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Autore: nikita82roma    25/12/2017    5 recensioni
Il Natale di Kate Beckett.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Partner in Crime. Partner in Life'
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Castle lo andava dicendo da giorni che a Natale avrebbe nevicato. Senza nessun motivo logico, solo perché era Natale e a Natale nevica, si sa.

Lo irritava quando glielo ripeteva con quell’assoluta sicurezza e se lei i primi giorni aveva ribattuto alla totale mancanza di prove per la sua tesi, alla fine lo lasciava solamente parlare, sperando che prima o poi finisse con i suoi sproloqui. Richard Castle era sempre estremamente logorroico, fantasioso e spesso su di giri, ma Kate Beckett in quegli anni aveva imparato a conoscerlo e a notare che più si avvicinava il periodo del Natale più lui diventava insopportabile, accentrando su di sè tutti i difetti di adulti e bambini in questo periodo: era preso dall’ansia di organizzare ogni cosa perché a suo dire fosse perfetta, dalla frenesia dei regali e dall’entusiasmo dei bambini. Aveva sbuffato più volte vedendo la sua faccia meravigliata guardando addobbi e Babbi Natale in giro per la città, chiedendosi se fosse veramente un uomo adulto e responsabile quello che si portava dietro da ormai più di tre anni a caccia di assassini e criminali. Richard Castle, però, era così. Era riuscito ad ottenere dalla Gates il permesso per addobbare il distretto più del solito contribuendo a regalare un grosso albero di Natale con tanto di addobbi di ogni tipo che faceva bella mostra all’entrata. Non poteva non notare la faccia soddisfatta di lui ogni volta che passava di lì e lo guardava e come ogni volta tentava di coinvolgerla invano con il suo spirito natalizio. 

Alla fine, però, anche Richard Castle, come tutti gli altri aveva capito una cosa: Kate Beckett non amava il Natale. Nessuno sapeva in realtà il perché, e lui non aveva più osato chiederglielo dopo che lei lo aveva guardato con quello sguardo capace di farlo desistere da ogni proposito, per la sua salvezza, non per altro. 

Castle aveva smesso di invitarla a feste e a party, di coinvolgerla, aveva capito che quello era uno degli argomenti tabù e lo rispettava, solo un giorno le aveva fatto una battuta che l’aveva colpita, ma aveva fatto finta di nulla, era stato quando aveva visto il suo nome in cima alla lista delle disponibilità per lavorare la notte di Natale. “È un giorno come gli altri, vero Scrooge?” Le aveva detto Castle ridacchiando e facendo ridere anche Ryan e Esposito, un attimo prima di essere messi tutti a tacere dal suo sguardo minaccioso.

Era così, quindi che la vedevano. Eppure lei non odiava il Natale, semplicemente non amava festeggiarlo, non amava più festeggiarlo. Non era un periodo gioioso quello, anzi, quando il primo freddo cominciava ad arrivare e pungere la pelle del viso con il suo alito gelido, i ricordi più dolorosi tornavano a bussare prepotenti. Gli addobbi, gli alberi e le ghirlande non annunciavano l’arrivo di un periodo gioioso, ma solo l’anniversario del suo più grande dolore. Era tutto nascosto dentro di lei, sotterrato sotto i suoi strati di dolore e corazza a proteggere il tutto. Kate Beckett, quindi, per tutti odiava semplicemente il Natale, era questo che faceva apparire di sè, ma lei non voleva dire altro, non voleva che qualcuno conoscesse le sue fragilità, il fracasso emotivo che provava nel tornare indietro nel tempo, nel rivedere le sue mani stringere quegli addobbi e metterli in uno scatolone marrone che poi aveva chiuso e dimenticato in soffitta, senza più aprirli, come tante altre cose.

 

Appena uscita dal portone Beckett guardò in alto. Nevicava. Sorrise involontariamente pensando a Castle e lo immaginò esultare e festeggiare come un bambino: aveva ragione lui, a Natale avrebbe nevicato. Un ficco di neve le cadde sulla guancia, sciogliendosi subito e lasciandole un rivolo bagnato sul viso. Si chiuse il cappotto e si avvolse la sciarpa intorno al collo facendo due giri e lasciando ricadere le punte sul petto. Si andò a toccare proprio lì, dove ancora spesso la pelle tirava, dove faceva male non solo fisicamente ma ancora di più il ricordo di quei momenti convulsi, quelle parole di Castle che l’avevano salvata prima e condannata poi, con la complicità delle sue bugie. Non sapeva ancora come affrontarlo, se era sempre vero, se era solo la paura del momento. Aveva deciso di fare finta di nulla fino a quando avrebbe capito, se lo avesse mai realmente fatto. 

