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Autore: New Moon Black    25/12/2017    3 recensioni
“Pidge è caduta malata durante i festeggiamenti di Natale ed è così triste che passi un momento così importante, come il Natale, tutta sola.. per di più senza la compagnia della sua famiglia.
Ma ecco che un certo “capitano” passa davanti alla sua porta e cercherà di farle compagnia.
O meglio, per passare un momento “speciale” insieme.”
*-*-*-*-*-*-*
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Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gunderson Pidge/Holt Katie, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Green-Black Flame'
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Titolo: Ricordo di un Natale
Personaggi: Pidge Gunderson/Katie Holt e Takashi "Shiro" Shirogane
Pairings: Shidge/Shatie/Piro/Takatie
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Beta: Yuki Delleran.
Word count: 6.949

N.B: se a qualcuna di voi non gradisce il pairing che ho trattato, fate la cortesia di non lasciare nessuna recensione negativa né tanto meno lasciare un messaggio privato maleducato.
Vi avverto: non sarò per niente buona con i cosiddetti “haters”.
Detto questo, vi lascio alla lettura~

 


 

In una stanza illuminata dalle fioche luci a led verdognole, intrecciate tra loro in modo di formare delle stelle, vi era il caos più totale tra marchingegni elettronici, appunti, mappe di ogni tipo con vari libri e vestiti sparsi per terra; sopra al letto vi era una giovane ragazza avvolta, fin sopra alla testa, in una spessa coperta di plaid azzurrina.
I suoi occhi color del miele leggermente arrossati per la stanchezza, guardavano sconsolati quello che doveva essere la sua camera da letto.

“E’ un completo disastro.. quiznak.”

Sembrava che un tornado fosse passato di lì, a stravolgere l’intera stanza per poi andarsene.
In quel momento, le vennero in mente le parole di sua madre; sì, proprio lei, che spesso la rimproverava di lasciare, costantemente, in disordine la sua cameretta.

“Mio Dio, questa non è una stanza ma un mercato! Katie, tesoro mio, quando imparerai ad essere un po’ più… ordinata?”

Mise una mano in faccia, cercando di non ridacchiare al pensiero di quel ricordo tanto nostalgico se non allegro; era ormai da parecchio tempo che aveva lasciato la Terra per ritrovare suo padre e suo fratello maggiore, dispersi chissà in quale sistema solare; nonostante ne fosse valsa la pena, Katie sentiva comunque la mancanza di una figura materna.
Insomma, voleva troppo bene a sua madre, ma aveva dovuto cogliere quell’attimo per avere una possibilità di ritrovarli e fare le scarpe agli ufficiali della Garrison, proprio perché erano stati così negligenti e superficiali nei loro confronti.
Le pulsò leggermente la testa, l’influenza le stava pian piano prosciugando le forze, ma nonostante le salisse ogni cinque minuti la febbre a 38°, la ragazza teneva duro.

-“Sai, mamma.. avevi ragione quel giorno: non imparerò mai a mettere la mia roba a posto.
Sembrava davvero.. un mercato.”

Emise un  lungo e sonoro sospiro stanco, si alzò pian piano dal materasso facendosi forza con la schiena, fino a rimanere seduta; nel fare quel movimento, la coperta le scivolò fino alle spalle e, in quell’instante, una cascata di riccioli castani e arruffati uscirono allo scoperto.
Con il passare del tempo, i suoi capelli erano cresciuti ed ora arrivavano a coprire tutte le sue spalle; non le dispiaceva affatto averli un po’ più lunghi.
Anzi, ultimamente percepiva che la temperatura era scesa quasi al di sotto dello zero, ogni movimento che faceva per riscaldarsi sentiva sempre freddo: insomma era come vivere al Polo Nord.
Aveva addosso non solo il pigiama, ma anche un maglione invernale color verde pastello, con alcuni ghirigori dorati che adornavano le maniche e il doppio collo, eppure sentiva costantemente i brividi dietro la schiena.

Odiava quella sensazione.

Forse Pidge stava solo delirando per via della febbre, ma si sentiva comunque sollevata nel sapere che i capelli la tenevano al caldo.
Ok, non era il massimo sentirlo “in parte”, ma era già qualcosa.
Assottigliando lo sguardo, cercò gli occhiali, pensando di averli lasciati in un angolo del letto.
Non appena li trovò vicino ad un fantoccio di ferro, abbastanza assomigliante a Shiro, il suo capitano nonché partner, la castana s’allungò con passo felino e li prese con cura.
Rimettendo la coperta sul capo riccioluto, la paladina del Leone Verde si sistemò meglio gli occhiali, guardandosi attorno con aria circospetta mentre tirava su con il naso, starnutendo ogni tanto: era rosso come un pomodoro in piena estate.
Prese il fazzoletto che aveva lasciato vicino al suo cuscino: come vi ci soffiò sopra, la ragazza scrollò le spalle abbastanza esasperata.
Nonostante fosse fin troppo consapevole di essere una casinista patentata, l’italiana avrebbe dovuto sistemare tutto quel macello; ma aveva un problema.

Un grosso problema, per sua aggiunta.

Era il 25 Dicembre, niente di meno che il giorno di Natale, tutti quanti avrebbero partecipato al banchetto della principessa Allura: dato che era la sua prima festività “terrestre”, ci teneva a rendere la festa impeccabile.
Ci sarebbero stati le danze, anche il rinfresco, per celebrarlo in piena armonia; ma la nota triste di quel Natale era che Pidge non avrebbe potuto assistere.
Già, questo perché aveva preso una brutta influenza.
La giovane Holt si era data così tanto da fare per aiutare la principessa e i ragazzi ad addobbare il Castello dei Leoni con decorazioni natalizie, dando anche maggiori modifiche al sistema di sicurezza, che aveva finito di trascurare sé stessa.
Coran e la principessa Allura erano stati irremovibili con lei: avrebbe dovuto stare a letto a riposare, senza affaticarsi troppo.
I ragazzi, persino il suo capitano, avevano provato a tirarle su il morale.
Ma niente da fare, Katie era comunque triste a non poter festeggiare il Natale assieme agli altri.
Intanto, una musica abbastanza allegra echeggiò nell’aria, certo il suono era ben ovattato, ma le orecchie della castana riconobbero comunque quella melodia: era il classico ma vivace “Jiggle Bells”.
Delle risate si aggiunsero nei cori, l’era sembrato di udire qualche imprecazione da parte del paladino rosso, molto probabilmente per via di Lance per quant’era imprevedibile.
S’imbronciò all’idea di vedere i suoi amici che gioivano felici durante il pranzo natalizio, soprattutto quando non era insieme a loro. 

