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Autore: Morg__01    27/12/2017    0 recensioni
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Nota dell’autrice: è la mia prima storia, frutto di un idea momentanea, spero vi piaccia.

 

 

 

Vincent’s point of views

 

Vincent era alto un metro e sessantotto scarso, capelli neri, occhi del colore del cielo la mattina, tra il verdino pallido e l'azzurro intenso che raggiungeva a mezzogiorno, pelle pallida e un mucchio di lentiggini spruzzate sul volto. 

 

Forse si sarebbe potuto dire che era bello. 

Forse. 

Ma Vincent stava sempre curvo, guardava per terra, così il metro e sessantotto diventava ancora più basso, i capelli spettinati in avanti, coprivano il volto e con lui gli occhi e le lentiggini. 

 

Guardava sempre in basso. 

Oramai era diventata un'abitudine. 

Lo aiutava a non inciampare, a non trovare sguardi sconsigliati sulla strada. 

 

A non vedere le persone in generale. 

 

La vita di Vincent era stata un po' complicata. 

Il padre alcolizzato lo picchiava spesso, intimandolo di non guardarlo negli occhi. 

 

La madre piangeva spesso. Vincent non voleva vederla così. 

 

Erano passati un sacco di anni, dalle percussioni, dai lividi, dalle minacce. I suoi genitori avevano divorziato e ora viveva con la madre. 

 

Ma Vincent guardava ancora in basso. 

 

Sapeva a memoria le sue scarpe, la strada che percorreva per andare a scuola, quasi ogni corridoio della scuola. 

 

Non era un tipo sportivo. Non che fosse poco atletico, ma non gli piacevano sport come la pallavolo, il basket, il tennis. 

 

La verità è che Vincent odiava guardare in alto, probabilmente effetto delle minacce del padre da piccolo. 

Lo odiava davvero. 

Diventava spesso maldisposto nelle persone quando doveva guardarle dal basso del suo metro e sessantotto. 

 

Certo non che la sua altezza aiutasse in questo caso. 

 

Non aveva amici, a parte il suo gatto, a volte provava a credere che fossero gli altri, non lui. 

 

Inutile dirlo, sapeva di sbagliarsi.

Nessuno vuole essere amico di un ragazzo che è scortese e acido ogni volta che alza lo sguardo.  

 

Ma andava bene cosi. Stava bene da solo. 

Si perdeva spesso nei suoi pensieri. Nelle sue storie. 

 

A volte, anche se assurdo, era talmente immerso nella sua mente che gli sembrava fosse il mondo intorno a lui a muoversi. 

 

10 anni. Erano passati 10 anni da quando i suoi genitori si erano separati. Da quando aveva sei anni. 

 

Aveva 16 anni. Ma Vincent non li sentiva. Per lui era come essere rimasto fermo. Il mondo, il tempo, la terra, loro andavano avanti ma lui era sempre fermo. 

 

11 settembre. Il primo giorno di scuola del suo terzo anno. 

 

Come al solito Vincent si sedette nel banco in fondo, quello vicino alla finestra, il più isolato della classe.

 

“Ciao! Mi chiamo Mark”

 

Vincent alzò lo sguardo, ancora una volta maledicendo chiunque fosse questo “Mark” che aveva finito col rovinargli la giornata.

 

“Piacere di conoscerti! Sai sono nuovo in questa scuola e, beh considerato che saremo compagni di banco tutto l’anno, beh volevo presentarmi”

 

Mark cominciò a parlare ininterrottamente sul suo trasferimento: era ancora arrabbiato con il padre per aver accettato quel lavoro che li aveva costretto a trasferirsi, anche se alla fine la scuola non era tanto male, comunque si sarebbe potuto fare nuovi amici e poi finché aveva i suoi fratelli, due fratelli gemelli più grandi di lui, non si sarebbe comunque sentito solo.

