Fanfic su attori > Robert Downey Jr
Segui la storia  |       
Autore: spikey    28/12/2017    0 recensioni
Lei è Gabriele: cantante, animatrice e ruvida individualista alla volta del successo Milanese. Lui il suo nuovo capo.
Lei è Eva: studente sul ciglio della laurea e resposabile della gestione delle dimore di lusso della Proto Organization. Lui il nuovo proprietario di un attico a cinque stelle in Piazza San Babila.
Loro lo odieranno, fino a non riuscirne a fare a meno.
“Piacere, sono Robert Downey Jr. e da oggi sono il socio maggioritario di questa baracca. E visto che mi piace essere sincero...il tuo primo colloquio di lavoro è stato un vero schifo”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

VII CAPITOLO

 

Esistono i venerdì sera magici, che passano in un lampo e lasciano la leggerezza della serata trascorsa sul palco; ma esistono anche i venerdì sera che scorrono lenti come i lunedì mattina.

Per Eva  quel venerdì apparteneva di più alla seconda categoria, soprattutto dopo la settimana d’inferno passata a studiare giorno e notte una soluzione per la funambolica piscina di Robert.

 

Per cui ora era lì, accasciata al bancone ad aspettare la busta paga della serata, tra un sorso e l'altro di Martini Bianco; il prurito tra le scapole le faceva intuire che Robert la stesse fissando- ormai aveva sviluppato una sorta di sesto senso a riguardo-.

Infatti, impeccabile come suo solito, l'elemento in questione se ne stava comodamente seduto su un divanetto, le gambe accavallate e le braccia stese ad angelo sul poggiatesta; nella mano l'immancabile bicchiere di whisky e il sigaro acceso.

 

La esaminava da cima a fondo, partendo dalla punta dei tacchi a spillo, su per le caviglie e i polpacci inguainati nei jeans, fino alla schiena nuda.

Image and video hosting by TinyPic

Il tema della serata era la primavera, così tutte le ragazze dello staff portavano gli stessi pantaloni attillati e un bikini a fascia dei più disparati colori, a coprire lo stretto indispensabile del busto.

 

Quello di Eva –Gabriele- era fucsia scintillante, adornato da innumerevoli collane.

Lo sguardo dell'attore continuò a scansionarla su e giù, dalle fossette lombari fino alle linee eleganti del grande tatuaggio, che occupava buona parte della schiena e continuava sul costato fin sotto il mini top azzurro.

Robert si domandò dove finisse; stava per alzarsi e andare a chiederlo alla diretta interessata, quando nel campo visivo dell'uomo si parò una figura alta, maschile, che coprì gli occhi alla riccia con entrambe le mani, facendola ruotare sullo sgabello.

 

“Indovina chi sono!” pronunciò poi ridendo.

Robert assottigliò le palpebre analizzando i lineamenti dell'intruso: un sorridente ragazzo sulla ventina dalle spalle larghe e muscolose, coi capelli castani e mossi.

Un ampio sorriso si disegnò sulle labbra di Eva, che l'attore riusciva intravedere solo di profilo.

 

Vediamo…- cominciò quella- Sei più alto di me… Hai le spalle larghe…- si tolse dagli occhi le mani del misterioso nuovo arrivato-  …e hai il profumo più buono del mondo!”.

Non esitò un attimo e ruotò su se stessa, buttandosi al collo del ragazzo e regalandogli la risata più radiosa che potesse dargli.

La musica di sottofondo fece perdere a Robert parti del discorso tra i due, così in un attimo di spaesamento alzò il braccio e chiamò Daniele al suo fianco.

 

“Chi è il tizio che parla con Gabriele?”.

 “Quale?”.

“Quello che la tiene arpionata per la vita e le sta dando un bacio sulla guancia” precisò sarcastico l'attore.

 Il direttore artistico del locale si strinse nelle spalle: “Credo sia il fratello del suo ex… o qualcosa del genere”.

 

Una spiegazione che lasciò di stucco Robert: poteva aspettarsi di tutto, un pretendente, un amante, un ballerino molto espansivo -il fisico gliel'avrebbe permesso facilmente- ma mai qualcosa di così… amichevole.

 

Si focalizzò sulla atteggiamento reciproco dei due: si sorridevano a vicenda, lui le teneva affettuosamente una mano sulla spalla, ma i corpi rimanevano a una distanza pacifica, senza alludere a intenzioni maliziose.

 

Ad un tratto la musica cambiò ritmo e Robert carpì poche parole:

“Fammi vedere” pronunciate dalla stessa Eva, alzando la maglietta dell'amico.

L'attore nella penombra del privè riuscì solo a intravedere una linea nera sotto il pettorale sinistro del ragazzo, probabilmente un tatuaggio.

La riccia me carezzò le linee indistinte: “Il tuo rimane il più bello in assoluto, non c'è che dire”.

“Beh, tu lo porti sicuramente meglio” rispose l'altro contraccambiando il gesto e carezzando il costato di Eva nel medesimo punto.

