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Autore: Giuls_BluRose    31/12/2017    1 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Storie tristi per una ragazza triste" indetto da Mary Black sul forum di EFP
Dal testo:
“Non andare, ho una brutta sensazione.”
Le mani di Lydia stavano stringendo forte quelle di suo marito e la sua voce era debole e rotta dalle prime lacrime che avevano iniziato a scenderle sul volto.
“E' un'occasione fantastica per me, insieme al mio dipartimento stiamo dando la caccia ad alcuni trafficanti di droga e pensiamo che non sarà difficile coglierli con le mani nel sacco. Non c'è nulla di pericoloso in questa missione, non devi preoccuparti.”
La donna sbuffò, forse si stava dimenticando con chi stava parlando.
“Stiles devo forse ricordarti quello che sono? Una Banshee sente il richiamo della morte e credimi, questa volta è chiaro come il sole: se andrai non credo che tornerai da noi.”
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname sul forum: PierucciGiulia
Nickname su EFP: Giulia Pierucci
Titolo della storia: The sound of wind
Fandom scelto: Teen Wolf
Coppia scelta: (riportare per intero eventuali obblighi) Lydia Martin/Stiles Stilinski
Rating:
Giallo
Contesto: La storia si ambienta una quindicina di anni dopo la fine della sesta stagione. Lydia lavora come biologa all'ospedale e Stiles è il comandante di una squadra dell'FBI. Insieme hanno una figlia di nome Kristal. L'uomo è dovuto partire per una missione, lasciando la famiglia a casa.
Genere: Triste, Introspettivo
Note/avvertimenti: Nessuno
Note dell'Autore: Questa è la mia prima storia nel Fandom e spero che possa piacere, ho scelto la Stydia in quanto ship preferita di tutta la serie. Sono consapevole che Scott non sia il vero zio della bambina, ma ho pensato che a causa del forte legame tra Scott e Stiles lei potesse chiamarlo in quel modo come segno di affetto.
Un bacio a chiunque leggerà.
Giulia Pierucci

 

The sound of wind


 