 

Purtroppo Vincent non sentì una parola di quello che disse perché per la prima volta alzare lo sguardo era stato... piacevole? Non voleva ammetterlo, ma quel ragazzo gli aveva fatto battere il cuore. Meglio, gli aveva fatto perdere un battito.

 

Viole. Era la prima cosa che aveva pensato.

Mark aveva i capelli tinti di viola.

Nontiscordardimé. Era la seconda. Mark aveva gli occhi di un azzurro intenso.

 

I fiori a Vincent  piacevano, erano una di quelle cose belle che potevi osservare senza alzare la testa.

 

Mark sembrava un prato fiorito, illuminato d’estate da una luce allegra e spensierata.

 

Aveva un po’ di rossore in faccia, probabilmente per l’imbarazzo o forse per l’agitazione del primo giorno di scuola.

 

Vincent lo fissò per quelli che gli sembrarono anni. Poi d’un tratto l’insegnante richiamo il silenzio e fece l’appello.

Quando Vincent si sentì chiamare alzò la mano. Allora Mark gli passò un bigliettino 

 

Allora è così che ti chiami, Vincent.

 

Ecco un altro battito che se ne andava.

 

Dopo qualche secondo Vincent alzò lo sguardo giusto il tanto per guardare in faccia il suo compagno di banco.

 

Guardava in direzione dell’insegnante, sorridendo, a testa alta. 

 

Andando avanti così Vincent sarebbe diventato povero di battiti, non poteva mica perderne uno ogni volta che guardava il ragazzo di fianco a lui, insomma non sarebbe arrivato a ottobre. 

 

Passarono tre settimane e Vincent raggiunse una conclusione alquanto... inattesa?

 

Non gli era mai piaciuto nessuno, la maggior parte delle persone non le guardava manco in faccia, e se lo faceva la cosa era subito collegata ad un esperienza negativa. 

 

Ma c’era una prima volta per qualsiasi cosa e Vincent aveva scoperto di essere gay. 

Più precisamente si era preso una cotta per Mark.

I sintomi erano quelli da manuale, Vincent se ne era reso conto così, a furia di leggere libri li aveva riconosciuti: agitazione ogni mattino quando si sedeva e Mark non era ancora arrivato, rossore quando gli parlava o gli scriveva quei bigliettini durante la lezione, farfalle nello stomaco come non ci fosse un domani.

 

Vincent gli rivolgeva raramente la parola, non era un chiaccherone, inoltre avere la gola secca e le vertigini ogniqualvolta Mark gli faceva una domanda o semplicemente lo salutava la mattina non aiutava molto. 

 

Alla fine però c’era poco che potesse fare e lo accettò quasi subito, non che facesse troppa differenza oramai era fatta.

 

Mark’s point of views

 

Respira Mark, respira, respira, ce la puoi fare!

 

Come un mantra Mark se lo ripeteva. Insomma chiunque sarebbe stato agitato il primo giorno di scuola in una classe nuova. 

 

Quando entrò in classe vide che tutti i posti erano occupati tranne uno nella fila in fondo nell’angolo. 

 

Si diresse verso questo facendo mente locale: doveva presentarsi, ma non iniziare a parlare troppo, quando era nervoso o agitato o sotto stress, praticamente sempre, iniziava a parlare di tutto. 

C’erano persone a cui la cosa dava fastidio perciò si ripropose di fare una bella figura sul suo compagno di banco. 

 

Si sedette e tentando di sembrare il più possibile tranquillo si presentò al ragazzo di fianco a lui. 

 

Questo alzò lo sguardo.

 

A Mark sembrò gli avessero dato uno schiaffo un faccia. 

Insomma non era possibile che qualcuno potesse avere occhi di quel colore! Era fuori discussione!

Eppure era chiaro che fossero autentici. 

 

Mark si sentì arrossire all’istante. 

 

E...via! Era partito. Cominciò a vomitare fiumi di parole su parole. E intanto il suo anonimo angelo - perché soltanto gli angeli potevano avere gli occhi di quel colore - lo guardava. 