 -“Vedo che i ragazzi si stanno divertendo un mondo.. è un ingiustizia però… uffi.”

Un piccolo sorriso le increspò le labbra, facendo arrossire lievemente le gote di un tenero rosso ciliegia.
Ora che ci pensava su, questo sarebbe stato il suo primo Natale con Shiro, da fidanzati s’intende, nonostante fosse ancora scettica a pensare che lo fossero davvero; tuttavia, la loro era una relazione “segreta”, dato che non ne avevano fatto parola con nessuno: volevano aspettare il momento giusto per parlarne con gli altri.
In compenso, lei e il nipponico avevano passato dei momenti stupendi ed indimenticabili insieme.

“Mi chiedo se si starà divertendo con i ragazzi…”

Dopo vari minuti di silenzio, Pidge si alzò dal letto, barcollando appena.
Si diresse verso un piccolo armadio abbassandosi fino a scovare un cassetto aprendolo: vi trovò un pacchetto regalo decorato con la carta da parati verde e bianca e una piccola coccarda color argento, per adornarlo.
Doveva ringraziare Hunk e Lance che avevano una scorta di questo genere, ignorava come se lo fossero procurato ma le bastò solo sapere che ce l’avevano.

-“Oggi è il grande giorno…”

Lo prese in mano con molta cautela, mentre chiudeva quel cassetto, facendosi forza poi con le gambe per issarsi su; lo strinse delicatamente al petto e, facendo attenzione a non cadere a terra, ritornò tra le coperte in un battito di tick.
Si riavvolse nuovamente nella sua copertina di plaid e posò il pacchetto sulle sue ginocchia, perdendosi nei suoi pensieri.

A Takashi sarebbe piaciuto il suo regalo?

Temeva in una risposta negativa e cercò di non scoraggiarsi per l’imminente delusione; conosceva ancora molto poco i gusti del suo partner, ma si era impegnata tanto nel preparare quel regalo al nipponico.
Si sentiva così patetica ma ci teneva davvero a darglielo dopo che le era stato vicino, da quando avevano iniziato questa avventura, insieme.
Rigirò il regalo tra le ginocchia, pensando a come avrebbe risolto il suo dilemma esistenziale, ma un fortissimo starnuto le fece scivolare gli occhialoni tondi, fino alla punta del naso interrompendo così i suoi pensieri.

-“EETCHU!
Accidentaccio,
stupido raffreddore!”

-“Salute, mia piccola ammalata.”

-“Ah, grazie Shir-
YAAAAAAAAAAAAAHHHH!”

La ragazza balzò in aria per lo spavento e gli occhiali le caddero dal viso fino a finire sopra alle gambe, ove si trovava anche il regalo di Shiro.
Ci aveva messo un po’ a capire che il suo capitano era nella stanza, chissà da quanto tempo; non notò subito che tra le  mani il ragazzo aveva una tazza fumante di chissà quale bevanda, perché era troppo presa a riprendersi dal “piccolo” trauma di prima.

-“Mi hai spaventata, per la miseria!”

Lui, nel mentre, guardava quella scena piuttosto divertito, si sedette al suo fianco e le diede un leggero bacio sulla fronte, facendo attenzione a non versarle addosso il contenuto della tazza.

-“Perdonami, non ho potuto fare a meno di vederti assorta nei tuoi pensieri.
Eri così carina che non ho voluto disturbarti.”

Le guance di Pidge si colorarono di rosso in pochissimo tempo e abbassando lo sguardo imbarazzata iniziò a borbottare qualcosa, nella sua lingua madre; egli ridacchiò di nuovo, mentre le accarezzava con la mano libera, la sua testa riccioluta.

-“Scusa per il macello.. sembra più un campo da guerra che una normalissima stanza.”

-“Non fa nulla, ci sono abituato hehehe.”

Un’altra cosa a cui doveva abituarsi ancora era la dolcezza del paladino nero: era così attento e delicato con lei che, ogni volta, le faceva venire le farfalle allo stomaco.
Da una parte, la ragazza avrebbe voluto prendersela con lui visto che le faceva provare tante emozioni messe insieme, proprio come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
Ma non lo avrebbe mai fatto, proprio perché l’italiana sapeva quanto teneva a Shiro.
Dopo un po’, Pidge si tolse la coperta dalla testa e alcune ciocche andarono a pizzicarle le iridi color miele.
Guardandolo bene, i capelli scuri del ragazzo stavano cominciando a crescere e aveva l’impressione di aver visto un piccolo accenno di barba; ma non ci fece caso, per lei era sempre il suo capitano.

-“Non m’aspettavo che venissi qui, credevo di vederti impegnato a non lasciare che Keith e Lance s’ammazzassero a vicenda.”

Di tutta risposta, Takashi si toccò la guancia con la mano libera sospirando leggermente un po’ pensieroso.

-“La principessa Allura ha fatto una bella lavata di capo a quei due.. solo che è stata un pochino esagerata.
Stavo per intervenire quando Coran mi ha chiesto di andare a vedere come stavi..
A proposito…”

Il ragazzo sfiorò con gentilezza la fronte della castana e dopo un po’ allontanò la mano fino a toccarsi anch’egli sopra al viso.

 -“Mhm?”

Lei inarcò un sopracciglio, non capendo il perché di quel gesto, ma non appena le ritoccò di nuovo la testa, Shiro sorrise sollevato.

-“Sembra che la febbre sia scesa, sei ancora un po’ accaldata ma sta scendendo.
Menomale.. Ah, comunque ti ho portato questo.”

Le porse la tazza fumante di un liquido scuro, un profumo delicato le arrivò alle narici nel mentre le iridi della ragazza s’illuminarono dalla gioia.

-“E’ quello che penso io?”