“Mamma?”
Una bimba di circa sette anni entrò allegra nel soggiorno ben curato di casa Stilinski con in mano il suo zainetto della scuola.
“Sono tornata!”
Lydia si voltò verso sua figlia donandole un dolce sorriso, come era consuetudine per lei.
La piccola Kristal sembrava la fotocopia del padre: i suoi occhi erano scuri, ma sembravano brillare di luce propria a causa della loro vivacità, e il volto era circondato da lunghi ricci castani, che erano stati sistemati minuziosamente la mattina dalla madre.
La donna la guardò per qualche istante prima di allargare le braccia ed abbassarsi per cingere la figlia a sé.
“Come è andata a scuola?”
La sua voce era calda e pacata, al contrario di quella acuta e trillante di Kristal.
“Benissimo mamma, oggi le maestre sono state molto gentili e ci hanno fatto disegnare tutta la mattina per prepararci a domani!”
Lydia guardò la bambina con aria vagamente assente: che cosa si stava dimenticando? Cosa succedeva il giorno dopo a scuola?
“Avete qualcosa in programma?”
La castana fece un gesto di sdegno con le labbra, capendo che sua madre si era dimenticata quello che le aveva detto qualche tempo prima. Sospirò in maniera teatrale, cosa che aveva preso dal padre e che a Lydia spesso non andava giù, e incrociò le braccia al petto gonfiando le guance.
“Te lo avevo detto: domani i genitori devono venire in classe e presentare il proprio lavoro!”
A quelle parole il cuore della donna perse un battito, cercò di non far notare la sua preoccupazione, ma non è facile nascondere qualcosa ai bambini e questo lei lo sapeva bene.
“Giusto...”
Kristal sbattè un paio di volte gli occhi, per poi fare la fatidica domanda, quella che Lydia non avrebbe mia voluto sentirsi dire.
“Papà ci sarà domani, vero? Mi aveva promesso che sarebbe tornato in tempo.”
La donna sapeva che non era giusto mentire a sua figlia, ma non voleva darle una delusione così grande: si sentiva come chiusa in un grande contenitore di vetro dal quale non era in grado di uscire e che la soffocava sempre di più. Suo marito sarebbe tornato veramente quella sera? Il giorno seguente sarebbe riuscito a presentarsi in classe della figlia?
Erano domande alle quali avrebbe tanto voluto rispondere, ma che purtroppo le risultavano impossibili.
Cosa rispondere ad una bambina che ti guarda con quegli occhi pieni di speranza?
“Sai che papà è molto impegnato con il suo lavoro, non devi essere arrabbiata se domani non farà in tempo ad arrivare.”
Lydia abbassò gli occhi, lasciando che un sospiro preoccupato scappasse dalle sue labbra: non voleva fare stare male la figlia, era l'ultima cosa che desiderava, ma sapeva di non poterla illudere.
“Sai cosa abbiamo fatto oggi?”
Kristal cambiò argomento: era piccola, vero, ma era brava a capire i cambi di umore della madre e non voleva renderla triste; sentiva la donna la notte piangere sola nella sua stanza, abbracciando al petto il cuscino del marito.
La Banshee alzò i suoi occhi fino al volto della bimba e le fece un cenno con il capo, invitandola a parlare.
“Mentre stavamo disegnando una delle maestre ci ha letto la fiaba di Cappuccetto Rosso, poi alla fine ci ha spiegato che in questa storia il lupo, così come in molte altre favole, è il simbolo della cattiveria. Sai mamma, zio Scott non è cattivo, non è giusto che sia sempre il lupo a fare la parte del malvagio!”
I pensieri di Kristal erano usciti dalla sua bocca nella maniera più semplice che potesse trovare, Lydia sorrise vedendo come il cuore della figlia fosse puro e limpido da non lasciarsi corrompere da pregiudizi e luoghi comuni.
“Lo so piccola, ma non devi credere sempre a quello che ti viene detto, molte persone non sanno di essere in errore, proprio perchè non conoscono tuo zio e i suoi amici.”
La donna accarezzò il braccio della figlia, per poi allontanarla lentamente verso le scale che conducevano al piano di sopra.
“Adesso che ne pensi di andare in camera a fare i compiti mentre io ti preparo una buona merenda?”
La sua voce era stranamente stanca, tanto da non far replicare nulla alla ragazzina, che annuì velocemente, per poi correre nella sua camera, lasciando nuovamente sola la madre.
Lydia si lasciò cadere indietro sopra una sedia, portandosi una mano sulla fronte, come per coprirsi gli occhi da quei fasci di luce che la colpivano dalla finestra. Sentiva che quella sensazione era ancora lì, quel macigno sullo stomaco che fin dal primo istante non le era mai andato via e che in quei giorni le impediva di ingerire qualunque cosa che fosse solida.
Aveva avuto paura un numero infinito di volte, ma era cosciente che quella non poteva essere semplice paura: era un qualcosa che a stento riusciva a controllare, poteva sentire che lentamente quel terrore la stava facendo prigioniera e lei, anche se continuava a lottare con tutte le sue forze per resistere, non sarebbe stata in grado di sostenere quella situazione ancora a lungo.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai ricordi, mentre il cuore cominciava a battere più veloce.

 

Non andare, ho una brutta sensazione.”
Le mani di Lydia stavano stringendo forte quelle di suo marito e la sua voce era debole e rotta dalle prime lacrime che avevano iniziato a scenderle sul volto.
“E' un'occasione fantastica per me, insieme al mio dipartimento stiamo dando la caccia ad alcuni trafficanti di droga e pensiamo che non sarà difficile coglierli con le mani nel sacco. Non c'è nulla di pericoloso in questa missione, non devi preoccuparti.”
La donna sbuffò, forse si stava dimenticando con chi stava parlando.
“Stiles devo forse ricordarti quello che sono? Una Banshee sente il richiamo della morte e credimi, questa volta è chiaro come il sole: se andrai non credo che tornerai da noi.”
Il castano si avvicinò maggiormente a lei e le cinse la vita in un abbraccio.
“Non è la prima volta che hai una sensazione sbagliata su di me, adesso sei una fantastica mamma e credo stia diventando troppo ossessiva. So che te lo dico spesso, ma questa volta entro un paio di settimane sarò di nuovo a casa. Staremo tutti e tre insieme e ti giuro che ti porto al mare, okay?”
Stiles sorrideva mentre pronunciava quelle parole, sua moglie raramente si sbagliava con le sue premunizioni, ma in cuor suo sapeva che quella volta non sarebbe successo nulla di male.
“Devi essere qua per quando Kristal dovrà portarci a scuola per quell'incontro, promesso?”
Lydia poggiò la testa nell'incavo della spalla di suo marito, mentre l'abbraccio di lui si faceva più forte.
“Te lo prometto, non lo perderei per nessuna ragione al mondo.”
Le baciò le labbra e tornò ad accarezzarle la schiena, mentre lei lentamente si scioglieva nel suo abbraccio.


