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Autore: Aggrodolce    27/12/2017    2 recensioni
Un uomo onesto, un uomo probo si innamorò perdutamente d'una che non lo amava niente.
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Fanfiction su Georgi Popovich e sul suo amore sconfinato per Anya, ispirata alla bellissima canzone del maestro Fabrizio De Andrè.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Georgi Popovich, Victor Nikiforov
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Georgi Popovich è uno dei miei personaggi preferiti di Yuri!! On Ice, 
spero che questa serie di drabble su di lui raccontate
tramite le parole di Faber possano piacervi. 
Grazie, e buona lettura! 
- Giulia

 


La Ballata dell'Amore Cieco (O Della Vanità)



Un uomo onesto, un uomo probo
si innamorò perdutamente
d’una che non lo amava
niente.

Bella, stupenda, eterea. Non aveva mai visto nessuna danzare sul ghiaccio come danzava lei. Sensuale, libera, come una ninfa dei boschi in epoca antica nel proprio regno, era così che la vedeva. Come Dafne per Apollo, stupenda bellezza capace di catturare, di rendere folli.
Sentiva ardere dentro una forza insolita se gli capitava di pensare a lei, una forza mai provata prima di allora. Anya lo consumava, ma lui era felice che accadesse. Lui non era stato sfortunato come il Dio nel mito, lui ed Anya erano una splendida, concreta, solida coppia ed erano felici.
Georgi si sentiva completo, invincibile. Quella meraviglia era sua, e lo sarebbe stata per sempre.

Gli disse “portami domani,
il cuore di tua madre per i miei cani”.

Ti prego, Georgi… Lo desidero così tanto”.
Le sue mani incrociano quelle del ragazzo. Le sfiorano con una dolcezza studiata, sanno dove toccare, come toccare, inebriando con le movenze una mente fin troppo malleabile.
Ma, Anya...”
“Coraggio… Sii uomo”.
Il giovane ha negli occhi una stilla di dubbio, non riesce a nascondere la sua effettiva preoccupazione. Nel blu scuro delle sue iridi si leggono paura, timidezza, consapevolezza di errore, eppure bastano solo tre parole ed un battito di ciglia per fargli cambiare espressione.
D’accordo”, mormora, “lo farò per te”.
Anya lo guarda allontanarsi con un sorriso mellifluo sulle labbra. Quel ragazzo farebbe qualsiasi cosa per soddisfarla.
Tutto ciò la diverte.

Lui dalla madre andò e l’uccise,
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò.

Brividi di freddo, tosse, vampate di calore. Il sudore gli bagna la fronte, facendo in modo che i suoi capelli scuri si stendano lungo la sua pelle, umidi e sgradevoli.
Fa fatica a tenere gli occhi aperti, percepisce rumori, suoni e immagini in maniera confusa. Si è immolato per la sua amata, cedendo al suo mero capriccio, e quelle sono le conseguenze.
Nella confusione riesce a percepire qualche parola e la voce che le pronuncia gli sembra un sollievo in mezzo a tanto dolore.
Sorride. La febbre lo sta divorando, a tal punto che quasi si sente svenire, ma il suo amore è lì con lui. Non gli occorre altro.

Non era il cuore,
non le bastava quell’orrore.
Voleva un’altra prova del suo cieco amore.
Gli disse “Amor, se mi vuoi bene,
tagliati dai polsi le quattro vene”.

Se davvero mi ami come dici, non dovrei essere io a dirtelo”.
Anya accavalla le gambe, mentre arriccia il naso maneggiando con svogliata accuratezza il proprio telefono, prestando poca attenzione ad entrambe le parti.
Mio tesoro, io davvero non riesco a capire”.
La ragazza alza un sopracciglio e increspa le labbra, infastidita.
Se mi amassi, capiresti quanto ci tengo, tutto qui”.
Il ragazzo aggrotta la fronte, in viso una espressione turbata.
Il fatto è che non credo di potermelo permettere...”
L’atmosfera si trasforma improvvisamente. Diventa fredda. Fredda come le parole che risuonano nella stanza poco dopo.
Allora non mi ami”.
Georgi si morde un labbro.
L’avrai”, dice. “Te lo prometto”.