 

Con quel semplice movimento scostò impercettibilmente il top portando allo scoperto i tratti di una parola indefinita, scritta forse in aramaico o cirillico, che fece sussultare Robert; ora sapeva che anche lì sotto la ragazza era tatuata. I dubbi sull'intimità dei due riaffiorarono.

 

Un baccano improvviso fece sussultare l'attore, timoroso di essere colto in flagrante mentre passava ai raggi X la ragazza: Claudia e Francesca invasero il suo campo visivo gridando allegre in italiano e saltando il collo dell'ospite. Stettero qualche minuto a perdersi tra risate e abbracci, poi si dileguarono sulla terrazza esterna a fumare.

 

 Eva, di nuovo sola, si risedette al suo posto, giocherellando con le cannucce sul bancone.

Lo sguardo dell'uomo studiò per un attimo i movimenti degli altri ragazzi mentre si allontanavano; poi contò fino a tre e si alzò deciso, mirando dritto al bancone.

Il suo bicchiere prese posto di fianco al Martini di Eva e con esso anche il solito sorriso beffardo; una delle bariste gli versò istantaneamente dell'altro whisky, prima di tornare a riordinare il bar.

 

Dal suo canto la riccia focalizzò la bibita ambrata, il Rolex d'acciaio, poi tornò a fissare il vuoto. Quella ragazza si rivelava sempre di più un’escalation di fiaschi totali.

 

“Ciao”.

Secco, quasi aggressivo, l'attore cercò di inserirsi nel suo flusso di pensieri. Niente. L'avversaria non girò nemmeno il capo.

Fu un invito a nozze per Robert, che accolse quel rifiuto come una sfida.

 

“Ti ho vista… particolarmente felice un attimo fa”.

In tutta risposta Eva abbassò lo sguardo sui suoi tacchi a spillo, come se dovesse controllarli.

Robert d’istinto la imitò: “Che c'è? Ti è caduto qualcosa?”.

“No Downey, controllavo se mi stessi pisciando sulla gamba”.

 

Esterrefatto l’attore strabuzzò gli occhi.

“Come?!”.

“Hai capito bene- scandì la riccia, girandosi totalmente verso l'interlocutore- Cosa credi di fare? Di venire qui coi tuoi dollari sonanti e cominciare a dare ordini a tutti?”.

Robert allargò le braccia: “Da quando sono i miei sodi il problema?- le puntò un dito contro- Vorrei ricordarti che sono i miei dollari sonanti a riempire le tue buste paga”.

“Sì, ma non il tuo cervello- Eva si girò a fronteggiarlo- I tuoi soldi sono un problema… per te: credi di poter comprare tutto, comprese le persone, per un unico semplice motivo- afferrò il proprio bicchiere in procinto di andarsene- Sei pateticamente solo”:

 

La cambusa le parve un ottimo rifugio, non fosse che Robert la seguì anche lì.

“Provocatoria e presuntuosa” la rimbeccò chiudendosi la porta alle spalle.

Eva prese una bottiglietta d'acqua: basta alcolici per quella sera.

“Cosa vuoi Downey? Non hai una vita fuori di qui? Hai una moglie e dei figli; che cazzo vuoi da me?!”.

 

L'uomo mutò espressione, diventando improvvisamente rigido; il bicchiere di whisky finì in un secchio della spazzatura con un fragore di vetri rotti.

Passò solo qualche istante e poi la voce ferma di Robert rispose: “Voglio solo che tu canti”.

 

Quell'improvviso cambiamento mise sull'attenti la ragazza che inspirò profondamente, appoggiandosi al muro a braccia conserte; cominciava a sentire freddo, vestita com'era.

“Ti ho già detto che non lo farò” il tono era ora calmo, non più tagliente e aggressivo.

 

Robert apparteneva a quella categoria di persone che, in fondo, la spaventava: imprevedibile, inaffidabile e fondamentalmente violenta. Si era dimenticata fino a quel momento del suo passato da tossicodipendente. Decise che era il momento di farsi più cauta.

 

Avanti…- l'attore fece qualche passo verso di lei- eppure non mi sembra che tu abbia una brutta voce, anzi: direi che sei più abile di quanto fai credere”.

La riccia chiuse gli occhi: “Non lo faccio più da tempo e non ho intenzione di ricominciare”.

“Perché?” Robert era pericolosamente vicino e con lui le sue parole.

“Non ti riguarda”. Di nuovo una frase di troppo.

 

Il pugno dell'uomo si abbatte sul muro a pochi centimetri dal viso di Eva e la fece sussultare vistosamente; il cuore le partì a mille, gli occhi grigi sì sbarrarono su quelli di lui, trasbordanti d’ira.

Per un tempo indeterminato non ci furono altre parole, solo lo sbuffo furioso del respiro di Robert sul suo viso; poteva quasi sentirne il gusto, quando i respiri dell'uomo passavano attraverso le labbra di lei.

 

Eva serrò la mascella, non per rabbia, ma per celare la paura che altrimenti le avrebbe fatto battere i denti.