 

Mark tentava di imporsi di smettere di raccontargli cose di cui non gli fregava un accidenti, anche perché non riusciva a decifrare il suo sguardo. 

 

Poi finalmente l’insegnante richiamò il silenzio è Mark riuscì a fermarsi.

 

“Vincent?” aveva chiamato quella durante l’appello e il suo angelo aveva timidamente alzato la mano.

 

Vincent. Effettivamente non c’era nome migliore per un angelo. 

 

Vincent’s point of views

 

Mark non era solo bello ma anche simpatico, non lo aveva mai preso in giro perché spesso se ne stava per conto suo, era gentile.

 

Oramai Vincent aveva accettato quei sentimenti, ma gestirli era tutt’altra storia. Sopratutto perché sapeva benissimo che non erano corrisposti. Ammesso e non concesso che fosse stato gay non si sarebbe mai innamorato di uno come lui. 

 

Così Vincent faceva di tutto per venire il meno possibile in contatto con il suddetto, anche solo verbalmente. 

 

Da un certo punto di vista era facile, si parlavano solo durante le lezioni e neanche molto. Poi durante la pausa pranzo Mark in mensa si sedeva a mangiare con dei loro compagni di classe e non si parlavano. 

 

Perciò avveniva solo poche volte al giorno del contatto tra loro. 

 

Da un certo punto di vista perciò era meglio. 

Da un certo punto di vista...

 

Mark’s point of views 

 

Non c’era dubbio la nuova classe gli piaceva anche i professori non erano tanto male, anche se andava ancora male in matematica. 

 

Però quello che lo...incuriosiva di più era Vincent. 

Oramai aveva capito capito che non era uno di molte parole, ma aveva come l’impressione di non piacergli, limitava ai monosillabi tutto quello che gli diceva durante la giornata, ma non capiva perché.

 

Quel giorno sarebbe iniziata la lezione di musica, era un corso facoltativo che il professore di italiano aveva accettato di far fare alla classe. 

 

A Mark piaceva la musica, ma non cantava e non suonava la niente era solo un semplice passatempo. Perciò quando il professore di musica chiese se qualcuno qualche strumento non alzò la mano. 

Tuttavia contro ogni aspettativa lo fece Vincent. 

 

Il professore allora lo invitò ad accomodarsi e suonare qualcosa. 

La classe cominciò ad invitarlo, probabilmente per schernirlo. 

 

“Dai vai, voglio sentirti suonare” lo incitò Mark sorridendo e facendogli l’occhiolino. 

Vincent allora si alzò, sempre a sguardo basso e si diresse verso lo strumento. 

 

Vincent’s point of views

 

Ma perché aveva alzato la mano?! Accidenti! Accidenti! Accidenti! 

 

Non voleva mica suonare davanti a tutti!

 

Tuttavia la classe cominciò a incitarlo, e quando pure Mark gli chiese di andare Vincent si sentì costretto e si alzò. 

 

Piano piano uno strano sentimento si faceva largo dentro di lui. Rivalsa? Non era un tipo vanitoso, ma la musica era un’altra di quelle cosa di cui poteva godere senza alzare la testa, erano circa 9 anni che suonava il piano. Si imparava a memoria gli spartiti proprio per questo, onde evitare di dover alzare la testa tutte le volte. 

 

Si accomodò al piano e il professore lo invitò a suonare, pensò un attimo cosa suonare. 

 

River flows in you.

 

Si avrebbe suonato quella. 

 

Le sue dita toccarono i tasti, chiuse gli occhi e iniziò la magia.

 

Mark’s point of views 

 

Mark non aveva mai dato troppo spazio alla musica, era solo un normale passatempo, da ascoltare con gli amici alle feste. 

 

Non gli aveva mai procurato particolari emozioni, ma ora si stava ricredendo. 

 

Nell’istante in cui Vincent aveva toccato il piano la classe era ammutolita. 

