Crossover
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Autore: evil 65    27/12/2017    30 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedichiamo questo capitolo al Dodicesimo Dottore, interpretato magnificamente da Peter Capaldi. Ci mancherai, grand'uomo!
Grazie anche a tutti coloro che ci hanno sostentuo con le recensioni del primo capitolo.



Capitolo 1 - Aria di tempesta

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Alcuni giorni prima dello Scisma…
 

Universo Marvel
 

Asgard, il Reame Eterno, sorgeva al centro dei Nove Mondi.
La città degli dei, estesa e maestosa, era il simbolo della pace di tutti i regni, connessi tra loro tramite il Bifrost, il ponte dell'arcobaleno. Questi era sorvegliato da Heimdall il Bianco, fforse il guerriero più abile e capace tra tutti, un energumeno armato con una poderosa alabarda impugnata nella mano destra ed uno scudo a torre nella mano sinistra, contornato di punte d’acciaio aguzze e lucenti.
La sua pesante armatura era dorata, e l'elmo cornuto nascondeva bene il capo barbuto, pur mostrandone chiaramente gli occhi di un colore giallo ambra; egli, infatti, possedeva l'innata abilità di poter scrutare qualunque cosa ci fosse nei nove regni. Niente passava inosservato al suo sguardo, nemmeno lo sbattere d'ali di una mosca che si posava sulla foglia di un fiore a Vinheim.
Suo era il compito di mettere alla prova i valorosi che desideravano entrare nella dimora divina, e sempre suo era il compito di suonare il corno d'avorio per avvertire gli Einherjar del Valhallha dell'arrivo di eserciti nemici.
Ah, Asgard. Costruita nella profondità del regno degli dei, lo splendore di questa città fortezza era leggendario. L'architettura delle costruzioni ricordava assai lo stile greco-romano, fatto alquanto bizzarro, considerato che gli dei asgardiani si rifacevano alla cultura nordica dei mortali. Ma, infondo, la boriosa gloria degli dei era tanto maestosa che non poteva di certo essere rappresentata da un unico stile.
Al di fuori della città, oltre le lunga mura di cinta, vi erano veri e propri boschi colmi di vegetazione e fauna, laddove i cacciatori si dilettavano nella caccia per saziare i deliziosi e fastosi banchetti degli dei.  Era tradizione che ad Asgard si tenessero sontuosi rinfreschi in onore di, be'… praticamente qualunque cosa. Non si poteva certo dire che non fossero una razza di festaioli!
La terra degli dei era anche chiamata il Regno Dorato, merito all'enorme quantità di oro usata per la costruzione degli edifici. Tra tutti loro, il più sfarzoso era sicuramente il Palazzo di Odino.  Il Grande Padre, colui che regnava su Asgard e su tutti gli dèi; se Odino era il padre degli dei, allora si poteva benissimo affermare che Asgard stessa fosse Odino.
Il Regno aveva bisogno della sua forza e della sua saggia guida, al fine di poter prosperare. Quando egli sedeva sull'imperiale trono d'oro e avorio, stringendo nel suo pugno l'infallibile Gungnir, nessun male immortale osava marciare contro il Regno. Tuttavia, vi era un periodo d'inverno in cui il Grande Padre era costretto a ritirarsi per recuperare le forze e permettere ad Asgard di prosperare; questo lasso temporale di sette giorni era chiamato il Sonno di Odino, ed era proprio in quel periodo che il male decideva di scagliarsi su Asgard.
Per una settimana, armate di Jötun, Demoni, Elfi Scuri e Troll si gettarono alla guerra contro il popolo asgardiano, ma uno a uno caddero sotto i colpi delle spade e delle lance degli Einherjar guidati da Balder, e dai possenti colpi del martello... di lui... il mio arrogante, brutale, mostro di un fratellastro... Thor, il figlio primogenito di Odino, possessore del leggendario maglio Mjolnir, che nella lingua mortale significa “Frantumatore”.
Eccolo là… Il Dio del Tuono. Che mostra col suo disgustoso orgoglio la sua superiorità, vestendo la sua armatura asgardiana decorata con il simbolo dei Nove Mondi, il mantello purpureo e l'elmo alato…


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<< Stupido arrogante scimmione! >> imprecò Loki, osservando lo spettacolo dalla sua sfera di cristallo, mentre se ne stava adagiato al di sopra di un sontuoso trono in legno.
Il Dio degli inganni era il fratello adottivo di Thor, strappato da Odino quando era ancora un infante in fasce dal castello del Re dei Giganti di Ghiaccio, Laufey. Infatti, Loki altri non era che uno jötun cresciuto come un asgardiano. Tuttavia, da quando egli aveva scoperto la sua vera natura, cosa che gli negò qualsiasi pretesa potesse avere sul trono di Asgard, qualcosa in lui cambiò per sempre, rendendolo il nemico più pericoloso di Asgard.
Attualmente, si trovava in una dimensione alternativa, scelta da Odino stesso per il suo esilio, in una torre diroccata, mentre sedeva sul lungo trono in legno, vestito con il suo abito verde e giallo, coronato da un elmo dorato dotato di lunghe corna.
<< Iracondo come sempre, Loki >> gli disse una voce femminile, dal tono sensuale e al tempo stesso malefico. Proveniva da un angolo oscuro della stanza.
Emerse dall’ombra, risaltando sotto la pallida luce delle candele, la figura slanciata di una donna dai lunghi capelli biondi e setosi, che le arrivavano fino a sotto le spalle. Il corpo sensuale e curvilineo era risaltato da un corpetto verde che ne evidenziava il seno ben formato e non troppo abbondante. A tutto ciò, si aggiungeva una gonnella frastagliata del medesimo colore, così come un paio di lunghi stivali neri col tacco, che le arrivavano fino alle cosce.
Labbra rosse come il sangue spiccavano su di un viso delicato, il tutto coronato da una coppia di occhi verdi e penetranti, capaci di sedurre qualunque uomo o donna ella volesse.
  