-“Hunk ha fatto la cioccolata calda per tutti, sono riuscito a conservare un bel bicchiere per te.”

“Ma quanto posso amare questo ragazzo?”

Si rimise gli occhiali e come ricevette il contenuto tra le mani del ragazzo, bevve un sorsetto arricciando teneramente il naso.
A quella visione, il ragazzo si preoccupò non sapendo se le piaceva o meno la bevanda.

-“Non ti piace? E’ troppo caldo per te?”

-“Scherzi? E’ buonissima!
Ed è anche al fondente, il mio preferito.”

Lui sospirò, chiaramente sollevato per il falso allarme; lei dal canto suo ridacchiò sommessamente.
A volte, capitava di fargli prendere qualche spavento per un nonnulla, forse era sbagliato ma era fin troppo appagante vedere Shiro sbiancarsi in viso.

Ci godeva troppo nel farlo mettere in agitazione.

Katie notò solo più tardi che il corvino indossava una maglietta a collo alto nera e un maglione: sembrava un nero tendente al viola, ma quello che la colpì di più era quella serie di fiocchi di neve bianchi seguiti poi da dei simboli in argento.
Erano abbastanza piccoli per essere notati ad occhio nudo, ma riuscì ugualmente a vederli; doveva essere giapponese perché  la ragazza non capiva molto.
Incuriosita, poggiò per un attimo la cioccolata calda fra le sue gambe e sfiorò con l’indice il maglione scuro del ragazzo, suscitando così la sua attenzione.

-“Mhm?”

-“Shiro, cosa c’è scritto qui?”

Per tutta risposta, il corvino rimase a guardare il maglione sorridendo appena con fare nostalgico, si mordicchiò il labbro per poi coprirsi la faccia con la mano di ferro; la ragazza non capiva il perché di quella strana reazione.
Si sentiva forse in imbarazzo?

-“Hey.. va tutto bene?”

Per un po’ di tempo, il paladino nero rimase in silenzio senza muovere un muscolo; non le piaceva affatto vederlo in quel modo e non appena Pidge tentò di riscuoterlo dal suo stato di trance, lui sbattè le palpebre un po’ sorpreso.

-“Takashi…?”

-“Guarda sempre le stelle e vedrai che, un giorno, riuscirai a toccarle..”

La mano di ferro gli scivolò lentamente dal viso andando a finire lungo il suo corpo, le sue labbra si piegarono appena come in un sorriso; come le iridi grigie del ragazzo incontrarono quelle di lei, ripiegò lentamente la testa di lato.

-“Sai… Katie, mi hai fatto ricordare una cosa.. per me molto importante.”

La ragazza, accoccolandosi meglio vicino a lui, rimase in silenzio abbastanza presa dalla curiosità; dopo l’ennesimo starnuto seguito da una soffiata di fazzoletto sul naso, gli lanciò un piccolo cenno con la testa: un segnale che il ragazzo colse al volo.
Voleva sentire il resto del suo discorso.
Il corvino la vide meglio in faccia e come mise un braccio intorno al corpo esile della giovane Holt su di sé, il suo sorriso s’allargò sempre di più, non volendo tralasciare nessun dettaglio di quella bellissima visione: le sue ciglia lunghe e scure, le labbra piccole ed umide, le guance morbide e calde e le lentiggini; quelle deliziose lentiggini che tanto amava sul viso della paladina verde.
Era carina anche con il nasino rosso per via dell’influenza.
Per il paladino del Leone Nero, era una visione celestiale  come se avesse toccato l’intera galassia con un dito: ogni giorno, Katie sembrava risplendere di una luce particolare, quasi come un angelo, la sua risata era così allegra e solare che, il povero Shiro, doveva chiamare tutto il suo autocontrollo per non collassare per la troppa spontaneità della sua partner. 
E quando succedeva che la paladina verde faceva varie scoperte in ambito scientifico, il suo sorriso contagiava tutti.

Persino lui.

Katie era sì una ragazza particolare, ma anche unica del suo genere.
Era forte e temeraria come una leonessa, eppure decisamente troppo piccola e tenera.
Ma era la sua paladina.
Il suo “centro”, o meglio la sua ikigai.
Il nipponico se ne innamorava sempre di più e avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche perdere un altro braccio o vendere l’anima addirittura, per proteggere quell’innocenza e vitalità nei occhi color miele di lei.

-“Quando ero piccolo, ero solito guardare le stelle in compagnia di mio padre, lui sapeva che mi piaceva volare e ogni volta mi ripeteva questa frase, come per suggerirmi che ci sarei riuscito se mi fossi impegnato con costanza.
E poi… mi ricordo che ogni anno, a Natale, io e lui facevamo una gara per chi riusciva a scovare quante più costellazioni possibili..”

Shiro fece una piccola pausa, come per dare spazio ai suoi ricordi riaffiorati  di quando era un piccolo fanciullo spensierato, con tante aspirazioni per il futuro.
Pidge, intanto, l’ascoltava tenendo stretta la sua coperta nel mentre sorseggiava il resto della sua cioccolata calda, ovviamente cercando di trattenere degli starnuti ma con scarso successo.
Un risolino uscì spontaneo dalle labbra del corvino.

-“E chi vinceva, poteva aggiudicarsi tutti i dorayaki compreso i chinsuko per almeno una settimana.
Mi è capitato di vincere, ma preferii  dare il mio bottino a tutta la mia famiglia… quella fu l’ultima volta in cui festeggiai il Natale con lui..”

Il ragazzo strinse la mano di ferro con un po’ di forza, un’ espressione triste prese forma sul suo viso seguito da un sorriso nostalgico.
Ci mise un po’ a riprendere a parlare, la ragazza si preoccupò non poco per il suo lungo silenzio ma alla fine, Shiro riprese parola.

