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Autore: Marauder Juggernaut    30/12/2017    3 recensioni
[ Victorian Age! AU ]
Laxus Dreher, capitano ed erede di una delle più importanti compagnie commerciali inglesi, tornato a Londra dopo un lungo viaggio, scopre che la sua famiglia ha già scelto per lui il suo futuro; un avvenire che, per quanto immaginato e scontato, lo costringerebbe ad abbandonare le rotte navali per segregarlo dietro a una scrivania. Laxus non è disposto ad abbandonare così a cuor leggero la navigazione, soprattutto perché è sul punto di partire per un viaggio che avrebbe dimostrato a tutta Londra le sue abilità non dipendono unicamente dal cognome che porta. Tuttavia, forse c'è sul serio un valido motivo per restare sulla terra ferma.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: questa storia doveva essere scritta per un contest, purtroppo alla fine non sono riusciuta a partecipare. Ma dato che è praticamente finita, mi sembra giusto pubblicarla. Ditemi cosa ne pensate!
M.J.
 

La dama d’Amburgo
 

Capitolo 1
 
 
Anno 1851, Maggio, Porto di Londra
 
Alcuni passi riecheggiarono lungo il corridoio della nave che portava alla cabina del capitano. Il tacco degli stivali del luogotenente scalpitava rumoroso sul legno ancora oscillante del veliero, mentre il giovane si avvicinava alla porta già aperta della cabina, bussando lievemente con le nocche coperte dai guanti candidi.
Attirato dal rumore dei colpetti alla porta, il comandante di quell’enorme bastimento si voltò sorpreso per poi sorridere – ghignare – nel vedere il suo più fedele sottoposto fermo sull’uscio.
« Rapporto, primo ufficiale Justine. » ordinò blandamente Laxus mentre finiva di allacciare la cintura dalla quale pendeva pigramente la sciabola da ufficiale.
Le labbra sottili di Freed si stirarono in un lieve, quasi impercettibile, sorriso nel vedere il proprio comandante che si preparava con dedizione allo sbarco in porto: « La Fairy Tail è attraccata al dock numero due del porto di Londra e l’equipaggio si sta preparando allo sbarco delle merci. Sfortunatamente siamo in ritardo di un giorno e mezzo rispetto a quanto stabilito a inizio viaggio: temo che la principale causa di tale ritardo siano stati i venti sfavorevoli che abbiamo incontrato nel golfo di Guinea… » spiegò pragmatico il luogotenente, facendo alcuni passi nella cabina e intuendo sotto le proprie suole la morbidezza del tappeto che ricopriva buona parte del pavimento della stanza.
Laxus lo fissò intensamente per un secondo, prima di posare la feluca sulla propria scrivania e prendere la stilografica per scribacchiare qualcosa su un cartiglio.
« Importa poco … c’è altro? ».
« Secondo il tesoriere Gryder il carico non ha subito danneggiamenti e, stando all’opinione del carpentiere Redfox, nemmeno la nave conta gravi danni sebbene egli suggerisca una manutenzione ora che si trova in porto. » continuò Freed, incrociando elegantemente le mani dietro la schiena.
Il comandante annuì, continuando ad annotare con rapidità le parole sulla carta, per poi cercare all’interno dei cassetti la ceralacca.
« E l’equipaggio? » domandò mentre faceva bruciare il piccolo blocchetto per la sigillatura. L’odore di cera bruciata si sparse per la cabina.
Il primo ufficiale sorrise, facendo altri passi in avanti, fino ad arrivare alla scrivania dove sull’altro lato era chinato Laxus: da quando era tornato da quel lungo viaggio lontano dalla famiglia e dalla sua nave, il comandante era diventato più premuroso; il Laxus Dreher di un tempo non avrebbe mai chiesto riguardo il resto del personale di bordo.
Dov’era poi che era stato? Sudafrica? India? Sicuramente ai margini più lontani dell’Impero britannico…
Freed si riscosse dai propri pensieri quando avvertì su di sé lo sguardo perplesso del suo capitano.
« Allora? ».
