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Autore: janeblackbird    24/12/2017    0 recensioni
Può l'amore salvare la tua anima?
Tratto dal testo:
Dovevo essere più forte di loro e non lasciarli entrare. Me lo ripetevo ogni giorno incessantemente, ma alla fine prendevano sempre il sopravvento su di me.
"Io sono il tuo cavaliere Sophie, mi batterò per te. Sempre." mi ripeteva Michael, ogni volta che perdevo la speranza.
Però questa volta sapevo non sarebbe stato lo stesso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inner demons

Dovevo essere più forte di loro e non lasciarli entrare. Me lo ripetevo ogni giorno incessantemente, ma alla fine prendevano sempre il sopravvento su di me.
Il mio pensiero iniziava ad annebbiarsi e tutto nella mia mente diventava buio, come se le poche speranze costruite venissero abbattute come dei muri di carta.
"Resisti Sophie." dicevo a me stessa.
Nessuno sapeva cosa mi stesse accadendo di preciso, nemmeno io. E quella era la cosa che mi spaventava di più.
Dovevo combattere una guerra contro nemici sconosciuti. Non potevo prevedere le loro mosse, ma loro conoscevano tutti i miei punti deboli, ogni mia singola insicurezza.
"Sei una ragazza forte, ce la farai."
Tutti riponevano una tale fiducia in me, ma forse si sbagliavano.
Il tempo passava e mi rendevo conto che forse era una battaglia persa in partenza.
Non poteva aiutarmi nessuno, dovevo farcela da sola in questo scontro senza regole.











Disturbo depressivo maggiore, così l'aveva definito il medico, liquidandomi come se fosse una cosa di poco conto.
"Non è una vera malattia, forse l'avete viziata troppo."
Aveva avuto il coraggio di dire una cosa simile ai miei genitori. Ma loro non si arresero e mi portarono dai migliori psichiatri che potessimo permetterci.
Dopo varie sedute e cure, si erano iniziati a vedere piccoli miglioramenti.
Avevo ripreso ad uscire di casa e vedere i miei amici. Avevo trovato anche Michael.
In realtà lo conoscevo da parecchi anni, era amico di mio fratello James, avevano la stessa età.
James ci aveva lasciati un anno e mezzo fa, a soli 23 anni a causa di un incidente stradale.
Era in moto, stava tornando a casa dal lavoro dal pub quando un'auto gli tagliò la strada facendolo finire contro un palo della luce.
Fummo svegliati nel cuore della notte dall'agente Sanders che ci comunicò la tragedia.
Ricordo ancora le urla di mamma e i singhiozzi di mio padre mentre l'abbracciava, cercando di calmarla.
Io rimasi pietrificata, non versai nemmeno una lacrima. Dovevo apparire forte agli occhi dei miei genitori, stavano già soffrendo abbastanza.
Ma da quel giorno non fui più la stessa.
Non ridevo più, uscivo di casa solo se era indispensabile e il mio sonno era sempre agitato.
Solo dopo qualche mese riuscì in parte a riprendere in mano la mia vita.
Avevo solo 20 anni, dovevo riuscire ad andare avanti e cercare di superare questo terribile capitolo.
Io e Michael non eravamo mai stati amici, lo definivo un conoscente. Lo vedevo ogni tanto quando veniva a casa nostra a trovare James, nulla di più. A dire il vero l'avevo sempre considerato antipatico.
Ma dopo la morte di James, iniziò ad avvicinarsi alla mia famiglia e soprattutto a me: aveva perso il suo migliore amico e forse ero l'unica persona con la quale poteva condividere il suo dolore.
Scoprì che Michael in realtà era un ragazzo generoso e sensibile, ma non lo vidi mai piangere davanti a me.
Tutte le volte che ci vedavamo cercava sempre di farmi fare un sorriso, anche quando gli altri miei amici avevano perso le speranze.
Ogni tanto mi raccontava delle sue avventure con mio fratello, nessuno in famiglia quasi osava più pronunciare il suo nome: ma io amavo sentirne parlare, era come se in realtà fosse sempre vicino a me.
Anche grazie a lui la mia situazione continuò a migliorare e decisi di riprendere i miei studi d'arte  alla Columbia. Così da Filadelfia mi traferii New York.
I miei mi lasciarono andare a malincuore, ma sapendo che sarei tornata a casa nel weekend e che a New York non sarei stata da sola. Anche Michael studiava lì, frequentava la facoltà di medicina.
Mi ambientai abbastanza in fretta e le cose sembravano andare bene. Frequentavo le lezioni e partecipavo alle iniziative organizzate dal mio corso. Anche la mia relazione con Michael procedeva bene: avevamo deciso d'andarci piano ma tra di noi c'era un'intesa che non avevo mai avuto con nessun'altro.
Insomma, dopo tanto tempo ero di nuovo felice nonostante sentissi perennemente come un vuoto dentro di me. Ma sapevo che prima o poi sarei riuscita a migliorare sempre di più grazie a Michael, alla mia famiglia ma soprattutto grazie a me.