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Una dea? Una strega? Poco importava cosa fosse quella donna, qualunque essere vivente non poteva che rimanere abbagliato dalla sua bellezza e dalla potenza che emanava. Infatti, nonostante l’aspetto estremamente gradevole, era sufficiente un semplice sguardo, affinché chiunque potesse intravedere l’aura magica che la rendeva tanto misteriosa quanto potente.
<< Amora, non sono dell’umore adatto. Mi auguro per  te che il portale che useremo per portare qui i soldati del nostro “amico comune” sia pronto. >>
<< Ovviamente. Ho già pensato a tutto, non c’è alcun bisogno di essere acidi. Tra poco li trasporterò su Asgard e su Midgard, come da tuo piano >> rispose l’Incantatrice, con un’espressione ambigua, triste e dubbiosa allo stesso tempo.
<< Eccellente, Amora. Non fare quella faccia, abbiamo un accordo. Fai questo per me, e l’amore di Thor sarà tuo >> disse il dio degli inganni, alzandosi dal trono e prendendole il mento con due dita << Non è forse quello che hai sempre voluto?  Abbracciarlo, baciarlo, prenderlo e farlo tuo. Tuo e solo tuo, strappandolo dalle braccia di quella mortale che risponde al nome di Jane Foster. >>
Pronunciò quel nome sussurrandolo all’orecchio della maga con una punta di malizia, tono che la fece rabbrividire, tant’è che la donna si sottrasse dalla presa di Loki e si mise a braccia conserte, rimuginando sull’odio che provava per quella comune mortale. Odio scaturito dalla consapevolezza che non vi era spazio per lei nel cuore del dio del tuono e anche dal mistero relativo alle qualità di quella donna: cosa aveva mai, quell’essere inferiore, di tanto importante da renderla migliore agli occhi dell’asgardiano? Quale stregoneria aveva architettato, quale studio nero aveva compiuto di così potente che non poteva essere replicato? Amora non lo sapeva, ed ogni volta che ci rifletteva arrivava alla semplice conclusione che si trattava di amore; ma si rifiutava di crederlo, rifiutava con tutta sé stessa che ciò potesse essere vero. Nessuna donna era più bella di lei, e nessuna poteva avere il cuore di Thor. Nessuna. Il principe erede al trono era suo, suo e di nessun’altra.
<< Silenzio, figlio di Laufey >> sputò acida << Evita di sibilarmi nell’orecchio con la tua lingua biforcuta. So cosa devo fare, non c’è alcun bisogno di tentarmi con la tua oratoria. Ho accettato di aiutare te e il Maestro per una sola ragione, e non intendo venire meno alla mia promessa. Ma voglio essere chiara, dio dell’astuzia: non provare a ingannarmi o a venire meno alla tua parola, altrimenti farò in modo di farti conoscere l’eterno dolore >> disse lei con fare difensivo, nel tentativo di tenere testa a Loki per non farsi sopraffare dal suo carisma e dalle sua abilità di controllo.
Lei sapeva benissimo di non essere al livello del fratellastro di Thor, in quanto forza e magia, ma era subdola, e capace di farlo soffrire in molti altri modi… o almeno così credeva.
<< Amora… tanto bella quanto diffidente. Pensi che io non sappia portare rispetto e gratitudine a coloro che mi servono con fedeltà? Avrai ciò per cui stai lavorando, persino Lui lo ha promesso. Ora, mia cara e deliziosa maga… >> Loki la prese per i fianchi, attirandola a sé << Attua il mio piano. Il momento è propizio. >>
 

Asgard – Palazzo di Odino
 
Thor stava dinnanzi al capezzale del padre, inginocchiato, tenendo l’elmo sotto il braccio. Ogni nemico era stato sconfitto e mancavano solo poche ore al risveglio di Odino. Tuttavia…
<< Signore, mio principe! >> esclamò un messaggero, entrando nelle stanze di Odino e inginocchiandosi di fronte a Thor << Heimdall mi manda da voi. Dice che su Midgard ci sono guai, e che una tale Jane Foster sia in pericolo! >>
A quelle parole, il dio del tuono non poté sottrarsi e si congedò con il servo. Attraversò l’ampio salone, per poi uscire all’esterno per prepararsi al viaggio; venne raggiunto da una donna in armatura e dai lunghi capelli neri, dal portamento forte ed elegante. Dava l’aria di una fiera guerriera degna dei migliori combattenti di Asgard.
<< Thor, quale male ti porta lontano dal capezzale di tuo padre? >> chiese la donna.
<< Un male di Midgard, Lady Sif. È necessario il mio intervento, è troppo importante. Tu e i Tre Guerrieri dovreste rimanere qui a vegliare su Odino. Se dovessi fallire contro la minaccia terrestre, sarà vostro compito proteggere il Padre >> rispose il principe, facendo roteare Mjolnir nella mano e spiccando il volo.
<< Ma se Thor dovesse fallire, quante speranze avrebbe Asgard? >> si disse Sif.
 
Il dio atterrò accanto al guardiano del Bifrost. << Heimdall, cosa succede su Midgard e come sta Jane? >>
<< Per adesso non è grave, ma rischia la vita. Delle creature aliene, delle macchine senzienti, stanno attentando alla sua vita e ai mortali intorno ad ella. Non li ho mai visti prima, Thor. Non capisco cosa vogliano. >>
<< Grazie amico mio, ma non temo questa minaccia. Ho affrontato guai ben peggiori >> rispose, lasciandolo solo e volando a tutta velocità lungo il ponte dell’arcobaleno, diretto su Midgard.
 

