Di vischio
e katsudon
Ad Elena, con tanti auguri.
“Uhm...
bentornato.”, lo accolse così, Midoriya. Con un
ridicolo cappello
natalizio, un brutto maglione con una renna ricamata sopra e due
bicchieri di vino rosso in mano. Forse un po' imbarazzato, ma parte
della sua bellezza si collocava proprio lì: nel rossore
delle gote e
negli occhi bassi.
Todoroki appese la sciarpa all'attaccapanni al
suo fianco e prese uno dei calici che gli veniva offerto, le labbra
appena dischiuse con incredulità. Izuku si decise a
guardarlo in
volto e si sporse fino a dargli un tenero bacio a fior di labbra,
abbozzando un sorriso.
“Cos'è quell'espressione? Non ti
piace?”, domandò. E per quanto cercasse di
dissimulare, Todoroki
sapeva che quelle domande nascondevano vera preoccupazione.
Così si
affrettò a scuotere il capo: non avrebbe mai finito di
stupirsi di
quanto sciocco fosse quel ragazzo e di quanto quella sciocchezza lo
facesse innamorare ogni giorno in modo nuovo. Ogni giorno un po' di
più.
“Non me l'aspettavo...” spiegò,
abbozzando una
stretta nelle spalle. Ed era vero.
L'espressione confusa che
Midoriya gli rivolse lo fece sentire in dovere di specificare:
“A
casa mia non abbiamo mai festeggiato il Natale, figuriamoci la
Vigilia. Finché c'era mia madre, ricevevamo dei regali, ma
quando
poi lei se n'è andata... non sono più esistite
feste, in casa
mia.”, ammise, concentrandosi sul calice che rimandava
riflessi
rossi.
Midoriya stette in silenzio per qualche istante, prima di
gonfiare il petto. Fece cozzare gentilmente i due bicchieri, gli
sollevò il viso con la mano libera e gli sorrise in modo
caldo.
Todoroki si sorprese a pensare che quello
sarebbe
potuto essere un
buon Natale. Una ricorrenza speciale, di gioia e calore, che viveva
lì. Nella piega del sorriso di Izuku.
“Non è il caso di
dimenticare ciò che è stato, ma c'è
posto per costruire cose
nuove. Questo è il nostro primo Natale insieme, nella nostra
casa:
d'ora in avanti non ci saranno più Natali tristi.
È una promessa,
la mia.”, e così dicendo, si portò il
bicchiere alla bocca per
prendere un paio di sorsi di vino. Todoroki era ancora intontito, ma
lo imitò.
In casa era caldo, Midoriya aveva addobbato e sparso
lucine per tutto il salotto, il camino crepitava ed il piccolo tavolo
era apparecchiato in rosso e oro. L'unica nota stonata era l'albero,
che troneggiava in un angolo, completamente spoglio. E gli strani
occhi di Shouto indugiarono proprio in quel punto, facendo voltare
Midoriya che attirò nuovamente la sua attenzione:
“Va fatto
insieme.”, spiegò, lanciandogli un sorriso
raggiante.
Era
possibile piangere a Natale? Era permesso? Non gli pareva il caso. Ed
infatti ricacciò in gola il groppo e strinse le labbra,
sentendosi
in dovere di scusarsi in qualche modo.
“Mi dispiace se non
sembro molto partecipativo... è che – vedi, non so
davvero cosa
dire. Non sono abituato.” e così dicendo,
svuotò l'ultimo sorso
di vino dal bicchiere, prima di avvicinarsi al corpo del compagno
quel tanto che bastava per trovare rifugio nel suo abbraccio. Vi si
crogiolò, il mento appoggiato sulla sua spalla, mentre
guardava quel
grande albero – il loro
albero – che avrebbero dovuto addobbare insieme.
“Non fa
niente. Mi basta sapere che sei felice.”, sussurrò
Izuku nel suo
orecchio, mentre gli accarezzava con dolcezza i capelli.
Ovvio
che era felice.
Eppure si limitò ad annuire, stringendo il suo compagno
più forte,
mentre un piccolo sorriso gli sbocciava sulle labbra.
“Bene!
