Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
Ricorda la storia  |       
Autore: Flos Ignis    27/12/2017    0 recensioni
AU!Nursery, ideata grazie al contest "AU is the only way".
Questa storia nasce come un unico capitolo, ma c'è troppo da dire su questo fantastico mondo... ed ecco che ne è saltata fuori una long.
Ritroverete i nostri amati personaggi nelle vesti di soldati e medici, soprattutto, pronti ad affrontare sfide che metteranno i loro fragili cuori a dura prova.
Ma un cuore che fa male... è un cuore che, nonostante le ferite, continua a funzionare. Ed è questo il messaggio che i Peccati Capitali vi trasmetteranno in questa storia.
Tratto dal terzo capitolo: Lo guardò con quelle sue sfere dorate, splendenti come il sole e dolci come il miele, definendolo un brav'uomo. Lui. Che portava il segno del suo peccato inciso nella carne e anche più a fondo, nel sangue e nelle ossa, fino a quel midollo che, a quanto pareva ...
-Chissà che fine ha fatto quel dottore da strapazzo... prima di iniziare devo farmi prelevare del saaaaangue.-
... avrebbe salvato una vita.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ban, Elaine, Meliodas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chiamata urgente





Ospedale Militare San Zaratras



Più che un ospedale quel luogo, che puzzava di disinfettante e pullulava di voci che urlavano frenetiche, sembrava una fortezza. Forse perché era stato ricavato dalle rovine di un castello andato distrutto più di due secoli prima, forse per la presenza equivalente di gente con il camice bianco tipico delle strutture sanitarie e di persone con la divisa militare.

Si trattava di un agglomerato unico nel suo genere, i passi veloci e fluidi di medici e infermieri si mischiavano al suono deciso e marziale dei soldati che andavano e venivano. Non era un'area particolarmente grande, ma per la città di Lionesse, sede della principale forza armata del Regno, si era rivelata indispensabile. Si trovava a due passi dal palazzo reale, posizione strategica per la protezione e la sicurezza di entrambi i luoghi, ma soprattutto monito a non dimenticare mai il passato che aveva portato al loro presente, incoraggiandoli a costruire un futuro migliore.

Il castello della famiglia reale si trovava nel cuore della cittadina, che proprio quella sera avrebbe festeggiato l'anniversario della sua fondazione con una grande festa piena di musiche e danze, giochi di prestigio e intrattenimenti vari, cibi esotici e alcolici provenienti da ogni dove.

Tra i vari entusiasti per quella celebrazione, un uomo dai corti capelli bianchi e una vistosa cicatrice da ustione sul collo avrebbe voluto partecipare, più per poter assaggiare le migliori birre in circolazione che altro. Mentre sedeva in modo scomposto su uno dei divanetti d'attesa dell'ospedale, il soldato albino pensava solamente che invece di trovarsi in quel luogo apatico avrebbe voluto andare ad abbuffarsi fino a scoppiare e poi a ubriacarsi, magari in compagnia del Capitano Meliodas, l'unico membro della loro squadra a reggere i suoi ritmi, nonché suo migliore amico. 

Suo malgrado invece si ritrovava bloccato in quel salottino ospedaliero, in attesa di sapere il motivo per cui era stato convocato con tanta urgenza. Il primario di un reparto che non si era dato pena di ricordare aveva inviato una richiesta ufficiale direttamente al Re, per cui neppure volendo avrebbe potuto infischiarsene e tornare in missione. Il Capitano, conoscendolo meglio di chiunque altro al mondo, lo aveva portato fino alle bianche soglia dell'ospedale letteralmente di peso, ordinandogli con il tono più serio che possedesse, ovvero l'unico a cui nessuno della loro piccola squadra speciale avrebbe mai disobbedito, di “non riportare le chiappe alla soglia del suo bar se non avesse prima risolto quella faccenda, pena l'astinenza forzata dal bere qualsiasi tipo di alcolico fino alla morte”. 

Sì perché, tra una missione speciale e l'altra, affidate direttamente dal re in persona, i soldati d'elite dei Sette Peccati Capitali trovavano riposo e accoglienza al “Boar Hat”, il pub di proprietà del loro Capitano. Ovviamente la sua gestione veniva affidata ad un paio di fidati amici quando dovevano partire, ma se veniva fatto notare a Meliodas quanto fosse strano che un soldato fosse il proprietario di un bar, lui rispondeva semplicemente: -Ma come, non comprendete la bellezza di una bottiglia di birra a qualsiasi ora, sempre a disposizione?-

L'uomo sospirò, sconsolato. Lui sì che lo capiva bene, ma era sicuro ci fosse dell'altro dietro il perenne sorriso del suo amico e Capitano. Era stato lui a fondare la squadra, aveva raccolto sei criminali dagli angoli più sudici di vari regni e li aveva sottratti ad una vita di miseria o alla condanna capitale, prendendoli sotto la sua protezione e supervisione. Tutti loro avevano capacità particolari, indubbiamente utili, ma nessuno aveva un passato immacolato: nonostante fosse una regola non scritta quella di non parlarne mai, tutti loro potevano vedere l'ombra dei loro peccati negli occhi dei propri compagni, compreso Meliodas, il Drago dell'Ira.

