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Autore: Recchan8    30/12/2017    2 recensioni
[SEGUITO di "Chance"]
"La prima volta che accadde arrivai a concludere che mi fossi sognata tutto: il mio arrivo alla Wammy's House, l'assurdo e ambiguo rapporto con Mello, la visita di Elle, e la tavoletta di cioccolata trovata al mio "risveglio".
E allora perché? Perché successe di nuovo?
A quanto pareva, la mia "missione" non era finita. Avevo fallito il primo tentativo: non ero riuscita a persuadere Mello a rimanere alla Wammy's House dopo la morte di Elle. Sapevo come le cose si sarebbero evolute... Mello si sarebbe unito prima alla mafia americana, poi avrebbe continuato le indagini con Matt, e infine sarebbe morto. Evidentemente c'era una forza maggiore che non voleva che ciò accadesse. Forse la mia volontà? La mia fantasia? La mia immaginazione? Insomma, in poche parole, quello che sto cercando di dire è che un giorno mi ritrovai nel quartiere di una città a me sconosciuta.
Strano, no?
Allora come reagireste se vi dicessi che fino a pochi attimi prima mi trovavo nel bagno della mia scuola?".
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Chance'
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Il parco indicatomi da Matt era situato sul dolce versante di un piccolo colle da cui era possibile godere di una romantica vista sul centro della città. Il cielo stava iniziando a imbrunire e piccoli puntini luminosi erano apparsi sugli edifici della città. La stradicciola asfaltata che attraversava il parco svoltava nei pressi di quello che i cartelli definivano come “Il promontorio dell'amore”, ovvero uno spiazzo che dava su uno strapiombo, delimitato da una ringhiera e sul cui perimetro a semicerchio vi erano alcune panchine. Su una di queste, come una macchia nera su una tela arancione, stava seduto Mello con accanto il suo casco integrale. Mi volgeva le spalle ed era perciò rivolto al panorama che si estendeva di fronte a lui.
Eravamo soli, due solitarie anime in pena incapaci di comunicare tra loro. Sapevo benissimo che quello che stavo per fare non sarebbe stata una passeggiata, tutt'altro: discutere con Mello e pretendere di avere ragione equivaleva a gettarsi nelle fauci di un leone. Le mie labbra sussurrarono il suo nome e quella parola mormorata come un incantesimo antico raggiunse misteriosamente le sue orecchie. I suoi gelidi occhi azzurri, in pieno contrasto col nero dei suoi abiti, mi trapassarono da parte a parte e per un attimo credetti di aver perso anche quell'ultimo barlume di sicurezza che mi era rimasto. Vedevo solo odio nel suo sguardo, un odio talmente radicato nel suo cuore da sembrare un groviglio di rovi stretto attorno a un ormai senza vita pettirosso. I miei passi erano malfermi, le ginocchia mi tremavano, le gambe non volevano che io avanzassi. “Torna indietro!”, mi gridavano, “Lui è troppo per te!”.
Una forza della natura, ecco che cos'era Mello; capace di ucciderti anche con un semplice sguardo. Ma lui con quegli occhi non mi aveva uccisa, anzi: mi aveva donato la speranza di un finale alternativo.
-”Cinque anni fa ho tentato di impedirti di lasciare la Wammy's House”- esordii dopo aver radunato tutto il coraggio che avevo in corpo. -”Sai perché?”-.
La mano di Mello si allungò verso il casco. Lo afferrò, si alzò in piedi e mi passò oltre, il tutto senza proferire una sola parola. Lo fermai per un braccio e lo strattonai all'indietro. Gli misi le mani sul volto e strinsi. Tremavo da capo a piedi, non avevo il pieno controllo del mio corpo e le parole continuavano a morirmi sulle labbra. Mello mi guardava con sufficienza e ribrezzo, come si guarda una persona che detestiamo con tutto il cuore.
-”...S-Sai perché?”- gli domandai nuovamente con un filo di voce strozzata.
Ridusse gli occhi a due fessure taglienti e contorse la bocca in una smorfia. Lasciò cadere il casco per terra, mi afferrò i polsi e mi spinse via.
-”Non toccarmi”- disse piatto.