Allora, la roba per il katsudon è pronta, devo solo friggere
le
cotolette e poi possiamo mangiare. Che ne dici di andare a tavola? Tu
ti accomodi, ceniamo e poi facciamo l'albero.”
Todoroki annuì
di nuovo, posando un piccolo bacio sul mento di Midoriya ed
allontanandosi dalla sua stretta per andare a sedersi mentre il
compagno spariva in cucina.
Al centro della tavola c'era una
ciotola trasparente con dell'acqua dentro, dove cinque piccole
candele rosse galleggiavano sulla superficie, illuminando di una luce
aranciata la tovaglia bianca e dorata. L'apparecchiatura, come
poté
notare Todoroki mentre si accomodava sulla sedia, era stata sistemata
con estrema cura ed un rametto di vischio era presente su entrambi i
loro tovaglioli. Prese quel tradizionale simbolo natalizio e lo
studiò con un mezzo sorriso, concentrandosi sui pallini
rossi, prima
di posarlo nuovamente.
“Posso venire a dare una mano?”,
chiese a voce alta, per farsi sentire da Izuku. Il
“no!” gridato
fu preceduto da un fracasso non meglio identificato di qualcosa
caduto a terra. Ci fu anche un “merda” biascicato
che fece
ridacchiare Todoroki; posò il mento sul pugno chiuso, il
gomito
puntellato sul bordo del tavolino, ed attese che Midoriya arrivasse
vincitore.
“Voilà!”,
si annunciò fieramente Izuku, appoggiando con galanteria la
ciotola
di riso e carne davanti a Todoroki. Intanto che si sedeva, Shouto
aveva avvicinato il naso a quel ben di Dio, annusando. La pancia
borbottò rumorosamente.
“Ho già l'acquolina, sai? Sembra
davvero ottimo! Non pensavo fossi un cuoco così
bravo.”, lo
punzecchiò, prendendo le bacchette e sorridendo di sbieco.
Midoriya
sembrò quasi lusingato, mentre arrossiva e si grattava il
retro
della testa: “E' che non ho mai tempo per via del lavoro, ma
me la
cavo ai fornelli. Mi ha insegnato mia madre. So che il katsudon
è il
tuo piatto preferito ed ho approfittato del fatto che oggi io fossi a
casa.”
Todoroki sorrise grato, raccogliendo un po' di riso e la
prima striscia di carne fritta, facendola sparire tra le labbra.
Masticò con attenzione, sotto lo sguardo impaziente del
compagno.
Alla fine annuì, schioccando le labbra: “E'
buonissimo. Ti
ringrazio.”
Midoriya si illuminò, rilassandosi all'improvviso
e cominciando finalmente a mangiare. Aveva aspettato con trepidazione
il giudizio di Todoroki ed ora era evidentemente fiero del fatto che
all'altro fosse piaciuto.
“Alla fine però a me sembra che più
che la Vigilia di Natale qui si stia festeggiando me.”,
scherzò
Todoroki, allungando la mano sul tavolino e rivolgendola verso il
soffitto, in attesa che Izuku gli porgesse la sua. Lo fece subito,
mentre ridacchiava ed agitava le bacchette in aria in modo goffo:
“In
fondo a Natale si festeggia ciò che è gioia, la
famiglia,
l'amore... tutte cose che per me combaciano con te. Non stiamo
festeggiando te, ma noi. Secondo me è una bella
cosa.”, concluse,
stringendo un po' di più le dita di Todoroki.
Questi rimase
qualche istante in silenzio, osservando Midoriya che mangiava con
gusto il suo piatto. Era sporco di salsa al lato della bocca e
continuava a tenere su quel ridicolo cappello da Babbo Natale.
“Non
hai idea di quanto tu sia meraviglioso.”, soffiò
quindi Shouto,
piegando il capo di lato. Midoriya sollevò gli occhi proprio
mentre
diventava pericolosamente paonazzo. Qualcosa doveva essergli andato
di traverso, perché cominciò a tossire
tragicamente, colpendosi il
petto e suscitando l'ilarità di Todoroki, che lo raggiunse
per
picchiettargli delicatamente la schiena. Con la scusa, ne
approfittò
per rubargli qualche bacio sulla guancia, poi riuscì a
raggiungergli
il collo e poté perfino leccargli via il sugo dall'angolo
della
bocca – tutto mentre Izuku gracchiava
“smettila!” nel panico.