Con il tempo quella sensazione non era affatto sparita, durante le missioni per questione di sicurezza sapeva che era difficile contattare qualcuno a casa, ma non avere notizie di Stiles da quasi due settimane la stava spezzando.
Lo aveva lasciato partire con il cuore piccolo come un fagiolo e quelle strette al petto non ne volevano sapere di lasciarla libera.
Stava cercando di comportarsi normalmente, soprattutto per il bene di sua figlia, ma non si sarebbe data veramente pace fino a quando il suo Stiles non sarebbe tornato nuovamente da lei.
Una Banshee era quasi impossibile che sbagliasse e questo non faceva altro che alimentare le preoccupazioni di Lydia.
Si stava per alzare dalla sedia e dirigersi in cucina per preparare qualcosa alla figlia quando sentì il campanello suonare; si avviò controvoglia verso il portone principale e guardò fuori dallo spioncino; era Scott, così aprì la porta senza pensarci su.
“Ehi Scott.”
L'uomo la salutò con un cenno della testa: aveva gli occhi spaventati, doveva essere successo qualcosa. Quello non sfuggì alla donna, che infatti lo fece entrare immediatamente.
“Cosa è successo? Che cosa significa quello sguardo?”
I suoi occhi iniziarono a scrutarlo da capo a piedi, mentre aspettava che lui aprisse bocca.
“Non hai visto il telegiornale?”
Lydia scosse la testa, per poi andare a grandi passi verso il computer, per controllare le repliche del TG.
“Parla Scott, veloce.”
“L'FBI aveva progettato un assalto ai trafficanti in Illinois, ma qualcosa sembra essere andato storto, è esplosa una bomba nel luogo dove doveva avvenire l'arresto.”
Mentre diceva quelle parole il colore scomparve dal volto della donna, che si portò una mano al cuore e iniziò a respirare più affannosamente.
“Non si sa ancora quante persone siano state coinvolte nell'esplosione. Stiles ti ha fatto sapere qualcosa?”
Lei negò, non aveva notizie di suo marito da giorni ormai.
“Lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo qualcosa...”
La sua voce era rotta dal pianto, lacrime calde come colate di lava iniziarono a scendere sulle sue guance, mentre il ragazzo corse per sorreggerla.
“Non è ancora detto Lydia, non sanno ancora se ci siano stati morti e neppure quanti feriti; non farti prendere dal panico, peggiorerai solo la situazione. Direi che sarebbe meglio aspettare ancora un po' e se entro qualche ora non avremo notizie mi offro personalmente di recarmi sul luogo dell'incidente per controllare, ci stai?”
Le sue parole però non ebbero l'effetto sperato, la donna non riusciva a calmarsi, iniziò a tremare senza controllo, sapendo che avrebbe dovuto fermare Stiles dall'andare in missione.
“Quanto tempo ci serve per andare?”
“Non pensarci neppure, tu non vieni con me, devi rimanere con tua figlia.”
“Ma è mio marito!”
Non voleva alzare la voce, sapeva che Kristal poteva sentirli e non era il momento per darle questa preoccupazione.
“E' di sopra?”
La donna annuì leggermente con il capo.
“Si, sta facendo i compiti, le avevo detto che le avrei portato la merenda.”
Scott apprese quell'informazione e si avviò verso le scale di casa.
“Vado da lei, tu prova intanto a chiamare la centrale per sapere se loro hanno qualche informazione sull'accaduto.”
Salì al pieno di sopra mentre Lydia prendeva in mano il cellulare e componeva il numero della centrale che le aveva lasciato il marito in caso di emergenza.
Una, due, tre volte, ma nessuno rispondeva.
La Banshee camminava senza tregua lungo il corridoio, le dita che si attorcigliavano nervosamente nei capelli rossi ed il respiro che si faceva sempre più pesante.
“Pronto?”
Finalmente qualcuno rispose alla sua chiamata.
“Salve, sono Lydia Martin, moglie dell'agente Stilinski. Chiamavo per sapere se avevate notizie della missione in Illinois per catturare quei trafficanti.”
Parlava velocemente, con il terrore di venire a conoscenza della risposta che le sarebbe stata fornita da lì a pochi secondi.
Dall'altra parte del telefono calò il silenzio, come se il suo interlocutore non sapesse che cosa rispondere a quella semplice domanda. Ci mise qualche secondo prima di aprire nuovamente bocca, le sue parole uscirono confuse ed insicure.
“No, mi spiace signora, non sappiamo ancora nulla. Abbiamo mandato altre squadre operative a perlustrare la zona, ma ci vorrà ancora un po'. Le assicuro che le famiglie saranno avvertite il prima possibile, buon pomeriggio.”
L'uomo riattaccò il telefono, lasciando la donna spaesata e sempre più spaventata.