Terra – New York
 
Sulla Terra, nel frattempo, un gruppo di enormi robot da guerra stava seminando il caos per le strade di New York, senza un preciso scopo apparente.
La polizia era intervenuta, ma le loro armi non potevano nulla contro la resistenza e la tecnologia di quelli che, con tutta probabilità, non erano altro che veri e propri alieni. Sul posto vi era anche una ragazza, probabilmente sulla trentina, dai lunghi capelli castani e dagli occhi azzurri; faceva parte dei dottori dell’ambulanza e si trovava sul posto per soccorrere quanti più feriti possibili.
In quel preciso istante, uno di quegli invasori le piombò di fronte, puntandole contro  un cannone nascosto nella parte superiore del braccio.
Vera meraviglia meccanica, la macchina era molto più alta e grossa di un normale edificio, circa 10 metri al di sopra del terreno. Braccia e gambe potenti spuntavano dal suo corpo, insieme a un assortimento di sensori. Solo alcuni di essi controllavano i dintorni attraverso il normale spettro visivo ; altri sfruttavano gli infrarossi e gli ultravioletti. Le membra erano di uno scintillante metallo scuro.
<< Niente di personale, ma il mio signore Megatron esige la tua morte, ragazza >> disse il robot, poco prima che un tuono lo colpisse sul cranio, facendolo esplodere sul colpo.
Ogni persona presente nella zona si ritrovò a guardare verso il cielo. Nubi oscure coprivano la volta, mentre tuoni e fulmini riempivano l’aria. Al centro di esse stava la figura del possente Thor.
<< Voi folli alieni, osate attaccare Midgard e i suoi abitanti, che sono sotto la mia protezione? Subirete l’ira del dio del tuono per questo! In guardia! >> esclamò, lanciandosi all’attacco col suo martello, menando colpi che facero sbalzare lontano gran parte dei nemici.
Uno di loro lo afferrò da dietro e lo schiacciò al suolo, generando crepe sull’asfalto.
<< Noi siamo i Decepticon! Siamo stati mandati qui per attirarti e ucciderti! >>
<< Più una trappola per voi che per me >> rispose il dio, liberandosi dalla presa e caricando il martello di elettricità per colpire il braccio della macchina e spezzarlo, fondendone le placche di metallo. Fece roteare l’arma e la lanciò contro i suoi avversari, trapassando loro lo sterno.
Non erano avversari tanto complicati, c’era qualcosa che a Thor non quadrava, ma decise che la priorità era di assicurarsi che la sua donna stesse bene.
<< È tutto a posto, Jane? >>
<< In ritardo come sempre >> scherzò lei << Fammi indovinare, il sonno di tuo padre ti tiene impegnato. >>
<< Esatto, ma non manca molto al suo risveglio, e quando Heimdall mi ha avvertito che ti trovavi in pericolo, non ho potuto fare a meno di venire qui ad aiutarti. Ancora mi chiedo cosa volessero questi alieni da te. >>
<< Stupido… idiota… proprio come diceva il capo... >>
A parlare fu uno dei Decepticon ridotti in fin di vita, accasciato a pochi metri dalla coppia.
<< Pensi davvero che siamo venuti qui per questa patetica sgualdrina? Era tutto un piano del tuo caro fratellino... >>
<< Che cosa?! >>
<< A quest’ora… Asgard sarà già ferro e a fuoco... >> 
La frase venne terminata dallo schianto di Mjolnir sulla sua testa. Il colpo fu abbastanza potente da frantumarla in pezzi, sparpagliandola un po’ ovunque.
<< Devo tornare ad Asgard in fretta. Tu pensa a soccorrere i feriti…  appena questa storia sarà finita, tornerò da te, te lo prometto >> disse Thor, congedandosi dalla sua amata.
Spiccò il volo, dirigendosi più in fretta che poteva verso il Bifrost. Attraversò tutto il ponte dell’arcobaleno, e finalmente giunse ad Asgard.
Tuttavia, lo spettacolo che vide alle porte della città… fu a dir poco raccapricciante: molti Einherjar erano caduti sul campo di battaglia, dilaniati, ricoperti di sangue. Ad alcuni di loro era stata mozzata la testa. Sembrava quasi che gli invasori non si fossero limitati ad assediare la città, ma anche a umiliare i loro avversari nella maniera più cruda possibile. Non c’era onore in quella battaglia, e non vi era stata alcuna gloria nella loro morte.
Tra i cadaveri il dio poté vedere il corpo martoriato di Heimdall, ricoperto di lividi, e profonde ferite, trafitto con la sua stessa spada allo stomaco.
<< … Thor… >> pronunciò flebilmente il Dio Bianco.
Era ancora vivo, anche se ormai gli rimanevano pochi minuti. Tutto ciò era possibile solo grazie alla sua natura di asgardiano e di guerriero formidabile.
<< Sono sbucati dal nulla, Thor... non li ho visti arrivare… eravamo impreparati… Chi li ha portati qui ... >>
<< Non parlare, amico mio, conserva le forze. Porrò fine a tutto questo, ma prima devo portarti da un curatore. >>
<< Non c’è tempo… per me è la fine… salva Odino… proteggi quel che rimane… di… As... gard … >> 
E fu così che il Dio Bianco spirò. Morto compiendo il suo destino di protettore, per la sua patria.
Thor inclinò la testa in segno di rispetto, strappò un brandello del mantello bianco del suo compagno e gli pulì il viso imbrattato di sangue.
<< Oggi, il Valhallha accoglierà una delle anime più valorose che le sue sale possano mai calcare >> sussurrò.
Si alzò in piedi e strinse il brandello di stoffa con tutta la sua forza, tingendolo completamente del rosso del sangue del suo amico. Legò la benda al suo bicipite destro, come segno di rispetto.
<< LOKI! Che tu sia maledetto! Pagherai per tutto il dolore da te causato! Stavolta… stavolta sarò io a fare giustizia! >> gridò il dio in preda alla rabbia, volando a tutta velocità verso il palazzo di Odino.
Ovunque guardasse trovava solo morte e disperazione, persino corpi impalati di donne e bambini. Nessuno fu risparmiato. L’odore della guerra che un tempo avrebbe fatto eccitare il figlio di Odino, ora semplicemente lo disgustava; ripensò alle parole di suo padre: “Un re saggio non cerca la guerra, ma la evita” .
Ecco a cosa si riferiva, e solo ora ne comprendeva appieno il significato. Solamente ora, dopo secoli e secoli di esistenza.
Alla luce di tutto ciò, era forse ancora degno del trono? Thor non lo sapeva. L’unica cosa che importava ora era salvare quante più vite potesse e proteggere suo padre.
 

