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Autore: _Akimi    27/12/2017    11 recensioni
Partecipa alla tombola (83) - Il Giardino di EFP
Veneto, Gennaio 1917
"Allora chiude gli occhi, Riccardo, quando entra nella casa, sedendosi su una delle scricchiolanti sedie vicino al camino ormai tappato; chiude gli occhi e attende, non sa ancora esattamente cosa.
Una scusa per potersi dimenticare la guerra, l'Amico, una conversazione che possa allontanarlo dal senso di peccato che lo assale.
E avviene così, in modo arrendevole, la sua mente ritorna ad una misera preghiera, una supplica che dedica all'unica persona che in un momento come questo non lo giudicherebbe - non solo perché parlano lingue diverse - , ma poiché è un soldato come lui, anche se schierato dalla parte sbagliata."
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Kyrie, Eleison
 
Veneto, Gennaio 1917
 
C'è una casa laggiù, in valle, incastonata come una minuscola perla tra le montagne bianche del Monte Grappa; un bel casale con un tetto in legno, le pareti in pietra e una porta intagliata a mano di un brillante verde pino.
Una graziosa finestra si affaccia verso la zona più anonima della località; solo tanti alberi innevati, gli aghi dei sempreverde che vibrano sotto il peso del ghiaccio e in lontananza, appena visibili, orecchie e corna di animali che ancora non hanno trovato un rifugio ad inverno inoltrato.
Risuonano nell'aria colpi di obice e di mortaio, esplosioni che fanno tremare anche le possenti montagne e da quanto il conflitto è cominciato, assistere ad una frana è diventata un'esperienza usuale per un soldato.
Il ritmo della vita è cambiata non solo per chi la guerra la combatte, ma anche per le povere bestie che non dormono notti tranquille da anni, intimorite dai proiettili vaganti dei cecchini austriaci e dalle ali dei biplani italiani.
Gli animali, però, non sono le uniche creature spaventate da tale violenza; gli uomini, alcuni con i loro mostruosi elmetti in metallo, le divise sudice e i fucili alla mano, continuano a perseguire una lotta che ancora non comprendono; perdono un'innocenza e un'umanità che non più otterranno, neanche a guerra finita, corrotti e imbrattati, oramai, dal sangue dei nemici.

E Riccardo prova ogni giorno questa insidiosa sensazione, la morte lo segue come un'ombra anche ora che, con passo cadenzato, si allontana dalla propria postazione per dirigersi verso il rifugio, sì, la piccola casa, abbandonata dall'inizio dell'offensiva mesi prima.
Si è trasformata in una dimora segreta, sede di incontri inconsueti tra soldati che vivono il dolore delle lunghe battaglie in modo differente, diverso, contrastante, per volere di potenti alla quale Riccardo difficilmente riesce a dare un volto.
Ma entrando nel casale una parte di lui ritorna ad essere l'uomo di sempre, l'uomo che della guerra non sapeva nulla; un uomo di famiglia come gli altri, ora un padre assente di due scalpitanti bambine che lo aspettano alla sua, di casa , lontana da questi monti che non aveva mai visto prima.
E ogni volta che varca la soglia ricorda subito i suoi giorni di lavoro, i piccoli litigi con sua moglie di cui adesso sente così tanto la mancanza e i giorni di preghiera inginocchiato ai piedi del letto delle sue bambine.
Ora non prega neppure più, Dio non esiste – o si è dimenticato di recapitare un messaggio di conforto anche su queste alte vette, scordandosi dei soldati che patiscono il freddo e la fame.
O forse sono loro, assassini, a non meritarsi più l'aiuto del Signore?
Non vuole pensarci perché una parte di lui non riuscirebbe ad accettare una vita senza possibilità di redimersi.

Allora chiude gli occhi, Riccardo, quando entra nella casa, sedendosi su una delle scricchiolanti sedie vicino al camino ormai tappato; chiude gli occhi e attende, non sa ancora esattamente cosa.
Una scusa per potersi dimenticare la guerra, l'Amico, una conversazione che possa allontanarlo dal senso di peccato che lo assale.
E avviene così, in modo arrendevole, la sua mente ritorna ad una misera preghiera, una supplica che dedica all'unica persona che in un momento come questo non lo giudicherebbe - non solo perché parlano lingue diverse - , ma poiché è un soldato come lui, anche se schierato dalla parte sbagliata.


