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Autore: Hoshi_Hime    24/12/2017    1 recensioni
[Hamilton: An American Musical]
[Hamilton: An American Musical][Hamilton: An American Musical]
Il sole di quella mattina del primo settembre filtrava dalla finestra della camera del ragazzo, fungendo da unica fonte di luce al momento, oltre lo schermo del computer sulla scrivania lasciato per sbaglio acceso.
Questo era sdraiato sul letto ancora addormentato, ma le occhiaie che aveva erano prova che non fosse andato a dormire da tanto.
I capelli castani erano spettinati e gli coprivano buona parte del viso.
Ad interrompere quella quiete mattutina fu lo spalancarsi della porta e l'arrivò di un secondo ragazzo, che prese il primo per i piedi e lo trascinò letteralmente giù dal materasso.
-Sveglia sveglia Alex! Pronto per il tuo primo giorno di scuola da Newyorkese?- Esclamò una voce dall'accento francese.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il sole di quella mattina del primo settembre filtrava dalla finestra della camera del ragazzo, fungendo da unica fonte di luce al momento, oltre lo schermo del computer sulla scrivania lasciato per sbaglio acceso.
Questo era sdraiato sul letto ancora addormentato, ma le occhiaie che aveva erano prova che non fosse andato a dormire da tanto.
 I capelli castani erano spettinati e gli coprivano buona parte del viso.
Ad interrompere quella quiete mattutina fu lo spalancarsi della porta e l'arrivò di un secondo ragazzo, che prese il primo per i piedi e lo trascinò letteralmente giù dal materasso.
-Sveglia sveglia Alex! Pronto per il tuo primo giorno di scuola da Newyorkese?- Esclamò una voce dall'accento francese.
-Strozzati con un cazzo, Gilbert- borbottò l'altro passandosi una mano sul viso.
Di risposta l'altro, di una quindicina di centrimetri più alto lo prese da sotto le ascelle, trascinandolo in bagno questa volta.
Alexander sospirò e iniziò a lavarsi i denti mentre l'altro si stava pettinando e tirando su i capelli in una coda, per poi prendere la spazzola e pettinare il ragazzo più basso.
-Ehy ehy che fai?!- -Zitto, ti conosco e so che te ne freghi abbastanza poco da venire a scuola con la piega del cuscino. Fatti dare una sistemata-
-Ugh, ok ok ma muoviti- 
Il secondo ragazzo annuì e tirò a sua volta i capelli del ragazzo in una coda di cavallo.
-Voilà- Esclamò poi soddisfatto. -Ora fila a vestirti-
- No guarda, volevo venire a scuola in pigiama, grazie per avermelo ricordato.-
E si diresse di nuovo in camera sua per cambiarsi.


Alla fine si mise solo una camicia e dei jeans, forse doveva dare retta a Gilbert e cercare di dare una buona impressione almeno il primo giorno.
Dopo essersi controllato prese la cartella e si avviò in sala da pranzo dell'appartamento.
Era un bell'appartamento, uno di quelli di lusso, e nonostante vivesse li da un paio di mesi Alexander non si era ancora abituato e la cosa non gli andava a genio, di solito fin da piccolo di era adattato a tutto; L'abbandono di suo padre, la morte di sua madre, l'orfanotrofio e la tempesta che aveva buttato giù tutto, oltre essere sbalzato da una casa all'altra da anni, la lista di sfighe era lunga. Forse essere stato preso in affido dai Washington era stata la prima cosa decente in sedici anni che gli era capitato.

Arrivato nella stanza salutò la donna ai fornelli e l'uomo che leggeva il quotidiano e si sedette accanto a Gilbert, che già faceva colazione.
-Signora Washington, Signor Washington, buon giorno-
-Buon giorno Alexander, pronto per il tuo primo giorno di scuola in America?- Rispose l'uomo mentre la donna si girò e gli passò un piatto e una tazza.
Il ragazzo storse il naso nel vedere che la donna aveva fatto una faccina sorridente con le uova e il bacon, ma la ringraziò comunque per poi bere il caffé.
-Suppongo di sì? Insomma non può essere così terribile, e poi Gilbert me ne ha parlato bene-
L'uomo sorrise -Bene, visto che è il primo giorno, e che pure io lavoro lì, per oggi vi accompagnerò io con l'auto, ma non fateci troppo l'abitudine- E chiuse il giornale.