Palazzo di Odino
 
Le linee di Einherjar erano state sbaragliate. Il loro comandante, Balder il Coraggioso, venne colpito dal pugno di un Decepticon, che lo fece schiantare contro la porta che separava l’ultimo baluardo di asgardiani dalle stanze di Odino.
 Il dio si rialzò a fatica e puntò la spada contro quello che doveva essere il capo degli invasori.
<< Tu… tu ora dovrai uccidermi, mostro… perché io non mi arrenderò mai… Per Asgaaaaard! >> gridò lanciandosi in un impeto di coraggio contro il nemico.
Questi lo afferrò, stringendolo nella sua mano, fino a spezzargli le ossa.
<< Folle e sciocco insetto, io sono Megatron! Come se un debole e malandato “dio” potesse fermare la mia avanzata! >> esclamò la bestia meccanica, schiacciandolo al suolo.
La creatura sembrava quasi un demone uscito direttamente dalle lande dell’inferno. Occhi rossi come il sangue adornavano un capo nero e lucente, irto di spuntoni metallici. Il corpo massiccio era più grande di qualsiasi altro Decepticon. Sulla schiena, issava una spada di notevoli dimensioni.
Fece comando ai suoi guerrieri di seguirlo, e così arrivarono fino alle stanze di Odino. Eccolo lì, che dormiva nel suo sonno, impossibilitato a risvegliarsi. 
Accanto a loro comparve Loki, che applaudì alla buona riuscita della loro missione. << Ottimo lavoro, miei subordinati. Il piano è riuscito alla perfezione. >>
<< Bada a come parli, dio degli inganni >> rispose Megatron << Io non rispondo al tuo nome, ma a quello del Maestro. Vedi di ricordartelo bene, se non vuoi che la tua salute ne risenta. >>
<< Credo che non è della mia salute che dovresti preoccuparti… >> rispose Loki, diventando invisibile.
Infatti, tutti i presenti poterono udire il rombo di un tuono fragoroso espandersi nell’aria e, senza che se ne accorgessero, un lampo di dimensioni gigantesche sfondò il soffitto, schiantandosi contro alcuni dei Decepticon e distruggendoli. 
<< Che voi siate maledetti, demoni! Subirete l’ira del dio del tuono! Proverete sulla vostra pelle il dolore di tutti i miei compagni morti! Heimdall, Lady Sif, i Tre Guerrieri e tutto il popolo di Asgard! >>
E, con questo grido di battaglia, Thor si lanciò all’attacco contro le macchine.
Una di loro si parò di fronte a lui. Aveva una corporatura massiccia, grande quasi quanto quella dello stesso Megatron. All’estremità di ogni braccio, lame ricurve fendevano l’aria, nel tentativo di colpire il bersaglio. Una testa massiccia, ornata da un da un paio di tenaglie simile a quelle di un insetto, prendeva posto al di sopra del collo, seguita da un totale di tre vele verticali. Un unico grande occhio rosso, disposto orizzontalmente lungo la parte anteriore del muso, setacciava l’area, illuminando la sala. Costui era Shockwave, uno dei membri più fidati dell’esercito Decepticon.
La creatura colpi il dio del tuono un paio di volte, riuscendo a penetrare le difese dell’asgardiano. Nonostante questo, Thor si limitò a infliggere un poderoso affondo con il martello, facendo sbalzare la macchina contro la parete opposta della sala.
Alla fine, il dio incrociò le braccia con quelle di Megatron, in una prova di forza. La creatura sogghignò.
<< È finita per il tuo popolo, asgardiano! Anche se ci uccidessi tutti, non vi è alcuna possibilità di ricominciare. E poi, Lui te la farebbe pagare. >>
<< Non ho paura di mio fratello, dannata creatura! >>
<< Non stava parlando di Loki, idiota... >>
Al sentire queste parole sconosciute, Thor si girò. E poi… accadde. Fu come se una potentissima onda d’urto invisibile lo scagliasse lontano, facendolo schiantare contro la parete dell’edificio, costringendolo a mollare la presa sul martello.
La voce misteriosa si palesò alla luce, mostrando la figura di un uomo vestito con un elegante completo nero. Aveva capelli cortissimi e castani, coronanti un volto sorridente.
Alla sua improvvisa apparizione, i Decepticon si inginocchiarono. Persino Loki si manifestò nel suo corpo fisico, esibendosi in un  forzato inchino.
<< Bene. Vedo che la festa è cominciata anche senza di me! Ma non me ne lamento, l’importante è l’esito, dopotutto. Oh, sì, che cosa abbiamo qui? >> fece, avvicinandosi al Mjolnir << Questo deve essere il leggendario martello di Thor. Mph, beh … sarebbe uno spreco lasciarlo qui per terra, non credete ,amici miei? No? Be', io ci provo lo stesso. Un ottimo test per i miei poteri! >>
Afferrò il manico con la mano destra e tirò, senza smuoverlo di un millimetro. Lo afferrò ancora con entrambe le mani e tirò il più possibile. Stava usando tutta la sua forza, e una lunga serie di crepe cominciò a diramarsi attorno ai suoi piedi. Ringhiò per la fatica. Se continuava così… avrebbe sicuramente distrutto la pavimentazione dell’edificio.
<< È inutile che ti sforzi, non puoi sollevare il martello, lascialo perdere e concentrati su Thor! >> esclamò Loki.
<< Io… avrò… questo martello!>> sibilò il Maestro, sforzandosi ancora di più, finchè l’arma non gli fu sottratta dalle mani, fluttuando nell’aria e posandosi tra quelle del suo originale possessore.
<< No… tu avrai il suo tuono! >> esclamò Thor, librandosi in aria e facendo roteare a velocità incredibile il martello.
Una densa coltre di nubi scaturì dal soffitto della sala. Tuoni e lampi ancora più potenti fuoriuscirono dalla tempesta; la furia del dio del tuono era così forte che generò un’autentica tempesta, come mai se n’erano viste prima d’ora: gran parte degli alberi presenti nella zona vennero sradicati dalla forza del vento.
La terra cominciò a tremare. I Decepticon e i sopravvissuti si attaccarono a degli appigli, nel tentativo di rimanere al suolo. 
Solo il Maestro non sembrò risentire del fenomeno.
<< Avanti, figlio di Odino. Fammi vedere quello che sai fare >> intimò, mettendosi in guardia e librandosi in aria. In poco tempo, si  ritrovò di fronte all’asgardiano.
Dagli occhi di Thor fuoriuscivano scintille elettriche. Con un urlo di rabbia, il dio si scagliò a tutta potenza contro il nemico: menò un poderoso colpo del martello, ma l’avversario fu repentino a bloccarlo nella mano. Dopodiché, si susseguirono altri colpi di Mjolnir, colpi che, tuttavia, vennero bloccati dal signore del tempo con una facilità quasi disarmante.
A questo punto, Thor era furibondo. Tenne l’arma con due mani. La tempesta aumentò d’intensità. Ci fu un secondo urlo di rabbia: il Maestro venne colpito con tutta la forza di cui Thor era capace, una forza che riuscì a scaraventarlo al suolo.
Il Signore del Tempo si rialzò, sistemandosi la giacca rovinata. << Perfetto, questo era il mio abito preferito. Ora me lo ricompri! >>
Il dio era ancora più infastidito dalla mancanza di rispetto di quell’uomo. Fece vorticare il martello più velocemente che poteva, incanalando in esso tutta la potenza di quella tempesta.
<< Andiamocene di qua, ora! >> urlò Loki spaventato da ciò che sarebbe accaduto. Nemmeno lui aveva mai visto Thor usare tutto il suo potere.
Raccolse a sé Megatron e i suoi affiliati e li teletrasportò al sicuro insieme a lui.
<< Per Odino… PER ASGAAAAAAAAAARD! >> urlò Thor, lanciando il suo martello contro il Maestro, che assorbì il colpo.
Lo schianto del Mjolnir generò un’esplosione elettrica che coinvolse l’intero palazzo, un grandioso lampo di luce visibile in ogni angolo del regno, un tuono come mai prima d’ora se n’erano visti, generato dallo stesso Thor.
La coltre di fumo si diradò, e un dio del tuono ormai stanco non poté faro altro che assistere impotente alla scena: il Mjolnir steso al suolo, con il Maestro che risucchiava nella mano l’energia prodotta. Era riuscito a bloccare il colpo con la stessa facilità con cui si beve un bicchier d’acqua.
<< No… non può essere… >> ansimò l’asgardiano, inginocchiandosi a terra.
Il Signore del Tempo lo raggiunse, afferrò il dio per la gola e lo sollevò in aria. << Be', dai, ti andrà meglio la prossima volta. Però per l’impegno ti do un A+! >>
Thor ringhiò, attirò a sé il Mjolnir, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, il Maestro lo scaraventò molto lontano col gesto di una mano, fino a farlo schiantare contro una montagna.
<< Mph… tutto questo potere… mi sarebbe piaciuto avere quel martello, però. Oh be', non si può avere tutto dalla vita >> commentò con tono spensierato.
In quel momento, ritornarono nella stanza i suoi sottoposti insieme a Loki, incredibilmente stupefatto dalla potenza del suo nuovo complice.
<< Ora, signor Loki, come promesso… >> si diresse al capezzale di Odino << ...la renderò un sovrano >> concluse, trafiggendo il cuore del Padre degli Dei con una mano.
Per un attimo, non accadde nulla. Poi, il corpo dell’asgardiano cominciò a compiere lunghi e dolorosi spasmi, mentre fiotto di sangue fuoriuscì dalla sua bocca. Dopo appena mezzo minuto, la figura dell’uomo ritornò immobile.
<< E anche questo è sistemato. Odino, l’unica minaccia per il mio Impero, è stata debellata. Ancora poco e si sarebbe risvegliato, e ciò sarebbe stato un male, oh sì! Questo vecchio avrebbe potuto seriamente minacciarmi…  comunque, basta chiacchiere. Orsù signori! Abbiamo un lavoro da portare avanti. >>
 
