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Autore: endy_lily95    27/12/2017    3 recensioni
Una giovane donna sedeva sulla sua poltrona preferita beandosi del tepore che emanava il grande camino di casa Riddle. Dolcemente, con una mano, si accarezzava il pancione di ormai 7 mesi, mentre con l'altra si rigirava tra le dita l'antico medaglione appartenuto da secoli alla sua famiglia. Fu proprio mentre guardava quell'antiquato cimelio che le venne in mente una brillante idea: nell'attesa che suo marito tornasse, avrebbe raccontato a suo figlio la propria storia e di come era riuscita a conquistare il suo amato Tom.
« Sai, piccolo mio, qualche anno fa la tua mamma non era molto fortunata, tuo zio e tuo nonno non erano molto gentili con lei, anzi proprio il contrario, ma un giorno di settembre tutto cambiò... »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cecilia (fidanzata di Tom Riddle Sr), Merope Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nickname sul forum:  endy_lily95
Nickname su EFP:  endy_lily95
Titolo della storia:  AMORE DISTORTO
Pacchetto scelto: 6. La seduzione della strega
Rating: giallo
Contesto: Dai fondatori alla I guerra
Genere: Generale, Sentimentale
Note/avvertimenti: nessuno
Note dell'Autore:
Buonsalve a tutti! La storia partecipa al contest "Il contest dei momenti perduti" indetto da Mary Black sul forum di EFP.
La fanfiction potrebbe risultare leggermente ripetitiva in alcuni punti, ma ciò è voluto per sottolineare l'ossessione che Merope Gaunt, la protagonista, ha per determinate cose.
Inoltre specifico che la storia si suddivide in due archi temporali, cioè: testo allineato a destra è il "presente", mentre il testo allineato a sinistra è il "passato".

 
AMORE DISTORTO


Una giovane donna sedeva sulla sua poltrona preferita beandosi del tepore che emanava il grande camino di casa Riddle. Dolcemente, con una mano, si accarezzava il pancione di ormai 7 mesi, mentre con l'altra si rigirava tra le dita l'antico medaglione appartenuto da secoli alla sua famiglia. Fu proprio mentre guardava quell'antiquato cimelio che le venne in mente una brillante idea: nell'attesa che suo marito tornasse, avrebbe raccontato a suo figlio la propria storia e di come era riuscita a conquistare il suo amato Tom.
« Sai, piccolo mio, qualche anno fa la tua mamma non era molto fortunata, tuo zio e tuo nonno non erano molto gentili con lei, anzi proprio il contrario, ma un giorno di settembre tutto cambiò... »
 

Sembrava una sera autunnale come tante, ma, quella volta, l'unico rumore che si percepiva, in quella stanza spoglia e buia, era lo scoppiettio del fuoco nel piccolo camino. Mai quella casa era stata così silenziosa.
Merope Gaunt, seduta scomposta sul pavimento di pietra, fissava da ore le fiamme senza in realtà vederle davvero: nella sua mente vorticavano una moltitudine di pensieri che si susseguivano l'un l'altro senza darle un attimo di tregua.
Quella mattina, il padre e il fratello erano stati portati ad Azkaban, e lei non sapeva come reagire o cosa fare; per tanto tempo aveva desiderato non dover più dipendere da loro e ora che ne aveva l'occasione, ora che era finalmente libera, era lì, da sola e senza uno scopo. Aveva 17 anni e ancora una vita davanti, ma tutto sembrava iniziare e finire in quelle quattro mura che, da anni, non riusciva a chiamare casa. Tra le mani stringeva convulsamente il medaglione che suo padre, prima di essere portato via, le aveva dato senza tante cerimonie con un'unica raccomandazione: « Ora è tuo, non perderlo », il tutto accompagnato da uno sguardo gelido.

Si alzò, sbattendo la polvere dai vestiti consunti che indossava, e andò nella camera di suo padre al piano di sopra per cercare la sua bacchetta. Da quando aveva undici anni, l'aveva potuta utilizzare pochissimo, e di certo non per sua volontà.
Cercò per tutta la camera senza trovarla, si stava quasi arrendendo quando si accorse che alcune assi del pavimento in legno scricchiolavano più delle altre.
Tirando un sospiro di sollievo, s'inginocchiò e provò a sollevarle. Rimase piacevolmente stupita quando notò che si alzavano senza problemi, anche senza l'utilizzo della magia, ma quella sensazione era niente in confronto a quella che sentì quando scoprì cosa, effettivamente, si celava sotto quelle vecchie assi.
 