-”Ti sto solo chiedendo di ascoltarmi!”- dissi alla sua schiena. Mi scostai i capelli dal viso e mi morsi il labbro inferiore. Sentii le lacrime salirmi agli occhi e in pochi secondi mi offuscarono la vista. La nerissima figura di Mello ondulava e tremolava mentre, seguendo una diramazione del sentiero, si inoltrava in un boschetto. Mossa dall'istinto, dalla rabbia e dalla disperazione raccolsi un sassolino da terra e, dopo essermi passata il dorso della mano sugli occhi, glielo lanciai contro, colpendolo alla nuca. Mello chinò il capo verso il basso e si fermò. La sua immobilità fu seguita da un pesantissimo silenzio; in quegli attimi ansiosi riuscii a udire perfettamente i battiti impazziti del mio cuore.
-”M-Mentre non eri in casa, Matt mi ha...”- iniziai con voce insicura.
Mello si voltò di scatto. A passi furiosi si gettò contro di me, lanciò il casco per terra con una rabbia inaudita e mi afferrò per il colletto della maglia. La sua presa era talmente forte e stretta che le sue nocche erano sbiancate. La paura mi sigillò le labbra e mi spalancò gli occhi terrorizzati.
-”Si può sapere che cazzo vuoi da me?!”- mi urlò in faccia. -”Ti sei fatta rapire dall'SPK, ti sei fatta torturare, hai parlato e poi sei tornata!”-.
Alzai le mani e le posai sui polsi di Mello, cercando di calmarlo. Quel contatto lo innervosì ancora di più e prese a strattonarmi a ogni parola che pronunciava.
-”Voglio sapere chi sei!”-.
-”...Non mi hanno rapita”- mormorai tra le lacrime.
Le sue mani mollarono subito la presa e avvertii il peso dei suoi occhi azzurri su di me.
-”Che cosa hai detto?”-.
Presi un gran respiro e lo guardai negli occhi.
-”Sono stata io a contattare l'SPK e a richiedere un colloquio con Near”- vuotai il sacco. -”Nessuno mi ha torturata, nessuno mi ha toccata”-.
Vidi Mello boccheggiare per qualche secondo finché il suo sguardo non si indurì e non vidi i suoi pugni tremare. Voleva forse tirarmi un cazzotto? Abbassai subito lo sguardo. Iniziai a sudare freddo e sentii il mio istinto urlarmi di darmela a gambe, di tornarmene immediatamente all'appartamento e di sperare che Matt fosse abbastanza in forze da difendermi e proteggermi dalla furia omicida di Mello.
-”Da sola... Ci sei andata di tua spontanea volontà”- disse sottovoce e a denti stretti.
-”Mello, posso spiegarti tutto!”- dissi subito. -”Anzi, sono qui proprio per questo!”-.
-”Io mi domando cosa cazzo ti frulli in quella testa di merda che ti ritrovi!”- gridò puntandomi un dito contro. -”Hai la minima idea del disagio che mi hai causato?!”-.
Lo guardai spaesata.
-”Disagio?”- ripetei. -”Hai tentato di uccidermi e mi hai sbattuta fuori di casa”- gli ricordai con quanta più calma possibile. -”Ho tentato di aiutarti ma tu me l'hai impedito. Cosa avrei dovuto fare?”-.
-”Gli stracazzo di affari tuoi!”-. Tirò un calcio al casco.
Addio, piccolo angelo”, pensò la mia parte ironica guardandolo rotolare un paio di metri più in là.
Soffermai lo sguardo prima sul piede di Mello e poi sulla sua faccia. Aveva stretto le labbra.
-”Ti sei fatto male?”- gli chiesi.
-”Stai zitta!”- sbraitò. -”Mi stai dando sui nervi! Anzi, sai cosa? Mi sei sempre stata sul cazzo!”- riprese.
-”Sappiamo entrambi che è una stronzata”- borbottai.
Grazie al calcio al casco la tensione si era allentata: Mello aveva sfogato il suo scatto d'ira su qualcosa che non fosse la mia persona, e io, col mio commento ironico, avevo iniziato a tranquillizzarmi e a padroneggiare la situazione. Si trattava di tenere sotto controllo Mello e di contenere la sua aggressività.
Ce la posso fare”.
La mia mano tremante, però, tradiva la mia costante inquietudine. Mi tastai la tasca dei jeans e sospirai di sollievo quando incontrai la silhouette del pacchetto di sigarette che avevo fregato a Matt. Al suo interno c'era anche un accendino. Distolsi lo sguardo da Mello e gli voltai le spalle per accendermi una sigaretta. La vista sulla città era davvero magnifica. Mi si strinse il cuore al solo pensiero che quella stessa città avrebbe trucidato Matt e ucciso Mello. Le striature scarlatte che rigavano il cielo bruno mi ricordarono il rosso degli occhi di uno Shinigami. Del fumo si elevò dalle mie narici. Solitamente non espiravo in quella maniera, ma in quel momento le mie labbra erano serrate, la gola arida e la lingua dura come la pietra. Non sarei mai riuscita a togliermi di dosso quel triste presagio di morte.