Thor si trovava esamine al fianco della montagna, il suo colpo lo aveva privato di tutte le energie, e l’attacco del Maestro lo aveva provato.
Era ormai in fin di vita. Davanti a sé, l’Avenger riusciva a intravedere perfino la figura distorta di Hela,che lo scrutava con un’espressione impassibile. Chiuse gli occhi, e quando li riaprì, al posto della dea della morte vide l'Incantatrice.
<< A… Amora... >>
<< Sì, sono io, amore mio >>  rispose lei, inginocchiandosi e portando delicatamente la sua testa al petto dell’uomo, cingendolo con le braccia << Io volevo il tuo amore, non la tua morte. Oh, che stupida sono stata a fidarmi di Loki >> sussurrò, il volto rigato dalle lacrime.
 In quel momento, lo baciò sulle labbra, un incantesimo di guarigione per aiutare il suo amato e strapparlo dalle grinfie di Hela. Thor si sentì subito meglio.
Si rialzò, ma barcollava ancora, e così la donna lo aiutò a reggersi.
<< Amora, lasciami andare… io… devo salvare Odino. >>
<< È troppo tardi, mio amato. Il piano del Maestro è riuscito fin troppo bene. Oh, mi spiace così tanto… io non volevo tutto questo… >>
<< Allora non ho scelta: devo affrontare ancora una volta il Maestro. Devo farlo per il bene di Asgard e dei Nove Regni. >>
<< No, Thor, questa è una follia. Guarda come ti ha ridotto, non sei minimamente al suo livello. Non hai altra scelta, se non quella di fuggire da Asgard e preparare un piano per affrontarlo. >>
<< Amora, io … >>
<< Shhh… >> lei gli posò un dito sulle labbra << Non dire niente, sono io che ho combinato questo disastro, questo nuovo Ragnarok è causa mia. Non temere, mio amato, ti aiuterò, ma ora non c’è tempo: Loki mi sta cercando e se mi vede con te, il Maestro finirà il lavoro. Ti porterò lontano da qui, il più distante che posso, ma poi sarai solo. Cercherò di aiutarti di più in futuro, ma devi promettermi di non fare azioni avventate. >>
L’Incantatrice congiunse le mani, sprigionando una forte ondata energia: sotto i piedi di Thor cominciarono a formarsi delle rune verdi. Poi, appena pochi secondi dopo, la figura dei dio sparì nel nulla. L’incantesimo stordì non poco la donna, ma si ricompose e tornò dai suoi cosiddetti alleati, sperando con tutto il cuore che il suo amato sarebbe sopravvissuto.
 