 
« Fu una vera sorpresa per me estrarre i diari di mia madre, per tanto tempo li avevo cercati dopo che era morta » e ridacchiando, senza smettere di accarezzarsi la pancia, aggiunse « Pensa che la mia bacchetta che era proprio lì, quasi non la vidi nemmeno... »
 

Merope si precipitò al piano di sotto, prese una coperta sgualcita, qualche pezzetto di formaggio e del cioccolato da poter mangiare e si rimise accanto al camino per leggere quel tesoro che aveva trovato.
Sfogliandoli velocemente, scoprì che un diario descriveva alcuni momenti della vita di sua mamma, come l'incontro con suo padre, il loro matrimonio, la nascita sua e di suo fratello, mentre l'altro di incantesimi e pozioni.
Iniziò la lettura del diario privato mangiucchiando il formaggio e la cioccolata, e si stupì di come suo padre veniva descritto, sembrava tutta un'altra persona. Sua madre lo definiva come molto dolce e romantico e che il giorno del loro matrimonio era stato perfetto. Lesse di come i suoi genitori avessero cercato per tanto tempo un figlio e che alla fine era arrivato suo fratello, anche se in realtà sua madre avrebbe preferito una femminuccia.
Si commosse quando arrivò alla sua nascita e di come sua madre l'aveva descritta: "Guardando per la prima volta la mia Merope, capii che era davvero tutto ciò che avevo sempre desiderato e di cui avevo bisogno. Ci sarò sempre per lei."
Si portò il diario al petto, asciugandosi nel frattempo le lacrime che le erano sfuggite, e desiderò di poter vivere anche lei quei momenti come sua madre, di trovare un uomo che la potesse rendere felice e di sperimentare le gioie di accudire e crescere un figlio.
Tra le fiamme le apparvero degli occhi marroni e lei sorrise al pensiero di Tom Riddle. Ora sapeva cosa fare, e non c'era più nessuno ad impedirglielo: avrebbe conquistato Tom Riddle per poter avverare i suoi desideri e sapeva, sentiva, che lui era il ragazzo giusto per lei.
 

 
« Ricordo che mi coricai nel letto felice e leggera come non lo ero da tempo e con una nuova prospettiva ad accompagnarmi i sogni, tutto grazie a mia mamma. »
Merope si alzò a fatica dalla poltrona per sgranchirsi un po' le gambe e per andare a bere un bicchiere di acqua fresca. Dopo essersi dissetata, tornò a sedersi sulla sua comoda poltrona continuando la sua storia, accarezzandosi sempre la pancia: « Il giorno seguente mi svegliai come d'abitudine al canto del gallo, ma invece che precipitarmi fuori per vedere sfilare la carrozza del tuo papà, presi la bacchetta, il diario di incantesimi di mia madre e iniziai ad esercitarmi con la magia... »
 

Merope si sistemò nel piccolo salotto circondandosi di molteplici oggetti di varie forme, e diede una sbirciatina su quali incantesimi effettivamente contenesse il diario e la ragazza spalancò la bocca sorpresa: era incredibile! C'erano tantissimi incantesimi, soprattutto per la pulizia della casa e per rammendare e sistemare i vestiti. Per non parlare delle pozioni che si trovavano sulle ultime pagine del diario! Erano tante e di diversi utilizzi: e si promise che presto avrebbe iniziato ad esercitarsi anche con quelle, utilizzando gli ingredienti della dispensa di suo padre. Dopotutto aveva molti anni di insegnamenti persi da recuperare.
Per quel giorno iniziò ad esercitarsi con gli incantesimi più semplici come Lumos e Nox, l'Incantesimo di Appello e di Levitazione.
Determinata com'era, si allenò fino a sera, fermandosi solo per mangiare qualcosa, raccogliere le uova delle galline e prendersi cura di quei pochi animali che la sua famiglia aveva nella piccola stalla.
Al tramonto Merope era soddisfatta di se stessa: riusciva ad accendere e spegnere la bacchetta senza difficoltà, mentre per gli altri due incantesimi riusciva soltanto ad appellare e far levitare oggetti di piccole dimensioni. Ma per lei era già un enorme traguardo.
Nemmeno quella sera andò a vedere Tom, al contrario, scaldò l'acqua e si fece un bagno caldo lavandosi bene i capelli e il corpo. Quando finì, crollò esausta sul letto.
 