Le vene ai polsi lui si tagliò,
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.

Anya! Vita mia! Sono qui!”
Un sorriso pieno di aspettative è dipinto sul volto di Georgi. Nelle mani tiene un pacchetto, amorevolmente rivestito di una carta colorata e brillante, guardiana di un acquisto fin troppo dispendioso per tanta onestà.
La destinataria alza lo sguardo. Osserva il pacchetto. Non fa caso alla carta, né allo sguardo emozionato del partner: non sono importanti. Con movimenti precisi rivela il contenuto della piccola scatola. Disfa le decorazioni eleganti che la abbelliscono con la stessa velocità con cui una buona crema pasticcera è capace di rovinarsi se abbandonata a se stessa.
Semplicemente perfetto. Anya lo rigira tra le mani, increspando le rosse labbra carnose.
“Affascinante”.

 

Gli disse lei ridendo forte,
L’ultima tua prova sarà la morte”.

“Mi sono stancata, Georgi”.
Le quattro mura della stanza sono lì, immobili, eppure per Georgi sono mutate in inferno, un inferno costruito in pochi istanti, con solamente poche parole messe in fila, capaci di attanagliare e intrappolare, rendendo vana qualunque opposizione al dolore intrinseco che ne consegue.
“Credimi, sarà meglio per entrambi. È stato bello, ma ora basta”.
Il giovane non capisce. Immobile, giace di fronte ad Anya, impotente, osservando ogni speranza di rimanere con il suo amore svanirgli di fronte agli occhi come neve al sole. Nella confusione che ha nel cuore non riesce ad esprimersi, né a comprendersi.
Talmente sconvolto da essere vivo, quanto svuotato da essere morto.

E come il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la vanità fredda gioiva
un uomo si era ucciso per il suo amore.

 

Fazzoletti usati sono sparsi per la stanza, mentre una luce fioca filtra da una finestra aperta solo per metà. Alcune carte di dolci danno colore al pavimento, divenendone unico indice in un ambiente altrimenti buio e grigio. Due mani fredde, deboli e svogliate abbracciano un cuscino macchiato di nero.
È il rifugio di un uomo vuoto, triste e abbandonato.
Un ragazzo dai capelli colore dell’argento carezza con mano delicata una spalla immobile, coperta da una vestaglia violacea.

Georgi, coraggio...”
“Non so cosa farò”.
Victor sospira. Non ha consigli da dare, nonostante Georgi sia un suo amico.
Beh”, mormora poi, “ti rimane il pattinaggio. È qualcosa che non ti abbandonerà mai”.

 

Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento.

Sugli spalti la competizione è quasi più avvincente che sul ghiaccio.
Georgi volteggia e salta, persino quando sbaglia, cadendo, i giudici non danno peso alla cosa, premiandolo con un punteggio alto.
Anya, abbracciata alla sua nuova fiamma, è sorpresa di vedere Georgi sul ghiaccio.
Non avrebbe scommesso mezzo rublo su di lui, eppure eccolo lì, che mostra i sentimenti verso di lei attraverso loops ed axels degni del migliore tra i pattinatori. Giurerebbe persino di averlo visto piangere, tra spaccate ed acrobazie.
I giorni passati con lui sono ormai un lontano ricordo, eppure le danno quasi fastidio quando, prepotentemente, bussano alla porta della sua mente mentre guarda quei movimenti sentiti.

Morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore
non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene.

Sul ghiaccio la competizione è avvincente quanto il tifo sugli spalti.
Anya è lì, che guarda Georgi volteggiare soavemente sulle lastre di ghiaccio.
Il giovane lo sa, ed è quasi sorpreso di vederla lì, tanto che nel corso dell’esibizione non riesce a trattenere un sorriso forse troppo accentuato e sbaglia, e si distrae, ma non gli importa.
I giorni passati insieme sono ormai un lontano ricordo, sfumati come un vecchio acquerello ingrigito dal tempo, eppure anziché allontanarli ulteriormente, Georgi li usa per muoversi, trasmettendo appieno ciò che prova dentro di sé, estraniando il peso che porta nel cuore: Anya è stata il suo grande amore, e tale rimarrà per sempre.

  
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