Geroge e sua moglie Martha erano entrambi di buona famiglia, l'uomo era professore di una scuola superiore a Manatthan e la donna una scrittrice.
Erano abbastanza ricchi da avere un appartamento di lusso e nel loro matrimonio non era mancato nulla.
 Se non dei figli.
Avevano provato per anni, ma nulla, alla fine avevano deciso di concentrarsi sul proprio lavoro. Però ormai erano entrambi vicini alla cinquantina e alla fine si erano messi a tavolino e a parlare della questione. Da una parte il desiderio di avere un bambino era tanta, dall'altra non sapevano se avessero avuto tempo e forze per un neonato.
la fortuna volle che gli assistenti sociali gli fecero conoscere un ragazzino di dodici anni, Gilbert De Lafayette, origini francesi, di buona famiglia, ma non aveva più un singolo parente vivo.
George si affezionò subito al ragazzino, e quest'ultimo adorava l'uomo e sua moglie anche se non sapeva una parola in inglese, imparò velocemente e ormai viveva lì da quattro anni come fosse figlio loro.
Non avevano in mente di adottarne un altro, ma quando due mesi prima la stessa assistente sociale li chiamò parandogli di un ragazzino della stessa età di Gilbert provienete Isole Vergini che era stato trasferito in America dopo che l'orfanotrofio dove resideva il ragazzo era stato distrutto dal meteo, i due erano stati incuriositi dalla cosa.
Quando videro Alexander per la prima volta erano rimasti sorpresi, era ovvio che veniva da una situazione diversa da Gilbert, i vestiti che aveva erano il doppio di lui, facendolo sembrare ancora più magrolino di quel che era, i capelli erano spettinati e preferiva stare per le sue.
Però aveva la lingua tagliete, lo capirono già dopo il primo scambio di parole. Ma George aveva visto qualcosa in quel ragazzo, quei occhi marroni e già stanchi avevano un luccichio come tizzoni ardenti, e quando la donna fece leggere a lui e Martha tutti i temi, articoli e poesie, capì subito che il ragazzo era destiano a grandi cose e non poteva passare la sua vita a marcire tra una casa famiglia e l'altra.
Un altra cosa che capirono però dopo che Alexander cominciò a vivere con loro e che il ragazzo era testardo come il marmo, e anche se nei primi giorni si era mostrato insicuro di quella situazione nuova, usava comunque quella linguetta per protestare se voleva.
Ma sapevano anche che veniva da una situazione difficile, in più era quasi impossibile che il ragazzo fosse adottato di nuovo alla sua età.


-Ok ragazzi, vado a mettere in moto l'auto, raggiungetemi appena avete finito con la colazione-
George chiuse il giornale e lo appoggiò sul tavolo per poi alzarsi e dopo aver salutato la moglie uscì dalla stanza.

Gilbert si stiracchiò per poi affrettarsi a finire le uova.  Alex invece si alzò per riempirsi un altra tazza di caffé per poi buttarla giù di colpo.
Il francese guardò il piatto dell'altro, aveva a mal la pena mangiato.
-Le finisci quelle?- 
-Mh? No, fai pure-
-Ayyy!- 
Appena ebbero finito raggiunsero l'auto dell'uomo per salire e partire verso la scuola.


-Ed eccoci qui!- Sorrise Gilbert trascianandolo per il corridoio per poi strappargli di mano il bigliettino che teneva.
-Alloooora, ah! Alla prima ora hai storia! La classe è la terza a sinistra di quel corridoio-
-Terza a sinistra...- ripetè l'altro tra se e se.
-Nervoso?-
-Nha, devo solo abbituarmi alla situazione. Tu alla prima ora hai?-
-Inglese, faccio alcune lezioni extra, diciamo che non ho ancora capito bene alcune cose nello scritto, insomma metà delle perole qui si scrivono in un modo e si dicono in un altro!-
Alex gli diede una spintarella. -Ah, e invece non è così nel francese eh? Nessuna parola dovrebbe avere più di tre accenti alla volta, e invece-
Poi sospirò.
-Immagino ci vedremo a mensa allora- E riprese il foglio. -Il club di Dibattito invece dov'è?-
L'altro si grattò la guancia -Uh, non lo frequento quindi non ricordo bene, ma qualcosa tipo al piano di sopra vicino alla biblioteca o giù di lì. Ti sei già iscritto?-
-Non ancora, ma ho intenzione di farlo.- 
Poi lo salutò con un gesto della mano. -A mensa allora!-