-“Da quando s’e n’è andato per via di un incidente… non ho più voluto sentir parlare di Natale per parecchio tempo.
Mia madre mi fece questo maglione, prima che entrassi nella Garrison.. perché sapeva quanto tenevo a lui.
Questo è un ricordo.. come dire, parecchio trist-”

Ma il corvino si zittì di colpo perché, in quel momento, udì dei piccoli singhiozzi soffocati e come vide la tazzina cadere a terra, il ragazzo alzò la testa mentre i suoi occhi grigi s’allargarono di colpo.
Vide Pidge che piangeva con la mano davanti alla bocca, cercando invano di tenere a freno qualche altro singhiozzo.
A quella visione, Takashi si preoccupò non poco per lei.
Cercò di calmarla accarezzandole il viso scoperto con estrema cura, per paura di fare qualche passo falso mentre con il pollice toglieva alcune gocce salate dalle sue iridi chiare.

-“Katie..”

La castana cercò di respirare a fondo e poco a poco tolse la mano dalle sue labbra, la guancia era sporca di cioccolata ma la sua espressione era decisamente triste.
Abbassò lentamente la testa, non riuscendo a guardalo negli occhi per più di un minuto.

“E’ sempre stato così solo… eppure è così forte e gentile..
Sono pessima.”

Si sentiva così in colpa, gli aveva fatto ricordare un momento davvero spiacevole della sua vita, specialmente a Natale; non si era mai sentita così sconfortata dopo la scomparsa dei suoi familiari.
Si tolse gli occhiali poggiandoli malamente sul letto con ancora lo sguardo basso iniziò anche a balbettare, con la voce che le tremava terribilmente; non riuscendo a tirare su con il naso per via dell’influenza, la ragazza aveva una leggera difficoltà a respirare.
Ma era troppo occupata a pensare di aver scalfito una parte del suo partner che a sé stessa.

-“Takashi…
Scusami.. d-davvero, mi dispiace.
Non pensavo che… tesoro.
P-Perdonami.. è colpa mia.”

Di tutta risposta, il paladino nero la prese tra le sue braccia fino ad abbracciarla e stringerla appena sul suo petto, le sue mani la sfioravano con dolcezza fino a cullarla; ella affondò il capo riccioluto su di lui per poi poggiarci le mani.

Un calore indescrivibile le pervase tutto il corpo.

Pidge amava tanto gli abbracci del nipponico, anche se non l’avrebbe mai ammesso apertamente, ma la facevano sentire al sicuro dalle sue paure ed incertezze.
Shiro aveva iniziato a dare dei baci leggeri sui suoi capelli e ogni tanto sfiorava quei ciuffi, che per lui erano così morbidi al tatto.
Aveva detto qualcosa nella sua lingua madre, ella non capì esattamente cosa le disse, però sembrava che la stesse confortando amorevolmente.

-“Stai tranquilla, non è per niente colpa tua.. anzi, è merito tuo se sono riuscito a ricordare una parte del mio passato.
E poi.. sto festeggiando di nuovo il Natale.. sono in debito con te, Katie.”

A quelle parole, la giovane Holt alzò lentamente la testa fino ad arrivare ai suoi occhi, un piccolo sorriso le animò il viso pallido con gli occhi lucidi che rendevano il suo sguardo più caldo e intenso.
Con il dorso della mano, lei si asciugò le lacrime anche se si sporcò ancora di più di cioccolata.
Ogni volta che il corvino pronunciava il suo nome di battesimo, con quello sguardo confortante, il suo stomaco faceva due capriole in seguito da uno stormo di farfalle; sembrava una cosa troppo sdolcinata per i suoi gusti, ma infondo quella sensazione non le dispiaceva.

-“Dici davvero… Taka?”

Le gote del ragazzo si colorarono di rosso e non poté fare a meno di ridacchiare divertito per quell’adorabile nomignolo, con cui lei era solita chiamarlo; non lo infastidiva per niente, anzi quando udiva le sue parole gli sembrava così soave ma anche terribilmente attraente.
Le diede un bacio delicato sul viso accaldato ma nel farlo, si sporcò anch’egli di quella macchia scura dal sapore dolce.

-“Ti ho mai detto una bugia, Pidgey?”

A quelle parole, la ragazza strabuzzò le iridi color miele alzando anche la mano per coprirsi le labbra, abbastanza sorpresa.
L’espressione del nipponico era così innocente e spaesata che non poté fare a meno di ridere, cercando invano di contenersi.

-“Perché ridi? Ho detto qualcosa di divertente?”

Il corvino alzò poco a poco un sopracciglio, palesemente confuso dalla sua reazione improvvisa, la tenne per le spalle avvicinandosi appena al suo viso bianco latte mantenendo comunque lo spazio necessario per una buona visuale per entrambi.
Dopo che Pidge si asciugò l’ennesima lacrima, divertita, si decise a rispondergli.

-“Beh, mi stai dando della “piccolina” hahah.
Detto da te, che sei grande e grosso come un panda, è decisamente buffo.”

Le sue labbra si mossero sinuosamente in un sorriso birbante e incrociando le braccia, il suo sguardo divenne ancora più intenso di prima; s’avvicinò molto lentamente al viso del nipponico e come arrivò a destinazione, soffiò appena sulle sue labbra fino a ché non gli morse dolcemente il labbro inferiore, ove era situata la macchia di cioccolato.
Shiro divenne porpora in meno di pochi secondi, gli fischiarono talmente tanto le orecchie che si agitò e distolse i suoi occhi da un’ altra parte; erano carichi di una strana sensazione adrenalinica che gli metteva i brividi su tutta la schiena.
Ma non solo quello: infatti, il caro paladino nero sentiva un leggero fastidio alle parti basse.
Le parole gli morirono in gola e la mano di ferro gli coprì la bocca, decisamente imbarazzato da quella strana situazione che si era creata intorno a loro due.
Per quanto amasse immensamente Katie, non poteva assolutamente fare niente di sconsiderato nei suoi confronti,  poiché era ancora così piccola; ma le sue parole a doppio senso non aiutavano per niente il povero ragazzo.

Cosa stava tramando nella piccola mente della hacker?
Farlo eccitare?

-“Cos’hai capitano, il gatto ti ha mangiato la lingua?”

Il nipponico fece per spostare lo sguardo ma come fece ciò, Pidge s’avvicinò ancora di più a lui, i loro nasi si sfiorarono appena e come la paladina verde gli riservò uno sguardo carico di malizia mista a curiosità, ebbe un tuffo al cuore per la troppa emozione.
Gli tremò involontariamente la voce, abbastanza imbarazzato ed impacciato per gestire una situazione del genere con la sua ragazza.