La mattina seguente, al canto del gallo era già sveglia e percorse il vialetto che l'avrebbe portata sulla strada principale dove, di lì a poco, sarebbe passato Tom.
Quando la carrozza arrivò, Merope ebbe una spiacevole sorpresa: seduta accanto a Tom c'era una bellissima ragazza ben vestita, e i due stavano parlando tranquillamente sorridendosi.
Merope ebbe l'impressione di averla già vista quella ragazza, forse in paese quando era andata a fare delle commissioni per suo padre, e, se non ricordava male, il suo nome era Cecilia.
Dopo un primo attimo di sconforto si disse che non doveva arrendersi, in fondo era solo la prima volta che li vedeva insieme e magari a lei serviva solo un passaggio, e lui, gentile com'era, l'aveva accompagnata.
« Sì, deve essere per questo. » sussurrò Merope mentre tornava a casa.

 
« La presenza di Cecilia su quella carrozza mi destabilizzò, ma non ti preoccupare piccolo mio, la tua mamma non si arrese alla prima difficoltà, anzi servì a motivarmi. » Gli occhi di Merope erano fissi sul fuoco del caminetto, ma la sua mente e le sue parole erano proiettate verso il passato: « Per le due settimane successive non feci altro che esercitarmi sulla magia ed andare a vedere tuo papà, sia alla mattina che alla sera, per controllare se anche Cecilia fosse stata presente. Per mia fortuna la vidi solo due volte e questo mi diede nuove speranze ».
Il rumore del batacchio distolse Merope dal suo racconto, guardò l'orologio al muro e costatò che era troppo presto per essere suo marito. Con una punta di timore andò alla porta per vedere chi fosse e con dispiacere riconobbe i capelli biondi e ricci di Cecilia.
La ragazza la scrutò in viso e poi abbassò lo sguardo fino al suo ventre, sgranò gli occhi e un'espressione per nulla gioiosa le deturpò il volto.
Merope, infastidita, assottigliò lo sguardo, e con tono fintamente educato le chiese: « Cecilia cara, posso fare qualcosa per te? »
Cecilia tornò a guardarla negli occhi « Cercavo Tom a dire il vero. »
« Mio marito è ancora al lavoro, ma tornerà tra poche ore » rispose Merope e, sperando tuttavia in una risposta negativa, le propose per pura cortesia « Posso offrirti del tè nell'attesa? »
Cecilia declinò l'offerta dicendo che sarebbe passata il giorno dopo, Merope annuì poco convinta. Chiuse la porta e tornò nel salotto, prese la bacchetta e con un incantesimo spostò dei rametti nel camino che si stava spegnendo. La magia però si spezzò poco prima che la legna arrivasse a destinazione e Merope sospirò frustrata. Ancora, dopo tutti quegli anni, alcuni incantesimi non le venivano bene.
Dopo averli messi a mano nel caminetto, tornò a sedersi sulla consueta poltrona e riprese il racconto, mentre con la mano dolcemente accarezzava la pancia: « Allora.. dove ero rimasta? Ah sì.. passarono due settimane o poco più e in me cresceva sempre di più la voglia di parlare con quel bel ragazzo, fino a che un giorno.. »
 

