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Autore: Ely_Pommy    24/12/2017    2 recensioni
Pensate che la paura sia negativa...beh che dite di ripensarci?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ABBI PAURA Racconta un libro, ormai perduto, che all’inizio dei tempi, non esistesse la paura. Quando il primo animale fece la sua comparsa sulla Terra, egli era solo: non un nemico, non un ostacolo. Il mondo era tutto suo ed egli lo dominava come un re. Ad un tratto, il nuovo essere vivente sentì fame e perciò cominciò a nutrirsi, ma in mezzo a ciò che ben presto sarebbe diventato il suo pasto, si celava una piccola creaturina, invisibile agli occhi, fatta di pura voce, ma bisognosa di un corpo per esistere. L’animale si rese conto della presenza di qualcosa di sconosciuto e così, incuriosito, iniziò a guardarsi intorno, ma la vocina gli disse con tono implorante: « Ti prego, portami dentro di te! Qui fuori non sono nulla: sarò trasportato dal vento senza meta e disperso nella brezza. Se mi accoglierai, potrò aiutarti.» « E come? -rispose l’animale- sono l’unico in questo posto e ho tutto ciò che voglio, in cosa potresti essermi utile?» «Posso proteggerti. Vedi, qui non è tutto perfetto: esistono cibi che non puoi mangiare e arriveranno altri animali che tu non potrai combattere; sarò i tuoi occhi e le tue orecchie sulla terra e il tuo fiuto nell’aria. Se non mi credi, tienimi almeno come tuo compagno per i giorni in cui ti sentirai solo.» L’animale si convinse ed ingoiò l’impalpabile voce che si accomodò nel caldo ventre del suo nuovo amico: era nato l’istinto. Da allora il tempo passò e la vocina mantenne la promessa: tenne lontano il suo compagno da ogni veleno e da ogni neonato predatore; rimasero sempre insieme e persino i cuccioli dell’essere vivente continuarono a conservare quella voce che, a sua volta, perpetuò il suo ruolo da protettrice. Così si succedettero le generazioni e ogni nuovo discendente del coraggioso animale portava con sé un carattere nuovo, un cambiamento e con la loro evoluzione mutava anche l’istinto. La nuova comunità cominciò a vivere sugli alberi che fornivano loro una dimora e cibo in abbondanza, insomma tutto quello di cui essi avevano bisogno. Per lungo tempo le cose andarono bene e quegli esseri viventi conducevano un’esistenza tutto sommato tranquilla, forti della compagnia e della protezione del loro istinto: ormai le fronde africane erano diventate la loro casa. Un giorno, però, il cibo cominciò a scarseggiare e i nuovi animali dovettero scendere dagli alti rami delle loro piante. Dapprima, solo uno di essi decise di avventurarsi ed esplorare il suolo con le sue 4 zampe ben poggiate a terra, ma l’istinto non poteva proteggerlo in mezzo alle folte erbe della savana: se anche avesse avvertito la presenza di un predatore, non avrebbe potuto salvare il suo compagno perché in un ambiente a lui sconosciuto, non avrebbe saputo dove scappare e sarebbe stato una facile preda. La vocina, allora, parlò dal ventre del suo amico: «Non procedere a quattro zampe: alzati. Potrai guardare oltre le erbe e se arriverà un predatore, potrai difenderti con le zampe libere o trovare la via per fuggire e salvarti». Così fu: l’animale conquistò la posizione eretta. Era nato il primo uomo. L’istinto non smise di sostenere nemmeno questo nuovo essere: gli insegnò la prudenza, l’attenzione, l’accortezza nel valutare ogni situazione; lo protesse durante tutte le sue notti tenendolo vigile e sensibile ad ogni minimo rumore perché potesse sempre difendersi. Con l’evoluzione dell’uomo, grazie all’istinto aumentarono anche le sue conoscenze e il suo coraggio. Costui credendosi ormai il re del suo pianeta, come il suo antico antenato, pensò di non aver più nulla da temere e si dimenticò del suo protettore associando quella voce che parlava alla sua parte più interiore a storie inquietanti disprezzandola e arrivando a chiamarla paura. Quella vocina, però, continua a mantenere la sua promessa e a farsi sentire in ogni situazione nuova. I bambini invece, osservano il mondo come il primo uomo: ancora insicuro e bisognoso di protezione a cui l’intero mondo era sconosciuto, così la paura si comporta esattamente come aveva fatto col primo essere sceso dagli alberi, perché possano capire cosa affrontare o temere. La paura ci ricorda che il mondo è pieno di novità: sta solo a ogni individuo il considerarle buone o cattive senza l’arroganza di chi si sente potente. La bambina allora alzò il piccolo viso e rivolse i suoi occhioni verso la mamma che ne asciugò le ultime lacrime e disse: «Capisci ora piccola mia, non devi essere triste se provi paura: questa sensazione che senti è solo la lontana pronipote dell’istinto di quell’antico animale appena comparso nel modo e la sua funzione è solo quella di proteggerti e ricordarti da dove vengono i tuoi antenati e come essi abbiano dovuto conoscere il mondo da zero ed iniziare a viverci. Ora dormi, sogni d’oro» «Buonanotte mamma. »
   
 
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