-“K-Katie… nani tendo..?”

Arrivato ad un certo punto, proprio dove la castana aveva messo le mani in posti delicati per il ragazzo, si avvicinò al suo orecchio, sussurrando appena una frase che gli fece venire un ansimo scomposto e poco virile per un uomo.

-“Paura eh, ragazzone?”

Non fece in tempo nemmeno a formulare una frase di senso compiuto che Pidge spinse dolcemente il petto del corvino verso il cuscino e non appena cadde all’indietro, Shiro si sentì mancare il respiro, mentre la sua faccia passava a varie sfumature del porpora.
La ragazza ammirò estasiata quello spettacolino invitante e dopo nemmeno cinque minuti, ella iniziò a ridere come una forsennata tenendosi lo stomaco, cercando di contenere anche qualche lacrima dagli occhi chiari.

-Hahahahah, dovevi vedere la tua faccia!
Eri uno spasso, tesoro.”

Lui, nel mentre si rimetteva dritto coi gomiti, guardò leggermente torvo la sua piccola ma bellissima peste sganasciarsi dal ridere per averlo preso in giro.
Si toccò la faccia cercando di scacciare quel senso d’imbarazzo e disagio assieme, con scarso successo, intanto che assottigliava gli occhi grigi in un’espressione che non ammetteva nessuna pietà: gliela avrebbe fatta pagare per quella piccola burla.

-“Questa me la paghi, non credere di passarla liscia… Katie Holt.”

Di tutta risposta, lei gli fece una linguaccia birichina nel mentre arricciò teneramente il nasino rosso, come per  evidenziare quanto fosse superiore nei confronti del paladino nero.
Le scappò un altro starnuto e le guance erano sempre più rosse, ma ci fece poco caso.
Dopo di ché Takashi notò solo ora che, tra sue le ginocchia, c’era un pacchetto regalo: era bianco e verde con una coccarda color argento che adornava splendidamente il pacchetto;  non aveva minimamente percepito la presenza e senza fare troppi complimenti, lo prese in mano esaminandolo attentamente.
Era un piccolo rettangolo bicolore, a malapena arrivava alla sua mano ma era decisamente pesante.

Cosa poteva mai essere?

Il nipponico cercò lo sguardo della sua ragazza, che chiedeva silenziosamente un piccolo aiuto di cosa poteva esserci in quel piccolo regalo.

-“Guarda che è per te, scemotto.”

-“Mhm? Per me?”

Lei annuì, mentre si sistemava gli occhiali, si risedette al suo fianco punzecchiandolo appena con l’indice sul suo braccio sano, il sorriso sghembo della castana gli faceva sempre uno strano effetto.
Non poteva mai sapere se lo faceva apposta o era il suo sorriso naturale.

-“Su su, non fare il timido.”

Lui scosse appena il capo iniziando ad aprire il regalo, la carta da parati cadde sulle sue ginocchia finché non venne scoperto del tutto: era un taccuino da viaggio di pelle scura con alcuni arabeschi neri sulla copertina, e ai lati, precisamente dove dovevano esserci le pagine, c’era una specie di serratura grigia seguita da dei bottoncini verdi; era perfettamente proporzionata nel suo insieme e la linea delicata di quei simboli era impeccabile e ben fatto.

 -“Wow.. questo è un diario di bordo?
Chi l’ha costruito, ha veramente delle mani d’oro.”

Il suo sguardo cadde sulla giovane Holt che le sorrideva fin troppo felice e i suoi occhioni luccicavano come in un mare di stelle cadenti.

-“Quindi ti piac-
EEETCHU!

E che diamine
, odio essere malata a  Natale.”

Il suo sguardo cadde sulla  montagna di fazzoletti sporchi ed usati, posti alla sua destra, un sospiro esasperato uscì dalle sue labbra rosee seguita dalla risata cristallina di Shiro; anche se era malata, poter udire il proprio compagno ridere era la miglior medicina mai esistita al mondo.
Come li buttò nel cestino, vicinissimo allo spigolo del materasso, prese un pacco nuovo di fazzoletti.
Ritornò dal suo ragazzo e nel mentre si puliva il naso, cercò di riprendere il discorso.

-“Ahem, dunque… stavo dicendo?
Ah si, comunque non può essere aperta manualmente.”

Shiro alzò un sopracciglio perplesso e fissò ancora una volta quel taccuino dalle sue mani.

-“Davvero?”

-“Eh già..”

Adesso era, decisamente, curioso di sapere come funzionava: soprattutto se era stato il frutto dell’opera geniale della sua fidanzata.
Le sorrise divertito.

-“Come fai a saperlo?”

Il nipponico comprendeva fin troppo bene che la sua tenacia non la permetteva di fermarsi di fronte a nessun ostacolo, soprattutto se era la stessa Katie Holt a volerlo, per non parlare della sua spiccata intelligenza che andava pari passo ad Einstein; ma non solo: lei riusciva a trovare sempre una soluzione in qualsiasi evento, anche tragico.
Dal canto suo, Takashi s’intendeva poco di robotica ed informatica, ma sapeva riconoscere perfettamente la mano delicata e precisa della sua partner.
Meglio di chiunque altro.
Però aveva voluto comunque chiederlo dall’esperta in materia, nonostante sapesse già la risposta.

-“Beh, oltre ad averlo progettato personalmente con le mie mani, la serratura può essere aperta solo tramite il riconoscimento vocale del proprietario in questione.
Non per vantarmi, ma sono decisamente un genio incompreso.
Anzi, potrei “quasi” dire di star superando Einstein heheh.”

La ragazza gli sorrise soddisfatta del suo operato, anche se era presente un pizzico di entusiasmo, e quel particolare luccichio nei suoi occhi le animò il viso bianco latte e vellutato che, ovviamente, non sfuggì a Shiro.

-“In ogni caso… auguri di Buon Natale, amore.

