gli occhi scuri di Donna lo squadrano tentando di leggere la sua espressione, ma lui riesce soltanto a pensare che nessuno l’ha mai guardato in quel modo prima d’ora e allora al diavolo tutto: Rayner lo irrita a morte – e il sentimento è reciproco – ma Jason sa che non può permettersi di perdere qualcuno come Donna.
«Se vuoi frequentare Rayner non c’è problema per me.» Donna gli sorride in un modo tutto nuovo che lo confonde, così alza le spalle e aggiunge: «Potresti avere di meglio, ma se sei contenta…»
«Dovevi proprio rovinare il momento» sbuffa lei ma sorride ancora, e Jason non riesce a pentirsi della sua scelta.
Donna prende in mano la situazione e conversa affabile con il resto degli invitati al tavolo permettendogli di rilassarsi e studiare il loro obiettivo, seduto poco distante. Ora devono solo attendere il momento adatto per tendergli una trappola e portarlo via senza dare nell’occhio.
Quando l’uomo si alza dal proprio tavolo Jason sfiora la vita di Donna per avvisarla e poi lo imita; peccato che quando si volta si ritrovi faccia a faccia con uno degli addetti alla sicurezza.
«Se lei e la sua accompagnatrice volete seguirmi» gli intima.
Li hanno beccati. Jason incrocia lo sguardo di Donna per un istante e la vede già tesa e pronta alla fuga.
«Certo, mi dia un secondo.» Assesta un gancio che manda al tappeto l’uomo di Falcone e prima che qualcun altro possa intervenire afferra il coltello sul tavolo e si lancia verso il povero scemo che avrebbe dovuto rapire.
Quello capisce e si volta per darsela a gambe, ma non va lontano; quando Jason lo colpisce, veloce e preciso, l’altro stramazza a terra e una pozza di sangue scuro si allarga sull’elegante pavimento in marmo di Don Falcone. Poco male, non dev’essere di certo la prima volta che accade.
Con la coda dell’occhio individua un secondo uomo della sicurezza volare attraverso la stanza per poi cadere malamente contro un tavolo.
«Finalmente ti sei decisa a darmi una mano» quasi urla Jason per contrastare gli schiamazzi degli altri invitati che corrono verso le uscite.
«Sarebbe questo il tuo piano B? Farlo fuori? Credevo ti servissero informazioni!» Donna è furiosa ma quel tono ha tutto un altro effetto su di lui.
Jason la raggiunge. «Niente che non possa darmi qualcun altro: però dovevo inviare un messaggio.»
«Mi hai mentito!» grida lei mentre le loro spalle si toccano; sono circondati.
«Non mi avresti permesso di ucciderlo» ribatte tranquillo.
«È Natale, Jason!»
«Mi spieghi che differenza fa?» Per ogni scagnozzo che abbattono ne spunta un altro: così non andranno lontano. «Possiamo svignarcela e poi litigare?»
«Spero che il mio piano B ti piaccia.»
Il tono di Donna è sarcastico ma Jason non ci bada. «Qualsiasi cosa ci tiri fuori da qui.» Una bolla di energia verde infrange la vetrata e Jason si lascia andare ad un sospiro seccato voltandosi di scatto verso Donna. «Rayner?» sputa con tono velenoso. «Mi prendi in giro?»
«Prima ce la svigniamo e poi litighiamo, ricordi?»
Jason grugnisce esasperato ma non ribatte; la Lanterna usa il suo anello per proteggerli dai colpi di pistola e poi li solleva entrambi da terra per portarli lontani da quel caos.
«Questo è davvero troppo» mormora Jason furioso, ma Donna sa che non può certo rimanere lì a farsi sparare perciò lo ignora deliberatamente.
Una volta al sicuro Rayner li lascia atterrare su uno dei tanti tetti sudici di Gotham.
«Tutto bene?» chiede concitato a Donna mentre Jason alza gli occhi al cielo.
«Sì, stiamo bene» Donna usa il plurale, ma Jason è abbastanza sicuro che alla Lanterna non interessino le sue sorti.
«Avevo tutto sotto controllo» sbotta e sa di suonare come un bambino capriccioso, ma è troppo tardi per rimangiarsi le parole.
Rayner lo fissa ed è incazzato, Jason lo capisce dal modo in cui stringe i pugni e si irrigidisce; eppure dopo un istante fa un passo indietro e decide di fingere che l’altro non ci sia. È strano che non abbia risposto alla provocazione, ma Jason realizza che dietro quel comportamento anomalo dev’esserci lo zampino di Donna.