Dopo un bel bicchiere d'acqua, la situazione riuscì
finalmente a
calmarsi, e Shouto tornò al suo posto dopo aver posato un
tenero
bacio sulla fronte dell'altro. A quel punto la cena proseguì
senza
altre interruzioni; le bacchette tintinnavano nelle scodelle e il
vino veniva versato generosamente, e tra una chiacchiera e l'altra, i
piatti furono svuotati. Todoroki si massaggiò lo stomaco con
evidente soddisfazione, allungando le gambe sotto il tavolino e
picchiettando col piede la gamba del compagno.
Midoriya sospirò
soddisfatto, ammiccando in modo giocoso: “C'è
anche il dolce.
Mentre cuoce decoriamo l'albero, va bene?”, chiese
retoricamente,
mentre si alzava e faceva per sparecchiare. Stavolta però
Shouto lo
fermò scuotendo la testa e rubandogli la ciotola da sotto il
naso,
che mise dentro la sua.
“Fermo qui, tu. Faccio io.”, disse,
portando tutto in cucina e caricando la lavastoviglie. Dall'altra
stanza si sentiva la voce di Izuku. Era stonatissimo, ma non sembrava
interessargli mentre cantava “All I want for Christmas is
you”.
Todoroki
tornò da lui e Midoriya gli puntò l'indice
contro, come a volerlo
accusare. E invece tutto ciò che fece fu ululare la
“u” di “you”
in modo lungo e sgradevole, facendo ridere Shouto.
“I just want
you for my own
more
than you could ever know! ~”,
proseguì, prendendo il posto di Izuku il polso ed
attraendolo a sé.
Fece scivolare le mani fino a palpargli le natiche e Midoriya rispose
con una risatina allegra, scivolando via dalla sua stretta e tirando
fuori dalla scatola degli addobbi un altro cappello natalizio, uguale
al suo. Si alzò sulle punte e glielo infilò
– e Todoroki avrebbe
davvero tanto voluto lamentarsi e dirgli di no, per favore, era
già
abbastanza natalizio da solo, metà albino e metà
rosso, ma Izuku
era così felice, ci teneva così tanto... e allora
stette in
silenzio. Sollevò l'occhio azzurro e quello grigio verso
l'alto,
come aspettandosi di poter vedere quel copricapo – e per
qualche
ragione, Midoriya rise. E be' – se il guadagno per essere una
decorazione su gambe era Izuku che rideva, era pronto a cavalcare una
cazzo di renna e infilarsi nei camini della gente.
Prese
in mano tre o quattro palline e, mentre l'altro sistemava un filo di
lucine, cominciò ad attaccarle all'albero. Andarono avanti
così per
un po', e poi quel silenzio confortevole e che sapeva di casa venne
interrotto: “Amore?”, fece Izuku, che in quel
momento gli dava le
spalle.
“Sì?”
“Ho comprato una bath bomb e dei petali
di rosa. Pensavo che potremmo fare un bagno insieme, dopo il
dolce.”
Todoroki sorrise – ed era un sorriso segreto, che sapeva di
una
felicità che prima d'allora non aveva mai potuto conoscere.
Stette
in silenzio qualche istante, gustandosi il momento.
“Izuku?”
“Mh?”
Gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro. Teneva
un braccio sollevato sopra di loro, e la mano reggeva il vischio che
era stato lasciato sul tavolino. Impose un bacio umido, profondo e
dolce. Mangiò Midoriya un pezzo alla volta – si
fece mangiare un
pezzo alla volta. E tornarono ad essere parte uno dell'altro, come
sempre e come mai.
“Potrei abituarmi a questo nuovo tipo di
Natale.”
Walking_Disaster's corner:
Ciao
Ele!
Lo so: ho un po' barato. Il prompt era tuo ed io l'ho
riadattato fino ad arrivare ad avere questa piccola OS. Non sono
brava a scrivere fluff, ma spero ugualmente che ti piaccia e che
possa avere un ruolo nel tuo Natale – che sia felice, pieno
di
calore e che il prossimo anno ti riservi solo cose belle.
Ti
voglio bene. Grazie di tutto,
Cate