Le iridi color argento del corvino strabuzzarono appena per la sorpresa, la bocca dischiusa come per voler dire qualcosa ma non uscì nessun suono; rimase in silenzio mentre vedeva la castana sistemarsi, alla ben in meglio, gli occhialoni tondi con fare molto professionale.
Tuttavia, quell’aura intellettuale che aveva creato la ragazza venne spezzata dall’ennesimo starnuto seguito poi da, quello che doveva essere, un’imprecazione colorita.
Il ragazzo non poté fare a meno di pensare quanto fosse stupenda, anche in quelle condizioni.
Però rimase comunque sbigottito dal regalo.
Ok, le idee della paladina del Leone Verde alcune volte finivano con un’esplosione improvvisa, ma tutto sommato a livello di progetti e praticità erano creative e geniali.
Con quella creazione, Pidge si era superata egregiamente.
Si sentiva così fiero di lei da volerla riempire di complimenti fino a farla arrossire per l’imbarazzo, ma se ne uscì con uno molto comune ma sempre efficace.

-“Sei fantastica, Katie.”

-“Ah, lo so non ringraziarmi.. tesoro mio bello.

Si era messa persino una mano sopra alla testa con lo sguardo rivolto all’insù, con un sorriso talmente malandrino che sarebbe stata la peggiore di tutte le ladre: una posa decisamente teatrale, quasi melodrammatica.
L’adorava anche quando cercava di mettere a nudo il suo lato comico.
Era sì adorabile, ma anche una bravissima tentatrice.

-“Ahimè, mi devono fare santa per la pazienza.
E poi ammettiamolo: sono così magnifica che potrei baciare me stessa.”

Lo sguardo del paladino del Leone Nero era un misto tra lo stupito e il divertito, tant’è che non sapeva nemmeno se doveva ridere per la battuta o preoccuparsi dal fatto che sembrava così seria in quello che aveva detto.
Ma alla fine, optò che stesse delirando per via dell’influenza.
Incrociò le gambe posizionandosi meglio sul materasso, come appoggiò il mento sulla sua mano sana, la guardò bene negli occhi lasciandosi sfuggire un risolino.
L’italiana se ne accorse e si avvicinò, o meglio gattonò, lentamente verso il corvino.
Il sorriso malandrino si accentuò, sempre di più, sul suo volto lentigginoso ed arrossato mentre una piccola scintilla le animò impercettibilmente  le iridi color miele.

-“Ti ho fatto ridere, ragazzone?
C’è, forse.. qualcosa che mi devi dire?”

In meno di pochi minuti, Pidge era poggiata sulle gambe del ragazzo stuzzicandogli, quasi fastidiosamente, il petto con l’indice affusolato; poi lo guardò bene in faccia, come notò Shiro che era messo in soggezione dalla sua presenza, precisamente seduta vicinissimo a un posto dove non batteva il sole, ella gli sorrise sorniona.
Per il povero ragazzo, la faccenda era decisamente “delicata”: sapeva perfettamente che la castana lo stava provocando ambiguamente, tralasciando il fatto che lo faceva piuttosto bene, ma non aveva mai avuto il coraggio di contrattaccarla.
Nemmeno una volta.

Ma un’idea gli balenò in testa: perché non avere una piccolissima soddisfazione, approfittando che lei fosse ammalata?

Non era da lui comportarsi in quel modo, ma sapeva perfettamente che voleva la “rivincita” dalla lingua ammaliatrice della sua compagna.
Prendendo un respiro profondo, ignorando bellamente il “fastidio” alle sue parti basse, le ricambiò il sorriso concentrandosi unicamente sui suoi occhi per non distrarsi con altro.

 -“Io?
Mhm..nulla di ché, solo il fatto che tu, signorinella, sei una dannata provocatrice.
E poi, sai come si dice: la mela non cade mai troppo lontano dall’albero.”

L’espressione di lei mutò leggermente in sorpresa, ma non poté fare a meno di notare quanto era sagace la risposta di Shiro; aveva l’impressione che stesse cercando di rivendicarsi per tutte le provocazioni che gli aveva causato.
Doveva ammetterlo: aveva attirato la sua attenzione e si fece sull’attenti, sperando di capire cosa stava tenendo in serbo il suo capitano.

“Ah la mettiamo così eh, Taka?”

Si fece ancora più vicino a lui, i loro nasi si sfioravano appena, le ciocche di capelli bianche e castani andarono a mescolarsi a vicenda finché non si rese conto, solo ora, che le labbra del corvino erano vicinissime ad essere unite alle sue.
Un sorriso si arricciò sinuosamente sulla sua bocca rosea.

-“Stai cercando d’impressionarmi?
Peccato che prenda sempre io l’iniziativ-“

Non finì nemmeno la frase che le labbra del nipponico la rapirono in un bacio lento ma intenso.
Katie sbatté appena le palpebre, abbastanza sorpresa dal suo gesto improvviso, ma poco dopo le richiuse pian piano finché non  rispose, lentamente, al suo bacio.
Per tutta risposta, il ragazzo la strinse a sé facendo attenzione a non farle male e con una mano le sfiorò dolcemente il viso; il calore che si stavano scambiando era piacevole ma li portava a fremere un pochino per l’emozione.
La castana cercò di tenersi a lui, aggrappandosi un po’ come un piccolo koala affamato fino a quando non le tremò il labbro inferiore, quasi in preda all’eccitazione.
Come egli dischiuse la bocca, lentamente le mordicchiò le labbra facendo venire alla castana, non solo una vampata di calore intensa, ma anche dei brividi che stavano percorrendo lungo la sua schiena.
Le mani del nipponico stavano percorrendo, lentamente, tutto il suo corpo, lasciandosi sfuggire qualche sospiro di goduria e le sue gote s’imporporarono di rosso.
Era una visione così surreale vedere il suo partner rispondere ad una delle sue ennesime provocazioni; dal canto suo, ella sperava davvero che prendesse l’iniziativa di sua spontanea volontà.
E ora che il suo piccolo desiderio si era avverato, la paladina verde cercò di godere al massimo quel momento mistico.
Sembrava un sogno ad occhi aperti.

Quando le capitava un occasione più emozionante di così?