I secondi passavano e la ragazza cominciava a sentire il cranio dolerle dietro la nuca, nel punto in cui era premuto convulsamente al muro; se avesse potuto si sarebbe fusa volentieri col ruvido e freddo cemento della parete.

Robert, dal canto suo, non accennava a spostarsi, solo la mano, prima stretta pugno, si era rilassata col palmo aperto, appoggiato a un soffio dal viso di lei, tanto da sentire il tocco dei boccoli ramati.

 

Quasi inconsciamente prese a disegnare col pollice dei semicerchi sul muro, aumentando man mano il contatto con la folta chioma.

Eva sussultò quando sentì quella carezza arrivare a sfiorarle la guancia, ma non osò scostarsi.

 

“Hai paura di me, adesso?” notò con tono di scherno l'uomo.

La riccia scosse lievemente il capo: “Non ho paura di te- calcò il tono della voce- Ho paura di quello che fingi di essere, perché non lo sai controllare”.

Una frustata. Quelle parole pietrificarono Robert come una frustata in pieno petto.

Non si aspettava una freddezza così tagliente dalla ragazzina che fino a poco prima appariva terrorizzata: il botta e risposta provocatorio che l'uomo aveva intavolato gli era piaciuto, anzi, se ne era compiaciuto. fino a quella piega inaspettata.

 

Ora che le due iridi grigie erano tornate a infiammarsi come loro consuetudine, non poteva che rispondere al fuoco con altrettanta arroganza: l'uomo serrò le distanze e Eva poté sentire distintamente la barba di lui pungerle l'orecchio.

 

“Se davvero la pensi così, ti conviene assecondarmi- l'alito sottile di lui sul collo le fece venire la pelle d’oca; la ragazza chiuse gli occhi- Se dovessi davvero perdere il controllo, potrebbe non piacerti”.

 Il tocco della sua voce e fu sostituito da qualcosa di più tangibile; Eva stette qualche secondo col fiato sospeso prima di capire che quelle che le stavano accarezzando il collo erano le labbra di Robert.

La ragazza si lasciò sfuggire un singulto sorpreso, poi con entrambe le mani risalì fino al petto dell'uomo e lo spinse via con forza.

 

“E’ questo che vuoi Downey? L'ennesimo trofeo, l'ennesimo capriccio da bambino?!- Eva si staccò dal muro con grinta rinnovata- Lasci il tuo marchio ovunque passi e tutti si limitano ad aprirti il varco con un inchino, a chiederti una foto o una stretta di mano… è questo che vuoi da me?!”.

Solo allora, mentre la riccia avanzava furibonda, Robert si rese conto che era davvero più alta di lui; altera e inferocita, lo fece tentennare.

Poi con un gesto del tutto inaspettato, Eva afferrò la parte superiore del succinto top e lo strattonò, abbassandolo fino alla linea del seno.

 

“Avanti Robert Downey Junior, un autografo! Non vorrai deludere una tua fan”.

Tale gesto lo lasciò decisamente spaesato: per la seconda volta in pochi giorni Robert e si ritrovò a fissare la scollatura di Eva, pressata dal sottile tessuto cangiante del minuscolo indumento.

Ipnotizzato da ritmico abbassarsi e sollevarsi del suo petto, rimase indeciso sul da farsi ma solo per poco: era il suo turno e l'attore deciso bene di contrattaccare alla sua maniera.

 

Con calma misurata, sollevò un lato della giacca per rovistare nella tasca interna: ne estrasse il pennarello con cui era solito firmare foto, braccia, addome e- in alcuni casi- fondoschiena delle fan sfegatate; il suo preferito, nero e ovviamente indelebile.

 

“Eccoti accontentata”.

Detto ciò, premette la punta sulla pelle calda di lei e cominciò comporre il proprio nome. Lo fece con lentezza snervante, indugiando sulla linea tonda e morbida del seno, calcando la mano in quella che si tramutò in un'involontaria carezza.

Lo fece guardandola negli occhi, il tappo del pennarello stretto tra le labbra a sostituire il solito sigaro.

 

Eva non era affatto pronta a un contatto tanto intimo, ma si auto-costrinse a restare immobile: se l'era cercata e per nulla al mondo avrebbe mostrato segni di cedimento.

Soddisfatto del risultato. Robert re infonderò la sua arma letale e un sorrisetto gli si dipinse in volto:

 

Volià!”

 

Il tono sarcastico lasciò Eva disarmata: si sentiva battuta, derisa, sconfitta.

Si era abbassata quel giochino rivoltante e aveva perso; con uno scatto si ricompose, coprendo la maledetta firma, il suo marchio.

Gli occhi le si appannarono di lacrime e un attimo prima che la tradissero spintonò di lato Robert, diretta all'uscita sul retro.

 

“Sarai soddisfatto, ora”.

Lui si limitò a sbottare in una risata ben poco naturale. Lo era davvero?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Downey Jr / Vai alla pagina dell'autore: spikey