 

Vincent si era raddrizzato e aveva iniziato a suonare, per la prima volta Mark lo aveva visto sorridere. Forse Mark non aveva mai visto qualcuno di più in pace con se stesso. 

 

Bellissimo.

 

Un’unica parola che riecheggiò nella mente di Mark durante tutta l’esecuzione. 

 

Quando Vincent finì si alzò nel più totale silenzio e si risedette. Il professore si congratulò con lui. 

 

 Wow. Sei bravissimo! Sai fare della magia con quelle dita!

 

Gli scrisse su un bigliettino. 

 

Notò con la cosa dell’occhio che nel leggerlo Vincent era violentemente arrossito. 

 

Sorrise compiaciuto. Doveva iniziare a conoscerlo decisamente meglio quel piccolo angelo senza ali. 

 

Vincent’s point of views

 

Le cose erano leggermente cambiate da quella lezione di musica.

I suoi compagni di classe lo prendevano meno in giro, ma il cambiamento più significativo lo aveva riscontrato in Mark, a pranzo si sedeva di fianco a lui, ogni mattina gli prestava più attenzione. 

Vincent era grato di quelle attenzioni, era la prima volta che aveva un amico. 

Purtroppo questo era anche il problema, erano amici, solo amici. 

Inutile dirlo Vincent sentiva una fitta al cuore ogni volta che ricordava che la loro era semplice amicizia. 

 

Erano oramai a dicembre, e la neve cadeva in leggeri fiocchi. 

Per quanto gli piacesse avere un amico voleva anche salvaguardare se stesso e tentava di limitare Mark alla scuola anche se questo gli aveva più volte chiesto di uscire, in un delicato equilibrio. 

 

Il 18 dicembre però ci fu un risvolto. 

 

La scuola era finita e oramai in classe erano rimasti solo lui e Mark. 

 

Il quale lo aveva prontamente invitato da lui a giocare con la play.

 

“Mi spiace, ma oggi ho un impegno, magari un’altra volta” lo aveva declassato come ogni volta senza guardarlo negli occhi. 

 

Mark’s point of views

 

“Mi spiace ma oggi ho un impegno, magari un’altra volta”

 

Ancora? No! Sta volta me lo dici perché tutte le volte che ti invito dopo scuola mi dai il due di picche.

 

Mark lo seguì prontamente fuori dalla classe. In pochi passi lo raggiunse mentre l’altro quasi correva. 

 

“Vincent! Amico dai! Perché ogni volta che ti invitò dici di no? Accidenti ti ho fatto qualcosa?”

 

Vincent’s point of views

 

“Lasciami in pace, per favore” disse con un filo di voce. 

 

“Dai! Almeno dimmi cos’è che fai tutti i giorni per tutto il pomeriggio? Pensavo fossimo amici!”

 

A quel punto Vincent non si trattenne più, la scuola era vuota, c’erano solo loro due, avrebbe messo a tacere quella storia una volta per tutte.

 

“Amici?! AMICI?! Tu non capisci!”

 

“Cosa non capisco? Spiegami”

 

Le lacrime cominciarono a rigare il volto di Vincent .

 

Per una volta alzò lo sguardo di propria iniziativa, si girò e guardò Mark dritto negli occhi. 

 

“Io non voglio essere tuo amico!”

 

“Cos-“

 

“Tu mi piaci dannazione.” Non aspettò neanche una sua reazione si girò e corse a casa. 

 

Mark’s point of views 

 

“Io non voglio essere tuo amico!”

 

“Cos-“

 

“Tu mi piaci dannazione.”

 

Cosa?!

 

Non aveva minimamente pensato a questa opzione, credeva tipo che frequentasse un corso di danza per esempio, per il quale magari si vergognava. 

 

Non l’aveva seguito era semplicemente rimasto fermo con una faccia da ebete cercando di metabolizzare. 

 

— 

 

Erano passati tre giorni, dall’accaduto e non si erano quasi più parlati. 