Non molto lontano tre ragazze erano accanto agli armadietti.
-Quel che voglio dire- - Una di loro, con i capelli neri e un maglioncino azzurro, sembrava presa da una discussione. - E' che questo è il primo e unico anno di superiori in cui siamo tutte e tre assieme! Peggy è al suo primo anno- - E indico la ragazza con i codini e una maglietta gialla e salopette. -E tu Angelica sei all'ultimo!  Voglio che quest'anno sia speciale, ok? E per ciò ho preparato questo!- La ragazza tirò fuori un quadernone e una polaroid.
La più grade delle tre, con un vestito rosa antico ridacchiò scuotendo la testa.
-Uno scrapbook? Davvero Eliza?-
-Davvero! anzi, sapete cosa? Primo giorno di scuola, ci vuole una foto-
Peggy roteò gli occhi e si avvicinò alla sorella e Angelica fece lo stesso, meno scocciata della più piccola.
-Dite cheeese!-
E si sentì il click della macchina fotografica.
-Perfetto!- Eliza aspettò che si asciugasse per poi metterla nel quaderno.
Angelica sorrise -Sei l'unica persona qui dentro così entusiasta di tornare a scuola. Guarda Peggy, è qui per la prima volta da dieci minuti e già pare voglia morire-
-Grazie Angie ti voglio bene pure io- E poi prese la sua cartella.
La più grande sorrise e diede una spintarella ad entrambe. -Ora filate a lezione e tu Peggy, niente videogiochi, Eliza non disegnare durante la lezione!-
Questa le fece la linguaccia mentre prendeva le sue cose e si avviava -Ah! sono a casa di John per studiare oggi, quindi tornate a casa pure senza di me!- Aggiunse per poi andarsene definitivamente per il corridoio.
Peggy mise il musino e poi fece lo stesso. -Ughh, già mi mancano le medie. A dopo Angie!-


-Piano di sopra vicino alla biblioteca...- Mormorò Alexander per i corridoi, tenendo in mano la mappa della scuola e un foglietto con tutti gli orari delle lezioni.
Certo sarebbe stato più facile se avesse saputo dove fosse la biblioteca.
Si guardò attorno, c'erano alcuni studenti per il corridoio ma erano tutti in gruppetto o più grandi di lui.
Finalmente notò un ragazzino da solo e si avvicinò
-Scusa? Scusa?-
Questo si girò -Sì?-
-Sai per caso dove si trova il club di dibattito?-
Il ragazzo lo squadrò
-Oh, sì, è vicino, seguimi- e si avviò seguito dall'altro
-Fai parte del club?-
-Mhmh- Non sembrava un tipo di molte parole
-Fantastico! stavo andando proprio lì, mi sembra il più adatto, avevo anche pensato il club di letteratura, ma credo che parlo troppo per stare in un posto dove si legge in slienzio-
L'altro lo guardò di nuovo. -L'ho notato. Comunque, Aaron Burr, piacere.-
-Alexander Hamilton, piacere mio.-
-Ah, sei il fratello di Gilbert-
-Sei amico di Gil?-
-...Conoscente-
Borbottò fermandosi davati ad una classe e aprendo la porta.
-Eccoci qui-