Questa era solo la calma prima della tempesta.





Mia madre morì esattamente sei mesi dopo la mia partenza.
Ritornai a casa per stare vicino a mio papà. Ormai era lui la mia famiglia e non volevo lasciarlo da solo per nessuna ragione al mondo.
Anche Michael mi raggiunse per starmi vicino. Sapeva quanto stessi soffrendo e non voleva che sprofondassi nuovamente negli abissi della mia oscurità. .
Ma, nonostante la sua vicinanza, sentivo che presto loro sarebbero tornati. I miei demoni interiori sapevano sempre quando tornare. Fiutavano le mie debolezze ed erano subito pronti a sferrare l'attacco.
"Io sono il tuo cavaliere, mi batterò per te. Sempre." mi ripeteva Michael, ogni volta che perdevo la speranza.
Però questa volta sapevo non sarebbe stato lo stesso.
Perdere mia mamma fu uno shock incredibile. Continuavo a darmi la colpa. Si era colpa mia quello che era successo. Li avevo abbandonati per seguire il mio sogno e rifarmi una vita. Ero stata una vera egoista.
Il buio stava riconquistando la mia mente. Era come un veleno capace di alterare i miei pensieri.
Mi stavo di nuovo chiudendo in me stessa.
Nemmeno Michael era più in grado di aiutarmi, nonostante la sua buona volontà.
Si poteva definire vita la mia?
Certe volte pensavo che non avrei mai voluto essere nata. Avrei fatto qualsiasi cosa per poter scomparire e non far soffrire ulteriormente chi mi voleva bene.
E così feci.
A notte fonda presi un borsone e lo riempii a caso con i primi vestiti che mi capitarono tra le mani.
Uscii da casa in punta di piedi e presi il primo autobus che portava fuori città. Non sapevo ancora dove sarei andata e cosa avrei fatto, ma una cosa era certa: nessuno doveva più stare male per colpa mia.
Piuttosto avrei messo fine alla mia stessa vita.
















SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
In questi giorni ho avuto l'ispirazione per una nuova storia che, come avrete capito, non è molto allegra.
So anche che sto toccando un tema molto delicato e che mi sta a cuore, quindi cerco di descrivere questa situazione con la maggior delicatezza possibile e la storia (come poi potrete vedere in seguito) vuole essere un messaggio positivo.

La storia sarà composta da 4 capitoli di lunghezza diversa e 2 dal POV di Sophie e 2 dal POV di Michael. La mia intenzione è quella di mostrare le sensazioni e i sentimenti provati da entrambe i protagonisti.
Spero che la mia idea possa piacervi e se avete qualcosa da dire sulla storia, sarò contenta di leggere le vostre opinioni come sempre.

A presto,
Jane



   
 
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