Passarono ancora alcune ore, me nessuna notizia sembrava arrivare a casa Stilinski; Scott e Lydia controllavano continuamente i cellulari, che però non volevano saperne di suonare.
Kristal aveva notato l'agitazione della madre e dello zio, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni e aveva passato l'intero pomeriggio nella sua stanza a colorare e a fare i compiti.
Era scesa solo per la cena, trovando Scott con in mano due sacchetti col cibo da asporto di un fast food vicino e la madre che dormiva sul divano, stringendo a sé uno dei peluches che gli erano stati regalati da Stiles nel corso degli anni.
“Zio, cosa ha fatto mamma?”
Era veramente preoccupata per la donna, così cercò di avvicinarsi a lei, ma Scott la prese prontamente in braccio, dandole un leggero buffetto sul viso.
“Tua mamma è stanca, ha lavorato per tutto il giorno e si è preparata per il tuo incontro di domani, adesso è meglio se la facciamo dormire mentre noi ci mangiamo questi panini, non credi?”
La bambina lo guardò per poi annuire, mentre lanciava un'ultima occhiata alla donna.
“Zio?”
“Dimmi amore.”
“Papà torna per domani, vero?”
Quella domanda le era uscita senza neppure avere tempo di pensarci, guardava gli occhi scuri dell'uomo con in volto un'espressione che esprimeva speranza ed aspettativa, cosa che fece spaventare il lupo mannaro.
“Non lo so piccola, sai che è molto impegnato con il suo lavoro.”
Era la stessa risposta che le aveva dato sua mamma e ciò non fece altro che incrementare la nascente tristezza della bambina.
“Me lo aveva promesso...”
“Lo so, ma non devi essere triste, ci saranno altri incontri a cui potrà partecipare, non credi?”
Kristal annuì piano, per poi scendere dalle braccia di Scott e dirigersi in cucina per preparare la tavola. Lui stava per raggiungerla quando quasi per caso posò gli occhi per l'ultima volta sulla televisione muta dietro di lui e il titolo del telegiornale catturò la sua attenzione.
“Comandante dell'operazione speciale Stilinki perde la vita per salvare i suoi compagni dall'esplosione della bomba.”
Ed in quel momento il mondo gli crollò addosso.