La stanza non era diversa da una classe normale, Alexander ci rimase un po' male, non sapeva bene cosa aspettarsi, ma si immaginava un podio con microfono e simili.
-Ragazzi- Disse Burr entrando -Lui è Alexander Hamilton, nuovo membro del club-
Ci furono alcuni 'Ciao' 'Ehy' 'Piacere!' ma tutti sembravano più presi dai loro discorsi tra di loro per dare troppa attenzione.
Burr scosse la testa.
-Tranquillo, sono così...Allora, beh-
Indicò tre ragazze in un angolo -La ragazza vestita di rosa è Angelica Schuyler, probabilmente ne hai già sentito parlare, La piccoletta con gli occhiali tondi e le treccine castane è Dolley Payne. Infine la ragazza con i capelli neri e il maglione con le fragole è Abigail Smith...Lei non fa parte del club, è la fidanzata di John Adams- e fece cenno ad un ragazzotto in carne accanto ad altri due coetanei -Ma usa come scusa il fatto che scrive per il giornalino scolastico per restare qui, non è una cattiva ragazza, ci porta sempre dolci dalla pasticceria della madre...E' il suo ragazzo che è una spina nel fianco.-  Fece una pausa e fece cenno ad un ragazzino con i capelli color sabbia. -Lui è Samuel Seabury, di solito sta per le sue, è qui più che altro perché i suoi volevano che scegliesse un club.-
Poi spostò l'attenzione ai due vicino ad Adams. -E per finire Thomas Jefferson e James Madison...Loro due non li vuoi contro fidati-
-Perché?-
-Tu ascoltami e basta...Oh, un ultima cosa, non parlare a Dolley di James e viceversa, uh, diciamo che- -
-Sono ex?-
-Esattamente, ma nessuno dei due vuole lasciare il club.-
Alexander lo guardò -Beh, quando si inizia?-
-Mh?-
-Con i dibattiti-
Burr mosse la mano -Pff, i primi giorni non si fa nulla, usa pure quest'ora per finire i compiti o ripassare. E poi sei appena arrivato, dubito che ti diano retta, quindi finché non ti avranno preso bene limitati ad ascoltare, tieni la bocca chiusa e sorridi.-
E l'altro fece così, per i primi cinque minuti. Dopo aver scritto qualcosa su gli appunti vari cominciò a tamburellare le dita impaziente sul banco, infastidendo Aaron, visto che si era seduto accanto a lui tra le altre cose, e pochi altri minuti dopo scattò in piedi, avvicinandosi alle tre ragazze.
Aaron sbuffò e cercò di concentrarsi sul suo libro, ma ogni tanto osservava il nuovo arrivato, che ora stava parlando vivacemente con le tre, facendo domande di continuo, e predendo di mira Abigail per chiederle del giornalino scolastico.
Qualche minuto di discussione più tardi, dove si erano anche uniti Adams e miracolosamente pure Samuel, il ragazzo era davanti alla lavagna a scrivere, mentre era sempre più rumoroso, discutendo con il gruppetto, facendo rimbalzare l'argomento di continuo, dalle matierie scolastiche, a cosa non andava nella mensa o con i professori e su cosa si potesse fare su le verie cose. Nel giro di quei quaranta minuti non era stato zitto un secondo.
Quando finalmente suonò la campanella Aaron ringraziò il signore e prese le sue cose.
-Bel tipetto che ti sei portato dietro- Ridacchiò Thomas avvicinandosi, seguito da James. Aaron si passò una mano sul viso. -Perché non siete intervenuti?- 
L'altro fece spallucce -E' divertente, voglio vedere se sarà così quando ci metteremo a parlare di cose serie-
Angelica si sedette sul banco sistemando il suo zaino.
-A me piace, se devo essere sincera-
-Uhuh Schuyler, non volevi un ragazzo più grande di te?-
-Ho detto di volere un ragazzo intelligente, mai parlato di età. Comunque io vado, devo vedere se Peggy non ha già fatto botte con qualcuno-
E prese le sue cose e uscì dalla stanza, assieme alle amiche.
Thomas ridacchiò -Beh, ci si vede a mensa Burr-
E uscì a sua volta, seguito da James di nuovo.
Burr sospirò e chiuse il libro, che tra parentesi non era riuscito a leggere, e si avviò come gli altri.