« Stanno tutti bene e, come siete stato già informato durante il viaggio, nessuno ha avuto gravi problemi di salute durante tutta la traversata, tranne i frequenti mal di mare del carpentiere Redfox, del timoniere Dragneel… » l’espressione seria del primo ufficiale si incrinò in un sorrisetto malizioso « …e vostri, capitano ». Nel sentire quella sincera osservazione, per poco Laxus non spezzò del tutto la ceralacca, fortunatamente non andando a rovinare i fogli. Freed si concesse una risatina divertita nel notare l’occhiata in tralice del suo comandante; era consapevole di potersi permettere una piccola sfrontatezza grazie agli anni di servizio che hanno passato insieme, fianco a fianco a bordo delle navi. Si era sempre chiesto perché Laxus si ostinasse ad affrontare le impetuose onde nonostante la sua logorante chinetosi, ma Freed era a conoscenza del temperamento orgoglioso del suo capitano  – del suo amico – che voleva dimostrare a tutta Londra che lui valeva qualcosa non solo per il vanto di possedere il cognome Dreher.
Con passo felpato, il luogotenente si portò alle spalle del capitano solo per spalancare le piccole finestre; un refolo d’aria  investì in pieno il volto dell’ufficiale che storse il naso schifato: un forte fetore si alzava dalle acque del Tamigi sotto di loro, non così intenso come probabilmente lo era in altre zone della capitale, ma fastidioso per coloro che negli ultimi cinque mesi non avevano respirato che la pulita aria salmastra degli oceani che bagnavano i possedimenti imperiali.
« L’aria non è delle migliori… » constatò Freed.
« È la vista che merita davvero. » concluse Laxus, osservando soddisfatto l’imponente porto londinese.
Decine di fregate, clipper, velieri militari facevano manovre, ammainavano vele, levavano ancore mentre dai dock che si estendevano a perdita d’occhio si alzavano voci furiose di scaricatori e marinai che urlavano ordini riguardo i carichi e le merci che venivano fatti scendere dalle navi. Giovani e sfortunati mozzi raschiavano le carene coperte di alghe incrostate; carrucole idrauliche sollevavano le polene per abbellire i bastimenti; carpentieri strillavano frasi incomprensibili mentre lisciavano con la pialla alberi di nave lunghi decine di metri, il tutto in un vociare indistinto simile ai versi animali che era capitato di sentire quella volta che erano attraccati vicino alla foresta del Bengala.
Altre grida si aggiunsero a quelle del porto, questa volta più distinte e famigliari. Insulti molto coloriti provenienti dal ponte principale della Fairy Tail fecero voltare entrambi gli ufficiali verso la porta rimasta ancora aperta.
Il luogotenente sospirò, raggiungendo l’uscio: « Credo che il timoniere abbia di nuovo attaccato briga col nostromo… ».
Laxus lo raggiunse sopra coperta e arrivati alla soglia del ponte trovarono uno spettacolo fin troppo comune ad attenderli: due ragazzi, attorniati da un capannello di marinai, sembravano sul punto di lanciarsi in una rissa.
« Scommetto che questa volta Salamander finisce in acqua … e non torna più su! » questa maligna puntata era uscita dalla bocca del carpentiere Gajeel Redfox che osservava in disparte con malcelato divertimento, affiancato dall’ufficiale di artiglieria Arzack Connell  che scommetteva invece sulla vittoria del timoniere.
« In acqua ci finiscono tutti e due perché ce li butto io. » dichiarò Laxus e la sua voce fece scattare sull’attenti i due sottoposti, che ghignarono beffardi sotto i baffi nel vedere il capitano avvicinarsi a passo marziale ai due contendenti che continuavano a sferrarsi pugni e offese.
« Natsu! Gray! Piantatela o la prossima volta che metterete piede sulla mia nave lo farete da mozzi! ».
I due marinai, a quelle parole, lasciarono andare i reciproci colletti per voltarsi verso il loro capitano, continuando però a lanciarsi sguardi in cagnesco.
« Il nostro timoniere è un idiota, capitano! » dichiarò immediatamente il nostromo Fullbuster, senza nemmeno attendere l’ordine di parlare.
« E il nostromo è peggio! Con che criterio si scelgono gli uomini, Laxus?! » protestò schietto Natsu, indicando con un dito Gray che ringhiò come un randagio.