-”Tu morirai”- dissi con voce roca.
Sentii Mello sospirare.
-”Tutti sono destinati a morire”- ribatté.
-”Rapirai Kiyomi Takada. Mentre Matt attaccherà e distrarrà il convoglio di Takada, tu, coperto in volto da un casco, le offrirai di portarla al sicuro e la farai salire sulla tua moto. Takada, spaventata dall'attacco di Matt, accetterà il tuo aiuto, ma quando ti riconoscerà sarà troppo tardi. Riuscirai a depistare le guardie del corpo che ti inseguivano e rinchiuderai Takada in un camion per le consegne. Ti travestirai da fattorino e ordinerai a Takada di spogliarsi, ma, da galantuomo, commetterai un errore fatale: le permetterai di coprirsi con una coperta mentre si spoglia. Grazie a ciò, la coperta le permetterà di non farti vedere un pezzo di carta del Death Note che aveva nascosto nei suoi vestiti da usare in caso di necessità. Mentre starai guidando, vedrai in una televisione portatile che Matt è stato catturato dalle guardie del corpo di Takada ed è stato ucciso. Ti scuserai con lui. Takada, che aveva saputo il tuo nome da Light Yagami, userà il foglio del Death Note per ucciderti. Mikami nel frattempo recupererà il suo Death Note per ammazzare Takada, non sapendo però che Light l'aveva già uccisa con un pezzo di carta del Death Note che teneva nascosto nel suo orologio al polso. Grazie a ciò l'SPK verrà a sapere della posizione del vero Death Note di Mikami, e con questa informazione riuscirà a sconfiggere Kira”- dissi con le lacrime che mi rigavano le guance.
Mello serrò le labbra e spalancò gli occhi. La sua iride era talmente chiara da confondersi con la sclera e le sue pupille erano diventate due spilli appuntiti.
-”Non... Il mio piano... Matt non lo sa... Io... Nessuno lo...”- balbettò. Si portò una mano alla testa, continuando a guardarmi con gli occhi sbarrati. -”Come fai a sapere del mio piano?”- riuscì finalmente a dire. -”Non ne avevo ancora parlato con Matt”-.
-”Sono anni che cerco di dirtelo”- mormorai con la sigaretta tra le labbra.
-”Revi...”- sussurrò coi pugni stretti lungo i fianchi.
-”Chiudi la bocca e ascoltami. Dobbiamo parlare”-. Tirai su col naso, gettai la sigaretta per terra e lo guardai negli occhi, sperando che la risolutezza del mio sguardo bastasse a convincerlo ad ascoltare la mia confessione.
Strinse nella mano il rosario che teneva al collo e, con mia grande sorpresa, obbedì senza fiatare. Avvertii il calo di tensione nel mio corpo e per un attimo mi sentii mancare. Strinsi i denti e ricacciai indietro le ultime lacrime. Gli occhi mi caddero sulla sua mano e lui se ne accorse perché notai un piccolo spasimo, come se volesse muoverla ma ci avesse subito ripensato. Lo invitai a seguirmi e tornammo alla panchina dove lo avevo trovato. Ci sedemmo agli estremi opposti della panchina e io, tenendo lo sguardo fisso sulle mie ginocchia, vuotai il sacco.

 

 










NOTE DELL'AUTRICE
Come al solito torno quando meno ve l'aspettate e, come al solito, arranco ^^"
Posso dirvi con un margine di sicurezza del 70% che tra pochi capitoli "2nd Chance: Hope" terminerà ;) Ormai siamo arrivati al capolinea; è giunto il momento di tirare le fila della storia di Revi e Mello e di scoprire se la nostra eroina riuscirà, almeno stavolta, a salvare il maniaco del cioccolato.
Chiedo scusa per gli aggiornamenti "bislacchi" ma, se seguite anche altre mie storie, ormai sapete che tra università e impegni irl non mi so muovere e gestire molto bene ><
Grazie a tutti coloro che continueranno a sostenermi nonostante io sia una ritardataria cronica e a chi segue le mie storie nonostante gli aggiornamenti lenti <3
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

 

   
 
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