Il tramonto era da poco passato e Merope, nascosta dietro la solita siepe, attendeva con ansia il passaggio di Tom Riddle. Si era decisa: quella volta gli avrebbe parlato. Quello stesso pomeriggio aveva scavato un poco nel terreno fino a formare una buca in modo che la carrozza rallentasse con uno scossone e lei potesse far finta di essere investita.
La carrozza arrivò e come previsto prese in pieno la buca fermandosi e Merope svelta uscì dal nascondiglio e si sdraiò a lato della ruota fingendo di gemere per il dolore.
Il suo cuore perse un battito quando vide la testa di Tom Riddle fare capolino dalla finestrella e chiedere con preoccupazione: « Ehi stai bene? Ti sei fatta male?»
Merope arrossì e scosse la testa, nel suo geniale piano non aveva considerato la sua timidezza.. e ora cosa gli avrebbe detto?
Sgranò gli occhi quando lo vide scendere e avvicinarsi a lei, non l’aveva mai visto così da vicino: gli occhi non erano solo marroni, ma erano proprio del colore della cioccolata di cui era ghiotta, e i capelli neri sembravano così morbidi.. gli zigomi alti, la mascella squadrata, le labbra piene..
« Tom, che succede? » una voce femminile interruppe la sua contemplazione e Cecilia si affacciò al finestrino « Ma quella non è la figlia stramba di quel Gaunt? »
Merope sbatté velocemente le ciglia per riprendersi « M-Merope, mi c-chiamo Merope » balbettò.
Tom sorrise costatando che la ragazza a terra stava bene e le porse una mano « Bene Merope, ce la fai ad alzarti e a tornare a casa? »
Lei guardò la mano, stupita che un gesto tanto gentile fosse stato rivolto proprio a lei e dopo un attimo di esitazione la prese e si rimise in piedi. Al contatto una scossa le attraversò il corpo e ancora rossa in volto, ringraziò Tom, fingendo di non sentire il commento spazientito di Cecilia che intimava al giovane di andare.
Il ragazzo si voltò verso la fanciulla che lo aspettava e le disse: « Arrivo tesoro » e salutando con un cenno del capo Merope, salì sulla carrozza e ripartì.
Dal canto suo, la giovane Gaunt, provava emozioni contrastanti: da una parte era estasiata dal contatto che aveva avuto con il giovane, ma dall’altra rimase di sasso quando aveva sentito Tom chiamare Cecilia “tesoro”.  Decise, per una volta, di concentrarsi sulle emozioni positive e tornò a casa felice come non mai. Tom presto sarebbe stato suo.

 
« I giorni passavano ed io cercai di farmi vedere più spesso da tuo padre, magari passeggiando per i sentieri o per le vie del villaggio, lui era molto gentile e quando ci incrociavamo mi sorrideva sempre e la mia felicità cresceva sempre di più. Frequentando più spesso il paesino cominciai a vedere come le fanciulle ci tenessero al loro abbigliamento e ai capelli, per cui iniziai anche io, servendomi anche di qualche piccolo incantesimo per sistemare gli abiti, volevo farmi bella in modo che tuo papà mi notasse ancora di più. » Un sorriso si dipinse sul giovane volto di Merope al pensiero di lei anni addietro che provava a pulire e sistemare i suoi vecchi vestiti, sorriso che si trasformò in una smorfia quando ricordò un altro particolare di quel periodo: « Per mia sfortuna però anche Cecilia era sempre intorno a lui.. »
 