A quella pesante accusa sulle capacità di reclutamento dei marinai, il resto dell’equipaggio parve trattenere il fiato per alcuni secondi, in attesa della punizione che il capitano avrebbe inflitto al timoniere.
La prima voce a esplodere, però, fu quella del luogotenente. I suoi occhi chiari sembrarono vibrare di rabbia per quell’affronto al suo caro capitano.
« Come osi rivolgerti in quel modo a-! ». Un gesto della mano apparentemente calmo del comandante bloccò la raffica di parole stava uscendo dalle labbra sottili di Freed. Questi fissò interdetto l’amico che non lo stava degnando di uno sguardo, ma lo manteneva fissi sui due imputati.
Quegli occhi gelidi e determinati fecero immobilizzare sia nostromo che timoniere, di solito così temerari nei confronti di qualsiasi ostacolo si parasse loro davanti, che fossero assalti di predoni o violente tempeste. Ma Laxus era Laxus.
La sua espressione parve rilassarsi, prima che comparisse un ghigno sul volto fiero: « Hai proprio ragione, Natsu. A volte ho un pessimo intuito per scegliere gli uomini: infatti sia tu che Gray siete sulla mia nave. » e uno scoppio di sguaiate risa coprì per alcuni istanti tutto il resto del rumore portuale, prima che le urla del capitano riempissero nuovamente l’aria « E ora continuate lo scarico o, giuro sulla Regina, che sulla Fairy Tail non vi imbarcate più. Muoversi! ». 
L’intero equipaggio si immobilizzò e si irrigidì all’istante di fronte a quella minaccia, che non dubitavano si sarebbe potuta realizzare, soprattutto perché per certe questioni il capitano era un uomo di parola. Inoltre nessuno su quella nave avrebbe voluto dover restare a terra per una qualsiasi delle rotte fissate dalla compagnia, specialmente per quella che avrebbero dovuto intraprendere nel giro di una settimana o poco più.
Il prossimo viaggio sarebbe stato…
Tutti scattarono, pronti a eseguire gli ordini mentre le passerelle venivano abbassate fino alle banchine del molo, dove altri scaricatori attendevano le casse di merci provenienti dall’estremo oriente.
« Sempre pronto a farsi rispettare, vero capitano? » osservò il nocchiere che assisteva allo sbarco seduto su uno dei parapetti del clipper.
« Con un branco di bestie come voi, il pugno di ferro è fondamentale, Fernandez. » confermò Laxus avvicinandosi al giovane per studiare da quella posizione il dock numero due al quale stavano facendo scendere le casse di tè indiano.
Il nocchiere sorrise: « Non lo nego. Comunque » e con la testa fece un cenno a indicare l’elegante carrozza nera era ferma poco oltre la banchina del porto « A quanto pare il vecchio Dreher richiede subito la presenza del nipote. Forse vorrà sapere perché hai voluto abbandonare così velocemente la Compagnia delle Indie Orientali ».
Laxus negò con la testa, affrettandosi a raggiungere una passerella per scendere dalla Fairy Tail.
 « Impossibile. Quel vecchio non è così stupido da non capire che quella compagnia ormai è completamente nelle mani della Regina. » affermò, raggiungendo la banchina e ringraziando a stento l’equipaggio, con la feluca che rischiava di finire nel Tamigi a ogni folata di vento troppo forte.
Sul fianco della carrozza spiccava l’iniziale della famiglia a capo dell’importante compagnia di commercio britannica. Il cocchiere lo salutò con riverenza mentre Laxus si avvicinava, aprendogli la porta della carrozza come invito a entrarvi.
Il giovane capitano però si fermò a guardare il servitore della famiglia: « Come mai così tanta fretta? A mio nonno dà fastidio un ritardo di un giorno e mezzo? ».
L’altro se ne stava ancora impettito a tenere aperta la porta della carrozza: « Affatto, sir. Diceva invero che voleva discutere con voi riguardo affari importanti ».
Laxus sbuffò: « Quel vecchio è sempre stato attaccato ai soldi… ».
Il cocchiere parve tentennare a disagio, facendo passare il peso del corpo da un piede all’altro: « Temo, sir, che questa volta i soldi siano una seconda preoccupazione… ».
   
 
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