Pidge pregò, con tutto il cuore, che quel sogno durasse per sempre.
Ad un certo punto, durante quell’atto intimo, alla ragazza tremò il labbro fino a ché non le scappò un gemito carico di eccitazione ed adrenalina, mentre si lasciava baciare il collo dal suo partner.
Gli strinse le spalle, mordendosi un labbro per trattenere invano qualche altro ansimo.
Nonostante si dannasse per quei sospiri poco casti e decisamente equivocabili, era una sensazione paradisiaca.
Shiro la faceva sentire più viva che mai, detestava ammetterlo ma quando capitava che la mordicchiasse vicino alla nuca, il suo punto sensibile, Pidge ansimava tantissimo e sentiva sempre quella sensazione di volerlo, in tutti i sensi.
La sua voce uscì quasi ovattata, tremava appena ma riuscì comunque a chiamarlo.

-“A-Ah.. T-Taka…”

In quel momento, il ragazzo mordicchiò per l’ultima volta il collo della castana, e risalì lentamente il volto cospargendola di baci umidi e caldi; al ché le fece venire un altro ansimo.
Arrivò fino ai suoi occhi  e le sorrise di sghembo, con il rossore che gli colorava le guance diventando un tutt’uno con la cicatrice.

-“Adesso, credo che siamo pari.”

Non c’era niente da fare, Katie aveva le farfalle allo stomaco ogni qualvolta il ragazzo la faceva emozionare tanto.
A vedere quel sorriso soddisfatto, le si gonfiarono teneramente le guance; un chiaro riferimento che c’era rimasta male che il corvino si fosse fermato.

 -“Mhmhmhm.. sei cattivo, Takashi!” 

Lui notò subito quell’espressione un po’ infastidita, le accarezzò dolcemente il capo riccioluto seguito poi da vari baci a stampo su tutta la faccia; era ancora ancorata al suo collo e con una mossa gentile l’abbassò fino alle sue spalle possenti.

-“Sei ancora malata, non dovresti sforzarti troppo.
Se vuoi ristabilirti, devi fare la brava bambina, ok?”

-“Ma che cav- ”

-“Niente ma Katie, ordini del dottore.”

Gli occhi di Pidge strabuzzarono per lo stupore misto a meraviglia, aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma non disse nulla per il troppo shock; non se l’aspettava veramente da parte sua, il nipponico aveva preso le redini della situazione ed era persino riuscito a metterla nell’angolino.

Hai capito il nostro leader..

Non smetteva mai di sorprenderla, quel Takashi Shirogane.
Da una parte, era felice che avesse preso anche lui l’iniziativa nel loro rapporto, ma dall’altra, invece, doveva escogitare un altro piano, per così dire, diabolico per vendicarsi.

Insomma: non c’è due senza tre no?

-“Te ne pentirai amaramente di avermi lanciato un guanto di sfida.”

-“Oh, quindi non vuoi che ti dia il tuo regalo di Natale?”

Ella inarcò un sopracciglio, decisamente spaesata ma curiosa allo stesso tempo, affievolendo pian piano l’abbraccio si mise seduta alla ben in meglio sulle sue ginocchia.
Inclinò di poco la testa, facendo oscillare di poco i riccioli castani fino a ché non assottigliò gli occhi chiari, come per guardare meglio il suo interlocutore.
Aveva catturato, per l’ennesima volta, la sua attenzione.
Doveva ammettere che Shiro aveva un certo talento nel fare la parte del bel tenebroso: anche se certe volte si tradiva da solo,  la ragazza apprezzava comunque il pensiero.

-“Di quale regalo parli?”

A quelle parole, il paladino nero rise compiaciuto e scostò dolcemente la castana da una parte fino ad abbassarsi sotto al suo letto, intento a scovare qualcosa.
Ella sbirciò curiosa, ogni tanto le colava il naso e puntualmente vi ci soffiava sopra, ma rimase zitta per qualche minuto.
Alla fine, l’impazienza ebbe la meglio e lo tempestò di domande.
Dopo vari minuti di ricerca, il corvino trovò finalmente quello che cercava e si issò su mantenendo un gran bel pacco regalo, fino ad appoggiarlo davanti alla ragazza.
Lo esaminò attentamente: la carta da parati era di un tenue violetto con alcuni motivi di alberelli colorati e fiocchi di neve bianchi e per finire in bellezza, v’era intorno un bel nastro color oro ad adornarlo.
Notò un piccolo biglietto e come lo prese in mano, lesse ad alta voce.

-“Qualcuno non vede l’ora di vederti felice..”

Alzò un sopracciglio, un po’ perplessa perché non riusciva a capire il senso del bigliettino; si risistemò meglio gli occhiali e rilesse più volte quel messaggio ma continuò comunque a non capire.

-“Taka ma cosa si riferisce il b-”

Pidge si fermò di punto in bianco e quando percepì il tocco freddo della mano di ferro di Shiro sulla propria mano, alzò la testa per incontrare i suoi occhi grigi.
Vide il suo sorriso, carico di dolcezza e tenerezza, che le fece scaldare il cuore,  per poi essere inglobata nel suo caldo abbraccio.

-“Spero che, con questo regalo, tu possa continuare a sorridere Katie.
Perché sei bellissima quando sorridi.

Merī Kurisumasu…

Come lui sciolse l’abbraccio, Pidge scartò il pacco regalo con la sensazione di aspettarsi qualcosa di meraviglioso e come lo aprì, trattene il fiato per la troppa sorpresa.
Non sapeva se la febbre le stava giocando un brutto scherzo, eppure era così sicura di aver visto un drone.
C’erano alcuni pezzi sparsi di metallo, dei sensori  e una piccola camera da registrazione con annessi attrezzi specializzati per costruire uno di quei droni che usavano i Galra.

-“Ma cosa… ha dei graffi..”

Aveva dei piccoli segni di graffiti sulla parte triangolare della punta e come ne sfiorò una piccola parte dei resti, gli occhi color miele della paladina verde s’allargarono di colpo mentre le lacrime uscirono nuovamente allo scoperto bagnando le sue guance calde.
Avrebbe riconosciuto il suo più piccolo ma caro amico fra mille e rivederlo dopo tanto tempo, le tremò la voce emozionata.

-“R-Rover… credevo che tu..”

Abbracciando i suoi resti, cercò di non fare danni e come rincontrò lo sguardo del corvino, Pidge capì finalmente il significato di quel piccolo biglietto.

-“Takashi… come hai fatto a..?”