Altrove                                           
 
Thor fluttuava nello spazio. L’incantesimo di Amora lo aveva indebolito ancora di più, ed ora tutto ciò che riusciva a vedere erano le stelle, lo spazio e… una forte luce abbagliante.
Poi… il buio.

 
Alcuni anni dopo
 
Universo di Battleground
 
Sullo specchio del bagno si materializzò un apparente sessantenne bianco, con una massa di lunghi capelli ricci e argentati.
Il Dottore trovò ironico sorprendersi del proprio aspetto segnato dal tempo. Aveva sempre tollerato a stento la vanità, soprattutto di mezza età, e semmai l’esperienza professionale complessiva lo aveva reso ancora più suscettibile.
Cavoli, questo Universo riusciva sempre a renderlo un tale nostalgico. Un attimo prima era intento a sorvolare la Galassia di Andromeda con la sua nave, il suo… TARDIS. Un attimo dopo, si era ritrovato sdraiato sulle bianche spiagge di un pianeta sconosciuto.
Era successo tutto nella frazione di un secondo.
Ma la cosa peggiore? Si era ritrovato da solo. Il suo TARDIS… la nave che lo aveva accompagnato in tante avventure…era sparito nel nulla.
<< Dottore >> proclamò dal nulla la voce di River, distraendolo dai suoi pensieri.
Informativa, serena, mai provocatoria. Un computer non poteva impartire ordini, dopotutto, né più né meno di un androide.
<< Per favore, torna sul ponte. L’energia è in esaurimento, bisogna ricaricare la rete di alimentazione. >>
<< Arrivo subito. >>
Aveva chiesto “per favore”. Davvero solleciti i programmatori ad averla dotata di un protocolli di cortesia. Il Dottore non sentiva alcun bisogno di gentilezze verbali, tuttavia le apprezzava.
Rispetto alle dimensioni della nave su cui si trovava, il ponte aveva un aspetto quasi intimo, sarebbe riuscito a mala pena ad ospitare un equipaggio, i comandi e la strumentazione necessaria. I costruttori avrebbero potuto disegnarne uno più grande, ma i loro progetti erano improntati al risparmio.
 << Non si spreca spazio, nello spazio >> ridacchiò il Dottore tra sé ,non per la prima e di certo non per l’ultima volta. Era dotato di un certo senso dell’umorismo, dopotutto, e sapeva apprezzarlo anche quando non c’era nessuno con cui condividerlo.
 Sedette nella sua posizione e avviò le verifiche preliminari per l’estensione dei collettori. Dispositivi e indicatori risposero con puntualità ai suoi comandi.
 RICHIESTO CICLO DI RICARICA AUTOMTICA DALLO SPAZIO PROFONDO. 
 Annuendo tra sé, il Dottore rispose ad alta voce: << Attivazione avviata. >>
 Si fermò sul ponte a monitorare l’accumulo di energia e solo dopo essersi accurato che il processo stesse avanzando in modo costante e senza intralci passò a controllare una delle aree che preferiva: la Terra. La sezione idroponica era piena di vegetazione, alcune specie erano state scelte come scorta alimentare, altre in vista della semina o della sperimentazione, altre ancora come un semplice ricordo di casa. In quel caso, il loro valore era affettivo.
Il Dottore si incamminò fischiettando tra le fila di alberi ornamentali intervallate a ortaggi e cereali. Controllò i flussi di nutrienti e irrigazione e analizzò l’illuminazione per accertarsi che la lunghezza d’onda fosse calibrata per favorire al meglio la crescita dei vegetali.
Continuando a fischiettare, accarezzava lentamente gli steli, le foglie, i tronchi, i fiori e la corteccia delle piante che si trovava davanti.
<< È una credenza errata, sai? >>
River era sempre presente, sempre vigile.  Il Signore del Tempo non alzò lo sguardo.
<< Che cosa? >>
<< Ritenere che la musica agevoli la crescita e il benessere delle piante. >>
<< Perché, credevi che fischiettassi per loro? >>
<< Molto spiritoso. Anche se non definirei musica i suoni che stavi emettendo. Semmai… >>
Si interruppe all’improvviso. Il Dottore scattò all’istante sull’attenti, poiché River non faceva mai niente “all’improvviso”.
Poiché il silenzio si protraeva, lui la sollecitò: << River? >>
<< Dottore… forse abbiamo un problema. >>
Il programma del computer di bordo includeva molte competenze. Capacità diagnostiche, abilità tecniche, conoscienze enciclopediche e sfumature linguistiche. L’uomo attese.
<< I sistemi hanno registrato un picco anomalo di energia >> riprese River << Si tratta di particolato pesante. L’analisi è in corso. >>
<< Dove? >>
<< Molto vicino: settore 102. La fonte era mascherata, motivo della strana… anzi, tardiva individuazione. Una concatenazione unica di distorsioni spaziali e gravitazionali ha impedito di coglierla per tempo. Chiedo scusa. Ma non è la cosa più strana. >>
<< Ah, davvero? >>
<< Temo di sì. In mezzo a quel picco di energia… rilevo la presenza di una persona. E, per quanto possa sembrare strano… è ancora viva. >>
 