Così il silenzio si protrae a lungo, la preghiera si trasforma in una litania che lo affatica, arrivando quasi a credere che l'Amico sia solamente un'illusione, una bugia incontrata casualmente nella casa in un momento di delirio febbrile.
Una versione più facile da accettare, piuttosto di ammettere la morte improvvisa di uno sconosciuto a lui così tanto caro; una sciocchezza, la vita di un nemico austriaco, e in quanto servitore del Regno d'Italia, dovrebbe persino sentirsi sollevato.
Eppure, Riccardo non ci riesce; l'attesa trasmette sofferenza, la casa non sembra più così piccola ora che è da solo, e l'onore che lo lega alla propria patria è meno importante dell'occasione di un'amicizia in un mondo di caos e sangue.

Ma quando la fioca fiamma della speranza minaccia di spegnersi, la porta si apre, il verde pino contrasta con le parete bianche e ruvide, lasciando poco dopo spazio ad un grigio a lui piuttosto familiare.
È il grigio dell'avversario, di coloro che ha imparato a temere, ma anche ad uccidere, perché così gli è stato insegnato: la vita di un austriaco vale la vittoria dell'Italia e Riccardo, anche se non conosce il suo paese come dovrebbe, è stato per anni costretto a servirlo.

«Richard, du bist lebendig!»
Il nuovo arrivato si sfila il berretto dalla testa, con un colpo contro le vecchie assi di legno allontana la neve dagli stivali e in un movimento delle dita, semplice e naturale, arriccia la punta dei suoi baffi scuri.
«Lebendig, vivo. Vivo?»
Esclama in un italiano mozzicato, un sorriso ingenuo ad illuminargli il volto già arrossato per il freddo; si avvicina al nemico senza esitazione, lo stringe in un abbraccio che Riccardo neppure si aspetta, ma il calore umano di quel gesto rassicura entrambi, cacciando fuori dalla casa qualsiasi cattivo ricordo della guerra.
«Bisogna tenere botta con voi, Hubert, maledetto.»
E ridono entrambi, quando Riccardo risponde; è sicuro che Hubert non ha neppure compreso le sue parole, ma l'ostacolo della lingua lo hanno già superato giorni prima quando, la prima volta che si sono incontrati puntandosi i fucili addosso, compresero di avere di fronte non un pericolo, ma solo un altro essere umano.


Anche Hubert lo è, un uomo come tutti gli altri, ; un uomo di famiglia, un padre e un marito lontano da casa sua per volere di altri grandi uomini di cui difficilmente riconoscerebbe i volti.
Ma forse Dio esiste, per loro, in questo momento.
Dio esiste e la piccola preghiera di Riccardo rimarrà sempre lì, nella minuscola perla ai piedi del Monte Grappa.



 
Angolo Dell'autrice:
Il prompt di base per la Tombola de Il Giardino di EFP era "La neve copriva le campagne col suo manto bianco, le bombe echeggiavano nell'aria e lui non tornava".
Ammetto che non ho mai avuto il coraggio di scrivere un'original storica su EFP, tutte troppo personali, e non avrei iniziato da questa; avevo intenzione di scrivere una storia sulla resistenza olandese o l'invasione del Belgio nella prima guerra mondiale (ma il tempo non me lo permetteva, dato che era a maggio)
Quindi ho scritto questa fic, che poi può essere benissimo considerata una flashfic dato che ho riassunto in poche parole una delle tante storie che ho in mente da anni e che non avrò mai le palle di scrivere.
Ho a cuore questi due personaggi che per mesi non hanno avuto nome, solo oggi mi sono decisa di chiamarli Riccardo e Hubert, ci sono tante cose che potrei e avrei voluto dire di loro, ma questa fic mi è servita più che altro a combattere il blocco dello scrittore che mi sta attaccando da un paio di giorni.
Non immaginavo neppure che la fic prendesse una nota così religiosa, non è da me, davvero, ma credo che nella vita di un buon cristiano arrivi sempre il momento in cui ci si chiede se Dio esista o meno; il passo successivo è quello importante, credo che Riccardo continuerà a crederci anche dopo la guerra, o almeno una parte di lui.
Dall'unica frase che ho messo si dovrebbe capire di che regione è, qualcuno riesce ad indovinarlo? (Emilia Romagna)
Se qualcuno avesse domande/curiosità sui personaggi, chieda pure; so che come storia è molto spoglia, ma prendetela come uno di quegli assaggini gratis ai supermercati.
Possano perdonarmi le admin del gruppo, ma la campagna non riuscivo proprio a ficcarla in una storia, sorry.
  
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