Spesso gli balenavano in mente gli occhi di Vincent colmi di lacrime mentre si dichiarava e sentiva una stretta al cuore. 

 

Vincent gli piaceva, ma non riusciva a capire in quale senso, voleva essere suo amico? O qualcosa di più? Mark non riusciva a capirlo, non dormiva la notte e lo distruggeva non parlare più con lui. Ma non era gay. Cioè fino a quel momento gli erano sempre piaciute le ragazze. 

 

Vincent’s point of views

 

Tutto era tornato come prima, lui e Mark si salutavano a malapena la mattina e non si rivolgevano quasi mai la parola. A tavola si era ritrovato di nuovo solo. 

 

Meglio così, si diceva, almeno non era più costretto a quella tortura.

 

Quel giorno in mensa, come al solito, Vincent si stava andando a sedere nel suo piccolo tavolo isolato, a testa bassa con il vassoio in mano. 

Fu proprio per causa di questo che non vide il piede che gli fece lo sgambetto e lo fece cadere a terra, insieme al cibo. 

 

Alzò lo sguardo, era stato un suo compagno di classe, di fianco lui c’era Mark. Lo guardò, non mosse un dito.

 

Vincent cominciò a pulire il più possibile, per quanto le mani e il tovagliolo gli permettessero. 

 

“Sei veramente un gay di merda, Vincent” disse il ragazzo dello sgambetto, facendo ridere tutti.

 

Mark’s point of views

 

“Sei veramente un gay di merda, Vincent”

 

“Ora basta Jeff stai esagerando”

 

“Che cazzo vuoi Mark?” Rispose quello mentre Mark si accucciava ad aiutare Vincent. 

 

“Che cazzo fai? Sei anche tu un gay di merda?” 

 

Mark si alzò di scatto, a quel commento, ma un idea migliore gli balenò in testa.

 

Si piegò verso Vincent gli sollevò il mento costringendolo a guardare in alto, e con il cuore in gola, decise che non gli importava un fico secco se gli erano sempre piaciute le ragazze e fece scontrare le loro labbra in un semplice bacio a stampo, fra lo stupore generale di tutti, Vincent compreso. 

 

Mark si girò verso Jeff, sorrise beffardo, lo guardò negli occhi 

“Forse si”

 

Poi rivolgendosi verso Vincent - cazzo quanto era eccitante in quel momento, con le guance color porpora.

 

“Vieni lascia lì, non è colpa tua, ti do un po’ del mio pranzo”

 

Vincent’s point of views 

 

Cosa. Era. Appena. Successo?!

 

Mark lo aveva ba-baciato?!

 

A Vincent fischiavano ancora le orecchie. 

 

Tutta la mensa ora li guardava bisbigliando. Invece Mark semplicemente lo osservava compiaciuto.

 

Vincent non sapeva cosa fare, stava lì fermo a guardare il tavolo. Senza sapere cosa fare. 

 

Dopo il ba-bacio -Vincent arrossiva al sol pensiero - lo aveva aiutato ad alzarsi, lo aveva preso per mano e lo aveva accompagnato ad un tavolo dopodiché si erano seduti uno di fronte all’altro. 

 

Ora Mark semplicemente con la testa appoggiata sul tavolo sui gomiti lo guardava dal basso all’alto, semplicemente sorridendo. 

 

Vincent fece mente locale, quella mattina si era alzato, si era vestito, aveva fatto colazione, quindi come era giunto a una situazione di questo genere?

 

Mark’s point of views

 

Erano seduti uno di fronte all’altro, Vincent dava l’idea di uno con il cervello fuso, ancora poco e si poteva vedere il fumo uscirgli dalle orecchie. 

 

Sul momento non aveva riflettuto molto, era arrabbiato per come gli altri si prendevano gioco di Vincent, ma ancora di più con se stesso, se gli tornavano in mente i suoi occhi pieni di lacrime una rabbia incredibile lo invadeva, sapendo anche di essere stato lui la causa. Perciò semplicemente aveva seguito il suo istinto. 