 
Merope camminava per le vie del paese con la testa bassa ma con gli occhi che cercavano febbrilmente il suo amato, non curante dei commenti poco piacevoli a lei indirizzati che sentiva attorno a sé.
Quella mattina era giorno di mercato, ed era certa che lo avrebbe trovato lì. Voleva tanto parlarci ancora, magari sfiorargli la mano o il viso.. e perché no? Ricevere il suo primo bacio da lui..
Arrossì per i suoi stessi pensieri e scosse la testa per non farsi distrarre « Un passo alla volta » si disse, prima doveva ancora scovarlo.
Si appoggiò ad un muretto della via principale, le gambe magre le dolevano per la lunga camminata da casa fino a lì, e scrutò i passanti alla ricerca di Tom.
Quando finalmente lo notò si apprestò a scendere dal muretto e a seguirlo a debita distanza. Lo vide guardarsi spesso in giro, e imboccare le vie dove le bancarelle del marcato non erano presenti, e lei lo pedinava silenziosamente, non volendo perderlo di vista.
Il giovane si fermò ad una fontanella e Merope, ancora nascosta dietro l’angolo di una casa, stava cercando di convincere se stessa ad andare a parlargli.
Dopo aver preso un lungo sospiro, fece un passo verso di lui quando vide una figura incappucciata raggiungerlo quasi correndo. Merope tornò dietro al muro curiosa di sapere chi fosse.
Vide Tom avvicinarsi a quella misteriosa figura e spostare con delicatezza il cappuccio, accarezzando la lunga treccia bionda adagiata sulla spalla.
Merope crollò sulle ginocchia quando il suo Tom scese sul viso di Cecilia e la baciò con trasporto. Le loro mani non stavano un attimo ferme: scorrevano sulla schiena, sui fianchi e tra i capelli.
Lei, la spettatrice con le lacrime agli occhi, per un momento credette di morire di dolore.. ma poi la rabbia e la gelosia presero il soppravvento sulla tristezza. “Come si era permessa a rubare ciò che era suo? L’avrebbe pagata cara” pensò Merope. Prese la bacchetta e mormorò l’incantesimo per far crescere i brufoli a Cecilia, dovette formularlo più volte, ma alla fine ci riuscì. Gioendo per lo strillo e per il pianto che ne conseguì quando la biondina se ne rese conto, si incamminò veloce verso casa. Doveva agire velocemente.

 
« Quel momento fu un vero colpo per me, e purtroppo ce ne furono altri. Li vedevo sempre insieme, e più il tempo passava e più desideravo che quelle attenzioni fossero rivolte a me. Per cui mi decisi e cercai un modo efficace per rendere Tom mio completamente, come era giusto che fosse. »
 

Aveva disposto tutto: la bacchetta nella tasca del mantello, il bastone per far fermare la carrozza era di fianco a lei, e la borraccia con il filtro d’amore preparato da lei nelle ultime settimane era pronta.
Merope nei giorni precedenti era molto combattuta se dargli o no la pozione, ma dopo aver sentito l’ennesimo commento malevolo di Cecilia su di lei, si convinse che Cecilia non era la ragazza adatta per Tom e che lo stava ingannando. Lei con quel filtro avrebbe messo le cose in ordine, come dovevano essere. Era sicura che Tom provasse qualcosa per lei, altrimenti non si spiegava il comportamento assai gentile che lui le riservava.
Sobbalzò quando in lontananza sentì lo scalpitio dei cavalli e si preparò. Secondo i suoi piani la carrozza, oltre a fermarsi, avrebbe perso anche una ruota e così avrebbe avuto l’occasione di offrire da bere al suo Tom.
Le cose andarono come previsto, la ruota si staccò con un cigolio e subito dopo, mentre il cocchiere si apprestava a sistemare la ruota con qualche imprecazione, il giovane Riddle scese dalla carrozza cogliendo l’occasione per sgranchirsi un poco le gambe.
Merope, che fingeva di camminare verso casa, si fermò vicino a Tom per salutarlo. Lui alzò la mano contraccambiando il saluto. Merope sorrise e facendosi coraggio gli fece la fatidica domanda: « Avete per caso sete? Ho qua con me giusto un po’ d’acqua e la strada verso casa vostra è ancora lunga. »
« Oh sì, molte grazie » rispose lui accettando di buon grado la borraccia che lei gli porgeva.
Bevve dei lunghi sorsi e Merope si portò le mani al petto sperando che il filtro funzionasse.
Un lieve chiarore circondò Tom che crollò a carponi e Merope subito gli si avvicinò: « Tom, come state? »
Lui alzò la testa, le pupille dilatate, e la guardò negli occhi e a lei le si imporporarono le guance per l’intensità con cui lui la stava osservando. Ebbe la certezza che lui la vedeva davvero quando le disse: « Merope, tesoro, cosa è successo? »
La giovane Gaunt si accinse a raccontargli della ruota della carrozza e lui annuì ricordandosene. Prese una mano di lei tra le sue e facendole un perfetto baciamano le chiese: « Tesoro, che ne diresti di andare a fare una passeggiata? »
A Merope quasi vennero le lacrime agli occhi per la gioia e mosse il capo in segno d’assenso.
Tom si accordò con il cocchiere di tornare a prenderlo più tardi, poi prese per mano Merope e si avviarono nel piccolo boschetto.
 