«Non un’altra parola!» gli intima la ragazza. «Hai appena fatto fuori un tizio lì dentro, la notte di Natale» scandisce l’ultima parola con rabbia, come se avesse qualche importanza che giorno è.
Lui scrolla le spalle. «Non mancherà a nessuno.»
«Non è questo il punto, Jason.» Il tono accondiscendente di Donna lo fa innervosire ancora di più; preferisce di gran lunga quando gli urla contro, furiosa.
Lui allarga le braccia in un gesto stizzito. «Questo è quello che faccio, Donna. L’hai sempre saputo.»
«Ma è la prima volta che menti a riguardo» chiarisce lei.
Jason indica la Lanterna, che se ne sta a qualche metro da loro a braccia incrociate. «Da che pulpito!»
«Sei tu quello che si è intrufolato in una festa di criminali senza la minima idea su come uscirne» Donna ora è furiosa e quasi gli urla contro mentre il vento gelido le scompiglia i capelli scuri.
Jason sa che dovrebbe fare un passo indietro e per una volta chiudere quella sua stramaledetta bocca, ma il suo orgoglio glielo impedisce. «E allora perché mi hai accompagnato?»
«Perché ti amo, idiota!» Jason indietreggia appena, colto di sorpresa; Donna invece chiude gli occhi e sospira, stanca, scuotendo la testa. Rayner le sfiora la spalla e non sembra contrariato né stupito da quello scambio tra gli altri due; la ragazza alza lo sguardo su di lui prima di puntarlo su Jason, ancora spiazzato. «Sapevo che ti saresti fatto ammazzare se fossi andato da solo, ma tu non chiedi mai aiuto e questa cosa mi fa diventare matta.»
Dopo un istante di indecisione Jason le si avvicina e osserva Rayner alzarsi in volo per lasciarli soli.
Ci sono così tante cose che vorrebbe dirle, ma la verità è che non ha il fegato di farlo e in questo somiglia molto a Bruce, più di quanto sia disposto ad ammettere: i sentimenti lo terrorizzano.
Ma capisce che è ora di smettere di comportarsi da codardo, perché per quanto possa sentirsi perso, incazzato o vuoto, non è solo. Non più. Era convinto che lo sarebbe sempre stato, ma si sbagliava, e quell’improvvisa realizzazione lo fa sentire vivo.
Studia l’espressione rassegnata di Donna, i muscoli tesi per la rabbia e gli occhi limpidi e si chiede cos’abbia fatto di buono per meritarla: non può prometterle che smetterà di uccidere chi se lo merita o che abbandonerà la maschera che si è creato per avere una vita normale. Ma ci deve pur essere qualcosa che possa fare per convincerla a non voltargli le spalle come in troppi prima di lei hanno fatto.
Getta un’occhiata in alto fissando per un momento Rayner, ancora sospeso a mezz’aria, per poi posare di nuovo lo sguardo su Donna.
In fondo la normalità è sopravvalutata, no?
«È Natale: dovrei piantarla di fare lo stronzo, almeno per oggi. Mi dispiace di averti trascinata in questo casino» Jason le sfiora la guancia e Donna gli prende la mano per trattenerla contro il suo viso.
«È un inizio, ma non credere che te la caverai così facilmente.»
Jason le sorride. «Non l’ho pensato nemmeno per un istante.» Pensa alla sua prossima mossa e le chiede: «È un po’ tardi, ma che ne dici di un vero cenone? Conosco un posto carino».
Donna spalanca gli occhi sorpresa ma si riprende subito. «Senza il morto?»
Lui ridacchia. «Senza il morto.» La guarda sorridere sollevata, ma manca ancora qualcosa. Forse se ne pentirà, ma vuole farlo per Donna: ha qualcosa da dimostrare e, per la prima volta, tutto da perdere. «Ti unisci a noi, Kyle?»
Chiamarlo per nome e senza traccia di astio nella voce gli suona strano, ma se vuole tenersi stretto Donna dovrà fare quel sacrificio.
Kyle atterra vicino a loro e rivolge uno sguardo perplesso verso Donna prima di annuire.
«Ma niente passaggi in una sfera verde: prendiamo la mia auto» dichiara Jason strappando una risata agli altri due.
Forse non è troppo tardi per godersi un vero Natale.
   
 
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