Anche se riflettendoci bene forse Vincent non voleva far sapere in giro - tutta la scuola - di quella faccenda.

 

Ora cercava di essere calmo perché probabilmente era l’unico della mensa, ma in verità dentro stava dando di matto, dopo aver baciato Vincent si era impossessato di lui un demone che faceva fatica a tenere a bada, gli sarebbe potuto saltare addosso da un momento all’altro.

 

Appoggiò con i gomiti sul tavolo e notò che da quella angolazione poteva vedergli gli occhi, quei meravigliosi occhi e in un attimo si ritrovò in pace, tutti gli studenti scomparvero e rimasero lui, il suo angelo e il rumore dei suoi battiti di sottofondo. 

 

Quando la campanella suonò si alzò e senza distogliere lo sguardo prese Vincent per mano ed si avviarono alla classe. 

 

Quando tutti gli studenti si sedettero il professore comunicò alla classe che aveva bisogno di due volontari che sistemassero l’archivio di classe. Prima che qualcuno potesse dire niente Mark sollevò prontamente la mano del suo compagno di banco. 

 

“Professore io e Vincent ci offriamo”

 

Detto questo si alzarono e si diressero verso la segreteria, anche se non era quello il piano che il sottoscritto aveva in mente. 

 

Vincent’ point of views

 

“M-Mark ma questa non è la strada per la segreteria dove stiamo and-“

 

Bagno?!

 

“Ehm, perché siamo al bagno? Ti scappa?”

 

L’altro lo guardò e gli fece un sorriso sghembo dopodiché lo trascinò dentro. 

 

Aveva sul viso uno sguardo quasi famelico. 

 

“Vincent credo di essermi innamorato di te” disse spingendolo delicatamente verso il muro. 

 

“Non so, me ne sono reso conto solo ora, che stupido che sono stato”

 

Vincent non aveva via di scampo, il suo cuore però sembrava non averlo capito, temeva che Mark sentisse con che potenza stava cercando di fuggire dal petto. 

Mai, in tutti gli scenari più fantasiosi Vincent sarebbe arrivato a una tale conclusione. Tutta la situazione era tremendamente eccitante. 

 

“Mi sei sempre piaciuto. Amo i tuoi occhi, di quel colore glaciale che ispirano calore. Amo la magia che sai fare con le dite e un piano. Amo tutto di te. Ti amo Vincent”

 

Lentamente Mark si avvicinò al viso di questo. Poi quando oramai respiravano l’uno l’aria dell’altro si fermò, quasi a chiedere il permesso. Vincent non si trattenne e cancellò quel minuscolo spazio che li separava dando il via a un bacio che di casto non aveva proprio nulla.

 

Dopo poco le lingue dei due vennero a scontrarsi dando il via a una lotta per la sopravvivenza. Quando sembrava che quella di uno stesse per avere il sopravvento subito l’altra recuperava. 

 

“Ti amo anche io Mark” riuscì a sussurrargli nel mentre. 

 

Quando si fermarono per riprendere fiato entrambi erano rossi come peperoni con il fiatone. 

 

Mark’s point of views 

 

Quello per Mark non era certo il primo bacio serio che aveva dato, ma non aveva precedenti. Era pronto per il secondo round ma Vincent all’ultimo gli mise la mano sulla bocca e prima che lui potesse fare niente - l’avrebbe tanto voluta leccare - disse “Mark dobbiamo andare a sistemare l’archivio di classe o ci beccheremo la nota” 

 

Gli scoccò un bacio sulla guancia. 

Poi gli rivolse un sorriso che sconvolse totalmente Mark.

Questa volta fu lui quello preso per mano e condotto alla segreteria.

 

Vincent per una volta guardava dritto davanti a sé senza timore, con uno strano sentimento di coraggio e eccitazione che si impossessava di lui. 

 

 

 

 

 

   
 
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