 
« Non posso descriverti la felicità che provai in quel momento. Proprio quel giorno ricevetti il mio primo bacio e fu una cosa magica. » Merope sussultò portandosi la mano a sinistra del suo pancione. Sbagliava o il suo bambino aveva appena scalciato per la prima volta? « Piccolo mio, sei felice anche tu per la tua mamma? » Si asciugò una lacrima di commozione che era sfuggita al suo controllo e continuò il suo racconto: « Io e tuo padre, dopo quel lieto evento, iniziammo a frequentarci tutti i giorni ed eravamo così innamorati.. »
 

Tom la stava baciando con la bramosia con cui tempo prima soleva usare con Cecilia, e Merope era così contenta che finalmente Tom ricambiasse i suoi sentimenti che credeva di star vivendo un sogno.
Percepiva le mani di lui scorrerle su tutto il corpo e sentiva il suo cuore fremere ad ogni tocco.
Si trovavano nella casa dei Gaunt, in quel periodo perfettamente tirata a lucido, quando a Merope cadde l’occhio sull’orologio. Strabuzzò gli occhi, erano già le dieci di sera e non aveva ancora dato a Tom la pozione. Lo allontanò dolcemente da sé e con la scusa di avere sete, convinse anche lui a bere dell’acqua, che ovviamente solo acqua non era, ed il solito chiarore avvolse Tom. Notò che le scorte del filtro si stavano esaurendo e si promise “ancora per un altro mese e poi basta”.
 
Merope e Tom erano fermi ad una bancarella al limite del mercato e Merope stava scegliendo gli ingredienti che le mancavano per fare la pozione d’amore.
Stava giusto parlando con il commerciante, che sapeva essere un mago, quando sentì due mani poggiarsi sui suoi fianchi e delle labbra depositarle un bacio sul collo per poi sussurrarle: « Avanti tesoro.. quanto ti manca? »
« Tom, amore, un attimo di pazienza. Sto comprando degli ingredienti che mi serviranno per renderti felice. » rispose Merope « Se vuoi, puoi iniziare ad andare alla prossima bancarella. Ti raggiungo subito. »
Il ragazzo le sorrise e come richiesto si avviò verso il centro del mercato.
Quando Merope lo raggiunse, lo trovò impegnato in una discussione piuttosto accesa con i suoi genitori e Cecilia. Preoccupata affrettò il passo e quando gli fu abbastanza vicino lo sentì dire: « Ma cosa state dicendo? Non mi pento affatto delle mie scelte! » Appena la vide la prese per mano e la tirò accanto lui e indicandola riprese sempre più infervorato: « Lei è ragazza più dolce e bella che conosco, sono davvero fortunato ad averla vicino a me. Io la amo! »
Merope spalancò occhi e bocca sorpresa: era la prima volta che glielo diceva. Gli buttò le braccia al collo e gli disse: « Oh Tom, ti amo così tanto! » poi lo baciò. Con la coda dell’occhio vide Cecilia portarsi una mano alla bocca e andarsene via con le lacrime agli occhi e rise sulla bocca di Tom per la felicità del momento.
 

 
Un rumore di passi nel corridoio interruppe Merope dalla sua storia. Riconoscendo il passo di suo marito, si alzò per andargli incontro, ma ebbe una spiacevole sorpresa: insieme a lui vi era anche Cecilia.
Che cosa ci fa ancora qui?” pensò Merope infastidita, mentre con un finto sorriso accoglieva l’ospite.
Tom la raggiunse e le diede un caldo bacio mentre le spiegava che aveva incontrato la sua vecchia amica sulla strada del ritorno e l’aveva inviata a cena.
Merope annuì e andò in cucina per preparare da mangiare Cecilia la seguì per darle una mano, aiuto che Merope non volle. « Cosa vuoi da mio marito? » le chiese con poca gentilezza.
Cecilia fece una smorfia contrita per il cambiamento di comportamento della donna e cercando di mantenere una certa dignità, le rispose con sincerità: « Durante gli ultimi mesi sono stata a Londra, e lì ho ricevuto una proposta di matrimonio.. che non ho ancora accettato. Prima volevo avere la certezza che Tom non mi ami più davvero. »
Merope a quelle parole si infuriò: « Ma cosa vai farneticando? È ovvio che non ti ami più. Ha sposato me, e ora aspettiamo un figlio. Non vorrai davvero rovinare la nostra famiglia? »
Cecilia abbassò il capo sconfitta « Non posso credere che abbia davvero scelto te. »
La Gaunt non fece in tempo a rispondere che Tom entrò nella stanza e il discorso cadde. Cenarono con insolita tranquillità e Merope non notò, o fece finta di non notare, lo sguardo assente che aveva Tom quando guardava Cecilia.
Durante il pasto Merope diede il filtro al marito e vedendo che era quasi finito si convinse della sua scelta di interromperlo il giorno dopo. Per cena gliene aveva dato la metà rispetto al solito, per cui al pranzo seguente la pozione non avrebbe già più avuto effetto. Ormai era certa che lui l’amasse dal profondo del suo cuore.
 