Sentì la porta aprirsi alle sue spalle ed una voce chiamarla.

“Detective Beckett! È sicura di non voler entrare? C’è una piccola festa per Natale e ai bambini farebbe piacere sapere chi manda loro tutte quelle cose”

“I bambini saranno solo felici di poterci giocare e le loro madri di avere dei vestiti nuovi da mettere ai propri figli, non di conoscere me.”

“Beh, Buon Natale, detective.”

“Buon Natale”. 

Non tutti i suoi colleghi erano stati fortunati come lei, per qualcuno non era stata questione di centimetri. Avevano lasciato figli e mogli o mariti e lì trovavano un aiuto non solo morale nell’affrontare un dramma insieme, ma anche pratico perché non tutti se la passavano bene. Lei, invece, era sopravvissuta. Lei che non aveva una famiglia da mantenere e dei figli da crescere e si era sentita in colpa, era una delle tante cose venute a galla dai pozzi bui della sua anima nelle sedute con il dottor Burke. Così aveva deciso di fare qualcosa per quei colleghi meno fortunati di lei e per le loro famiglie. Ogni volta osservava le foto all’entrata ed ogni volta che ne vedeva una nuova il suo disagio aumentava. Così quel Natale aveva deciso di fare tutto quello che poteva per far sì che qualcuno potesse festeggiare, anche al posto suo. 

 

Arrivò al distretto prima di quanto dovesse, c’erano ancora i colleghi che stavano scambiandosi auguri allegramente. Sentiva il rumore della carta dei regali che veniva strappata, risate ed auguri più o meno sinceri. Si avvicinò alla sua scrivania e vide una scatola piuttosto ingombrate poggiata sopra, con una carta argentata ed un fiocco scintillante.

“È passato Castle poco fa. Ha portato dei regali per tutti” le disse un agente che stava andando via. Tipico di Castle, pensò Beckett. Era qualche giorno che non lo vedeva, non c’erano stati casi interessanti e lui era occupato tra party di beneficienza e altre cose. Fece fatica ad ammettere a se stessa che le mancava. 

Aspettò che ci fosse meno confusione al distretto poi aprì il suo pacco. C’erano un paio di pattini da ghiaccio dentro ed un biglietto. “Una volta una piccola Kate avrà festeggiato il Natale e magari avrà desiderato un paio di pattini nuovi. Spero di aver fatto felice quella Kate nascosta da qualche parte”.

Accarezzò la pelle bianca accorgendosi di quelle piccole iniziali incise, non troppo grandi per non essere vistose, abbastanza perché lei le notasse. Chiuse gli occhi e sentì il profumo di biscotti zenzero e cannella, di cioccolata calda, di vaniglia, di aghi di pino. Sentì il rumore delle lame che lambiscono il ghiaccio, del camino che scoppiettava, delle campanelle alla porta. Sentì la mano di sua madre stringere la propria, la sua risata e la sua voce che la chiamava. Si rivide con lei a bordo pista allegra e divertita e poi rifugiate in una caffetteria con una fetta di torta di mele ed un caffè caldo. Il loro ultimo pomeriggio insieme, l’ultima volta che forse era riuscita ad essere veramente felice, una felicità che non sapeva se sarebbe più stata in grado di provare. 

 

Riaprì gli occhi accorgendosi di una lacrima che era scappata al suo controllo e si sentì mancare il fiato. Lo sguardo si posò sulla firma di quel biglietto, Rick. Pensò al suo volto, alla sua voce alle sue parole, a tutto quello che voleva dimenticare, a tutto quello che faceva finta non fosse mai stato, ma non ebbe tempo di farlo a lungo: una sparatoria ed un assassino in fuga. Uscì velocemente dal distretto e quando fu fuori si accorse che ormai lo strato di neve a terra era alto e soffice e attutiva tutto intorno a lei, ma non quello che era dentro di lei. Arrivò sul luogo dove l’uomo si era barricato. Continuava a nevicare. Castle sarebbe stato felice, pensò mentre si allacciava il giubbotto antiproiettile e caricava la sua pistola. Fece cenno a due agenti di seguirla, era quello il suo Natale, provare rendere quella città un po’ più sicura per tutti quelli che festeggiavano. 

   
 
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