-“Bhè.. è una lunga storia a dir la verità.
Poi te la racconter-“

-“Ahhhhhh, grazie grazie grazie grazie!”

Non finì subito la frase che venne investito, di punto in bianco, dall’abbraccio dell’italiana con tanto di gridolini eccitati; Shiro non poté fare meno di essere contagiato dal suo entusiasmo ricambiando anch’egli la presa quasi ferrea della sua partner.

-“Hey hey, vacci piano leonessa hahahah.”

Ella si scostò appena dal corvino, con un sorriso a trenta due denti, poggiando entrambe le piccole mani sul suo volto come se volesse ammirarlo.
I tratti erano dritti, duri e mascolini gli donavano un aura carismatica, ma aveva anche un qualcosa di dolce.
Per non parlare dei suoi occhi: osservandoli bene sembravano due magneti, freddi come il ghiaccio; eppure erano così caldi e pieni di emotività.
Certo, la sua dolcezza un po’ stonava con il suo aspetto austero ed imponente, ma a Katie non le importava: l’amava così com’era, anche se il ragazzo poteva avere tutti i difetti del mondo.

-“Sei il miglior fidanzato che una ragazza possa mai avere.
Dico davvero, sono così fortunata ad averti qui, con me.”

A Shiro venne un tuffo al cuore per quelle parole e involontariamente si lasciò scappare un piccolo “O” per la sorpresa; l’italiana era stata così sincera nei suoi confronti che quasi si commosse.
Cercò di darsi un contegno, ma non poté fermare il suo rossore sulle sue guance e il continuo balbettio.

-“A-Ah io.. g-grazie, sono contento.. s-si, perché sei felice.”

A quella visione, la ragazza diede un piccolo bacio alla punta del suo naso e rise divertita per la sua tenera goffaggine, lasciando calare le mani lentamente.
Era il lato che amava di più del paladino nero.

Del suo paladino.

-“Ahahhaa, sei proprio un pezzo di pane.” 

Era sul punto di starnutire, di nuovo, ma riuscì a trattenerlo non appena si mise un fazzoletto sopra al nasino rosso; le girava un po’ la testa e s’appoggiò alla spalla possente di lui, in cerca di sostegno.

-“Ahi… la testa.. quiznak.”

L’era salita di nuovo la febbre e lo capì solo quando si sentì letteralmente a pezzi; voleva chiudere gli occhi ma era troppo euforica per rimettersi a dormire.
Tuttavia, il ragazzo capì che l’italiana doveva riposare e prima di stenderla nel letto, poggiò per terra lo scatolone, ove si trovava Rover pronto per essere riaggiustato.

-“Cerca di dormire, vedrai che domani starai meglio.”

-“Mhm.. agli ordini, Dottor Shirogane.”

La mise sotto le lenzuola, poggiandoci sopra anche la copertina di plaid azzurra.
Fece per toglierle anche gli occhiali ma aspettò il  consenso della ragazza; non appena lo vide, gliele sfilò poggiandoli poi sul comodino.
E come spense anche l’interruttore della luce, rimanendo così nel buio tranne per le lucine a led verdi, Takashi si sedette al suo fianco e abbassandosi leggermente sul suo viso, le baciò la fronte, che intanto stava iniziando a scottare.
La voce di Pidge uscì quasi ovattata, ma egli riuscì comunque a sentirla.

-“Taka…”

-“Vuoi che rimanga con te?”

Lei annuì appena e gli strinse la mano destra come per non farlo andare via; le guance erano rosse e calde e i suoi occhi color miele luccicavano appena per via della stanchezza.

-“Non voglio rimanere sola.”

Shiro annuì e come si stese al suo fianco, l’attirò a sé in un abbraccio caldo e confortevole, ogni tanto le baciava la fronte e come la guardò bene in viso, l’accarezzò dolcemente per farla dormire tranquilla.

-“Oyasuminasai… mia piccola paladina.”

La castana socchiuse gli occhi, non sentì tutta la frase perché si rese conto che moriva dalla voglia di dormire e poco a poco chiuse gli occhi, lasciandosi cullare tra le braccia del paladino nero.
Quest’ultimo sorrise sereno e rimase in silenzio ad ammirare la sua compagna andare nel mondo dei sogni; ma non tardò molto che, anche per lui, giunse il momento di andare a dormire.
Come diede un ultimo bacio a Katie, le palpebre gli si fecero pesanti e solo in quel momento Shiro cadde in un sonno profondo, con la galassia e le sue stelle a fargli compagnia. 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Innanzitutto, Buon Natale a tutti care lettrici/ori c:
Spero che stiate passando bene le feste e abbiate ricevuto tanti regali heheh
Detto ciò, chiariamo alcune cose:

-Questa shots partecipa al calendario dell'avvento del gruppo Facebook Voltron: Legendary Defender - IT e di Fanwriter.it (e si, è la prima volta che partecipo ad una specie di contest/concorso di scrittura quindi per favore non mi linciate)

-Temo di aver reso Pidge e Shiro leggermente OOC ma hey, è Natale: tutto è concesso(?) e poi sono stata presa da questa lunga one-shot per quasi un mese e mezzo-
Quindi, un minimo d’impegno ci sta eh ewe

-Devo fare dei ringraziamenti alla mia cara beta reader: Yuki Delleran.
Mi ha assistita per quasi tutto Dicembre e mi scuso ancora per gli orrori che ho fatto con il congiuntivo (ahimè purtroppo è la mia spina nel fianco), se leggerai questo commento spero che tu voglia ancora lavorare assieme ^w^

-Vorrei lanciare una scommessa particolare a voi, cari lettori: se questa storia avrà un massimo di 5/6 recensioni, forse potrei pensare di creare un'altra ff… ma con il pallino rosso c: (come lessi una delle storie di Yuki, “rosso troppo rosso quasi viola galra”)
Se invece, non si raggiungerà quel risultato, allora dovrò darmi un sacco da fare per fare delle storielle comiche sui nostri carissimi paladini.
Fatta questa premessa, vi auguro nuovamente Buon Natale e felice anno nuovo ragazze/i ;D
Vi saluto per un prossimo aggiornamento di altre ff e shots.
Baci,
Black-chan

   
 
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