-Soldato speciale Ban, la Volpe dell'Avarizia?-

-Era ora che veniste a chiamarmi. Si può sapere cosa volete da meeeee?-

Non si scomodò a togliere i piedi dal tavolino in cristallo, restando comodamente seduto su quei morbidi cuscini color avorio, limitandosi a sollevare lo sguardo. Era quasi un'ora che l'avevano fatto precipitare in quel luogo tutt'altro che ameno, eppure l'avevano fatto attendere lì seduto, senza neppure il permesso di uscire a fare quattro passi o bersi una birra per ingannare il tempo. A quanto pareva, tutti coloro che non erano dottori o non facevano parte del personale ospedaliero dovevano essere accompagnati da un addetto ovunque, per una questione di sicurezza e privacy dei soldati e delle loro famiglie, gli unici pazienti di quel piccolo ma indispensabile reparto.

Il medico che era appena entrato e gli si era rivolto con quel tono gelido strinse le labbra, irritato dal suo comportamento, ma fu svelto a nasconderlo. Questo almeno ad un occhio poco allenato, cosa che il soldato di fronte a lui non era. Nonostante facessero parte dell'unico corpo speciale ai diretti ordini di sua maestà re Bartra, erano in molti a temere od odiare i Peccati Capitali, nonostante le notizie sui loro crimini fossero state secretate. Era normale per lui suscitare sguardi di timore o disprezzo, ormai ci era talmente abituato che non ci badava più. Persino tra gli altri soldati c'era chi non poteva soffrirli, ma questo atteggiamento era probabilmente dovuto ai privilegi di cui godevano. Primo tra tutti, l'esenzione dall'obbligo di portare la divisa.

-La prego di seguirmi, nel mio studio potremo parlare.-

-Potrebbe almeno presentarsi, non crede? Lei sa chi sono, non vedo per quale motivo dovrei seguire uno sconosciuto.-

Ma chi si credeva di essere quello? Voleva uscire da lì il prima possibile, ma non avrebbe mai più permesso a nessuno di trattarlo come una pezza da piedi. Ricordava fin troppo bene come veniva usato e picchiato dalla famiglia che l'aveva preso con sé, piccolo orfano senza nome, al solo scopo di farlo lavorare di giorno e rubare di notte. Il suo corpo di uomo conservava ancora le ustioni che gli avevano scavato la carne quando aveva appena dieci anni, quando il piccolo errore di un istante comportava giorni di lacrime e suppliche. Se non avesse incontrato Zhivago, che l'aveva salvato da una misera morte sul ciglio della strada, probabilmente sarebbe morto di fame e di dolore. Lui gli aveva salvato la vita, gli aveva insegnato a leggere e scrivere, a combattere, ad amare... quando era morto aveva perso quello che per lui era praticamente un padre, l'unica famiglia che aveva ed era caduto, ormai adolescente, in un vortice di autodistruzione da cui solo il suo Capitano era riuscito a tirarlo fuori.

Ricordava troppo della sua infanzia per permettere ancora a qualcuno di mancargli di rispetto, ma per fortuna del dottore aveva imparato da Zhivago e Meliodas cosa fosse la giustizia e alzare le mani contro qualcuno che non aveva le capacità per difendersi non era qualcosa che avrebbe fatto. Non più.

-Sono il Dottor Zeldris. Abbiamo fretta, la paziente per cui è stato fatto chiamare così urgentemente non ha tempo per i suoi capricci, per cui venga con me. Non mi costringa a chiamare mio fratello per farmi ascoltare, sarebbe spiacevole per entrambi.-

-E chi diavolo sarebbe suo fratello?-

-Il Capitano Meliodas.-

-...faccia strada. Meglio se il Capo resta fuori da questa storia. Comunque come fate a essere parenti? Non vi somigliate per nieeeeente.-

-Mai sentito parlare di gemelli eterozigoti?-

Ora che lo osservava meglio, i lineamenti del viso potevano suggerire un legame di sangue, ma i capelli lunghi li nascondevano parzialmente e un tatuaggio sullo zigomo sinistro deformava illusoriamente la forma del volto. 

Sembra la versione scolorita e incazzosa del Capitano...

Smise di fare rimostranze e lo seguì: litigare con quella famiglia portava solo guai, lo aveva imparato a sue spese. E la cicatrice sul suo collo glielo ricordava costantemente.




 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai / Vai alla pagina dell'autore: Flos Ignis