-Aaron!- Il nuovo arrivato gli si avvicinò 
-Sì?-
-Uh, beh non ho idea di dove sia la mensa, ma non volevo sembrare inquietante e seguirti senza dire nulla.-
-Come vuoi- sospirò di nuovo, scendendo le scale.
-Sembra quasi che tu non sia mai stato in una scuola.-
Alex rise nervoso -Più o meno...Diciamo che non ho avuto l'educazione classica.-
-Collegio?-
-...Orfanotrofio.-
Oh, Burr lo guardò qualche secondo poi annuì -Capisco, pure io dopo che i miei vecchi se ne sono andati ho avuto un istruzione a casa da mio nonno, poi lo convinsi a farmi andare a scuola.-
-Sei un orfano? Pure io sono orfano! C-cioè te l'ho appena detto! Cielo, non pensavo di trovarne altri in una scuola pubblica e--
-Tutto quello che sai delle scuole viene dai film e simili mh?-
-Sì! Cielo mi sembra di essere in una serie tv!- Il ragazzo sembrava essere preso dall'entusiasmo come era capitato durante l'ora precedente, continuova a gesticolare mentre parlava e gli occhi brillavano. In un certo senso era divertente da vedere.
-Eccoci alla mensa, comunque- rispose fermandosi davanti ad essa.
Alex si guardò attorno -E' tutto così gigante qui in America?-
-Abbastannza, ma solo perché non è ancora piena, a volte non si cammina nemmeno-  Borbottò l'altro mettendosi a sedere appena trovò un banco vuoto e tirare fuori il pranzo dalla cartella.
-Uh...-
-Se vuoi puoi sederti pure- 
Alex sorrise -Beh, grazie- E anche lui tirò fuori da mangiare.
-Comunque, uh, sei stato molto...Attivo oggi nel club, per essere il primo giorno.-
-Oh sì! E' stato bello poter sapere come funzionano qui le cose-
Burr annuì -Beh, però posso dare un cosniglio, come ti ho detto prima, parla di meno e sorridi di più-
-Ma-
-Sul serio, sei nuovo, se qualcuno ti prende male finirai con le ossa rotte nel giro di un mese. A tutti fanno schifo i professori stronzi, i troppi compiti, il fatto che il cibo della mensa sembra catrame o tutti i gruppetti vari, ma seriamente, non puoi venire qui e rivoluzionare tutto, fidati non sei il primo che ci prova-
Alexander fece per ribattere ma ad interromplerlo fu Gilbert.
-Alex! Eccoti qui, pensavo ti fossi pers...Ohoh! Che ci fai con Burr?- Domandò divertito sedendosi accanto al fratellastro 
Il ragazzo era accompagnato da altri due, il primo più alto teneva in testa un beanie grigio nonostante fosse settembre, mentre l'altro aveva il viso coperto di lentiggini e i capelli ricci in una coda di cavallo.
-E' nel club di dibattito con me- Rispose Alex ma il francese fece un gesto con la mano per cambiare discorso. -Oh, beh, non sapevo neppure che Burr sapesse parlare con la gente. Comunque, parliamo di cose importanti! Il gigante qui è Hercules!- 
Il ragazzo si sedette a sua volta, facendo spostare Aaron visto che aveva occupato quasi tutto il posto. -Ehy! Gil mi ha parlato spesso di te-
Alex lo osservò -Oh, lo stesso vale per me, piacere di consoscerti Hercules- E gli strinse la mano, per poi pentirsi della cosa visto che aveva sentito le sue ossa scricchiolare quando l'altro strinse a sua volta.
-Invece il ragazzino qui è il nostro Johnny!-
-John Laurens, piacere- Il ragazzo sorrise sedendosi nello spazietto rimasto vuoto, costringendo Burr a doversi spostare ancora di più, e ormai stava cadendo dalla sedia fra un po'.
Alex osservò un attimo il ragazzo, aveva sempre trovato le lentiggini così carine? sbattè gli occhi qualche secondo poi si riprese. -Alexander Hamilton, il piacere è tutto mio-
Gilbert sorrise -Beh, presentazioni finite! Come ti sei trovato per ora qui?-
Alex sorrise  -Oh, adoro il club di dibattito, vedete prima ho...-
E cominciò a parlare a manetta di nuovo.
Aaron sospirò e prese le sue cose, cercando un nuovo tavolo. Cielo, era arrivato alla conclusione che sarebbero stati i nove mesi più lunghi della sua vita.
  
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