Il Dottore fissò cautamente l'uomo disteso di fronte a lui, il volto adornato da un cipiglio leggermente preoccupato. Era biondo, alto e muscoloso. Aveva il corpo completamente ricoperto da una sorta di armatura. Come diavolo era sopravvissuto nel vuoto dello spazio senza alcun equipaggiamento estero? Ma soprattutto... come ci era finito?
Mettendo da parte quei pensieri, picchiettò la mano destra un paio di volte contro le guance dello sconosciuto.
<< Ohi, raggio di sole, mi senti? >> domandò, con tono colmo d'anticipazione.
Thor mugugnò qualcosa di incomprensibile. A volte sussurrava le parole “padre” e “Loki” nel suo coma. Mentre era svenuto rivedeva Asgard in fiamme, Loki che rideva, i giganti di acciaio chiamati Decepticon, e la figura di quell'uomo che tutti chiamavano Maestro deriderlo e sconfiggerlo con un colpo solo. 
Riuscì a percepire il tocco di qualcuno.  Riaprì gli occhi di scatt, si alzò in fretta e furia urlando il nome di: << LOKI! >>
Tentò di rimanere in equilibrio, ma lo sforzo fu troppo anche per lui. Barcollò e si appoggiò al muro della sala. Notò la figura di uomo anziano che lo fissava enigmatico. Dopodiché, si guardò intorno, notando di essere su una qualche costruzione dall'aspetto bizzarro e dalla tecnologia che ricordava molto quella utilizzata dal suo vecchio amico, Tony Stark.
<< Sono... sono a Hel, forse? >> si chiese, guardandosi intorno << E tu, sei forse un demone di Hela? >>
L'uomo inarcò un sopracciglio. << Demone? Perbacco, mi hanno chiamato  con molti nomi, ma questa è la prima volta che qualcuno fa riferimento a me in quel modo >> mormorò quasi a se stesso << Certo, a meno me che tu non intendessi "diabolicamente bello"! >> esclamò con un largo sorriso.
 Fatto ciò, volse la propria attenzione nei confronti del dio.
<< La gente, di solito, mi chiama il Dottore,oppure "via da questo pianeta!", anche se l'ultimo non è proprio un nome. E tu chi sei, mio giovane e capelluto compare? >>
L’asgardiano era ormai convinto di essere stato recapitato da un pazzo, non c’erano altre spiegazioni. Se ne sarebbe andato via subito… se non fosse per il semplice fatto che quell’essere, per quanto strano fosse, gli aveva appena salvato la vita. Decise dunque di ricambiare la cortesia.
<< Sono Thor, figlio di Odino, principe di Asgard e il Dio del Tuono >> si presentò, mantenendo un tono solenne, per quanto fosse effettivamente stanco << Che posto è questo, mortale? Sei stato tu a salvarmi la vita? >>
L'uomo sbuffò divertito. << Mortale? Che terminologia arcaica. Posso assicurarti che sono più vecchio di quello che sembro! E sì, sono quello che ti ha recuperato in mezzo allo spazio, il che mi ricorda... >>
 Il Dottore estrasse un cilindro metallico dalla tasca della giacca e lo passò rapidamente sulla figura dell'asgardiano. Fatto ciò, osservò attentamente la punta illuminata dell'oggetto.
<< Uhmmm... affascinante. Nessun danno permanente, nonostante fossi là fuori senza lacuna protezione. Devi essere molto resistente >> mormorò a se stesso << Hai detto di essere il Dio del tuono, dico bene? >>
<< Cos’è quel... quella specie di penna che mi hai fatto passare davanti... che stregoneria hai usato su di me? >> chiese Thor, ancora più confuso.
Quando il vecchio non diede alcun segno di volere parlare, decise di rispondere alla sua domanda.
<< Sì, sono il dio del tuono. Non hai mai sentito parlare di me? Il Dio del Tuono, l’Avenger... o anche il portatore di Mjolnir >> rispose.
Poi si guardò in giro, come se stesse cercando di trovare qualcosa.
<< Per la barba di Odino, dov’è Mjolnir? Che sia andato distrutto dopo che quel dannato Maestro mi ha ridotto in questo stato? >>
Il Dottore, a malapena, riuscì a a trattenere un sussulto.  
<< Hai detto il Maestro? >> domandò, con tono improvvisamente cupo.
<< Sì, è stato lui a ridurmi così. Lui, Loki, e quei robot giganti chiamati Decepticon hanno attaccato Asgard, hanno ucciso mio padre e distrutto tutto... credo che della mia patria non sia rimasta più neanche l’ombra. Quell’essere deve essere l’incarnazione del Ragnarok, era terribilmente potente. Ho scaricato su di lui il tuono più potente che abbia mai generato e ne è uscito illeso >> spiegò con voce colma di rammarico per la sua terra, e con un pizzico di terrore per il ricordo del Maestro.
<< Sbaglio o tu lo conosci, Dottore? Hai qualcosa a che fare con la morte del mio popolo? >> gli chiese, ora più sospettoso che mai.
In tutta risposta, l'uomo si limitò ad alzare ambe le braccia, in segno di pace.
<< Calma, ragazzone, non saltare a conclusioni affrettate. So chi è il Maestro e credimi, anch'io ho sofferto per mano sua >> sussurrò << È sempre stato una persona folle. Ma se quello che dici è vero... cavolo,non mi sorprende che sia riuscito a prendere il controllo dell'universo. >>
<< Il controllo... dell’universo? È peggio di quanto pensassi. Devo fermarlo! >> esclamò Thor, rimettendosi in posizione eretta e muovendo qualche passo che fu presto interrotto da un dolore lancinante al fianco.