Lydia si svegliò di soprassalto, ma non riconobbe dove si trovava: era sicura di essersi addormentata sul divano di casa sua, ma in quel momento si trovava in una stanza completamente buia e lei era in piedi e non sdraiata.
Doveva star ancora sognando, doveva essere una delle sue illusioni.
Iniziò a vagare senza meta in quella desolata landa nera, cercando qualche punto di riferimento, un oggetto o magari una voce. Ormai nel corso degli anni aveva imparato a non spaventarsi quando le succedeva una cosa del genere ed era riuscita a prendere il pieno controllo in tutte le sue visioni, non si lasciava più sopraffare dalle emozioni.
Mentre cercava qualcosa per orientarsi si sentì chiamare da una voce dietro di lei, quindi si voltò di scatto riconoscendo immediatamente a chi apparteneva.
“Lydia.”
“Stiles!”
Corse verso di lui e si strinse tra le sue braccia.
“Guardami.”
La voce dell'uomo era dolce e gentile, proprio come lei se la ricordava.
“Cosa è successo?”
Bastarono due semplici parole per far capire finalmente alla rossa che cosa stava succedendo veramente.
“Avevi ragione.”
Gli occhi color nocciola di lei diventarono lucidi e piccoli rivoli bollenti caddero sul suo volto: era morto, suo marito era morto durante la missione.
“Te lo avevo detto...”
Sorrise, il sorriso più amaro che avesse mai fatto: sapeva che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato, ma ancora non era il momento di pensarci per davvero.
Stiles la strinse forte a sé, cullandola lentamente: avrebbe dovuto dare ascolto alla moglie e non andare in missione, ma chi avrebbe mai potuto dire quale sarebbe stata la svolta? Sarebbe dovuta essere una normale missione per arrestare un paio di drogati, nessuno si sarebbe mai aspettato che fossero in possesso di bombe.
“Come farò adesso? Cosa dirò alla bambina?”
La sua voce era debole, quasi un sussurro. L'uomo le accarezzò una ciocca, cullandola lentamente.
“Ma io non me ne andrò mai davvero, lo sai. Rimarrò sempre al vostro fianco anche se voi non potrete vedermi. Sarò il vento che vi scompiglierà i capelli e che canterà nelle notti tempestose. Sarò la vostra ombra, non vi libererete mai di me.”
Lei piangeva, lui si stava trattenendo fino all'inverosimile per non rigirare il coltello nella piaga.
“Ti amo.”
“Anche io Lydia, tantissimo.”
Le loro labbra si unirono un'ultima volta in un tocco leggero e pieno d'amore, ma che celava in sé tutto il dolore e tutta la disperazione che la donna si sarebbe sempre portata nel cuore.
Piano piano la figura dell'uomo si dissolse nel nulla e gli occhi della donna si riaprirono nell'oscurità di casa sua, la televisione ancora accesa dava una debole illuminazione, ma bastò per farle scorgere accanto a sé la figura di Scott.
“Lydia, io...”
“Lo so Scott, lo so.”
Non ci fu bisogno di alcuna ulteriore parola, i due si abbracciarono e iniziarono a piangere silenziosamente, lasciando che il loro dolore uscisse indisturbato. Non sarebbe stato facile per nessuno, ma sapevano che la vita continuava ad andare avanti e che avrebbero dovuto farsi forza a vicenda, soprattutto per la piccola Kristal. La parte più difficile sarebbe stata dare la notizia alla bambina, ma avrebbero trovato il modo. Era meglio non dirle nulla però almeno per il giorno successivo, aveva il diritto di passare la giornata a scuola in serenità, poi ci avrebbero pensato tutti insieme la sera.


Il giorno successivo, quasi per ironia, c'era un sole molto alto in cielo che donava una piacevole luce dorata. La classe di Kristal era piena di genitori sorridenti che aspettavano il loro turno per spiegare in cosa consisteva il loro lavoro. La bimba sapeva che il padre non si sarebbe presentato ed era triste per quello, ma come piccolo rimedio insieme a Lydia si era presentato lo zio Scott, che riusciva sempre a strapparle un sorriso.
Una volta che la donna ebbe finito di spiegare in cosa consisteva il suo lavoro di ricercatrice biologica nell'ospedale locale la bimba ebbe ancora qualche minuto per parlare prima di chiamare, in via eccezionale, suo zio, il quale si sarebbe presentato come veterinario in una clinica privata appena fuori città.
Prima che lui si alzasse per raggiungere la cattedra una forte folata di vento aprì la finestra dell'aula e una piuma candida si posò proprio tra le mani di Kristal, la quale rimase stupita dell'accaduto.
Lydia sorrise appena tra sé, forse la sua visione non era poi così sbagliata e suo marito avrebbe veramente vegliato su di loro in qualsiasi momento.

 

   
 
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