La notte passò veloce e quando Tom si alzò per andare al lavoro, Merope sistemandosi sulla sua comoda poltrona, continuò il suo racconto da dove si era interrotta il giorno prima: « Piccolo mio, passammo dei mesi stupendi insieme io e il tuo papà, nonostante le varie intromissioni di Cecilia che non voleva proprio accettare che Tom avesse scelto me. Tuo papà mi portava spesso a fare delle passeggiate ovunque io volessi: per il paese, al lago, mostrando a tutti la nostra storia, ma soprattutto nel boschetto dove ci eravamo baciati la prima volta e fu proprio lì che mi chiese di sposarlo un anno dopo il nostro primo bacio. Ovviamente accettai subito. Fu il secondo giorno più bello della mia vita, il primo è sicuramente quando scoprii di essere incinta di te. »
Merope si dilungò nei particolari del matrimonio e di come aveva voluto che assomigliasse a quello di sua madre, e di quando scoprì di essere incinta e, come sua madre prima di lei, scrisse tutto in un diario sperando che un giorno suo figlio l’avrebbe letto.
Mancava poco a mezzogiorno e Merope trepidava per l’impazienza. Non vedeva l’ora di poter baciare il suo Tom e vedere i suoi occhi color della cioccolata senza quella pupilla sempre così dilata e di leggerci dentro tutto l’amore che era sicura provasse per lei e per il loro bambino.
Sentì la porta sbattere e vide Tom varcare la soglia del soggiorno confuso di vederla lì. « Dove è Cecilia? »
« C-Cecilia? Perché? » rispose Merope gelosa.
« Come perché? Oggi dovevo chiederle di sposarmi! Ma, a proposito, tu non sei mica la figlia di quel Gaunt? Cosa ci fai qui? » disse Tom sempre più confuso.
A Merope crollò il mondo addosso. Come era possibile tutto ciò? Si alzò e gli si avvicinò cercando di abbracciarlo, ma lui la scostò malamente. Lei scoppiò a piangere e tra le lacrime gli spiegò che loro due erano sposati e che si amavano tanto e che aspettavano un figlio insieme.
Mano a mano che gli raccontava, il dolce viso di Tom si fece sempre più disgustato, fino a che il giovane non esplose con « Sei una strega! Che cosa mi hai fatto per tutti questi anni? Come hai osato? Io non ti amavo al tempo e non ti amo tutt’ora! Come puoi pensare il contrario visto quello che mi hai fatto? »
 Poi uscì di casa, probabilmente per cercare Cecilia, non prima di averle detto di non farsi trovare lì al suo ritorno.
 
Merope giurò che il dolore che provava in quel momento era niente in confronto a quello che aveva subito per anni, da ragazzina, dai suoi familiari.
Come in trance, prese le sue poche cose, la bacchetta, il medaglione, e poco altro e fuggì da quella casa in cui era stata così felice e amata, in quel freddo pomeriggio di fine ottobre.
Era senza meta e di nuovo sola.
                                                       
 


Note:
Innanzitutto vi ringrazio per essere arrivati fino a qui. 
Ringrazio tutti coloro che decideranno di recensire, o di mettere la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima,
endy_lily95
  
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