Il Dottore lo aiutò a reggersi, ricevendo uno sguardo grato da parte dell’asgardiano.
<< Hai detto... che anche tu hai sofferto per colpa sua, e sembri conoscerlo molto bene... spiegami: come lo conosci? Gli stai forse dando la caccia? >>
Il Dottore volse all'uomo un'espressione incerta. << Ehm, non esattamente. Vedi, il Maestro è un Signore del Tempo, come me. Siamo della stessa specie. Abbiamo vissuto insieme sul pianeta Gallifrey, nella costellazione di Kasterborus. E crescendo... siamo diventati amici. Tentare di porre fine alle sue malefatte è ormai diventato come una sorta di secondo lavoro >> rivelò con una punta di rammarico.
<< Signori del Tempo? Gallifrey? Non ho mai sentito di questo regno chiamato “Costellazione di Kasterborus”, ma di certo non voglio indagare sulla tua vita. Ti ringrazio per avermi salvato, Dottore, ma ora devo trovare Loki e quel dannato del Maestro per vendicare il mio popolo. Partirò alla loro ricerca non appena avrò ristabilito le forze. Dannazione, dov’è Mjolnir?! >> imprecò.
Il Dottore inarcò un sopracciglio. << Mjolnir? E che cosa sarebbe? >> domandò incuriosito.
<< Il mio martello >> rispose l’altro << La mia fidata arma e mio compagno di avventure. Sono potente anche senza di lui, ma ne ho bisogno per avere un’arma capace di colpire sulle lunghe distanze. Forgiato nel cuore di una stella morente dai mastri Fabbri Eitri, Brokk e Buri. Non riesco ad avvertirne la presenza... lo riconosceresti, è un semplice martello, almeno alla vista. >>
<< Oh. Mi sembra familiare>> commentò il Dottore.
Detto ciò, infilò la mano nella tasca, come se vi stesse cercando qualcosa.
<< Vediamo… no... no... no... a-ah! >> esclamò, con un sorriso estatico.
Ritirò la mano dalla giacca... estraendovi il suddetto Mjolnir come se nulla fosse. 
<< Tasche dimensionali, più grandi all'interno! Immagino sia per questo che tu non riuscivi a percepirlo. Scusami, pensavo fosse un cava tappi troppo cresciuto, l'ho trovato un paio di giorni fa nel motore della mia nave. Deve esserci finito per caso. >>
Thor sgranò gli occhi come mai prima d’ora, indietreggiando alla vista di quel rarissimo miracolo. Era stupefatto per la sua tasca magica, certo, ma ancora di più per il semplice fatto che quello sconosciuto incontrato da pochi minuti fosse riuscito a sollevare il suo martello con la facilità con la quale si solleva una piuma.
<< Tu... tu... tu... stai, stai, stai... >> balbettò, non sapendo cosa dire << Tu stai tenendo in mano Mjolnir! >>
Era ben scritto sul possente maglio: "Chiunque impugnerà questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor". Non c'era bisogno di dire che non capitava affatto tutti i giorni di trovare qualcuno che fosse in grado di riuscirci, qualcuno che risultasse degno di fronte all'incantesimo che Odino vi aveva posto sopra.
Il Signore del Tempo arricciò il volto in un'espressione visibilmente confusa alla reazione dell'asgardiano. 
<< Ehm... dovrei usare i piedi ? Perdonami, non ho familiarità con la cultura, come hai detto che era... ah, sì, asgardiana. Il che è strano, perché sono sicuro di averla già sentita... cavoli, sono un vero disastro con i nomi, dovrei davvero iniziare a mettere in ordine il mio cervello. >>
<< Tu... >>
Thor sospirò. Forse era meglio non dire a quella persona stramba che chiunque fosse stato degno di impugnare il leggendario martello avrebbe ottenuto tutti i poteri del dio del tuono. Si calmò, lo osservò ancora e capì che quello che aveva davanti non era un furfante, ne un bugiardo, ma qualcuno di cui potersi fidare.
Prese il martello dalla sua mano, ringraziandolo, poi aggiunse: << Tu ed io, Dottore, dovremo parlare di molte cose. Non è forse quello che stavi aspettando? >>
L'uomo millenario dimensionò il dio da capo a piedi. Dopo quasi un minuto buono, sembrò giungere ad un verdetto.
<< Sì, penso proprio di sì >> mormorò, con un tono di voce calmo e raccolto. << Ti sei perso molte cose, Thor, figlio di Odino. >>
Detto ciò, afferrò la sedia più vicina, porgendola nei confronti dell'asgardiano.
<< Prego, mettiti comodo. E lascia che ti racconti... una storia. >>



Personaggi


Thor Odinson
Opera: Marvel Comics
Razza: Asgardiano
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=ucXDUJVfxxw
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=Q5uvRd4RWs4
Autore: Alucard97

 
Loki Laufeyson
Opera: Marvel Comics
Razza: Jotun/Asgardiano
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=qqz35GvVcXs
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=5nTaE-PQqNs
Autore: Alucard97


Megatron
Opera: Transformers
Razza: Cybertroniano (Decepticon)
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=2KwBashk_mg
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=CspgXFNlCAw
Autore: Evil 65
  
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